LO STRANO CASO
DEL PROF. ROMANO AMERIO






Dopo un’assenza di 20 anni, ecco riapparire in libreria il ben noto testo del Prof. Romano Amerio: Iota unum – Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel XX secolo. Un testo noto universalmente ai cattolici, non solo per le innumerevoli citazioni che si riscontrano in migliaia di scritti che trattano della crisi della Chiesa, ma anche per la sua traduzione nelle sei più importanti lingue europee.

Stampato nel 1985, vide tre edizioni italiane fino al 1989, per 7500  copie, il tutto grazie ad un modestissimo circuito divulgativo ben lontano dalla multiforme galassia della pubblicistica cattolica ufficiale.
Per il mondo dell’informazione cattolica ufficiale il testo era semplicemente inesistente.
Oggi si direbbe che era “politicamente scorretto”, cioè diceva molte cose giuste, nella maniera giusta, nel momento giusto, ma non soggiacenti alla vulgata cattolica dominante.
Ciò nonostante, Iota unum ha rappresentato e ancora rappresenta una sorta di piccola summa delle variazioni che la Chiesa ha subito nel secolo scorso: in ordine alla morale, alla liturgia e alla dottrina cattoliche. Variazioni che per molti versi hanno condotto ad una religione diversa dalla quella vigente nei duemila anni precedenti, operando, di fatto, una cesura tra la Chiesa di sempre e la Chiesa moderna.

Amerio era un fervente cattolico, preparato dottrinalmente tanto da aver collaborato col suo vescovo di Lugano alla stesura degli schemi preparatori del Concilio Vaticano II. Parlava e scriveva per conoscenza diretta e, pur con un linguaggio colto e ricercato, affrontava gli argomenti con l’immediatezza del praticante e la semplicità del credente.
Certo fu questo il motivo, forse principale, dell’ostracismo dell’intellighenzia ufficiale del mondo cattolico moderno, laico e chierico, avvezzo, ancora oggi, a trastullarsi con montagne di carte spesso confuse, ripetitive e contraddittorie. Oltre che alle accuse nei confronti del Concilio e dello spirito che lo precedette, lo produsse e lo seguì, già di per sé colpa imperdonabile per i cattolici moderni, il libro conteneva riflessioni critiche importanti e puntuali su tutta la vita della Chiesa espresse in maniera schietta, logica e convincente, era quindi doppiamente pericoloso.
 
Con l’elevazione al Soglio Pontificio dell’allora cardinale Ratzinger, e con la nuova impostazione promossa da Benedetto XVI, soprattutto in ordine alla problematica postconciliare, certuni si sono ricordati che Iota unum, pur vecchio di vent’anni, poteva servire alla bisogna. Ed ecco che se ne è parlato perfino nelle pubblicazioni ufficiali della Curia romana, L’Osservatore romano e La Civiltà cattolica, cosa prima inaudita. Si sono svolti perfino dei convegni, con la partecipazione di prelati di Curia, anche grazie all’interessamento del Prof. Radaelli, discepolo di Amerio, curatore del suo libro postumo Stat Veritas e autore di un interessante testo con cui presenta Amerio e la sua opera : Romano Amerio. Della verità e dell’amore.

Si potrebbe pensare che sia finito l’ostracismo, che si sia aperta una nuova fase di apprezzamento di questo testo e soprattutto dei suoi principali contenuti. Indubbiamente questo è quello che appare, ma dietro l’apparenza continuano a muoversi i vecchi postulati moderni della discussione per la discussione, sempre noncuranti dell’essenziale.

Partiamo dalla nuova impostazione data dal Santo Padre. Essa nasce da una semplice constatazione: quarant’anni di postconcilio hanno prodotto più guasti e danni di quanto si potesse pensare all’inizio, occorre un nuovo approccio alle tematiche conciliari e soprattutto a quelle postconciliari. Iota unum, per il suo rigore e per il suo radicarsi nella dottrina tradizionale della Chiesa potrebbe essere un valido strumento di lavoro, tanto più che per tutti questi anni è stato considerato un testo anticonciliare, preconcetto e relegato in ambito “integralista”. Rivedere il postconcilio usando, tra l’altro, Iota unum permetterebbe anche di sanare la frattura tra l’ambito tradizionale e il più vasto contesto conciliare.

Lungo questa strada si incontrano elementi diversi, che vale la pena anche solo accennare.

Il primo riguarda la lettura del testo.
Pare che questo si possa fare a prescindere dalla critica puntuale che Amerio fa del Concilio, dello spirito che lo produsse e dello spirito che lo attuò, spirito che prima ancora di essere parziale e interessato è essenzialmente anticattolico. Le variazioni di cui parla Amerio fin dal titolo del volume, non sono elementi accidentali ed episodici, magari circoscritti a questo o a quell’aspetto dell’insegnamento della Chiesa, ma variazioni strutturali nella concezione stessa del cattolicesimo e della vera religione.
È nell’aver mostrato questo che sta il valore del testo di Amerio.
Per leggerlo a prescindere da questo occorre indossare i diffusissimi occhiali deformanti prodotti in questi quarant’anni dalla nota ditta modernista “catto-…-ismo”, fornitrice ufficiale della Sede Apostolica.

