Centralità dell'Altare e del Tabernacolo
Risposte a un fedele che serve la S. Messa moderna
(2004)
Domanda
Mi chiamo … sono aiutante sacrista; compito
che mi procura non pochi fastidi perché dicono
che sono tradizionalista e "antiquato".
Navigando su internet ho trovato il vostro sito che ho consultato con
estremo interesse.
Purtroppo ogni volta che chiedo notizie su come era la
Liturgia prima del Concilio mi rispondono in modo vago o
mi mettono a tacere con frasi del tipo: "cose da nostalgici"
e simili. Quasi si volesse cancellare con una semplice
riforma (che giudico assurda!) secoli di Tradizione.
Grazie al vostro sito sono riuscito, in parte, a capire
molte cose e vi ringrazio.
Vorrei avere un parere circa la
disposizione dell'Altare del SS.mo Sacramento.
Nella nostra chiesa Nostro Signore Gesù Cristo
è stato "relegato" in una cappella laterale (in un angolino)
che ho cercato di rendere più decorosa possibile. Ho
messo bene in evidenza la lampada del Santissimo in modo che quando
si entra si sappia che lì non c'è una
statua qualsiasi ma una "Presenza" ben più importante!
Ho notato che la gente quando entra continua a fare la genuflessione
davanti all'Altare Maggiore (dove, in bella vista, c'è
un antico crocifisso) e a passare davanti al Tabernacolo
tutt'al più facendosi il segno della croce.
Nel paese di mia madre invece il SS.mo è sull'Altare Maggiore;
con l'arrivo del nuovo sacerdote, le sedie che prima stavano a destra
dell'Altare, sono state messe davanti, dando così problemi quando
si va a prendere la pisside (io compreso: sono ministro straordinario dell'Eucaristia!)
perché si deve spostare la "monumentale"
sedia e si rischia di cadere dagli scalini.
Ora mi chiedo: dare le spalle al Tabernacolo non è segno
di grande irriverenza nei confronti di Nostro Signore?
É già difficile per me accettare la Messa davanti
al popolo, ma dover servire Messa stando seduto spalle al Tabernacolo
mi viene ancora più difficile. E così quando posso vado
a leggere anziché dominare dall'alto dell'Altare.
Come mi debbo comportare?
Lo so è difficile vivere con persone che non vogliono
sentire, ma io vorrei cercare di porre rimedio, nel mio
piccolo, a molte oscenità che la riforma liturgica
ha prodotto.
Vi saluto con affetto e vi ricordo nelle mie preghiere.
Risposta
Egr. Sig. …,
ci voglia benevolmente scusare per il grande ritardo con cui Le rispondiamo,
… Cerchiamo di rispondere a tutti, ma non sempre ci riusciamo.
Una cosa che pensiamo debba essere sottolineata è l'incongruenza con
la quale si parla di "riforma liturgica".
In realtà la Santa Chiesa, nel corso di 20 secoli, non ha mai attuata
alcuna riforma liturgica. Vi sono stati degli adattamenti anche consistenti,
ma non hanno mai toccato l'essenzialità del Rito, soprattutto in relazione
alla sua parte centrale ed essenziale: la consacrazione. Questi adattamenti
hanno concorso a differenziare il Rito Romano da quello Greco, e nell'àmbito
del Rito Romano: quello del 500-600 da quello un po' diverso del 900-1200
e ancora da quello rinascimentale e post-tridentino.
Nella sua essenzialità (e quasi per tutte le preghiere che vanno dall'Offertorio
alla Comunione) il rito è rimasto sempre identico, soprattutto se
si tiene conto che il riferimento più probante per tale giudizio è
quello relativo al rituale in uso nella Curia Romana.
Dopo il Concilio di Trento, infatti, non si realizzò altro che l'uso
universale del Missale Romanum in uso nella Curia da almeno 13 secoli.
A Trento e dopo Trento non si realizzò alcuna "riforma",
tant'è che si è sempre sostenuto che neanche il Sovrano
Pontefice ha il potere di modificare un "uso immemorabile" della Santa Chiesa.
