Lettera di Giovannino Guareschi
al suo Don Camillo
Pubblichiamo una lettera scritta da Giovannino Guareschi
al suo Don Camillo subito dopo il Concilio Vaticano II. La lettera diffusa
su internet da G. B., è stata pubblicata sulla rivista "Il Borghese"
del 19 maggio1966.
Il Papa si chiama Giuseppe
Lettera a Don Camillo
Caro Don Camillo,
so che Lei è nei guai col Suo
nuovo Vescovo. Ero a conoscenza che Lei aveva dovuto distruggere l'altare
della chiesa parrocchiale e sostituirlo con la famosa « Tavola calda
» modello Lercaro, relegando il Suo amato Cristo crocifisso in un
angolo, vicino alla porta, in modo che l'Assemblea gli voltasse le spalle.
Ed ero pure a conoscenza che Lei, la domenica, celebrata
la « Messa del Popolo », andava a celebrarne una clandestina,
in latino, per i cattolici nella vecchia intatta cappella privata del Suo
amico Perletti.
Ora, i capoccia della DC Le hanno fatto la spia e Lei
è stato schedato in Curia tra i preti « sovversivi»
dopo aver ricevuto dal Vescovo una dura ammonizione.
Reverendo, questo significa non aver capito niente. È
giusto, infatti, che Cristo non sia più sull'altare. Il Cristo Crocifisso
è l'immagine dell'estremismo. Cristo era un fazioso, un fascista
e il suo « O con Dio o contro di Dio » non è che una
scopiazzatura del famigerato « O con noi o contro di noi »
di mussoliniana memoria. |
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E non si comportava da fascista quando cacciava
a manganellate i mercanti dal tempio?
Faziosità, intransigenza, estremismo che l'hanno
portato sulla croce, mentre Cristo, se avesse scelto la democratica via
del compromesso, avrebbe potuto benissimo mettersi d'accordo coi suoi avversari.
Don Camillo: Lei non si rende conto che siamo nel 1966.
Le astronavi scorrazzano nel cosmo alla scoperta dell'Universo e la religione
cristiana non è più adeguata alla situazione. Cristo ha voluto
nascere in Terra e se, quando l'ignoranza e la superstizione facevano della
Terra il centro o, addirittura, l'essenza dell'universo, la tradizionale
funzione di Cristo poteva andare, oggi con le esplorazioni spaziali e la
scoperta di nuovi mondi, Cristo è diventato un fenomeno provinciale.
Un fenomeno che, come ha stabilito solennemente il Concilio, va ridimensionato.
Per Lei i beatnik, i « capelloni », sono dei
pidocchiosi da spedire dal tosacani, e le loro partner con le sottane corte
coprenti, a malapena, l'inguine, sono per Lei delle sgualdrinelle da sottoporre
d'urgenza alla Wasserman. Invece a Roma, per questi pidocchiosi e queste
sgualdrinelle, la Superiore Autorità Ecclesiastica ha organizzato
una Messa speciale, una Messa beat suonata e urlata da tre complessi di
pidocchiosi.
Lei è rimasto all'altro secolo, reverendo. Oggi
la Chiesa si adegua ai tempi, si meccanizza. E, a Ferrara, nella Chiesa
di S. Carlo, sulla « Tavola calda » è in funzione la
macchinetta distributrice di Ostie. All'Offertorio, il fedele che intende
comunicarsi, depone la sua offerta in un piatto vicino alla macchinetta,
preme un pulsante e, annunciata da un festoso trillo di campanello, un'Ostia
cade nel Calice.
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E, creda, non è improbabile che, nei Laboratori
sperimentali Vaticani, si stiano studiando macchinette più complete,
le quali, introdotta una moneta e schiacciato un pulsante da parte del
comunicando, caccino fuori una piccola pinza che porge l'Ostia consacrata
elettronicamente, alle labbra del fedele.
Don Camillo: Lei, lo scorso anno, mi ha rimproverato perché
in una delle scenette di casa Bianchi, ho raccontato che il giovane prete
d'assalto don Giacomo confessava per telefono i fedeli, e, invece di andare
a benedire le case, inviava alle famiglie boccettine di « Acqua Santa
spray ». Lei mi ha detto che, su queste
cose, non si scherza!
Ebbene, ci stiamo arrivando per iniziativa della Superiore
Autorità Ecclesiastica. E non è lontano il tempo in cui,
dopo la confessione per telefono, il comunicando riceverà in busta
raccomandata l'Ostia Consacrata che egli potrà consumare comodamente
a casa servendosi, per non toccarla con le dita impure, di una apposita
pinza consacrata fornita dal « reparto meccanizzazione » della
Parrocchia. Non escludo che, per arrotondare le magre entrate della parrocchia,
il parroco possa far stampare sulla Particola qualche vignetta pubblicitaria. |
Don Camillo: io lo so che, adesso, Peppone La sta sfottendo
tremendamente. Però ha ragione lui.
