LA GUERRA DEI VESCOVI
contro il
Motu Proprio “ Summorum Pontificum
cura ”
Sempre più difficile
Questa volta il vescovo di Acireale
pensa bene di interrompere
la celebrazione della S. Messa tradizionale, in atto
da settembre
Presentazione
Il primo comunicato dell'Associazione
“Giovani e Tradizione” di Acireale (4.5.08)
Il secondo comunicato dell'Associazione
“Giovani e Tradizione” di Acireale (19.5.08)
Il nostro commento
Presentazione
Quando siamo venuti a conoscenza della vicenda, Domenica
4 maggio, abbiamo preferito aspettare gli sviluppi della situazione,
vista la delicatezza della questione.
Il gruppo Giovani
e Tradizione aveva già pubblicato un
primo comunicato, che riportiamo, ma era in attesa di sentire personalmente
il vescovo, Mons. Vigo.
Il 19, dopo l’incontro col Vescovo, il gruppo ha emesso
un
nuovo comunicato. Che riportiamo ugualmente.
In calce a questa pagina presentiamo il nostro
commento sulla vicenda, ma è bene fare una piccola premessa.
…………………
Prima ancora che Papa Benedetto XVI pubblicasse il Motu
Proprio sulla celebrazione della S. Messa tradizionale i vescovi di Santa
Romana Chiesa si mobilitarono in massa per contrastare il Papa e far valere
le loro convinzioni.
Da allora è stata una guerra continua, a tutti
i livelli, dai semplici preti ai cardinali.
L’ultimo episodio di questa triste e penosa vicenda è
accaduto nella città di Acireale, sede vescovile suffraganea di
Catania.
Il Padre Domenicano che dal 14 settembre celebrava la
S. Messa tradizionale nella chiesa di San Rocco, annessa al convento,
è stato rimosso dall’incarico di rettore della chiesa, senza alcun
preavviso. Così che, non potendo più disporre in materia,
la mattina del 4 maggio non ha potuto celebrare la S. Messa tradizionale.
Lui stesso ha informato i fedeli, ignari di tutto e regolarmente
presenti in chiesa, la Domenica mattina, per la ormai consueta celebrazione.
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A parte riportiamo il nostro
commento ad un articolo scritto dal cerimoniere del vescovo di Acireale,
dal quale si comprende a sufficienza l’aria che tira in questa piccola
diocesi della Sicilia orientale, aria che, in verità, indipendentemente
dalla latitudine e dal clima, si respira anche in diocesi continentali
e pedemontane.
Avremo modo di parlare anche di queste.
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Il primo
comunicato dell'Associazione
“Giovani
e Tradizione”
di Acireale
Il gruppo “Giovani e Tradizione” a seguito della grave decisione del
Vescovo di Acireale presa con il placet dei Superiori dell’Ordine domenicano
(il Provinciale ed il Priore di Catania), esprime piena ed incondizionata
solidarietà al Reverendo p. Vincenzo M. Nuara, O.P. rimosso senza
preavviso dalla carica di Rettore della chiesa di S. Rocco in Acireale
-e dunque non più in facoltà di stabilire il culto nella
stessa, impedendogli di fatto la possibilità di celebrare la S.
Messa Tridentina secondo le disposizioni del Motu Proprio “Summorum Pontificum”
di S. S. Benedetto XVI- e da Vicario episcopale per la Vita consacrata
della medesima Diocesi.
Questo increscioso ed immotivato atto, nelle modalità fredde
e prive di carità cristiana in cui è avvenuto, è solo
l’ultimo atto di una lunga serie di intimidazioni, aggressioni verbali,
stravaganze giornalistiche ed umiliazioni cui p. Nuara è stato oggetto
da quando ha deciso di obbedire al S. Padre esaudendo le richieste rivoltegli
dai fedeli di celebrare la S. Messa Tradizionale.
Non per ultimo sottolineiamo che domenica scorsa (4 Maggio) p. Nuara
ha dovuto egli stesso per due volte (alle ore 11,00 e alle ore 19,00) dare
la notizia dei sopra citati provvedimenti ai fedeli increduli e sconvolti,
umiliandosi così oltremodo, in quanto nessuno dei suoi diretti superiori
? perfettamente al corrente delle decisioni prese su di lui ? ha ritenuto
opportuno essergli vicino e sostenerlo in quella imbarazzante situazione.
Tra l’altro nessuno si è preoccupato di provvedere all’invio
di un sacerdote per la celebrazione della S. Messa né al mattino,
né alla sera.
