NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA

Adorazione perpetua a tempo determinato
 

Riproduciamo una notizia apparsa sul quotidiano La Stampa di Torino, facendola seguire da un nostro commento
 


CHIESA CHIUSA A VENARIA: VIETATO PREGARE DI NOTTE



Nella Reale non si può più pregare durante la notte. A cinque anni dall'inizio dell'adorazione perpetua del Santissimo, avviata con successo nella Chiesa della "Beretta Molla" da don Ilario Rolle, il cardinale (sic) di Torino mons. Cesare Nosiglia ha detto stop e ha consigliato nuovi orari: dalle otto alle diciotto, solo nei giorni feriali, a partire da dopodomani.
Di notte la Chiesa resterà chiusa. Apriti cielo! Il gruppo di oltre centocinquanta persone che, dividendosi in turni, garantiva la sorveglianza nella Parrocchia del quartiere "Gallo-Praile" (circa tremila persone) durante le ore notturne, non ci sta.
In questi giorni, in tanti, hanno preso carta e penna e scritto a mons. Nosiglia. Riassunto delle missive: "Sua Eminenza Reverendissima, Le chiediamo di mantenere l'Adorazione Perpetua perchè è troppo importante. Non sa quanta gente è venuta quì, nel silenzio della notte, a meditare, a pregare, a cercare un po' di conforto in Dio".
E poi ci sono tante storie che si sono incrociate davanti al Crocifisso della Beata Molla. Come scrive Antonietta:
"Ultimamente ho conosciuto, proprio davanti al Santissimo, un giovane. Ha chiesto preghiere perchè, entro breve, sarebbe stato operato di tumore. Abbiamo pregato. Ha sperimentato anche lui la pace ed è diventato anche lui un adoratore serale e notturno, per ringraziare e lodare Gesù".
E poi ci sono esempi anche più toccanti. "Per questo l'Adorazione, caldeggiata anche da Papa Giovanni Paolo II deve continuare" - sostiene Silvana Mariani, la coordinatrice del gruppo delle sentinelle.
Ma perchè la Cappelletta della "Beretta Molla" sarà off-limits? Per gli Adoratori la colpa è di don Sabino Malcangio, il sacerdote che sta sostituendo don Ilario Rolle, fattosi da parte in attesa che si risolva la sua vicenda giudiziaria. Nelle lettere scrivono che, il parroco sarebbe  "disturbato" da chi prega nella notte.
"L'altro aspetto amaro della vicenda è che la decisione di ridurre l'orario dell'Adorazione sarebbe stata presa in accordo totale di tutti i sacerdoti della città" - si sfoga la Mariani - "Non è assolutamente vero" - ci tiene subito a puntualizzare don Malcangio - "io non c'entro nulla con questa decisione che è stata presa da mons Nosiglia dopo la sua visita nelle parrocchie della Reale. Si vede che il cardinale (sic!) ha ritenuto opportuno agire in questa direzione. Comunque credo che dalle otto alle diciotto, tempo per pregare ce ne sia!"

"Quella della Beretta Molla è una questione che si deve risolvere all'interno della Chiesa con il confronto" - tagliia corto mons. Piero Delbosco, vicario episcopale dell'Arcidiocesi di Torino - "Preferirei non rilasciare commenti".

Ma gli adoratori non si arrendono: "Nei prossimi giorni cercheremo di incontrare l'Arcivescovo" - annuncia la Mariani - "Perchè per noi quella preghiera è troppo importante. Guardi questo volume pieno di testimonianze della gente che è venuta quì per sussurrare un Padre Nostro, una Ave Maria o per recitare il Rosario. E' pieno di parole di conforto e di speranza".
E forse, come ha stabilito il cardiologo americano Mitchell Krucoff, dopo quindici anni di studi sui suoi pazienti, la preghiera, come una medicina, aiuta a guarire.

Gianni Giacomino 

La Stampa, 6 maggio 2011, Cronaca di Torino, p. 73



Adorazione perpetua a tempo determinato

Le continue sventure dell'Arcidiocesi di Torino

Non è una battuta e neanche una provocazione, si tratta molto semplicemente dell’illuminata decisione del nuovo Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia.



il nuovo arcivescovo “casual”


Decisione di cui abbiamo appreso oggi tramite il quotidiano di Torino La Stampa (6 Maggio 2011, Cronaca di Torino, pag. 73), di cui riproduciamo la nota, trasmessaci da un amico che ancora non riesce a riprendersi dallo stupore.

