Potrebbero i Tradizionalisti imparare dall'Opera dei
Congressi ?
Esortazione alla creazione di una
Confederazione Temporanea di
Organizzazioni Tradizionaliste Indipendenti
Ospitiamo volentieri un articolo del prof. John Rao,
pubblicato lo scorso 15 aprile nella rivista americana
The Remnant.
Il dr. John C. Rao,
di evidente origine italiana, è professore associato di storia
all'Università
di St. John di New York e
Direttore del Roman
Forum / Dietrich von Hildebrand Institute.
È stato Presidente di Una Voce America
Il naturalismo consiste in una visione del mondo che ostinatamente
ritiene che la rivelazione non rivesta alcun tipo di ruolo conduttore nella
vita politica e sociale e che gli uomini debbano forgiare la loro esistenza
pubblica sulla base del solo discernimento terreno .
Il naturalismo può assumere varie forme .
Sono sempre stato dell’opinione che la versione pluralistica,
molto seducente, è quella che ha avuta la efficacia maggiore nella
demolizione della Cristianità .
Il pluralismo esercita la sua influenza insidiosa in due
maniere .
Da un lato, invece di attaccare direttamente l’Essere
Supremo, lo secolarizza, trasformando un essere soprannaturale in niente
altro che nel “Dio della Natura” .
Dall’altro, esso pretende che l’accettazione prudenziale
di una società pubblica liberata da una Divinità specificamente
Cristiana abbia il felice effetto secondario di permettere una più
larga libertà di espressione della credenza religiosa nella sfera
privata, mai eguagliata prima nella storia .
I cattolici americani, da lungo tempo, hanno fatto riferimento
alla crescita della Chiesa negli Stati Uniti come prova della validità
della tesi pluralista, e si sono adoperati in politica per difendere i
benefici che tale pluralismo avrebbe loro elargito .
Dalla fine della seconda guerra mondiale, e in particolare
dagli anni ‘60 in poi, i cattolici di ogni parte del globo hanno seguito
il loro esempio .
Ma è mia convinzione che il Naturalismo in tutte
le sue forme, inclusa quella pluralista, è una malattia degenerativa
. Alla fine esso attacca non solo la saggezza religiosa ma anche quella
terrena.
Ciò è dovuto al fatto che la Cristianità
Cattolica ha benedetto e utilizzato strumenti naturali di ogni tipo dando
a ciascuno e ad ognuno di essi un’aura soprannaturale che li ha resi sospetti
ai nemici della Fede, tanto quanto gli strumenti stessi della rivelazione
.
Non ci è voluto molto tempo, infatti, perché
i naturalisti espungessero dal bagaglio accettabile dell’ “uomo razionale”
la filosofia socratica, con lo stesso disdegno con cui avevano già
liquidata la teologia . Gradatamente essi hanno buttato nel cestino della
carta straccia intellettuale uno strumento naturale dopo l’altro, tutti
ritenuti inquinati dalla loro lunga associazione con la Cristianità
.
Alla fine le sole linee guida rimaste per la comprensione
di un “Dio della Natura” e di una sfera pubblica liberata dall’influenza
di una divinità soprannaturale, furono i desideri non-religiosi
e non-razionali dei più caparbi ed aggressivi cittadini di questa
nostra giungla terrestre .
Infine questi uomini naturali senza freni hanno preso
il controllo della definizione del termine stesso “libertà” e insieme
il controllo di ciò che era o non era permesso come “espressione
religiosa”, sia nel campo pluralista che nel campo non-pluralista .
Di conseguenza, l’attività politica cattolica,
anche nei paesi che a parole ossequiano l’importanza di “Dio”, ora
consiste nella zelante protezione di una “religione naturale” e di una
“libertà” privata sui cui significati i credenti non hanno nessun
controllo; significati la cui valenza pratica è esposta a
violazione costante e a riduzione progressiva .
In breve, l’attività politica cattolica consiste
in niente di più che nel fare il tifo per la impotenza cattolica,
con abbondanza di benefici materiali per quei politici che dimostrano la
maggior abilità nell’evirare la loro religione e la sua influenza
.
