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Lettera al cardinale Giovanni Saldarini sui trapianti Carmagnola, 8 dicembre 1995, Festa dell'Immacolata Concezione. A Sua Em. Rev.ma
Eminenza Reverendissima,
Organizzato dalla Parrocchia SS. Pietro e Paolo, di Carmagnola, si è tenuto, in locali della parrocchia, una sorta di incontro per giovani, avente per oggetto il problema dei trapianti.Questa triste vicenda è indicativa di una mentalità che ormai ha superato di molto i pur ampi limiti della discrezionalità concessa alla cura pastorale del Parroco e del Sacerdote in genere. Ma non è in vista di un rimprovero che intendiamo muovere a questo o a quel prelato che abbiamo deciso di richiamare l'attenzione dell' Eminenza Vostra. Piuttosto perché l'accaduto ci dà occasione di rivolgerci alla Vostra autorità pastorale e dottrinale circa il significato morale di certe costumanze e di certi orientamenti che ormai si diffondono a macchia d'olio in seno alla comunità cristiana dei credenti e dei praticanti. Non crediamo di esagerare affermando che siamo in presenza
di una penetrazione subdola eppure incisiva, in seno al popolo di Cristo,
di concezioni che minano alla base la morale e la dottrina derivate dagli
insegnamenti e dai precetti di nostro Signore.
Facciamo subito presente a Vostra Eminenza che, indipendentemente
dal merito di un qualunque dibattitto sull'argomento, vi sono migliaia
e migliaia di fedeli che, seppure rimangono in timido e dubbioso silenzio,
vivono con un senso di ripulsa l'idea stessa che l'uomo possa essere fatto
oggetto di manipolazioni di qualunque tipo, trasformando di fatto i manipolati
in mere cose inanimate e i manipolatori in orgogliosi imitatori di Dio,
con i primi ridotti a succubi illusi di chissà quali prospettive
di pseudoimmortalità corporale e i secondi miseramente oppressi
da manie di onnipotenza che conducono al disconoscimento di Dio e dei suoi
comandamenti.
Vostra Eminenza sa che i trapianti di organi sono basati
sul principio, elementare, che gli organi stessi devono essere ben vitali,
cioè ben efficienti, perché possano funzionare nel nuovo
organismo in cui vengono trapiantati. In termini tecnici, essi devono essere
ben irrorati di sangue, il che significa che devono essere espiantati da
un organismo pulsante e, quindi, ancora vivo. Massimamente quando trattasi
del cuore o del cervello.
Ora, non potendosi stabilire con certezza il momento della
morte, ne deriva che fino alla prova evidente della iniziata putrefazione,
l'organismo umano deve ritenersi ancora vivo, e nessuna pretesa scientifica,
peraltro sempre indefinita, incerta, discussa fra gli stessi scienziati
e comunque sempre cangiante, può pretendere di presumere la morte.
Come si vede chiaramente, Eminenza, non si tratta di un semplice problema di applicazione tecnologica, quasi si dovesse decidere se andare a piedi o in carrozza, bensí della inaudita responsabilità di squarciare il petto di un uomo ancora vivo, almeno di fronte al dubbio che non sia ancora morto, per esportargli, per esempio, il cuore ancora caldo e palpitante. Il che, ci sembra, forse ingenuamente, ma in modo del tutto evidente, sia cosa inammissibile, mostruosa e sicuramente contraria alla volontà di Dio. Non ci è stato detto: non uccidere? Qualcuno potrebbe farci notare che esistono migliaia di uomini, anche cristianamente informati, che si occupano attentamente del problema; da qui si è giunti alla pratica dei trapianti e alle legislazioni che stabiliscono le norme per questi macabri rituali moderni. È vero, il problema infatti è molto complesso e non potrebbe essere liquidato con qualche argomentazione basata sulla ripulsa istintiva di certe pratiche moderne. Se non fosse che, nelle attuali condizioni in cui viviamo, è la sfrenata corsa alla tecnologia manipolatoria della vita umana che informa certi credenti, e non altro. A quanto ci risulta, e fino a prova contraria, il processo
che ha informato il rapporto fra la morale cattolica e il mondo scientifico
moderno si è sempre presentato come un problema di compatibilità
fra la sempre piú ampia pretesa scientifica e il tradizionale magistero
della Chiesa. Prima si è giunti alla sperimentazione di certe pratiche,
fuori dalla Chiesa e spesso contro la Chiesa, poi queste pratiche sono
state proposte, applicate e diffuse fra la gente, e quindi la Chiesa è
stata costretta a misurarle con la sua dottrina e a considerale lecite,
o accettabili, o illecite.