A mo’ d’esempio citiamo un passo di uno degli interventi sopraggiunti ultimamente.
« Certo, non è possibile condividere il giudizio negativo esteso al Concilio nel suo insieme e a tutto ciò che di positivo ne è derivato. Inoltre, è opinabile il tentativo di spiegare tutte le attuali difficoltà del cristianesimo quasi solamente come esito di una deviazione dal dogma del Logos, del declassamento della Verità al secondo posto dopo l’amore. La realtà è più complessa e non si può ricondurre tutta a un solo aspetto: in questo caso c’è il rischio di riduttivismo filosofico.» (Innamorato della verità e della Chiesa, in La Civiltà Cattolica, quaderno 3762, 17.3.2007, pp. 622-623).

Potremmo subito dire che per noi semplici fedeli, che non siamo ferrati in profonde disquisizioni teologiche, “il declassamento della Verità al secondo posto dopo l’amore” non può essere considerato come un “aspetto” della realtà, ci sembra piuttosto che si tratti dell’elemento centrale e fondativo, non di questa o di quella questione, ma della stessa religione.
Declassare la Verità, sia pure a favore dell’amore, è di per sé una relativizzazione di Dio, impossibile da giustificare o anche solo da prendere in considerazione come pura ipotesi di lavoro.
Relativizzato Dio, si è distrutta la religione.
Se dovessimo leggere Iota unum inforcando queste lenti deformanti, ne verrebbe fuori un ulteriore pasticcio dottrinale.

Leggiamo allora cosa scrive propriamente Romano Amerio.

A proposito del Concilio.
 «L’inclinazione del Vaticano II a sciogliersi dalla stretta continuità colla tradizione e a crearsi forme, modalità e procedure atipiche, non si sa se sia da attribuire allo spirito ammodernante che lo investì e diresse, oppure alla mente e all’indole di Paolo VI. Probabilmente l’inclinazione è da rifondere pro rata tanto al Concilio quanto al Pontefice. Il risultato fu un rinnovamento o meglio una novazione dell’essere della Chiesa che toccò strutture, riti, linguaggio, disciplina, atteggiamenti, aspirazioni, la faccia insomma della Chiesa destinata a presentarsi al mondo nuova.» (Cap.IV, 44).


A proposito del declassamento della Verità.
«La crisi della Chiesa, come si confessa e come abbiamo indicato nei paragrafi iniziali di questo libro, è crisi di fede, … Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo … e non investe questa o quella certezza di ragione o di fede, bensì il principio medesimo di ogni certezza, cioè la capacità conoscitiva dell’uomo. … il fenomeno attinge una profondità teologica oltre che metafisica, perché attinge la costituzione dell’ente creato e quindi anche quella dell’ente increato del quale il primo è una imitazione analogica. Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade. Se infatti si nega la capacità di cogliere l’essere, l’espansione dello spirito nella primalità dell’amore rimane sconnessa dalla verità, perdendo ogni norma e degradando a pura esistenza.» (cap. XV, 147).
«Il fondo dell’attuale smarrimento, mondiale ed ecclesiale, è il pirronismo, cioè la negazione della ragione. Superficiale è la taccia data comunemente alla civiltà moderna di sovraestimare la ragione. Se per ragione si intende la facoltà calcolatrice e costruttiva del pensiero, a cui dobbiamo la tecnica e il dominio delle cose, la qualificazione può correre. Ma tale facoltà è un grado inferiore, e si trova, dicono, nei ragni e nelle api. Ma se per ragione si prende, quale è, la facoltà di cogliere l’essere delle cose e il loro senso, e di aderirvi col volere, allora l’età contemporanea è molto più debitrice all’alogismo [mancanza di logica] che al razionalismo.» (cap. XV, 148).

Fin qui Amerio che, dietro il discorrere puntuale e appropriato, manifesta una condanna così radicale che non potrà mai assumersi come oggetto di disquisizione. La questione posta, infatti, con parole povere potrebbe riassumersi così: senza il primario fondamento della Verità, di Dio, anche la volontà e l’amore si riducono a mero sentimento umano, non più rette e dominate dalla “ retta ragione”, l’intelletto illuminato dalla grazia, ma mosse dal continuo fluire dell’esistenza e da esso costrette.

Un altro elemento è costituito da quello che si evince da quanto detto fin qui.
In fondo Amerio, si dice, pone innanzi tutto una questione teologica, centrando tutto il suo esame critico sulla perdita dell’assiologia, cioè della centralità della Verità e del Verbo, è su questo allora che occorrerà concentrarsi per esaminare e discutere le sue riflessioni circa le variazioni della Chiesa.
Solo che per Amerio questo è l’elemento di base, su cui si fonda la nuova concezione del cattolicesimo praticata durante e dopo il Concilio, ma partendo da questa constatazione Amerio sviluppa tutta una serie di appunti critici che attengono a tutta la vita della Chiesa, dottrinale, sacramentale e pastorale. La sua attenzione si ferma su tutti gli aspetti della vita religiosa del fedele cattolico e della vita della Chiesa.
Per far comprendere quanto sia fuorviante una tale impostazione, basta leggere l’indice dei capitoli e dei paragrafi, che riportiamo in calce, e subito rendersi conto che parlare di Amerio come di un metafisico preso nei cieli più alti, sia una semplice falsità.
Chi volesse leggere Iota unum nonostante le sue 650 pagine non ha bisogno di affrontarlo come un trattato organico di teologia dogmatica, basta sfogliare il libro qua e là e soffermarsi su… “crisi del sacerdozio”, per esempio, o su “Chiesa e femminismo”, o su “rifiuto cattolico della scuola cattolica”, o su “la catechesi senza catechesi”, o su “l’aborto”… “la pena di morte”… “la guerra”… Chiesa e democrazia”, ecc. … e potremmo continuare per 334 paragrafi.
Leggerne uno non significa essere costretti a rifarsi a tutte le 650 pagine, perché ogni argomentazione si tiene da sé. Che poi, leggendolo qua e là non si riesca a fare a meno di leggerlo tutto, è cosa che attiene alla sensibilità di tanti cattolici e cosa sommamente auspicabile soprattutto per tanti chierici che sono cresciuti nel clima superficiale e relativista dei seminari del postconcilio.