Io credo che, ben lungi dal contraddire il mio pensiero,
le recenti “vittorie” nella causa per-la-vita (se pur si possono chiamare
vittorie) lo confermino .
Infatti tali “trionfi” sono stati ottenuti al prezzo
di un osceno asservimento a un Partito Repubblicano impegnato in una visione
materialista dell’esistenza che favorisce la mentalità abortista,
favorisce politiche economiche anti-famiglia che rendono ancora più
difficoltoso allevare i bambini e favorisce un odioso e ingiusto stato
di guerra ideologica che macchia vergognosamente l’immagine del clero e
del laicato che con questo partito cooperano .
Tutto ciò pone il cattolico serio, quello tradizionale,
di fronte ad una terribile difficoltà .
Da un lato, egli aderisce ad una Fede per la quale
il giusto ordinamento del campo pubblico è cruciale per la sua vera
libertà religiosa e per il successo o il fallimento del suo pellegrinaggio
verso Dio . Egli è il figlio leale di una Chiesa che gli impone
come dovere il contribuire al mantenimento di una sana vita politica e
sociale .
D’altro lato, egli vive in un ambiente le cui “regole
del gioco” fondamentali fanno sì che ogni tentativo di soddisfare
i suoi obblighi tradizionali di cattolico si traduca in un frustrante e
futile spreco di tempo .
Ritengo che una risposta a tale difficoltà
ci possa venire dall’esempio dell’Opera dei Congressi, un movimento sviluppato
da pensatori ed attivisti cattolici nel 1874, in risposta al naturalismo
anticlericale radicale e alla aggressiva politica del neonato Regno d’Italia
.
L’Opera ebbe inizio quando divenne chiaro che l’unica
via attraverso cui sarebbe stato permesso ai cattolici di partecipare alla
vita del nuovo regime italiano sarebbe stata quella di aderire a regole
che disonoravano la loro religione .
Da qui la decisione di continuare a partecipare agli
affari civici ma solo attraverso una consapevole, militante ed espressa
astensione consone all’onore cattolico .
Astensione da che cosa ?
Non dalla politica e dalla vita sociale in quanto tali,
che le persone serie devono sempre coltivare, ma dall’esistente gioco politico
e sociale che operava attraverso regole intrinsecamente anticattoliche
.
In pratica ciò significava due cose.
La prima era il rifiuto di sostenere o di votare candidati
per il parlamento nazionale, luogo dove l’accettazione degli assiomi liberali
era la conditio sine qua non per l’ammissione al club politico .
Rifiuto che veniva meno a livello locale, (livello purtroppo
spogliato da molti dei suoi fini dalla misure centralizzatrici dello stato
liberale), perché i cattolici avevano scoperto che era ancora possibile
operare politicamente su questo piano subordinato senza dannare le proprie
anime .
Ma la cosa più importante legata a questa astensione
dell’Opera dei Congressi era l’organizzazione di un governo e di una società
militante paralleli, i quali pur essendo nel miserevole coevo mondo italiano,
non erano realmente “di quel mondo” .
Questo universo parallelo era radicato in associazioni
locali e provinciali, i cui rappresentanti si incontravano regolarmente
in congressi nazionali e suggerivano progetti che poi erano ulteriormente
elaborati e promossi in una miriade di modi a livello locale .
Per mezzo dell’Opera uomini come il grande pensatore
sociale Prof. Giuseppe Toniolo (1845 - 1918) assicurarono che gli italiani
imparassero la verità sulla loro epoca : e cioè che lo spirito
dominante di essa in realtà operava contro la vera ragione umana,
libertà e diversità, e che il Sillabo degli Errori del beato
Pio IX (1846 - 1878), documento preteso retrogrado e innaturale, era invece,
come disse Don Luigi Sturzo, “una profezia di cosa è accaduto in
quasi un secolo di apostasia politica e sociale da Cristo” (E. Omodei,
Orientamenti politici dei cattolici italiani dell’ottocento, Milano,
1948, p. 20) .