Chi può mettere in dubbio che il trapianto di
un organo vitale ha dato a molte persone la possibilità di vivere
ancora, a fronte della certezza di una morte immediata? E da qui che scatta
il processo di condivisione dei trapianti: da questa considerazione che
è tutta intrisa di pietà per le sorti terrene di un individuo!
Ci permettiamo fare osservare, Eminenza, che nelle nostre
Parrocchie non si sente piú parlare della preparazione ad una buona
morte, non si sente piú parlare di affidarsi alla volontà
di Dio che ci chiama a Sé quando vuole e come vuole, non si sente
piú parlare della sofferenza come oblazione dell'uomo.
È questa la triste realtà, Eminenza:
dalla pazienza all'accettazione, dall'accettazione alla condivisione, dalla
condivisione alla soggiacenza e alla riduzione al minimo della dottrina
e della morale.
Può sembrare, Eminenza, che qualcuna delle nostre considerazioni sia esagerata, eppure quando ci chiediamo qual'è l'atto di maggiore responsabilità che, in termini morali, coinvolge il destino ultimo dell'uomo, non possiamo che correre con la mente e col cuore agli innumerevoli richiami di nostro Signore, dei Santi e dei Padri: la vita non ci appartiene e non possiamo prepararci ad essa, possiamo solo viverla e dobbiamo viverla in ossequio ai comandamenti del Creatore, alla morte possiamo invece prepararci, con una vita santa. Come dire che di fronte ai due momenti cruciali del nascere e del morire, solo nei confronti della morte abbiamo un certo potere: imitando nostro Signore che ha sconfitto la morte e unendoci a Lui che è il Signore della vera Vita. Ora, se le nostre preoccupazioni attuali finiscono col
limitarsi al prolungamento di questa vita terrena, come stupirsi se si
arriva poi fino allo scambio fra un moribondo e un sopravvivente? Come
si fa poi a far capire che è piú importante considerare dubbia
la morte di un uomo piuttosto che, nel dubbio, considerarlo morto per far
sopravvivere un altro?
Qualcuno potrebbe farci notare che “la scienza” dà
per certa la morte del “donatore” (eufemismo per indicare colui a cui si
strappano le viscere), e può anche essere vero: con “la scienza”
non si può mai dire. Ma proprio “la scienza” ci fa dire che può
anche essere non vero. Per esempio, la scienza è in grado di fecondare
un ovulo di una donna in “coma irreversibile” con uno spermatozoo di un
uomo in “coma irreverbile”; è in grado di assistere e di far portare
a compimento la gestazione di questa donna, ed è in grado di far
nascere un figlio da questa mostruosa operazione subumana.
Certo, qualcuno potrebbe dire che non vi sono limiti alla Potenza divina. Chi ci dice che un tale sviluppo non rientri nei disegni imperscrutabili di Dio? E via di questo passo. Oh! Eminenza! Quante volte, in questi ultimi anni, abbiamo sentito discorsi siffatti lanciati dai “pulpiti” delle nostre chiese! E a proposito delle cose piú diverse: della salvezza dei miscredenti o della giustificazione degli impenitenti, per esempio. Il varco è aperto: per quanto angusto da esso fluiranno
tutti i piú perniciosi fumi del Demonio.
