CHIESE  POSTCONCILIARI
 

LA NUOVA CHIESA DEL SANTO VOLTO

A TORINO



La nuova chiesa è stata voluta dal cardinale Poletto, Arcivescovo di Torino, come nuovo centro per la Curia. E' stato scelto un sito corrispondente alle vecchie acciaierie e l'architetto Botta ha realizzato un impianto planimetrico che ricorda un ingranaggio.
Oltre all'edificio ad L che ospita gli uffici, la chiesa è a pianta circolare, con sette torri alte 35 metri e disposte a 360 gradi, accompagnate da dodici corpi più bassi.




In omaggio all'uomo, nonostante la chiesa dovrebbe essere la casa di Dio, si è voluto mantenere la vecchia ciminiera, trasformandola in qualcosa di indefinibile, ma di forte impatto estetico. Alta 60 metri, è stata avvolta con una struttura elecoidale in acciaio che porta in cima una croce argentea che risulta essere solo un indistinguibile accessorio.






L'interno, che può contenere 800 persone, è volutamente privo di navata e di abside, quindi l'altare è collocato su uno dei lati, quello opposto al lato dell'ingresso.





Il presbiterio, con al centro l'altare, è chiuso in fondo con un pannello policromo che riproduce il Santo Volto della Sindone. In questo caso è stato voluto un accostamento dal sapore diabolico: l'altare è stato posto in carrispondenza di dove a suo tempo c'era la base dell'altoforno dell'acciaieria, così che l'altare, centro della chiesa e luogo della transustanziazione, avrebbe il suo fondamento simbolico nel fuoco che è simbolo dell'Inferno.





Per ultimo guardiamo al fonte battesimale, anche qui con un voluto richiamo al basso e con un “catino” che tutto richiama tranne il luogo della purificazione e del lavacro dal peccato originale.




Il cardinale Poletto fu entusiata di questa nuova chiesa: «Questa chiesa è riuscita, è un gioiello che doniamo ai torinesi. Non importa se qualcuno dice che all’esterno è strana. Le torri sono un simbolo della ricerca di risposte dell’uomo verso l’alto» (La Stampa 7.12.06).

E lo stesso architetto Botta, alla domanda “quali simboli ha voluto evidenziare” rispose:
«Intanto quelli ereditati dalla cultura operaia: la chiesa, che sorge su un’ex fonderia, non è affiancata da un campanile, ma da una ciminiera, oggi un segno storico forte. L’edificio poi consta di sette torri che portano la luce all’interno. Sette è un numero magico, rimanda tra l’altro ai sette giorni della settimana, ai sette sacramenti. Ma è anche un numero assente dalla tradizione architettonica della città: la forma con sette lati mi è servita per creare un’abside centrale, che è rivolta verso la città» (Intervista a La Repubblica 8.12.06)





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