Ma l’Opera non era meramente “negativa” e “polemica” :
uno di quei “peccati” tradizionalisti che attaccano la modernità
indicando i suoi errori dai molteplici aspetti con chiarezza del tutto
eccessiva .
Vari rami della organizzazione, “positivamente” ed in
maniera profondamente erudita, insegnavano la natura e le politiche confacenti
ad uno stato che fosse veramente adatto affinché le persone umane
fatte ad immagine di Dio potessero abitarvi ; uno stato che dell’uomo rispettasse
la splendida complessità del carattere, naturale e soprannaturale,
individuale e sociale .
I suoi intelligenti attivisti svilupparono “una rete
di programmi sociali che comprendevano anche la fondazione di banche di
credito rurale, associazioni per la protezione di emigranti, cooperative,
unioni contadine . L’Opera realizzò una sezione sulla “economia
cristiana” e cominciò ad organizzare i poveri delle città,
fondando, fino al 1897, più di 600 società urbane” (Frank
J. Coppa, Dictionary of Modern Italian History, Greenwood Press,
1985, p. 300) .
In breve : i cattolici italiani erano guidati da questa
unica organizzazione in vista del giorno in cui sarebbe nuovamente divenuta
possibile la partecipazione diretta, ed erano guidati, si dovrebbe anche
notare, sul come usare tutte le opportunità morali affinché
questo giorno arrivasse presto .
Certamente oggi la situazione dei Tradizionalisti, sotto
molti specifici aspetti, è decisamente diversa da quella dei nostri
antenati del diciannovesimo secolo .
Tanto per cominciare l’Opera poteva contare su una comunità
unita nella dedizione alla sua antica liturgia e su una gerarchia tanto
controrivoluzionaria quanto essa stessa .
Oggi, invece, noi stiamo appena appena cominciando
ad avere apposto, sul nostro Passaporto Tridentino, il visto di ingresso
nella vita normale della Chiesa, e non possiamo nemmeno cominciare a intravedere
il giorno in cui i nostri prelati si considereranno fuori delle gabbie
politiche costruite per loro dai loro nemici .
Ciò nonostante, io ritengo fortemente che l’Opera
ha molte cose da insegnarci .
Dal suo spirito possiamo imparare la verità basilare
che l’astensione dal partecipare ad un sistema fraudolento è, a
volte, la sola via onorevole per un cattolico, e che tale astensione non
significa un “chiamarsi fuori” codardo e gretto. ma è piuttosto
una chiamata ad una positiva e militante organizzazione del nostro “esilio
interno” .
E possiamo imparare dalla struttura dell’Opera la possibilità
di utilizzare le nostre esistenti associazioni tradizionali per organizzare
la nostra polemica, i nostri studi eruditi, i nostri sforzi attivi, organizzarli,
dico, su un piano più alto, più sistematico, più efficace
.
Perché non cogliere il suggerimento dell’Opera
ed non avere rappresentanti di tutti i gruppi tradizionalisti che si incontrano
una volta all’anno su scala nazionale, e una volta ogni due anni su scala
internazionale, in congressi che rispecchino le preoccupazioni cattoliche
globali e le moderne realtà politiche e sociali ?
Perché non far sì che questi congressi
delineino progetti volti a smascherare la frode del naturalismo ?
Programmi che indichino la visione costruttiva del
cattolicesimo in materia di educazione, comunicazione, arte, architettura,
urbanistica, ambiente, vita economica, affari internazionali, guerra e
pace ?
Iniziative pratiche possibili che incarnino la teoria
?
Perché non far sì che questi rappresentanti
ritornino a “casa” per sviluppare ed elaborare i suggerimenti dei congressi,
in modi diversi, secondo il “carisma” di ognuno dei nostri variegati gruppi
tradizionalisti ?
Non è possibile che ciò faccia crescere
la nostra consapevolezza fino alla complessità dei problemi interessati
da una vita politica e sociale veramente cattolica ?
Che ci prepari ad esercitare il potere in modo cattolico,
se caso mai emergesse la possibilità di farlo ?
Che ci insegni ad affrettare l’arrivo di una tale occasione
?