Certo che, ora, Peppone La sfotte!
So che Le ha ordinato di togliere dalla canonica il provocatorio
ritratto di Pio XII « Papa fascista e nemico del popolo »,
minacciando di denunciarLa al Vescovo. Peppone ha ragione: le posizioni
si sono invertite e non è lontano il giorno in cui la Sezione Comunista
Le ordinerà di spostare l'orario delle Funzioni sacre per non disturbare
la « Festa dell'Unità » che si svolge nel sagrato.
Don Camillo: se Lei non si aggiorna e non la pianta di
chiamare « senza Dio » i comunisti e di descriverli come nemici
della Religione e della libertà, la Federazione Comunista Provinciale
La sospenderà a divinis.
Io che La seguo attentamente da venti anni e Le sono affezionato,
non vorrei vederLa finire in modo così triste.
So benissimo che molti suoi parrocchiani, e non solo i
vecchi, sono con Lei, ma so pure che Lei se ne andrebbe in silenzio, nascostamente,
per evitare ogni incidente o discussione che potessero portare tormento
al Suo gregge.
Lei, infatti, ha il sacro terrore d'una divisione fra
i cattolici.
Ma, purtroppo, questa divisione esiste già.
Il card. Jozsef Mindszenty
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So che Lei inorridirà, ma lo dico ugualmente.
Pensi, reverendo, quale cosa meravigliosa sarebbe stata
e quale nuova forza ne avrebbe ritratto la Chiesa se, alla morte del "
Parroco del Mondo " [Giovanni XIII. N. d. R.] (che per la sua bontà
e ingenuità tanti vantaggi ha dato ai senza Dio ) il Conclave avesse
avuto il coraggio di eleggere, come nuovo Papa il Cardinale Mindszenty!
Oltre al resto, questo sarebbe stato l'unico modo giusto,
coraggioso e virile per liberarlo dalla sua prigionia: infatti, diventato
Mindszenty Capo dello Stato indipendente del Vaticano, i comunisti ungheresi
avrebbero dovuto lasciargli la possibilità di raggiungere la sua
Sede.
Con Mindszenty Papa, il Concilio avrebbe funzionato ben
diversamente, la Chiesa del Silenzio avrebbe acquistato una voce tonante.
E Gromyko non sarebbe stato ricevuto in Vaticano e non avrebbe potuto alimentare
e consolidare l'equivoco che, creato ingenuamente, a confusione delle già
confuse menti dei cattolici da Papa Giovanni, fruttò il guadagno
di un milione e duecentomila voti ai comunisti e che forse darà
ad essi la vittoria nelle prossime elezioni politiche. |
Quando i parroci potranno spiegare alle rimbambite femmine
cattoliche che è peccato mortale solo se si vota per i liberali
e i missini, sarà una festa per i comunisti!
Don Camillo, non m'importa se Lei urlerà inorridito,
ma io debbo dirLe che, non solo per me, ma per molti altri cattolici «
sovversivi », il Papa al quale guardiamo come al luminoso faro della
Cristianità non si chiama Paolo ma Giuseppe.
Josef Mindszenty, il Papa dei cattolici che provano disgusto
davanti alle macchinette distributrici di Ostie, alla « Tavola calda
» che ha distrutto gli altari e cacciato via il Cristo, alle «
Messe yé-yé » e ai patteggiamenti con gli scomunicati
senza-Dio.
Un'altra delle profezie di Nostradamus si è avverata.
I cavalli cosacchi si sono abbeverati alle acquasantiere di S. Pietro.
Anche se si trattava dei Cavalli-vapore (HP) della limousine di Gromyko.
E senza escludere che mons. Loris Capovilla, per rendere omaggio al Gradito
Ospite, abbia fatto il pieno al radiatore della macchina di Gromyko con
Acqua Santa.
Don Camillo, se ho bestemmiato, me ne pento. Per penitenza
ascolterò sei volte il Pater Noster cantato da Claudio Villa.
Ma non si preoccupi: la diplomazia vaticana lavora e,
minacciando di sospenderlo a divinis, riuscirà a spegnere
l'ultima fulgente fiamma di cristianità, costringendo Mindszenty
a venire a fare il bibliotecario a Roma.
O, magari, no. Se Dio ci assiste.
Giovannino Guareschi
gennaio 2007
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