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Appello a sostegno del Papa
Pubblichiamo l'appello lanciato da Antonio Socci a proposito della prossima liberalizzazione della celebrazione della Santa Messa tradizionale Si veda: http://www.antoniosocci.it/Socci/index.cfm?CFID=40929&CFTOKEN=23564599 15.12.2006 Sul Foglio di Giuliano Ferrara, il 16 dicembre 2006, ho pubblicato questo Articolo-manifesto… Vorrei lanciare un appello a tutto il mondo della cultura.
A sostegno di una storica decisione di Benedetto XVI che salva ed esalta
un grandioso patrimonio spirituale e culturale, ma che scatenerà
contro di lui il mondo dell’oscurantismo e dell’intolleranza.
Si tratta di un evento straordinariamente importante per la Chiesa e anche per la cultura e la storia della nostra civiltà. Storicamente furono proprio gli intellettuali laici a percepire di più e meglio il disastro, lo scempio anche culturale, rappresentato dalla “proibizione” della liturgia di san Pio V e la sparizione del latino come lingua sacra della Chiesa Cattolica. Quando 40 anni fa contravvenendo ai documenti del Concilio fu imposta la proibizione dell’antica liturgia della Chiesa (quella peraltro con cui si era celebrato anche durante il Concilio) vi fu una grande e meritoria protesta degli intellettuali più rappresentativi che consideravano questa decisione come un taglio alle radici della nostra civiltà cristiana (la liturgia è stata da sempre centro e sorgente dell’arte più sublime). Due appelli furono pubblicati in difesa della Messa di
s. Pio V, nel 1966 e nel 1971.
Si tratta perlopiù di intellettuali laici perché il valore culturale e spirituale dell’antica liturgia latina è un patrimonio di tutti, come lo è la Cappella Sistina, come lo è il Gregoriano, come lo sono le grandi cattedrali, la scultura gotica, la Basilica di San Pietro. Tanto più oggi che tutta la nostra civiltà europea rischia drammaticamente di recidere e rinnegare le proprie radici. Curiosamente proprio i “cattolici progressisti”, che facevano
del dialogo col mondo e con la cultura moderna la loro bandiera, non ne
tennero alcun conto e s’impuntarono per 40 anni per mantenere questa incredibile
proibizione. Un arbitrio senza precedenti.
Questa aspettativa del mondo della cultura (e dei credenti) non poteva trovare interlocutore migliore di Ratzinger, che prima di essere papa è stato (ed è) uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, un uomo veramente illuminato, un autentico paladino della libertà del pensiero (fu lui a scrivere lo storico discorso con cui il cardinale Frings, al Concilio, demolì l’antica Inquisizione). Già da cardinale Ratzinger dichiarò apertamente che la proibizione della Messa di S. Pio V era senza precedenti: “Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa”. In un suo volume raccontò con drammaticità come assistette alla “pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente”. Ratzinger ricordava: “Rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale”, ma, scriveva Ratzinger “la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro”. Gli effetti furono disastrosi. Si aprì la strada ad abusi incredibili nella liturgia. Ratzinger scrisse: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”. Per volere della Provvidenza è proprio Ratzinger,
oggi papa Benedetto XVI, che si prepara a cancellare l’ingiusta proibizione
dell’antica liturgia, a riportare libertà e a restituire alla Chiesa
e alla civiltà umana questo immenso tesoro. Joseph Ratzinger si
conferma l’uomo più illuminato del nostro tempo. L’opposizione illiberale
e intollerante che probabilmente si scatenerà contro di lui dentro
la Chiesa (già preannunciata dai vescovi francesi) merita una risposta
dal mondo della cultura che già 40 anni fa fece sentire la sua voce.
Ecco il sintetico manifesto che propongo di sottoscrivere:
Antonio Socci Il testo dell’appello insieme a me è stato sottoscritto
da un gruppo di grandi intellettuali: René Girard, Vittorio Strada,
Franco Zeffirelli e Guido Ceronetti.
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