Santa Messa di requiem

per i Caduti Pontifici del 1870
 

Roma, 20 settembre 2006



Omelia pronunciata dal celebrante: mons. Ignacio Barreiro Caràmbula



Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 

La fede Cattolica è una religione della memoria dove ricordiamo prima e innanzitutto l’agire di Dio a nostro beneficio. 
In certi momenti della storia il Signore agisce direttamente come fa nell’Incarnazione, ma il modo abituale di manifestarsi dell’intervento di Dio è attraverso degli uomini che diventano un riflesso del volto di Dio sulla terra. 
Il ricordo di questi benefici ci porta alla gratitudine al Signore e anche a tutti quelli che inspirati dal Signore sono diventati icone viventi di Cristo. La gratitudine ci muove a pregare per le loro anime e per questo oggi offriamo il Santo Sacrificio della Messa in suffragio dell’anima dei soldati del Beato Pio IX che sono morti combattendo in difesa dei diritti del Papato e per l’enorme schiera di martiri che dal 1789 fino ai nostri giorni sono stati uccisi dall’odio verso la Chiesa Cattolica. 

Ieri abbiamo ricordato la morte di due donne, Consuelo e Maria Dolores Aguiar-Mella Díaz, nate a Montevideo e uccise a Madrid dagli anarco-comunisti nel 1936 durante la feroce persecuzione che insanguinò la Spagna. 
Giovanni Paolo II le elevò alla gloria degli altari. 
Preghiamo anche per l’anima dei Cristiani morti sotto la persecuzione islamica dei nostri giorni com’è il caso di Suor Leonella uccisa in Somalia, e per tutti i cristiani che hanno visto le loro chiese devastate. 
Dobbiamo anche ricordare le ingiustizie che soffrono i Cristiani e i non Cristiani nello stato Ebraico. 
Con uno spirito di perdono cristiano preghiamo anche per le anime dei nostri avversari.
La storia degli uomini che sono accorsi da tutto il mondo per offrire la loro vite per il Santo Padre è piena d’episodi commoventi. Ve ne racconto soltanto due. 
Abbiamo l’eroica testimonianza di un gentiluomo dell’Emilia il conte Soriani Moretti che dopo avere servito fedelmente il Duca di Modena e vicino all’età pensionistica si arruola come soldato semplice sotto le bandiere del Papa. 
Vi posso raccontare anche la storia di un giovanissimo inglese di solo sedici anni che sacrifica la sua vita per Dio e il Papa nei campi di gloria di Mentana. Un cippo in sua memoria si trova nel collegio inglese, un posto dove furono formati tanti sacerdoti che soffrirono il martirio per predicare la vera fede in Gran Bretagna. 
Il ricordo con gratitudine di questa lunga schiera dei soldati di Cristo ci deve anche portare all’azione. 
Non saremmo fedeli alla loro eredità se l’ammirazione che sentiamo per le loro vite eroiche si limitasse ad un ricordo storico, ad un nostalgico rammarico per un bel passato perduto, o se si limitasse ad una preghiera, anche fervorosa per le loro anime. 
Il ricordo, per essere coerente, ci deve portare ad un impegno molto concreto di vivere i loro ideali che noi ammiriamo. 
Questi soldati e questi martiri che ricordiamo erano parte sostanziale della cultura cattolica. Di una cultura organica che reggeva e dava senso alla totalità delle loro esistenze.
La fede non può essere una mera conoscenza privata che regge la vita dei singoli, ma che non ha conseguenze nella piazza pubblica. La Fede non può essere soltanto personale deve essere anche sociale.

Uno degli errori che hanno causato la preponderanza dei paesi protestanti nel mondo contemporaneo è la privatizzazione della fede, come se la fede fosse qualcosa di soggettivo, una credenza personale che non si deve portare,  per cosi dire, al di fuori della proprietà privata di ogni membro del corpo sociale. 

Questa non è una visione Cattolica della fede, essa deve essere vissuta socialmente, perché questa è la natura dell’uomo. 
L’uomo è un essere sociale per natura. 
L’uomo, avendo bisogno di unirsi con i propri simili per soddisfare ai propri bisogni vitali, culturali e spirituali, solo nella città realizza la sua natura e raggiunge i fini che sono suoi. Le possibilità che egli ha implicite nell’intelletto si compiono pienamente soltanto nella città.” 
Questa verità naturale era insegnata tanti secoli fa da Aristotele nella Politica. 

Se prendiamo spunto dagli insegnamenti del libro della Genesi sulla natura sociale dell’uomo, possiamo affermare che Dio crea l’uomo con la potenza di svilupparsi con le sue relazioni interpersonali con la donna, che è l’unico essere nel creato con il quale lui trova compagnia e complementarità, e con il suo lavoro nel giardino che deve coltivare e custodire, dando così inizio ad una forma di cultura. 
Dio gli dà dei comandamenti morali su quello che può fare e quello che non deve fare, gli dà anche il compito di riempire la terra con i suoi discendenti, soggiogarla e dominarla. (1)

La società dovrebbe dare all’uomo un traguardo da raggiungere, una struttura, una serie di norme per regolare la convivenza, una serie di modelli esterni per quella che dovrebbe essere la condotta desiderabile. 