C’è ancora un altro elemento che va segnalato.
Iota unum come strumento per «attuare il progetto del Papa di leggere una continuità sostanziale tra il magistero e la teologia prima del concilio, il concilio e il post-concilio» (come scrive Mons. Luigi Negri nella prefazione all’edizione dell’editrice “Fede e Cultura”), o Iota unum come strumento per «discernere e ammirare l’inalterabile identità della nostra Chiesa, il perdurare di ciò che la definisce. Conosciamo la sua identità e la sua unità nella sua diversità» (come scrive il Card Castrillon Hoyos nella prefazione all’edizione dell’editrice “Lindau”) ?
Per certi aspetti le due espressioni si assomigliano; entrambe pongono l’accento sulla possibilità che offrirebbe Iota unum di costruire un quadro complessivo in cui rientrerebbero coerentemente e organicamente gli insegnamenti di sempre e quelli nuovi sortiti dal Concilio, un quadro che descriverebbe così al meglio il multiforme volto della Chiesa.
La differenza sta nel fatto che Mons. Negri privilegia la lettura a posteriori del Concilio in chiave di sopraggiunta necessità della individuazione della continuità con la Tradizione, mentre il Card. Castrillon mette in primo piano la multiforme difformità detta a priori “ricchezza delle sue [della Chiesa] policrome manifestazioni”.

Non è nostra intenzione mancare di rispetto a nessuno, ma abbiamo l’impressione che i due prelati non abbiano mai letto Iota unum.

Ove, tra l’altro, si dice che:
«È appunto la reiezione del tomismo come filosofia, cioè come sistema di tesi, e la sua degradazione a puro atteggiamento metodico accomodato all’indole dei tempi, la nota che si vede impressa nella teologia postconciliare. Gli attacchi portati al tomismo nel Concilio non restarono senza influsso nella redazione dei testi. Il decreto Optatam totius sulla formazione intellettuale del clero al § 15 domanda che gli alunni siano guidati a una solida e coerente concezione dell’uomo, del mondo e di Dio “innixi patrimonio philosophico perenniter valido”, ma tace del tomismo […] Il concetto generico di filosofia perennemente valida subentrato a quello specifico di filosofia tomistica non ha più nessun significato ad rem.» (cap. XXXIV, 239).
«…la costituzione apostolica Sapientia cristiana di Giovanni Paolo II, contenente le direttive per il rinnovamento delle Università. … si diffonde sulla libertà della ricerca teologica, ma non manifesta nessuna preoccupazione per l’unità dottrinale e lascia largo spazio alla pluralità degli insegnamenti. […] Così  il § 32 prescrive per l’ammissione all’Università ecclesiastica “quei titoli di studio che si richiedono per l’ammissione alle università civili di quel paese.” Così accadrà che l’essere imbevuti di filosofia marxistica ed esistenzialistica divenga condizione per entrare negli istituti di formazione del clero». (cap. XXXIV, 240).

Ci sembra difficile usare uno strumento come questo per leggere una continuità sostanziale tra il prima del Concilio, il Concilio e il post-Concilio, soprattutto ove ci si soffermi a considerare che nella sostanza le enunciazioni e le applicazioni conciliari sono connotati dal rifiuto dell’ieri della Chiesa e dall’adesione all’oggi del mondo.

E dove si dice anche:
«La variazione instaurata nella Chiesa dal Vaticano II è confessata nel Convegno romano su san Tommaso d’Aquino nel centenario dell’enciclica Aeterni Patris: “Col Vaticano II, malgrado il suo riferimento a S. Tommaso, si apre il periodo del pluralismo teologico nel quale adesso viviamo» (Atti, Roma 1981, p. 168)» (cap. XXXIV, 240).
«Benché il vocabolo pluralismo si trovi usato nel Concilio solo per indicare le diversità e le opposizioni interne alla società civile, e mai le varie scuole teologiche che vengono speculando sui dogmi nell’ambito della Chiesa, il pluralismo, è, insieme al dialogo, l’idea ispiratrice e direttiva del pensiero postconciliare. Ma se il pluralismo politico è conforme alla nozione di comunità politica, massime moderna, che respinge ogni unità fuorché quella che discende dal principio della libertà, non è punto facile comporre l’idea di pluralismo con quella di verità dogmatica e pertanto con quella di teologia cattolica.» (cap. XXXIV, 241).
«Nel Convegno sul tomismo sopra citato il rifiuto [della protologia cattolica] è manifesto. Vi sono infatti professati aperta facie il mobilismo e il suo lemma del pirronismo relativistico. La teologia (si dice) deve aggiornarsi al pensiero moderno e perciò staccarsi dalla mentalità classica in cui la Chiesa si identificò sino al Vaticano II. Aggiornamento viene preso nel Convegno per assimilazione alla mentalità moderna senza provare antecedentemente se tale assimilazione sia possibile.» (cap. XXXIV, 242).

