THE ROMAN FORUM

 

XXIV Simposio estivo

Gardone Riviera (BS)
 
27 giugno - 8 luglio 2016

Mezzo millennio di totale depravazione (1517-2017):
Una critica dell’impatto di Lutero alla vigilia della sua “cattolica” apoteosi



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Articolo di presentazione

del Prof. John Rao, Direttore di Roman Forum


Mezzo millennio di totale depravazione (1517-2017):
Una critica dell’impatto di Lutero alla vigilia della sua “cattolica” apoteosi

24° Simposio annuale estivo del Roman Forum
Gardone Riviera (BS), 27 giugno - 8 luglio 2016

La nostra civiltà è così malata che anche i migliori sforzi per sostenere i suoi pochi resti vacillanti manifestano la patetica malattia che ha portato passo dopo passo allo sbriciolamento dell’intera struttura.
La malattia in questione è un’ostinata, orgogliosa, irrazionale e ignorante ossessione  per la “libertà”. Ma questa è una malattia che inizialmente è penetrata effettivamente nella Cristianità insieme con il concetto di un mondo naturale come regno di “totale depravazione”.

È di cruciale importanza riconoscere che alla distruzione della nostra cultura classica e cristiana hanno concorso sia la decisiva responsabilità di questa orribile intenzione di libertà, sia il ruolo svolto dall’idea che storicamente l’ha “incarnata” in mezzo a noi, e questo per due ragioni. La prima è che così possiamo tentare seriamente di liberarci dalla mostruosa influenza che esse esercitano sulle nostre menti, anime e corpi. La seconda è che nel 2017 verrà imbastito un massiccio tentativo di mascherare la verità sul loro vero carattere, in concomitanza con il cinquecentesimo anniversario della devastante comparsa di Martin Lutero sulla scena pubblica: e questo verrà attuato per mantenere l’impatto nefasto di tali fattori sui credenti e per assestare alla Fede il colpo di grazia con un significativo impatto sociale.

Circa Lutero e i suoi antecedenti, permettetemi di citare Philip Hughes per giungere al punto che più mi preme in questo breve scritto:

«Tutte quelle forze anti-intellettuali e anti-istituzionali che avevano afflitto e ostacolato la Chiesa medievale per secoli, e la cui malefica e cronica attività era stata in effetti la causa principale che – come spesso abbiamo cercato di dire – ha fatto sì che si facesse così poco in termini efficaci per mantenere uno standard generale superiore di vita cristiana; tutte le forze che costituivano una distrazione cronica del papato medievale, erano ormai stabilizzate, istituzionalizzate nella nuova Chiesa cristiana riformata: intronizzazione della volontà come suprema facoltà umana; ostilità verso l’attività dell’intelligenza nel campo spirituale e nella dottrina; l’ideale di una perfezione cristiana indipendente dai sacramenti e indipendente dall’autorevole insegnamento dei chierici; la santità raggiungibile tramite le autosufficienti attività spirituali di ognuno; la negazione della verità che il cristianesimo, come l’uomo, ha una portata sociale; - tutte le grezze, improbabili teorie oscurantiste allevate dal degradante orgoglio che sorge dalla cosciente ignoranza, dall’orgoglio degli uomini ignoranti, capaci di essere saggi solo della saggezza altrui, ora hanno la loro possibilità. Il particolare contributo di Lutero sui punti chiave che fondano tutta questa dilagante malizia, è costituito dalla nozione della vita come male radicale.» (Hughes, A History of the Church, Sheed & Ward, 1949, III, 529).

Hughes evidenzia eloquentemente il fatto centrale che il nostro problema di fondo è originariamente pre-luterano. In altre parole, il 1517 non è la fonte dei nostri guai --- non più, del resto, di quanto lo sia stato il 1962 e l’apertura del Concilio Vaticano II. Tutte le malattie spirituali, intellettuali, politiche e sociali, cresciute per secoli sul Campo dei Santi, si erano riunite insieme, pronte ad immettersi nel sistema linfatico della Cristianità cattolica come una “mega malattia”, già molto prima di quella data.
Tutto questo riflette in definitiva un rifiuto della necessità che l’individuo e il suo intero ambiente si correggano, si perfezionino e si trasformino sotto la Regalità di Cristo, con l’aiuto della Fede, della Grazia e della ragione, da un lato, e dell’autorità sociale sia soprannaturale sia naturale, dall’altro.
Chiunque nel 1516 cercasse una semplice spiegazione del perché avrebbe dovuto respingere questi aiuti, trovò a sua disposizione una pletora di argomenti tratti da una miriade di fonti che indicavano che l’unica cosa che veramente importasse erano i suoi caparbii sentimenti individuali; e che era solo sulla base di essi che in qualche modo poteva piacere a Dio.

