A PROPOSITO DEL DECADIMENTO
DELLE CHIESE
Festa della Madonna delle Grazie a Ferrara
Il 7 Ottobre la Chiesa universale celebra la festa della
Beata Vergine del Rosario, ridotta a festa di seconda classe dalla riforma
giovannea, con la nuova dizione di Beatae Mariae Viriginis a Rosario,
mentre con il rito di San Pio X la denominazione era Sacratissimi Rosarii
Beatae Mariae Viriginis, con rito doppio di seconda classe. Col rito
riformato la festa è stata ulteriormente declassata a semplice
memoria.
Nello stesso giorno l’Arcidiocesi di Ferrara festeggia
la Madonna delle Grazie, Patrona della Città e dell’Arcidiocesi
(rito doppio maggiore, poi festa di prima classe, oggi solennità).
Quest’anno l’Arcivescovo Rabitti ha disposto la traslazione
della solennità alla domenica successiva, 9 Ottobre, sopprimendo
di fatto la festa liturgica del 7 Ottobre: scelta che non saprei se attribuire
al timore di irritare i molti immigrati mussulmani ? la vittoria di Lepanto
brucia più a certi prelati che ai Turchi ? o alla certezza di vedere
la cattedrale deserta in un giorno infrasettimanale, data l’esiguità
numerica dei cattolici ferraresi.
Eppure, fino ad una decina d’anni fa, il giorno della
Madonna delle Grazie era quasi impossibile entrare in Cattedrale, tanto
era il concorso di popolo.
Dall’altare laterale a Lei dedicato, la venerata icona
della Beata Vergine veniva spostata sull’altar maggiore, sotto un grandioso
baldacchino di velluto rosso.
La Messa di celebrava alla mattina, ed al pomeriggio
si cantavano i Vespri solenni, con le Litanie lauretane, che tutti sapevano
a memoria.
I confessionali erano tutti disponibili sin dall’inizio
dell’Ottavario, con una cospicua fila di fedeli su entrambi i lati di ciascuno.
Con il passare degli anni, il baldacchino si è
via via semplificato, sino a scomparire definitivamente quest’anno; i lampadari
di cristallo che venivano appesi a corona dell’altar maggiore sono spariti;
i reliquiari in argento rimangono negli armadi della sacristia, assieme
al prezioso paliotto. |
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I fedeli sono diminuiti sensibilmente, perché i giovani
non hanno alcun motivo per essere cristiani ? visto che con la nuova chiesa
sono tutti salvi ? e i vecchi muoiono uno dopo l’altro.
Decido così di confessarmi e comunicarmi, visto
che è la festa della Madonna delle Grazie.
Entro in Cattedrale alle quattro del pomeriggio: non
c’è nessuno. La basilica è vuota, spoglia e deserta. I confessionali
sono vuoti, non solo per l’assenza dei fedeli, ma anche per la vistosa
mancanza di sacerdoti. Intravedo il Penitenziere (l’unico che usi sempre
l’abito talare) e gli chiedo di confessarmi.
Dopo la confessione, chiedo di comunicarmi. Apriti cielo!
La prima risposta è: “Non si può”.
Io ribatto che vi è un rito per l’amministrazione
della Comunione fuori della Messa, ma il Penitenziere imperterrito: “È
vietato”.
Niente Comunione se non assistendo alla funzione riformata.
Rinuncio ad intavolare una discussione con il sacerdote,
anche perché so benissimo che uno dei nuovi dogmi della chiesa conciliare
è che il Pane eucaristico può essere ricevuto soltanto assistendo
alla Santa Cena.
La conferma della perdita di fede nella Presenza Reale
è sotto gli occhi di tutti: non c’è nessuno ? nemmeno le
suore o i sacrestani ? che passando davanti al tabernacolo faccia non dico
la genuflessione, ma almeno un inchino.
Penso così di tornare più tardi, in modo
da potermi comunicare alla Messa vespertina, senza dovermi sorbire tutto
il rito.