Questa concezione del pluralismo cattolico moderno, che vige tutt’ora e che viene presentata come un valore, tanto da far parlare di ricchezza della diversità, comporta che nella Chiesa conciliare possano convivere e arricchirsi mutualmente le posizioni teologiche più diverse e le pratiche religiose più disparate. È ormai cosa nota che le diversità comporterebbero “logicamente” l’unità, sia tra le “chiese” sia all’interno della Chiesa cattolica. Come poi possano dirsi unite delle concezioni teologiche e delle pratiche cultuali che per propria natura sono separate e disunite, è un mistero che forse rimarrà insoluto fino alla fine dei tempi, nonostante la buona volontà di vescovi e cardinali.

Per intanto registriamo che criticare il Concilio e il postconcilio è cosa che si concilia tranquillamente con la loro difesa, basta sottolineare le continuità e considerare una ricchezza le divergenze e convergenti le parallele.


Per ultimo ci sembra il caso di annotare una stranezza legata alla riedizione del lavoro di Amerio.
Da anni si sentiva la mancanza di Iota unum, soprattutto perché negli ultimi venti anni l’interesse per la questione tradizionale è andata sempre crescendo.
Dopo vari tentativi effettuati negli ultimi tre anni, ecco che improvvisamente, anche sull’onda di quello che abbiamo su indicato, compaiono ben due diverse edizioni del libro. Una a cura di “Fede e Cultura”, di Verona, giovane casa editrice cattolica che in quasi cinque anni ha pubblicato diversi titoli interessanti, alcuni dei quali di un certo pregio. L’altra a cura di “Lindau”, di Torino, editrice esistente da vent’anni, ma solo da qualche anno voltasi alla religione, con una collana in cui sono presenti anche diversi testi del Card. Ratzinger.
A marzo di quest’anno si viene a sapere che entro pochi mesi Iota unum sarà in libreria, pubblicato da “Fede e Cultura”, al prezzo di 40,00 Euri, ma si viene anche a sapere che la “Lindau” di Torino farà la stessa cosa, immettendo sul mercato entrambi i titoli più noti di Romano Amerio: Iota unum e Stat Veritas, ad un prezzo più basso (oggi 29,00 Euri il primo e 19,50 il secondo).

Incredibile, ma vero! Fino all’anno scorso perfino certi editori cattolici si schermivano e prendevano tempo… com’è che nel giro di qualche mese è esploso quest’improvviso entusiasmo?
Qualcuno potrebbe gridare al miracolo, ma pare che le cose siano andate in maniera del tutto prosaica. Il che, ovviamente, non ci interessa più di tanto.
Quello che ci interessa invece è far notare come un’editrice cattolica sorta proprio in chiave conservatrice, se non proprio tradizionale, presenta un testo così importante ad un prezzo ben più alto di quello praticato da un’editrice che è tale quasi solo per mestiere. Come dire che per aiutare la diffusione di importanti testi cattolici è meglio rivolgersi agli editori laici piuttosto che a quelli cattolici, soprattutto se si dicono schierati.
O la “Lindau” ha deciso questa volta di aiutare la Tradizione cattolica anche a costo di rimetterci, o “Fede e Cultura” si è fermata ad un semplice calcolo di interessi economici a cui ha subordinato la sua vocazione.

Comunque sia andata, diciamo che è andata bene.

Finalmente abbiamo la possibilità di comprare i libri di Amerio, sia per leggerli, sia per regalarli e diffonderli.

A tal fine la nostra Associazione
rende disponibili i due volumi di Amerio, della “Lindau”,

ad un prezzo ridotto per i soci e i corrispondenti





Indice dei capitoli e dei paragrafi

Romano Amerio

IOTA  UNUM
STUDIO DELLE VARIAZIONI
DELLA CHIESA CATTOLICA NEL XX SECOLO

INDICE


Capitolo I
LA CRISI
1. Precisazioni di lessico e di metodo
2. Negazione della crisi
3. Errore del cristianesimo secondario
4. La crisi come inadattamento 
5. Accomodazione della contrarietà della Chiesa al mondo
6. Ancora la negazione della crisi
7. Il Papa riconosce lo smarrimento
8. Pseudo-positività della crisi. Falsa teodicea
9. Nuove confessioni della crisi
10. Interpretazione positiva della crisi. Falsa teodicea
11. Ancora della falsa teodicea

CAPITOLO II
SCHIZZO STORICO. LE CRISI DELLA CHIESA
12. Le crisi della Chiesa. Gerusalemme (anno 50)
13. La crisi di Nicea (anno 325) 
14. Gli smarrimenti dell’età di mezzo
15. La crisi della secessione luterana. Ampiezza ideale del Cristianesimo
16. Ancora della ampiezza ideale del Cristianesimo. Suoi limiti
17. Negazione del principio cattolico nella dottrina luterana
18. Ancora l’eresia di Lutero. La bolla «Exsurge, Domine»
19. Il principio di indipendenza e gli abusi nella Chiesa
20. Perché la casistica non abbia fatto crisi nella Chiesa
21. La Rivoluzione di Francia
22. Il principio di indipendenza. La «Auctorem fìdei»
23. La crisi della Chiesa nella Rivoluzione di Francia
24. Il sillabo di Pio IX
25. Lo spirito del secolo. Alessandro Manzoni
26. La crisi modernista. Il secondo Sillabo 
27. La crisi preconciliare e il terzo Sillabo
28. La «Humani generis» (1950)