La perla è presto descritta: dopo cinque anni di adorazione perpetua del SS. Sacramento nella parrocchia Santa Gianna Beretta Molla di Venaria Reale, un grosso centro a ridosso della città, il nuovo Arcivescovo, dopo una visita pastorale, ha deciso che nella Chiesa conciliare di Torino il SS. Sacramento lo si può adorare solo nei giorni feriali dalle 8 alle 18, 10 ore su 24.
Dobbiamo pensare che Mons. Nosiglia ritenga che un numero maggiore di ore di adorazione possa nuocere ai fedeli e possa infastidire Nostro Signore.

Se non si vuole pensare che su questa martoriata Arcidiocesi gravi un qualche castigo di Dio, ultimamente diventato tabù nella nuova Chiesa conciliare, bisognerà rassegnarsi a considerare che su di essa continua a gravare una costante mala sorte.

Dopo la guida illuminata del Card. Maurilio Fossati (dal 1930 al 1965), arrivò nell’Arcidiocesi, con tutto il bagaglio della contestazione e del Concilio Vaticano II, il famoso Michele Pellegrino, noto docente di letteratura cristiana antica all’università di Torino, per l'esattezza in quel famoso “palazzo nuovo” fucina di ogni tipo di sovversione. Fu Paolo VI che scelse questo luminare della storia umanizzata dei Padri della Chiesa e fu sempre lui che due anni dopo lo nominò cardinale, mettendo l’imprimatur sulla politica filocomunista di questo supposto principe della Chiesa. Il Pellegrino imperversò nella chiesa “pellegrina” subalpina fino al 1977, riuscendo a trasformare la Curia in un ritrovo per modernisti.
A lui subentrò Atanasio Bellestrero, che aveva partecipato al Concilio come Superiore dei Carmelitani Scalzi e che proseguì sulla strada tracciata da Pellegrino, acquisendo però un merito speciale, che rimarrà negli annali della storia della Chiesa: il declassamento della Santa Sindone a mero reperto dubbio della ingenua devozione popolare. Fu infatti appena un anno dopo il suo insediamento che emersero le fregole dell’esame “scientifico” del Sacro Lenzuolo, su cui si butteranno a capofitto tutti i moderni demolitori della Chiesa, noti “scienziati”, certo, ma il cui fine ultimo è dimostrare che ogni credenza in Dio è solo parto della mente dell’uomo. Il nostro cardinale avallò e sponsorizzò il tutto e per questo, nel 1988, venne nominato da Giovanni Paolo II “custode della Santa Sindone”, appena in tempo per dichiarare ufficialmente (il 13 ottobre 1988) che la Sindone è un falso: « Penso non sia il caso di mettere in dubbio i risultati. E nemmeno è il caso di rivedere le bucce agli scienziati se il loro responso non quadra con le ragioni del cuore». L'evidente confessione di chi, al pari di altri prelati della Chiesa moderna, non crede perché è vero, ma perché glielo “detta il cuore”, indipendentemente dal fatto che si possa trattare della verità o della menzogna.
Nel 1989 a Ballestrero successe lo sfortunato cardinale Giovanni Saldarini, sotto il cui governo l’arcidiocesi di Torino ebbe un po’ di respiro, anche se dovette vivere il dramma della lunga malattia del cardinale, spentosi il 18 aprile di quest’anno.
Nel 1999 arrivò a Torino Severino Poletto, noto nella zona per i suoi trascorsi da “prete operaio”, indubbiamente un grande punto d’onore per un nuovo prete della nuova Chiesa. E Torino continuò a subire un altro prelato modernista e nemico dichiarato della Tradizione e della liturgia tradizionale. È sotto il suo governo che venne stravolto il presbiterio del Duomo di Torino, perfino con l’insediamento di un “trono pontificale” a ridosso del vecchio altare maggiore; ed è sempre Poletto che si inventò il trasferimento degli uffici dell’Arcidiocesi nel nuovo complesso “parrocchiale” del Santo Volto, una specie di obbrobrio architettonico che nulla ha a che vedere con l’architettura sacra, impegnandosi poi per rimanere al suo posto oltre i limiti d’età fino a quando non avesse presieduto trionfalisticamente una nuova ostensione di quella Sindone a cui non credeva neanche lui.