Ci si chiede di quali gravi colpe si sia macchiato p. Nuara, quali gravi
atti abbia compiuto per meritare tale trattamento, vista l’energia e l’impegno
con i quali sempre si è speso per il bene della comunità
acese.
Forse la sua più grave colpa è stata quella di rimanere
pienamente fedele alla Chiesa Cattolica e di obbedire al Papa e di celebrare
la S. Messa Tradizionale?
A dimostrazione di ciò, martedì 6 Maggio, dopo la prima
messa celebrata da un suo confratello, lo stesso ha provveduto immediatamente
a smantellare l’altare predisposto per celebrare “coram Deo”.
Ci auguriamo che quanto prima questa situazione rientri e che tutto
si risolva per il meglio.
Preghiamo il Signore e la Madonna in questo momento di prova affinché
sorreggano noi e chi ha il potere di prendere le decisioni opportune.
Acireale 06 Maggio 2008
Il secondo
comunicato dell'Associazione
“Giovani
e Tradizione”
di Acireale
A seguito dell’incontro con il Vescovo della diocesi di Acireale e dei
colloqui con il p. Provinciale dell’Ordine dei Domenicani, il gruppo “Giovani
e Tradizione” prende atto che:
1) L’Ordine dei frati Domenicani, per legittime problematiche interne,
non intende più assicurare la propria presenza, già esigua,
in Acireale.
2) Il Vescovo ha formalmente assunto l’impegno di trovare un sacerdote
che nella Diocesi celebri la S. Messa Tradizionale per i fedeli che gliene
hanno fatto richiesta, secondo le modalità previste dal Motu Proprio
“Summorum Pontificum” di S.S. Benedetto XVI.
3) Il p. Provinciale ha manifestato la sua non contrarietà affinché
il cammino del gruppo possa continuare con la stessa guida spirituale.
Restano, comunque, forti perplessità:
1) sulle modalità con le quali questi eventi si sono manifestati.
2) Sul fatto che la diocesi non abbia ancora ritenuto opportuno prendere
le distanze in merito alle posizioni assunte da qualche esponente “molto
in vista” nella diocesi, che hanno avuto il chiaro intento di disistimare
l’Antico Rito della S. Messa agli occhi dei fedeli e di intaccare con giudizi
temerari l’onorabilità di coloro che vi partecipano .
3) Sulla conduzione degli avvenimenti e le relative responsabilità
da parte del Priore dei Domenicani di Catania, diretto superiore
locale di p. Vincenzo Nuara.
Non riusciamo a comprendere, infine, come la S. Messa Tradizionale possa
essere motivo di problemi per la pastorale della chiesa locale invece che
occasione di maggiore ricchezza e grazia per il popolo di Dio.
A quanto detto aggiungiamo che il nostro gruppo continuerà, con
la consueta trasparenza, le sue attività culturali e spirituali
al servizio della Chiesa, e attendiamo che il Vescovo provveda ad onorare
tempestivamente gli impegni dallo Stesso assunti e qualificati come doverosi.
Ringraziamo quanti ci sono stati vicini e ci sostengonoro preghiere
e i numerosi attestati di fraterna carità e amicizia.
Acireale, 19Maggio 2008
Il nostro commento
Stupore !? Indignazione !?
Nel comunicato diffuso da questi giovani fedeli tradizionali,
si legge:
Questo increscioso ed immotivato atto, nelle
modalità fredde e prive di carità cristiana in cui è
avvenuto, è solo l’ultimo atto di una lunga serie di intimidazioni,
aggressioni verbali, stravaganze giornalistiche ed umiliazioni cui p. Nuara
è stato oggetto da quando ha deciso di obbedire al S. Padre esaudendo
le richieste rivoltegli dai fedeli di celebrare la S. Messa Tradizionale.
Sembra incredibile…, se non si trattasse della condizione
ordinaria in cui si trovano oggi tanti sacerdoti che hanno deciso o che
hanno provato o che vorrebbero celebrare la S. Messa tradizionale.
Una storia davvero vergognosa, che rappresenta la continuazione
di quarant’anni di avversione contro la Tradizione cattolica e contro i
chierici e i laici che hanno voluto rimanere fedeli ad essa.
Sembra davvero che, per tanti cattolici “adulti”,
chierici e laici, la liturgia tradizionale, e sommamente la S. Messa tradizionale
("mai abrogata"), sia il male peggiore mai capitato alla Chiesa di Cristo.
La stessa modalità con cui il vescovo di Acireale
ha preso il provvedimento, poco curandosi dei fedeli che ormai da mesi
seguono la S. Messa tradizionale, è una riprova che la primaria
preoccupazione di certi vescovi è la guerra alla Tradizione.