CAPITOLO III

LA PREPARAZIONE DEL CONCILIO
29. Il Concilio Vaticano II. La preparazione
30. Esito paradosso del Concilio 
31. Ancora l’esito paradosso del Concilio. Il Sinodo Romano
32. Ancora l’esito paradosso del Concilio. La «Veterum sapientia»
33. I fini del Concilio Vaticano I 
34. I fini del Vaticano II. La pastoralità
35. Le aspettazioni intorno al Concilio
36. Le previsioni del card. Montini. Suo minimismo
37. Le previsioni catastrofali
 
CAPITOLO IV
LO SVOLGIMENTO DEL CONCILIO
38. Il discorso inaugurale: l’antagonismo col mondo e la libertà della Chiesa
39. Il discorso inaugurale. Poliglossia e polisenso testuale
40. Il discorso inaugurale: nuovo atteggiamento di fronte all’errore
41. Reiezione del Concilio preparato. La rottura della legalità conciliare
42. Ancora la rottura della legalità conciliare
43. Conseguenze della rottura della legalità. Se ci sia stata cospirazione
44. L’azione papale nel Vaticano II. La «Nota praevia»
45. Ancora l’azione papale nel Vaticano II. Interventi sulla dottrina mariologica. Sulle missioni. Sulla morale coniugale
46. Sintesi del Concilio nel discorso di chiusura della quarta sessione. Confronto con Pio X. Chiesa e mondo

CAPITOLO V

IL POSTCONCILIO
47. L’oltrepassamento del Concilio. Lo spirito del Concilio 
48. L’oltrepassamento del Concilio. Carattere anfibologico dei testi conciliari
49. Ermeneutica neoterica del Concilio. Variazioni semantiche. Il vocabolo «dialogo»
50. Ancora l’ermeneutica neoterica del Concilio. Circiterismi. Uso della avversativa «ma». L’approfondimento
51. Caratteri del postconcilio. L’universalità del cangiamento
52. Ancora del postconcilio. L’uomo nuovo. GS 30. Profondità del cangiamento 
53. Impossibilità di variazione radicale nella Chiesa
54. Ancora l’impossibilità della novità radicale
55. La denigrazione della Chiesa storica
56. Critica della denigrazione della Chiesa
57. Falsa retrospettiva sulla Chiesa dei primordi 

CAPITOLO VI

LA CHIESA POSTCONCILIARE. PAOLO VI
58. Santità della Chiesa. Il principio dell’apologetica
59. La cattolicità nella Chiesa. Obiezione. La Chiesa come principio di divisione. Paolo VI
60. L’unità della Chiesa postconciliare
61. La Chiesa disunita nella gerarchia 
62. La Chiesa disunita circa «Humanae vitae»
63. Ancora la Chiesa disunita circa l’enciclica papale
64. Lo scisma olandese
65. La desistenza dell’autorità. Una confidenza di Paolo VI
66. Un parallelo storico. Paolo VI come Pio IX
67. Governo e autorità
68. Ancora la desistenza dell’autorità. L’affare del catechismo francese
69. Carattere di Paolo VI. Autoritratto. Card. Gut
70. Sic et non nella Chiesa postconciliare
71. Ancora la desistenza dell’autorità. La riforma del Santo Officio
72. Critica della riforma del Santo Officio
73. Variazione della Curia romana. Difetto di acribia
74. Ancora la variazione della Curia romana. Cultura difettosa
75. La desistenza della Chiesa nei rapporti con gli Stati
76. Ancora la revisione del Concordato
77. La Chiesa di Paolo VI. I discorsi di settembre 1974
78. Irrealismo intermittente di Paolo VI

CAPITOLO VII

LA CRISI DEL SACERDOZIO
79. La defezione dei sacerdoti 
80. La legittimazione canonica della defezione sacerdotale
81. Tentativi di riforma del sacerdozio cattolico
82. Critica della critica del sacerdozio cattolico. Don Mazzolari
83. Sacerdozio universale e sacerdozio ordinato
84. Critica dell’adagio «il prete è un uomo come tutti gli altri»

CAPITOLO VIII

LA CHIESA E LA GIOVENTÙ
85. Variazione della Chiesa postconciliare di fronte alla gioventù. Delicatezza dell’opera educativa
86. Carattere della gioventù. Critica della vita come gioia
87. I discorsi di Paolo VI ai giovani 
88. Ancora del giovenilismo nella Chiesa. I vescovi svizzeri

CAPITOLO IX

LA CHIESA E LA DONNA
89. Chiesa e femminismo
90. Critica del femminismo. Il femminismo come mascolismo
91. La teologia femminista 
92. La tradizione egualitaria della Chiesa. Subordinazione e sovraordinazione della donna
93. La subordinazione della donna nella tradizione cattolica
94.Apologia della dottrina e della prassi della Chiesa circa la donna
95. Elevazione della donna nel cattolicismo
96. Lo scadimento del costume
97. Filosofia del pudore. La vergogna della natura
98. La vergogna della persona. Reich
99. Documenti episcopali sulla sessualità. Card. Colombo. Vescovi tedeschi