La Messa solenne di qualche anno fa, che ancora veniva
chiamata “pontificale” sui manifesti che annunciavano la festa, è
stata sostituita da una squallida funzione concelebrata a cui assistono
una ventina di fedeli, quasi tutti in età molto avanzata: sono più
numerosi i personaggi che vagano in presbiterio di quelli che prendono
posto tra i banchi della chiesa.
Sul presbiterio un tizio in borghese, con un piede su
uno scranno, strimpella una chitarra, miagolando svogliatamente “Maria,
tu che hai accolto nel silenzio…”. Niente organo. Niente coro. Solo
canzonette demodè accompagnate da uno strumento che più profano
non si può, e che pure era stato vietato dalla CEI già parecchi
anni orsono… |
La Cattedrale di Ferrara
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È difficile farlo capire a chi segue ancora il
Novus Ordo; ma per una persona abituata da anni alla liturgia tridentina,
il rito che si celebra oggi è assolutamente ripugnante: non c’è
nulla di sacro, nulla di venerando, nulla di rispettoso e nulla di vagamente
cattolico nelle funzioni riformate. Solo persone svogliate che fingono
un entusiasmo posticcio, senza nemmeno crederci esse stesse; sacerdoti
distratti con la faccia annoiata e le braccia penzoloni, incapaci di avere
una postura non dico da chierici, ma nemmeno da uomini beneducati; fedeli
stanchi di questo continuo alzarsi e sedersi, salutarsi, arrampicarsi sull’altare
per leggere la prima lettura, il salmo responsoriale, la seconda lettura,
la preghiera dei fedeli… tutto un’avvicendarsi di gente con la borsa della
questua, il foglietto degli avvisi, la pisside per dare la Comunione ?
rigorosamente ed irriverentemente in mano ? al posto del sacerdote che
bellamente se ne sta seduto mentre una suora purifica il calice.
Roba che avrebbe fatto inorridire il più ignorante
dei chierici, solo trent’anni fa.
E che fa inorridire me, oggi.
Mi toglie la voglia di entrare in chiesa, pensando che
questi sciagurati hanno fatto perdere la fede al popolo cristiano, lo hanno
pervertito sin nelle devozioni più semplici, gli hanno raccontato
che “c’è stato un concilio” (l’unico che sarebbe meglio condannare
tout court, dopo quello di Pistoia) e che “ognuno è libero di credere
al dio che preferisce”, tanto ci si trova tutti ad Assisi per un bell’incontro
ecumenico, mentre per aver rifiutato una manciata di incenso agli idoli
i primi cristiani affrontavano il martirio.
Mentre mi apprestavo ad uscire dalla Cattedrale, per non
dover sopportare ancora i berci del tizio con la chitarra, mi sono trovato
a passare davanti ad un confessionale. O meglio: davanti ad un improvvisato
botteghino del cinema, visto che l’ometto che lo occupava era in borghese,
con una camiciola grigio topo e maniche arrotolate e la stola buttata a
mo’ di foulard; se ne stava nella posizione più disinvolta possibile,
tenendo le portelle del confessionale aperte e la luce accesa.
Uno di quegli zelatori del “volemose bene” che ha dimenticato
che chi si confessa non vuole fare due chiacchiere con un simpaticone,
ma farsi assolvere da un Ministro di Dio.
Ho avuto l’idea peregrina di accostarmi e dire: “Mi
scusi se mi permetto, padre: ma l’abito prescritto per l’amministrazione
dei Sacramenti è la veste talare”.
Non l’avessi mai fatto!
Le parole dell’esorcismo avrebbero deformato di meno
il volto di un indemoniato: ha iniziato a farneticare e a schiumare di
rabbia, nemmeno avessi bestemmiato.
Mi sono limitato ad un secco “Buona sera”, uscendo dalla
Cattedrale.
Questo è lo stato in cui versa una delle Diocesi
in cui i cattolici ? per la fortissima presenza dei comunisti ? avevano
conservato la propria identità anche dopo il Concilio…
PS (dicembre 2005)
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