Il Card. Poletto accoglie Mons. Nosiglia
quando si dice: “dalla padella nella brace!”
(piccolo indovinello curiale: chi è la padella? e chi la brace?)

Quando si doveva scegliere il nuovo arcivescovo di Torino avevamo pregato pensando… chissà che dopo tanti anni Benedetto XVI non aiuti Torino con una nomina illuminata… e invece no … è andata male! Così, quando fu annunciato il nome del nuovo Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ci rattristammo per questa arcidiocesi che non aveva la fortuna di voltare pagina.
Pazienza! Quello che possiamo riportare è il commento di alcuni amici sacerdoti di Vicenza, diocesi da cui proviene Nosiglia: «Grazie a Dio, ce ne siamo liberati!».
A ognuno la sua pena!
Su Nosiglia potremmo scrivere una pagina di appunti, e forse un giorno lo faremo, per adesso rimandiamo a quanto scritto a suo tempo da Francesco Colafemmina, ben noto per la sua competenza circa il rapporto tra religione cattolica e armonia, ordine e bellezza.


Il nuovo Arcivescovo di Torino, fresco di nomina e in attesa della berretta cardinalizia, per intanto ci fa sapere come la pensa sul SS. Sacramento, e ci spiega con i fatti che Nostro Signore può essere adorato in base agli orari dei negozi, come giustamente vuole la nuova mentalità di questi nuovi uomini di Chiesa che non perdono occasione per conformarsi al mondo.
Non fa niente che l’adorazione perpetua sia stata promossa nella parrocchia di Santa Gianna Beretta Molla, tra gli altri, dal missionario del Santissimo Sacramento, Padre Justo Antonio Lo Feudo, … non fa niente, l’importante è che i fedeli si rendano conto che, come in tutte le cose della vita, non bisogna esagerare; non è ammissibile che gente con un po’ di sale in zucca non capisca che stare giorno e notte davanti al Santissimo per adorarlo è davvero una forma di fanatismo, per non dire di superstizione. Come può un uomo sano di mente pensare che il Signore abbia davvero bisogno di essere adorato ogni minuto della giornata, addirittura per cinque anni di fila… ma siamo diventati matti?
E il povero arcivescovo cosa poteva fare, se non richiamare ad una maggiore sobrietà quei poveri invasati dei parrocchiani di Venaria, e proprio per il bene della loro salute mentale?
Ha ragione il nuovo parroco… suvvia, in dieci ore c’è tutto il tempo che si vuole per pregare!

Disgrazia vuole, per Mons. Nosiglia e per il nuovo parroco di Santa Gianna Beretta Molla, che l’adorazione eucaristica non è un’esigenza del Signore, ma una pratica salutare per le anime dei fedeli, raccomandata in tutti i modi da San Paolo in poi. Ma sempre disgrazia vuole, per i fedeli dell’Arcidiocesi di Torino, che il loro nuovo arcivescovo non abbia a cuore la salvezza delle anime dei fedeli, ma il loro benessere materiale, soprattutto psichico, e soprattutto in ossequio alla moderna psicologia del profondo che si studia nei moderni seminari e reputa demenziale adorare “perpetuamente” il Signore Gesù, Figlio Unigenito del Padre.

Che tristezza!
Una Chiesa ridotta a dover bisticciare su cose importanti come questa e per di più per colpa di un Successore degli Apostoli o quanto meno supposto tale.

Qualcuno certo dirà che il povero Mons. Nosiglia non è stato capito e che la sua disposizione non vuole certo significare le esagerazioni che diciamo noi… e a questo qualcuno rispondiamo fin d’ora che non ci interessano le scuse e le giustificazioni a posteriori, quanto piuttosto la possibilità che la Madonna ci ottenga la grazia di vedere finalmente cacciati dalla Chiesa questi falsi pastori che portano le anime alla perdizione.

Dio lo voglia!






SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO

IL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO



maggio 2011
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