CAPITOLO X

SOMATOLATRIA E PENITENZA
100. La somatolatria moderna e la Chiesa
101. Lo sport come perfezione della persona
102. Lo  sport come incentivo di fraternità
103. La somatolatria nei fatti 
104. Spirito penitenziale e mondo moderno. Riduzione di astinenze e digiuni 
105. La nuova disciplina penitenziale
106. Etiologia della riforma penitenziale
107. Penitenza e obbedienza

CAPITOLO XI

MOTI RELIGIOSI E SOCIALI
108. Desistenza dall’azione politica e sociale
109. Scomparsa o trasformazione dei partiti cattolici
110. La desistenza della Chiesa nella campagna italiana sul divorzio e sull’aborto
111. La Chiesa e il comunismo in Italia. Le condanne del 1949 e del 1959
112. Chiesa e il comunismo in Francia
113. Ancora dei cristiani impegnati
114. Indebolimento delle antitesi
115. Principii e movimenti nella «Pacem in terris»
116. Di un socialismo cristiano. Toniolo. Curci
117. La dottrina del padre Montuclard e lo svuotamento della Chiesa
118. Passaggio dall’opzione marxistica alla teologia della liberazione. Il nunzio Zacchi. Il documento dei diciassette vescovi
119. Giudizio sul documento dei Diciassette
120. Ancora dell’opzione di cristiani. Mons. Fragoso
121. Esame della dottrina di mons. Fragoso
122. Consensi alla dottrina dei Diciassette

CAPITOLO XII

LA SCUOLA
123. La scuola nella Chiesa postconciliare
124. Necessità relativa della scuola cattolica
125. Il documento della Congregazione per l’educazione cattolica del 16 ottobre 1982
126. Rifiuto cattolico della scuola cattolica. Mons. Leclercq
127. Pedagogia moderna. La catechesi 
128. Pedagogia neoterica
129. La cognizione del male nella dottrina cattolica
130. Insegnamento e autorità. La catechesi

CAPITOLO XIII

LA CATECHESI
131. La dissoluzione della catechesi. Il sinodo dei vescovi 1977 
132. La dissoluzione della catechesi. Padre Arrupe. Card. Benelli 
133. La dissoluzione della catechesi. Le Du. Charlot. Mons. Orchampt 
134. Rinnovamento e inanizione della catechesi in Italia
135. Il convegno dei catechisti romani attorno al Papa
136. Antitesi della nuova catechesi alle direttive di Giovanni Paolo II. Card. Journet
137. La catechesi senza catechesi
138. Restaurazione della catechesi cattolica

CAPITOLO XIV

GLI ORDINI RELIGIOSI
139. Gli ordini religiosi nella Chiesa postconciliare
140. L’alterazione dei principii. La stabilità
141. La variazione di fondo
142. Le virtù religiose nella riforma postconciliare. Castità. Temperanza
143. Povertà e obbedienza
144. Nuovo concetto dell’obbedienza religiosa
145. Insegnamento del Rosmini circa l'obbedienza religiosa
146. Obbedienza e vita comunitaria

CAPITOLO XV

IL PIRRONISMO
147.     Impianto teologico del discorso
148.     Il pirronismo nella Chiesa. Card. Léger. Card. Heenan. Card. Alfrink. Card. Suenens
149.     L’invalidazione della ragione. Sullivan. Rifiuto neoterico della certezza
150.     Ancora l’invalidazione della ragione. I teologi di Padova. I teologi di Ariccia. Manchesson
 
CAPITOLO XVI
IL DIALOGO
151.Dialogo e discussionismo nella Chiesa postconciliare. Il dialogo in «Ecclesiam suam»
152.     Filosofia del dialogo

153.     Inidoneità del dialogo
154.     I fini del dialogo. Paolo VI. Il Segretariato per i non credenti
155.     Se, il dialogo sia sempre un arricchimento
156.     Il dialogo cattolico 

CAPITOLO XVII

IL MOBILISMO
157. Il mobilismo nella filosofia moderna
158.     Critica del mobilismo. Ugo Foscolo. Kolbenheyer
159. Il mobilismo nella Chiesa
160.     Mobilismo e mondo della fuga. Sant’Agostino
161.     Il mobilismo nella teologia neoterica
162.     Il mobilismo nell’escatologia

CAPITOLO XVIII

LA VIRTÙ DELLA FEDE
163. Rifiuto della teologia naturale. Card. Garrone. Mons. Pisoni
164.     La virtù teologica della fede
165.     Critica della fede come ricerca. Lessing
166.     Critica della fede come tensione. I vescovi francesi
167.     Motivo e certezza della fede. Alessandro Manzoni

CAPITOLO XIX

LA VIRTÙ DELLA SPERANZA
168. Ibridazione di fede e speranza. Hebr. II. Ragionevolezza delle virtù soprannaturali

CAPITOLO XX

LA VIRTÙ DELLA CARITÀ
169. La carità nel concetto cattolico
170.     La vita come amore. Ugo Spirito
171.     L’amore e la legge
172.     La negazione della legge naturale. Sartre
173.     Richiamo della dottrina cattolica
174.     Maestà e vilipendio della legge naturale

CAPITOLO XXI

LA LEGGE NATURALE
175. La legge naturale come tabù. Card. Suenens. Hume. Critica 
176.     La legge come creazione dell’uomo. Duméry
177.     Rifiuto della legge naturale ad opera della società civile