Con la promulgazione del nuovo Missale Romanum da parte di Paolo VI,
si è venuta a determinare una rottura con l'"uso immemorabile" della
Santa Chiesa. Si è cioè operato una sorta di abuso, anche
se c'è da dire che in realtà Paolo VI non ha mai abrogato realmente
il Messale e i libri liturgici del 1962. Questo concetto della impossibilità
di abrogazione di un “uso immemorabile” è stato più volte ribadito
dallo stesso card. Ratzinger, nei suoi scritti e nelle sue interviste.
Per quanto riguarda la posizione dell'Altare e del SS Sacramento, vi è
da premettere che occorre innanzi tutto fissare il significato che nell'edificio
sacro ha l'Altare.
Al di là di ogni concezione "architettonica", se non addirittura "utilitaristica",
dovrebbe essere semplice comprendere che è dalla dottrina (dall'insegnamento)
che scaturisce l'edificio di culto, e non viceversa. Per cui a
pari dottrina dovrebbe corrispondere pari edificio.
Se oggi si notano delle considerevoli differenze tra gli edifici
moderni e quelli passati (dalla basilica costantiniana alla chiesa barocca,
di fatto sostanzialmente identiche), non si può fare a meno di considerare
che "forse" è cambiata la dottrina.
In realtà, l'altare è stato sempre collocato, con più
o meno attenzione, sotto l'occhio della cupola e sempre al centro della croce
formata dalla navata col transetto.
Ovviamente la pianta della chiesa era una croce, completata da una cupola
che poteva trovarsi in verticale sopra il centro della croce o in orizzontale
a formare l'abside; e spesso questi due motivi si trovano insieme.
Perché tutto questo? Perché la croce è il simbolo
per eccellenza della religione di Nostro Signore, il simbolo della Redenzione
operata dalla venuta del Figlio di Dio.
Sarebbe lungo spiegare tutte le implicazioni relative all'uso della Croce,
ma non è difficile capire il nesso stretto che esiste tra Nostro Signore
e la Croce.
Questo fa comprendere perché non possa esistere alcuna chiesa (anche
dopo la riforma) che non contenga la croce, soprattutto in corrispondenza
dell'altare.
Il nesso tra la Croce e l'altare è talmente necessario che,
anche secondo le istruzioni moderne, non può celebrarsi Messa senza
la presenza della Croce.
Ora, se questo nesso è davvero indispensabile, tanto
da tradursi in una vera e propria prescrizione inderogabile, non v'è
dubbio che altare e Croce formano, di fatto, il "centro" dell'edificio
di culto; perfino nelle chiese moderne che non hanno più un centro
architettonico, perché di fatto hanno perso di vista quest'idea del
Centro.
È indubbio, allora, che se l'altare e la Croce sono il centro
dell'edificio di culto e quindi del culto stesso, essi sono strettamente
connessi con l'elemento centrale e indispensabile dell'esecuzione e
della efficacia del Rito: la Transustanziazione.
Ora, il risultato della Transustanziazione è il Tabernacolo, il Santo
dei Santi, il luogo fisico che ospita l'Ostia Immacolata che è il
Corpo, l'Anima e la Divinità di Nostro Signore, presente sotto
la specie dell'Ostia in forza della Transustanziazione che Egli stesso ha
operato nel corso della S. Messa servendosi dello strumento umano del
celebrante che opera, non per sé stesso, ma in Persona Christi.
Chi potrebbe negare che la centralità fisica e simbolica
dell'altare con la Croce è una cosa sola con la centralità
dello stesso Rito Cattolico per eccellenza, la S. Messa, l'Eucarestia, Fonte
e Culmine della vita della Chiesa (come ripete anche il Concilio Vaticano
II)?
Chi potrebbe negare una tale identità?
Per secoli (in maniera immemorabile) il tabernacolo, che ha conosciute varie
forme e collocazioni, ha trovato posto sempre al "centro" della chiesa, l'averlo
relegato ultimamente in una apposita cappella laterale, spesso del tutta
inidonea alla bisogna, significa solo che è cambiata la dottrina.
La chiesa, il luogo di culto, non è più il luogo
ove ci si reca per pregare e per adorare Iddio, ma è un semplice luogo
di ritrovo dei fedeli.