In questo caso, il rimosso Padre Nuara era anche vicario
episcopale per la vita consacrata, un incarico di fiducia assegnatogli
dall’Arcivescovo Vigo evidentemente perché ne apprezzava la competenza
e la dedizione.
Cos’è che improvvisamente, agli occhi del vescovo,
ha reso questo stimato religioso meritevole di sanzione e indesiderato
?
Perché il vescovo lo ha rimosso anche da vicario?
Se non per il fatto che abbia deciso di celebrare
la S. Messa tradizionale?
Se non per il fatto che i locali superiori dei Domenicani
non intendevano accettare che un loro confratello celebrasse col Rito tradizionale
da loro avversato ?
Se non per il fatto che i preti moderni della Curia
non intendevano più permettere che nella “loro diocesi” si celebrasse
la S. Messa che la Chiesa ha celebrato per duemila anni?
Ci dispiace che le cose siano andate in questo modo, ma non
ci meravigliamo.
Per quanto riguarda i Domenicani, sappiamo tutti che a
partire dal Concilio gli Ordini religiosi, tutti, hanno trovato comodo
allontanarsi dalle originarie regole dei loro fondatori, con la scusa
del “rinnovamento”, e inevitabilmente hanno finito col rifuggire dalla
S. Messa e da tutta la liturgia tradizionale, proprio perché esse
ricordano il tradimento perpetrato nei confronti del loro carisma originario.
E dire che ancora oggi, i Domenicani si fanno chiamare
Ordo
Fratrum Praedicatorum, cioè i frati nati proprio per ribadire
a gran voce la dottrina e l’ortodossia nella Chiesa.
Cosa fanno invece ? Boicottano, contrastano, combattono
e danneggiano un loro confratello perché si è permesso di
celebrare la S. Messa tradizionale.
Lo stesso dicasi per i preti diocesani, a partire dal
Concilio la voglia del nuovo ha talmente inebriato tanti di essi, da indurli
a considerare che la Chiesa fino ad oggi, prima di loro, non fosse altro
che vecchiume da rigettare. Figli del mondo, si sono tuffati in esso
a capofitto, dimentichi delle parole del Signore “non siete del mondo,
ma io vi ho scelti dal mondo (Gv 15, 19). E anch’essi hanno
finito col disprezzare la S. Messa e tutta la liturgia tradizionale, fino
al punto di non arrestarsi di fronte a niente pur di fare del male ai loro
confratelli che celebrano col Rito di San Pio V e ai fedeli che vogliono
questa celebrazione.
Potremmo anche guardare con un certo distacco tanta miseria:
poiché “Dio vede e provvede”, se non fosse che, purtroppo, abbiamo
a che fare con una tragedia per la Chiesa e per la salvezza delle ànime
dei fedeli.
È una tragedia che costoro continuino ad aggirarsi
famelici in mezzo al gregge del Signore.
A conferma che si tratta di persone dai comportamenti
puerili e rancorosi, veniamo a sapere (vedi comunicato) che subito martedì
si sono affrettati a smantellare l’altare predisposto per la celebrazione
tradizionale.
Costoro rifuggono dalla celebrazione della S. Messa
“rivolti al Signore”, come fosse una pratica blasfema, un retaggio pagano,
e, accecati come sono, non si accorgono che è la celebrazione “rivolti
al popolo” e “spalle al Signore” che spesso rischia fortemente di
avvicinarvisi.
E nessuno venga a ripeterci la favola della “volontà
del Concilio”, perché gli altari sono stati girati dai moderni liturgisti
in aperta contraddizione col Concilio, seppure col colpevole avallo della
Gerarchia.
Noi non conosciamo Mons. Pio Vittorio Vigo, e quindi non
azzardiamo alcun giudizio sulla sua decisione, ci limitiamo a considerare
che vi sono solo poche ipotesi possibili:
- o ha ceduto alle pressioni dei superiori dei Domenicani,
- o ha ceduto alle pressioni dei suoi presbiteri di Curia,
- o ha dato seguito alla sua personale avversione per
la S. Messa tradizionale.
Nel primo e nel secondo caso si tratterebbe di una
indecorosa colpevole soggiacenza, nel terzo caso, invece, di una
colpa grave.
In ogni caso, con questo provvedimento, egli ha causato
un trauma nella vita ecclesiale dei fedeli della sua Diocesi, ha posto
le basi per la creazione di fazioni e di partiti. Si è fatto fomentatore
di divisione.
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