CAPITOLO XXII

IL DIVORZIO
178. Il divorzio. Mons. Zoghbi. Il Patriarca Maximos IV al Concilio 
179.     Ancora Maximos IV. La formula “umanamente parlando”
180.     Il valore dell’indissolubilità 

CAPITOLO XXIII

LA SODOMIA
181.    La sodomia 

CAPITOLO XXIV

L’ABORTO
182. L’aborto. Evoluzione storica della dottrina. La formazione del feto
183.     La nuova teologia dell’aborto. I Gesuiti di Francia
184.     Ancora la nuova teologia dell’aborto. L’argomento Beethoven. Corte costituzionale italiana 
185.     Radice ultima della dottrina dell’aborto. Teoria di potenza e atto
 
CAPITOLO XXV
IL SUICIDIO
186.     Il suicidio

CAPITOLO XXVI

LA PENA DI MORTE
187. La pena di morte
188.     L’opposizione alla pena capitale
189.     Variazione dottrinale nella Chiesa 
190.     Inviolabilità della vita. Essenza della dignità umana. Pio XII

CAPITOLO XXVII

LA GUERRA
191. Il Cristianesimo e la guerra 
192.     Pacifismo e pace. Card. Poma. Paolo VI. Giovanni Paolo II
193.     La dottrina del Vaticano II
194.     Le aporie della guerra
195.     L’aporia della guerra moderata. Voltaire. Pio XII. Impossibilità finale della guerra moderna
196.     Rimozione dell’aporia della guerra nella società etnarchica

CAPITOLO XXVIII

LA MORALE DI SITUAZIONE
197. La morale di situazione. Pratico e prassiologico. La legge come previsione
198.     Critica della creatività della coscienza. Passività dell’uomo morale. Rosmini
199.     La morale di situazione come morale d’intenzione. Abelardo
200.     Se la morale cattolica levi il dinamismo della coscienza

CAPITOLO XXIX

GLOBALITÀ E GRADUALITÀ
201. La morale della globalità
202.     Puntualità della vita morale
203.     Critica della globalità
204.    La morale della gradualità

CAPITOLO XXX

L’AUTONOMIA DEI VALORI
205. Teleologia antropocentrica di «Gaudium et spes» 14 e 24
206.     Critica della teleologia antropocentrica. Prov. 16, 4
207.     L’autonomia dei valori mondani
208.     Il senso autentico dell’autonomia naturale. Amabilità e inamabilità dell’uomo 
209.     Si scioglie un’obiezione

CAPITOLO XXXI

LAVORO, TECNICA E CONTEMPLATIVA
210. Antropocentrismo e tecnica. Il lavoro come dominio della terra e come pena
211.     La tecnica moderna. La manipolazione genetica
212.     L’impresa lunare. Falsità dell’interpretazione religiosa
213.     Nuovo concetto del lavoro. L’enciclica «Laborem exercens»
214.     Il Cristo come uomo del lavoro. Critica
215.     Il lavoro come autorealizzazione dell’uomo. Critica
216.     Distinzione fra speculativo e pratico
217.     Superiorità della contemplativa sul lavoro

CAPITOLO XXXII

CIVILTÀ E CRISTIANESIMO SECONDARIO
218. Civiltà della natura e civiltà della persona. Civiltà del lavoro
219.     Civitas diaboli, civica hominis, civica Dei
220. Il cristianesimo secondario. Confusione di religione e civiltà
221.     Critica del cristianesimo secondario. Errore teologico. Errore eudemonologico
222.     Chiesa e civiltà nel postconcilio
223.     Cattolicismo e gesuitismo
224.     Il mito del grande inquisitore

CAPITOLO XXXIII

LA DEMOCRAZIA NELLA CHIESA
225. I principii dell’Ottantanove e la Chiesa
226.     Variazione di dottrina circa la democrazia. Passaggio dalla specie al genere 
227.     Esame del sistema democratico. Sovranità popolare. Competenza
228.     Esame della democrazia. Sofisma della sineddoche
229.     Esame della democrazia. Maggioranza dinamica. Partiti
230.     Chiesa e democrazia
231.     Influsso dell’opinione pubblica nella vita della Chiesa
232.     Nuova funzione dell’opinione pubblica nella Chiesa
233.     Conferenze episcopali. Sinodi 
234.     Sinodi e Santa Sede
235.     Spirito e stile dei sinodi. Il Forum elvetico 1981
CAPITOLO XXXIV
TEOLOGIA E FILOSOFIA NEL POSTCONCILIO
236. Filosofia e teologia nel cattolicismo
237.     La sfigurazione del tomismo. Schillebeecks
238.     Attualità e perennità del tomismo. Paolo VI
239. Rifiuto postconciliare del tomismo
240.     Il tomismo teologico nella Chiesa postconciliare. Epocazione della «Aeterni Patris»
241.     Il pluralismo teologico nella tradizione
242.     Il pluralismo teologico nei neoterici
243.     Il dogma e le formule
244.     Teologia e Magistero. Hans Küng