Tutte queste norme ed esperienze personali dovrebbero avere come fine quello di aiutare l’uomo a raggiungere il suo perfezionamento in terra e il suo vero scopo ultimo che è la salvezza eterna. 
Per questo la società deve essere permeata dalla verità del Vangelo. 
Questa opera a diversi livelli: 
primo, ad un livello d’insegnamento dove l’uomo riceve le conoscenze che danno una spiegazione all’esistenza e, come conseguenza, un mandato per come vivere. 
Secondo, a livello dell’aiuto che lui deve dare agli altri perché si perfezionino e l’aiuto che riceve dalle altre persone per lo stesso scopo. 
Sebbene il posto primario della formazione dell’uomo sia la famiglia questa non può operare senza l’ausilio della società. 
Chiaramente dobbiamo distinguere fra il ruolo della Chiesa e della Società politicamente organizzata. 
La Chiesa si occupa delle cose dello spirito, la società delle cose temporali. 
Ma nella formazione dell’uomo, affinché raggiunga i suoi scopi eterni, è necessaria una cooperazione fra queste due istituzioni, questa è la situazione ideale, perché la fede si deve incarnare in una realtà sociale.

Il senso comune riconosce la complementarità fra la società politicamente organizzata e la Chiesa. 

Ma purtroppo viviamo in una società che in larga misura ha rinnegato la sua origine cristiana e come conseguenza il cristiano si trova in una tensione crescente fra quello che sa che deve essere il retto ordine della società e l’ordine che effettivamente impera nella società dove abita. 
Questa crescente separazione fra la società contemporanea e la cultura basata sui valori della fede ci deve portare a coltivare la coscienza del valore della nostra identità culturale cattolica. 
Prima ho sottolineato che non dobbiamo né possiamo soltanto piangere il passato perduto, per questo “l’Europa non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo.”  (2)
Dobbiamo considerare anche il rischio che 
L’adesione ad ingenue ideologie multiculturali attiva in molti la convinzione che il rispetto per le culture altre richieda il sacrificio o peggio ancora la negazione della propria cultura.”  (3)

Dobbiamo essere pienamente consapevoli che una cultura le cui colonne portanti sono i valori del Vangelo è superiore ad altre culture che mancano di questi riferimenti di base. 
Non credere in questo sarebbe cadere nel relativismo che considera che tutte le religioni sono più o meno eguali. Sarebbe negare che il Nostro Signore Gesù Cristo è l’unico salvatore di tutti gli uomini. 

Possiamo anche riflettere sul fatto che una cultura che è sicura di se stessa normalmente cerca di espandersi, non per una ragione imperialistica, ma per una ragione di carità, dunque dobbiamo riprendere fiducia nella nostra cultura e cercare di condividere il suo aspetto sostanziale che è la fede con tutti gli altri popoli per il loro bene. 
Qui, per maggiore precisazione, si dovrebbe fare una distinzione fra elementi sostanziali della cultura ed elementi accidentali. Gli elementi sostanziali sono i valori portanti, gli elementi accidentali sono certi usi e costumi sociali moralmente neutri, certi elementi estetici che senza minare la sostanza della cultura possono essere diversi in differenti parti della terra. 
Allo stesso tempo dobbiamo essere fieri della nostra magnifica eredità Romana e preservarla con dedizione per il beneficio di tutti gli uomini. Una civiltà di verità, ordine, chiarezza e bellezza costruita sotto il sole del Mediterraneo. 
Dovremo impegnarci in questa nobile causa della Fede e morire per ella se Dio lo vuole. Adesso penso ad una frase di Santa Giovanna D’Arco: i guerrieri lotteranno e Dio darà la vittoria. 

In questo Santo Sacrificio della Messa, dopo aver implorato la Santissima Vergine Immacolata perché interceda per tutte le vittime della rivoluzione e delle diverse forme di terrorismo che oggi insanguinano il nostro povero mondo, perché presto siano ricevuti nella gloria del cielo, preghiamo la nostra dolce Madre, affinché possiamo imitare le virtù eroiche di tutte le persone che oggi commemoriamo ed essere valenti testimoni della verità della fede Cattolica per la salvezza di tutti gli uomini. 

Sia lodato Gesù Cristo


NOTE
 1 - Gn. 1-28 
 2 - Sinodo dei Vescovi ? Prima Assemblea Speciale per l'Europa, Dichiarazione finale (13 dicembre 1991), 2: Ench. Vat. 13, 
       n. 619.
 3 - Francesco D’Agostino, “Giustizia per l’Europa” in Il destino dell’Europa ? L’anima europea e la sua ambiguità, 
       a cura di Francesco D’Agostino e Fabio Macioce, Cantagalli, Siena, 2006, p. 12



ottobre 2006



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