Niente di tutto ciò ci renderebbe colpevoli del
“peccato” di politicizzare la nostra fede, perché si tratterebbe
solo di dare testimonianza a ciò che teologia, filosofia, storia
dimostrano essere ovvio, e cioè : che quanto capita nella
sfera pubblica conta, e conta potentemente per la Tradizione Cattolica
; che il laicato cattolico ha il dovere e il diritto di far sentire la
sua voce in questo àmbito secolare dove il clero può intervenire
solo indirettamente ; che ciò è particolarmente importante
quando non esiste una autorità cattolica che abbia piena consapevolezza
della situazione e svolga un lavoro corrispondente.
La maggiore obbiezione, la più giustificabile storicamente,
a questa nuova Opera dei Congressi, sarebbe la facilità con cui
essa potrebbe diventare strumento di divisione piuttosto che di unione
.
Tutti i gruppi che la comporrebbero hanno profondamente
a cuore la Verità e molti tendono a credere
che le loro posizioni siano, senza il minimo dubbio,
l’immagine assoluta degli elementi più significativi della Tradizione
Cattolica, posizioni contestate solamente da Quinte Colonne o da ignoranze
invincibili. Tutti questi gruppi sono stati inaspriti dall’assalto
modernistico alla Fede, ed hanno il timore perfettamente comprensibile
che il discutere di delicate questioni politiche e sociali, sia pure fra
organizzazioni tradizionaliste, porti a compromessi inevitabili e a tradimenti
.
Gli scettici potrebbero sostenere cogentemente che una
maggiore familiarità con le altre posizioni tradizionaliste potrebbe
generare un più intenso disprezzo invece che una mutua comprensione
.
Gli annali della storia sono pieni di esempi di tentativi
simili che sono falliti: dalla litigiosa Prima Internazionale Socialista,
con i suoi belligeranti elementi marxisti, anarchici, sindacalisti, fino
alla stessa Opera dei Congressi che fu sciolta da Papa San Pio X nel mezzo
di una disputa interna tra una fazione che auspicava la continuazione della
politica di “partecipazione attraverso l’astensione” ed altri che volevano
porle fine per combattere la più grave minaccia o del capitalismo
liberale o del socialismo .
Indubbiamente il rischio di fallimento c’è .
Ma noi cattolici crediamo veramente che vi sono dei fattori
da considerare come la Ragione, la Fede, la Speranza, la Carità
, ed allora, perché non usare per la Confederazione delle Organizzazioni
Tradizionaliste un motto come “Nella verità e nella umiltà
Fermezza” ?
Perché non sottolineare, con tutta la forza di
cui siamo capaci, che stiamo parlando di progetti che emergono da un patrimonio
comune e che ciascuna delle organizzazioni partecipanti svilupperebbe
in modo indipendente senza pregiudizio per i suoi fini più cari
?
Se non altro perché non mandare i propri delegati
con l’idea di semplicemente portare testimonianza alla ovvia validità
della posizione particolare di quel gruppo specifico ?
L’ignorante, “l’altro”, non potrebbe forse non essere
così invincibilmente sordo come si potrebbe aver pensato !
Comunque, niente permane nel nostro mondo che fluisce,
e questo accadrebbe inevitabilmente anche a l’Opera dei Congressi che ho
qui delineato: sarebbe anch’essa un fenomeno temporaneo .
Ma chi può dire cosa sarebbe in grado di realizzare
nel corso della sua durata ?
Lasciamo che il nostro piccolo ma incredibilmente multiforme
universo tradizionalista ci rimugini sopra e tenga ben presenti nella mente
le alternative : o una continua partecipazione a casaccio in una frode
che nulla fa per riportare indietro di un centimetro la cristianità
in rovina, oppure una amara critica infruttuosa, oppure la partecipazione
ad una temporanea Confederazione di Organizzazioni Tradizionaliste Indipendenti
che sventolerebbe in modo militante la sua astensione dalla vita politica
e sociale del nemico naturalista e, forse, arriverebbe a un qualche piano
realizzabile per il prossimo futuro .
Abbiamo ancora tempo per fare del 2006 l’anno in cui
il futuro ha preso forma .
(maggio 2006)
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