CAPITOLO XXXV

L’ECUMENISMO
245. La variazione nel concetto dell’ecumenismo. La instructio del 1949
246.    La variazione conciliare. Villain. Card. Bea
247.     L’ecumenismo postconciliare. Paolo VI. Il Segretariato per l’unione
248.     Conseguenze dell’ecumenismo postconciliare. Cessazione dei ritorni
249.     Carattere politico dell’ecumene
250.     Incongruità del metodo ecumenico
251.     Passaggio all’ecumene dei non cristiani
252.     Carattere naturalistico dell’ecumenismo per i non cristiani. Dottrina del Segretariato per le religioni non cristiane
253.     Teoria dei cristiani impliciti nel nuovo ecumenismo
254.     Critica del nuovo ecumenismo. Tintura pelagiana. Insignificanza della missione
255.     Conversione della religione in civiltà. L’ecumenismo campanelliano
256. Influenza della psicologia moderna sul nuovo ecumenismo
257. La summa del nuovo ecumenismo in due scritti dell’«Osservatore romano»
258.     Critica del nuovo ecumenismo. Ancora l’insignificanza della missione
259.     Debolezza teologica del nuovo ecumenismo
260.     Stato reale dell’ecumenismo. Dall’ecumenismo religioso all’umanitario

CAPITOLO XXXVI

I SACRAMENTI. IL BATTESIMO
261.     Variazione nella teologia dei sacramenti
262.     La pratica del battesimo nei secoli 
263.     Tendenza neoterica alla soggettivazione del battesimo
264.     Battesimo in fide parentum

CAPITOLO XXXVII

L’EUCARISTIA
265. L’eucaristia nel dogma cattolico
266.     Teologia dell’eucaristia
267.     Teologia neoterica dell’eucaristia
268.     Il dileguo dell’adorazione
269.     Culto eucaristico extraliturgico
270.     La degradazione del sacro
271.     Il venerandum e il tremendum dell’eucaristia nella storia della Chiesa
272.     Sacerdozio e sinassi eucaristica
273.     Analisi dell’articolo 7
274.     La degradazione del sacerdozio nell’eucaristia. Card. Poletti 
275.     Preponderanza della sinassi al sacramento 

CAPITOLO XXXVIII

LA RIFORMA LITURGICA
276. La riforma liturgica
277.     Latinità e popolarità nella liturgia
278.     I valori della latinità nella Chiesa. Universalità 279.     Immutabilità relativa. Carattere eletto dell’idioma latino
280.     La neovulgata liturgica
281.     La neovulgata liturgica. Variazione lessicale. Vene pelagiane
282.     La neovulgata liturgica. Anfibologie dogmatiche
283.     Disfatta generale del latino
284.     Critica dei principii della riforma liturgica. L’espressività umana
285.     II principio di creatività
286.     Passaggio dal sacro al teatrico
287.     Passaggio dal pubblico al privato
288.     Bibbia e liturgia
289.     Pletora e difformità nella neovulgata
290.     Altare e mensa nella riforma liturgica
291.     L’altare facciale
292.     La nuova architettura sacra
293.     Sinossi della riforma liturgica

CAPITOLO XXXIX

IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
294.     Nuovo concetto dell’amore coniugale e del matrimonio
295.     Primario e secondario nei valori del matrimonio
296.  Prevalenza del fine genetico nella dottrina tradizionale. Luc. 20, 35-6
297.     Matrimonio e contraccezione
298.     Critica della teologia della contraccezione

CAPITOLO XL

TEODICEA
299. Teodicea neoterica
300.     Nuova concezione della causalità divina. I vescovi di Francia
301.     Variazione nella dottrina della preghiera
302.     Provvidenza e flagelli
303.     Origine morale del dolore umano
304.     Il male della morte
305.     Preparazione alla morte e dimenticanza della morte
306.     La morte improvvisa. Pio XI
307.     La morte come giudizio
308.     Giustizia e misericordia nella morte cristiana
309.     Epocazione dell’idea del giudizio
310.     Dignità della sepoltura nel rito cattolico
311.     Degradazione della sepoltura
312.     La cremazione

CAPITOLO XLI

ESCATOLOGIA
313. Consumazione dell’assiologia. L’inferno
314.     Apologia dell’inferno
315.     L’eternità delle pene
316.     L’inferno come pura giustizia

EPILOGO

317. La variazione come αιρεσισ. Verità concepita e verità sentita
318.     L’invariabilità del dogma. Il Lirinense e il card. Newman
319.     La sostanza trascritta dai neoterici come modalità
320.     La perdita dell’unità nella Chiesa
321.     Sdogmatizzazione e indifferentismo. «Etudes». Mons. Le Bourgeois
322.     Perdita dell’unità cultuale
323.     Perdita dell’unità di regime. Sromanizzazione del Sacro Collegio
324.     Sinossi della Chiesa nel mondo contemporaneo. Card. Siri. Card. Wyszynski. Episcopato di Francia
325.     Crisi della Chiesa e crisi del mondo moderno. Paral¬lelo tra il declino del Paganesimo e il presente declino della Chiesa
326.     Declino dell’influsso sociale della Chiesa nel mondo
327.     Declino dell’influsso vitale della Chiesa nel mondo internazionale
328.     La Chiesa disorbitata per il cristianesimo secondario. La «Populorum progressio»
329.     Oscurazione dell’escatologia. L’ecumene umanitaria
330.     Leggi dello spirito del secolo. Il piacente. L’oblio
331.     I fatti dell’oblio nella Chiesa contemporanea
332.     Deduzione metafisica della crisi 
333.     Diagnosi e prognosi. Due congetture finali 
334.     L’onus contra Dumam






(su)


agosto 2009


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