Tuttavia, la mente conflittuale del tardo Medioevo aveva bisogno chiaramente di qualcuno con la visuale e il talento di una velenosa retorica come Lutero, per iniettare efficacemente questa mega malattia nella linfa della cristianità.
Il cristiano era troppo consapevole della realtà del peccato, per saltare direttamente all’adulazione della sua caparbietà individuale.
Il concetto di Lutero della “totale depravazione” dell’individuo e del mondo in cui viveva da dopo il peccato originale, diede a tutti la possibilità di convincersi che l’ossessione della libertà fosse necessaria.
Dopotutto, sembrava un atto di umiltà mettere in discussione che i bisogni personali di ogni credente potessero affidarsi esclusivamente alla grazia di Dio per essere salvato; fu il suo bisogno di affermare che “la libertà” dall’“asservimento” al “dispotismo” della “legge” che gli permise di evitare il tentativo “senza speranza” e in definitiva spiritualmente arrogante, di abbandonare la sua vita e i suoi pensieri e le sue azioni alla mercé della grazia perché rientrassero in linea con i comandi di Cristo.

Di conseguenza, fu molto facile che nel corso di un paio di generazioni questa definizione negativa di “libertà” - una “libertà” dalla legge - si trasformasse, con  l’Illuminismo, nel mezzo per redimere positivamente tutte le cose.
In breve, non ci volle molto perché la libertà dai vincoli della legge, la caparbietà individuale dell’umanità, proposte dalla depravazione di Lutero, fossero viste come lo strumento provvidenziale per il conio di sfrenati pensieri ed azioni umane per l’edificazione di una nuova età dell’oro.
In altre parole, più che una libertà dai vincoli, si assicurava che fossero le passioni veramente peccaminose dell’umanità ad essere liberate, allo scopo di permettere agli individui già manchevoli di diventare veramente totalmente depravati, tanto più che a quel punto tale depravazione veniva considerata come qualcosa di intrinsecamente meravigliosa, buona e anche gradita a Dio.

E questo venefico tentativo di costruire una civiltà sull’idea che ci si debba liberare dagli sforzi per combattere il peccato originale e i suoi effetti sugli individui, è così allettante che ha contagiato quasi tutti noi in un modo o nell’altro. Quasi tutti noi cadiamo in preda al fascino di poter scegliere semplicemente ciò che la “libertà” ci suggerisce sulla base della nostra passione particolare, dichiarandola gradita a Dio, mentre condanniamo qualsiasi applicazione dello stesso principio, che riteniamo  inaccettabile quando viene utilizzato da altri, e ignoriamo l’innata venefica natura dello stesso concetto. E, francamente, quasi tutti cadiamo in preda alla cinica tentazione di attivare l’argomento della “totale depravazione” anche quando deridiamo l’ingenua, utopica visione dei contraddittori che vogliono usare il diritto e l'autorità per contribuire a rendere virtuose le persone negli ambiti dove vogliamo la “libertà”. Ma bellamente facciamo causa comune con la “libertà” in un mondo che non doveva essere totalmente depravato, ma che sta compiendo ogni sforzo per diventarlo cavalcando intenzionalmente il dorso del mostro - con l’attuale ricorso autodistruttivo alla libertà religiosa in cima alla lista.
E’ solo la libertà positiva di usare la nostra Fede, la Grazia, la nostra ragione, con l’aiuto delle autorità sociali, sia soprannaturali sia naturali, per correggere e trasformare noi stessi sotto la Regalità Sociale di Cristo, che può portare a una vita degna di essere vissuta in questo mondo e alla felicità eterna nel prossimo.

Triste a dirsi, è assolutamente certo che la maggior parte dei nostri capi ecclesiastici, fantaccini del Zeitgeist, trasformeranno il 2017 in un anno di lode per le imprese di Lutero & Company e per “tutte le forze anti-intellettuali e anti-istituzionali”,  “tutte le grezze, improbabili teorie oscurantiste allevate dal degradante orgoglio che sorge dalla cosciente ignoranza, dall’orgoglio degli uomini ignoranti, capaci di essere saggi solo della saggezza altrui“ che Philiph Hughes ci dice che vi sono state dietro per secoli.

E’ nostro dovere di cattolici tradizionali corazzarci contro le menzogne che verranno diffuse sul valore meraviglioso di tali principi, che “hanno avuto la loro possibilità” per cinquecento anni. E’ nostro dovere ribadire il male che hanno causato. Perché in questi 500 anni il cancro dell’ignoranza, della testardaggine, dell’individualismo si è diffuso ovunque nella linfa della Cristianità, in ogni istituzione e nella mentalità di tutti, e i credenti cattolici dovrebbero passare i prossimi due anni ad aiutare i meno consapevoli di noi a cingere i loro lombi.

Il 2017 – come il 1517 – si rivelerà una prova per tutti noi. Ed è il risveglio da questo incubo spaventoso che il 24° simposio estivo annuale del Roman Forum cercherà di assicurare.


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