Diremo allora che tutta la vita dell'uomo è da guardare con disprezzo? Certo che no! Ma altrettanto sicuramente staremo attenti a considerare che il Suo Regno non è di questo mondo e che, quindi, le opere del mondo vanno tutte soggette a cauzione: non è guardando al mondo come bene che si può scoprire in esso l'errore, ma è sapendolo come ferito dal peccato originale che in esso si può e si deve cercare di compiere il bene; e il bene del mondo è massimamente la sua giustificazione ultima in Cristo, Che ricapitola in sé tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. Diremo allora che tutta la medicina è malvagia. Certo che no! Ma con altrettanta sicurezza sappiamo che non della medicina si tratta, se intesa come tentativo per alleviare le sofferenze corporee della debolezza umana, bensí di un pericoloso andazzo che guarda al futuro come se la morte potesse essere sconfitta per mano d'uomo. Il che, in altri termini, significa che ci troviamo di fronte al totale misconoscimento della vera realtà: che cioè la morte è stata sconfitta una volta per tutte dall'Unico vero Uomo totale e perfetto: il nuovo Adamo, il Figlio di Dio e Salvatore nostro Gesú Cristo. Senza parlare di certe disatrose conseguenze che si producono con la diffusione di certa tecnologia. Conseguenze che potrebbero elencarsi per giorni interi, in relazione a tutti i campi del vivere odierno. Ma in relazione al problema dei trapianti, per esempio, come impedire che l'illusione dell'uomo della strada, senza piú alcun freno neanche da parte della Chiesa, conduca fino all'errato convincimento che qualunque “fastidio” fisico, e perfino psichico, possa essere alleviato ed anche eliminato con la tecnologia medica? Come frenare la pericolosa tendenza che ormai vede coinvolte migliaia e migliaia di persone che si fanno trapiantare di tutto? Che si fanno ritoccare, correggere, manipolare ogni piú impensabile parte del corpo? E cosa ancora piú grave: come frenare, come impedire che, anche in questo campo, si instauri la corsa alla ricerca affannosa, indiscriminata, talvolta disonesta, molte volte criminale, dei pezzi di ricambio umani, al fine di soddisfare la sempre maggiore richiesta “del mercato”? Certo, Eminenza, la Chiesa condanna e continua a condannare
certi eccessi. Non v'è dubbio. Ma è anche fuori d'ogni dubbio
che l'eccesso che oggi si condanna è relativo ad una norma che solo
l'altro ieri veniva considerata essa stessa un eccesso. Il che è
cosí poco comprensibile che si sa bene come molti credenti abbiano
finito col convincersi che ciò che è condannato oggi non
lo sarà piú domani, quindi, perché aspettare domani?
Non esageriamo, Eminenza, poiché è risaputo che quanto ha
insegnato la Chiesa fino a qualche anno fa, oggi viene considerato come
“superato”… no, non dai miscredenti, non dai laici, ma dai chierici, dai
Parroci, dai Pastori, anche se, grazie a Dio, non da tutti.
Una volta accettato che farsi allungare la vita è cosa da poco conto: basta un nuovo pezzo di ricambio; una volta accettato che è cosa lodevole distribuire a dritta e a manca i pezzi del proprio corpo: tanto che la mutilazione volontaria diviene atto di ammirevole carità; una volta accettato che i pezzi del corpo possono essere espiantati solo sulle pur dubbie ed interessate assicurazioni di certa medicina: senza alcuna preoccupazione circa il dubbio che si uccida un uomo vivo; una volta accettato tutto questo e permesso che rientri legittimamente nella forma mentale dell'uomo della strada, come impedire poi, col richiamo all'eccesso, che i pezzi del corpo umano diventino oggetto di libero mercato? Come impedire che si instauri il commercio dei pezzi umani? Come impedire che si scivoli, per l'insita debolezza dell'uomo, che non è stata ben considerata fino a quel momento, nella mercificazione criminale dei pezzi umani ottenuti con l'eliminazione fisica di una o piú persone? Certo, non si tratta di buttare via l'acqua sporca con tutto il bambino. Ma, Eminenza, ci deve dare atto che solo fino a qualche decennio fa, se si fosse parlato, in campo medico, dell'espianto di un cuore, molti avrebbero riso e tanti si sarebbero subito preoccupati delle catastrofiche conseguenze. Le stesse legislazioni “civili” prevedevano che una persona poteva essere dichiarata morta solo dopo l'assenza di attività cardiaca verificata per 24 o 48 ore: adesso, invece, basta un apparecchio che dica che il cervello non emette piú segnali (?!), ed eccoti bello e pronto un corpo ancora caldo da squartare e un cuore ancora pulsante da espiantare. Dove andremo a finire di questo passo? Che ci piaccia o no, è questa la realtà,
Eminenza. Ed è questa la realtà che decantava, qualche giorno
fa, il vice Parroco che ci dato lo spunto per rivolgere all'Eminenza Vostra
un filiale appello perché la Chiesa ci salvi da tali catastrofi,
perché la Chiesa ci aiuti a porre un freno definitivo a questo andazzo
che ci sa molto da Anticristo e troppo poco di umano. A chi dobbiamo rivolgerci,
noi figli di Santa Madre Chiesa, per essere aiutati a sfuggire alle spire
di questo mondo sempre piú impazzito che vuole condurre i nostri
figli verso un futuro di mostri e di morti viventi? A chi dobbiamo rivolgerci
per trovare un ancoraggio sicuro in questo vortice che impazza?
Laudétur Jesus Christus. Il Presidente
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