Se poi questi vogliono pregare davanti al SS. Sacramento, si appartino e
lo facciano senza disturbare gli altri.
Sembra paradossale, ma è la semplice e incredibile verità.
Basti solo pensare che oggi le chiese sono perfino diventate luoghi "turistici",
dove si paga per entrare, e dove ogni segno tangibile del culto e dell'adorazione
viene evitato per quanto possibile.
Poi si verificano quelle cose incredibili di cui Lei parla.
I fedeli, ormai confusi e disorientati, abbandonati a loro stessi, magari
si segnano o genuflettono davanti alla croce ancora presente sull'altare,
ma non fanno più molto caso al Santissimo che è lì da
parte, e se ne hanno qualche sentore si limitano ad un rapido segno di croce,
come fosse una qualsiasi icona dei santi.
Certo, se quando il celebrante annuncia: "Ecco l'Agnello
di Dio che toglie i peccati del mondo" (alzando per di più l'Ostia
appena consacrata), nessuno si inginocchia più perché
non è stato più insegnato che è cosa doverosa prostrarsi
al cospetto di Dio, non meraviglia che nessuno più lo faccia passando
davanti al SS. Sacramento.
Che dire poi di quest'uso barbaro e blasfemo di celebrare con le spalle al
tabernacolo contenente le Ostie consacrate e quindi il Santissimo?
Il meglio che si possa dire è che questi celebranti sono
"distratti", e se fosse anche solo così c'è da chiedersi che
razza di celebranti siano, e, in definitiva, che cosa celebrino.
Una prima risposta ci viene dall'uso sconsiderato che si fa
del cosiddetto "seggio" o "sedile", su cui si "accomoda" il celebrante a
più riprese.
Che significato ha questo sedile posto con la spalliera contro
il centro dell'altare in disuso, che contenga o meno il Santissimo?
E che significato ha lo stesso sedile posto nelle nuove chiese
ai piedi della Croce o della raffigurazione posta in fondo a quella che una
volta era l'abside?
Sembrerebbe che si tratti di una "cattedra", in palese contraddizione
col fatto che il celebrante che non è in alcun caso un "Maestro".
Semmai tale funzione la svolge il Vescovo, che è il Pastore
e il Maestro della comunità e che per questo, infatti, risiede nella
Cattedrale, il luogo dove si trova la sua Cattedra e dalla quale istruisce
il popolo secondo gli insegnamenti tradizionali trasmessi fin dagli Apostoli.
Ma al celebrante non spetta alcuna cattedra: eppure, i celebranti
moderni, affetti da una complicatissima sindrome "clericale", non perdono
occasione per "mettersi in cattedra" e magari raccomandare agli altri fedeli
l'esercizio della virtù dell'umiltà e la pratica della modestia
e della riservatezza, proprio loro che si mettono indebitamente in "cattedra",
magari voltando le spalle al Santissimo, che non smettono di esercitare
il loro protagonismo nel corso della celebrazione della S. Messa, che quasi
sempre si dimenticano perfino di inginocchiarsi davanti all'Ostia consacrata.
Come fare per evitare di arrecare offesa al Santissimo, basta sedersi sempre
da parte, e possibilmente dalla parte dell'epistola (cioè a destra
dell'altare per chi guarda l'altare rivolto ad Deum - a oriente - oppure
a sinistra dell'altare per chi guarda l'altare moderno rivolto ad populum
– a occidente).
E se questo non fosse possibile a causa della imposizione blasfema moderna
- comunque esercitata - bisognerebbe evitare di servire Messa.
Fatti salvi tanti piccoli accorgimenti che riducono al minimo l'atto
blasfemo (come per esempio, sedersi il più distante possibile dal
centro o dal tabernacolo, inginocchiarsi tutte le volte che si passa davanti
ad esso, rimanere in prolungata adorazione ai piedi del tabernacolo ogni
volta che ci si reca (indegnamente) a prendere la Pisside, chiedendo perdono
a Dio per gli errori commessi, ecc).
In nomine Domini
IMUV
settembre 2007
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