NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
 

Santo Natale 2012

Pranzo in chiesa
della Comunità di Sant'Egidio


COL PERMESSO DELLI SUPERIORI

Una lettera di protesta


Riportiamo il testo di una lettera di protesta inviata in seguito alla
profanazione della Basilica di Santa Maria in Trastevere
a Roma


le immagini, tratte dal sito della comunità di Sant'Egidio,
sono state inserite da noi


A Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Paglia
Pres. Pont. Cons. pro Familia
Roma  


Eccellenza, ho avuto modo di ascoltare un suo breve intervento televisivo, nel giorno di Natale, nella cornice della veneranda ed antica chiesa di Santa Maria in Trastevere per il “consueto” pranzo natalizio pro poveri, gestito dalla comunità di S. Egidio.



Le scrivo per esprimerLe – io, figlio obbediente della Chiesa – il profondo sdegno per quello che si configura come autentico abominio consumato nella Casa di Dio. Costruita e santificata come tempio di orazione e di adorazione, essa, il “terribilis locus” di Giacobbe, viene trasformata, proprio nel giorno della divina Natività, e per la vanitas di un ostentato bonsamaritanesimo, in un refettorio, in una trattoria “de noantri”.



Non esistono motivazioni, ragioni o cause buone o ottime che siano – come “dar mangiare agli affamati”,”consolare gli afflitti”. . . .- che possano giustificare l’uso e l’abuso di una chiesa come sala da pranzo ove, peraltro, le debolezze corporali umane delle persone ivi accolte, per lo più anziane, potrebbero dar luogo a fenomeni indecorosi.

Gesù, Eccellenza, quando decise di celebrare la Sua ultima Pasqua, non si insediò nella Sinagoga o in un qualche salone del Tempio, ma si scelse un locale privato. Non vedo, allora, perché la comunità santegidiana si debba considerare più di Cristo e non vedo perché la stessa si arroghi il diritto di “occupare” una chiesa per i suoi istituzionali scopi.

Più che eccesso di zelo o di caritas, qui si  commette un sacrilegio, si dissacra il Santo, così come avviene, oggi, in moltissime chiese adibite a teatro, a sala concerti/dibattiti/conferenze/mostre/cinema ove sovrani regnano lo schiamazzo, la baraonda, l’irriverenza, il disprezzo per il Tabernacolo, ove si fuma,  si beve, si sgranocchiano noccioline e si mastica gomma, ove, durante i rito dei sacramenti, si alzano grida e battimani quasi si fosse a un rodeo o a uno spettacolo ollivudiano, ove, sull’altare, accanto a Cristo Eucaristia taluni stolidi e feticisti sacerdoti pongono, specialmente nel rito funebre, pupazzi o ninnoli a ricordo del defunto.



Oggi, 26 dicembre dies natalis di S. Stefano, nella chiesa del Carmelo, in Santa Marinella, verrà dato un concerto di musica rock/classica per chitarra e, naturalmente, il Domus Dominus, sarà sfrattato per far luogo ai rumori e alle aberrazioni sonore, le nuove forme della novella evangelizzazione. Cosa che non avviene, invece, nelle moschee, nelle sinagoghe o nei templi buddisti. Ma nelle chiese cattoliche, sì perché, si dice, il cristiano oggi possiede una “fede adulta” che vive nel cuore a prescindere dalle apparenze, al di là dei formalismi.

Insomma: “sarà vero che io – così mi rispose una gentile signorina – ho ricevuto la santa Comunione in calzoncini, sandali, maglietta scollacciata, ma il Signore io ce l’ho nel cuore”. “Ci torni,allora, nuda” le replicai.
Questa è la fede che va di moda e che io definisco, però, “adultera”.

Tornando alla comunità predetta: il Vicariato, lì adiacente, dispone di ampi vestiboli e saloni, quelli in cui frequentai, studente presso l’Angelicum, i corsi di teologia nei lontani anni ’60. Lì, il professor Riccardi potrebbe allestire e amministrare la sua filantropia. Non Le sembra, monsignore?

E mi sorprende che la Curia romana, e Lei eccellenza, non ravvisi in questa sagra della solidarietà – sparata su giornali, riviste patinate, tv e telefonini – non solo un’evidente smania di visibilità che mal si concilia col monito di Gesù, ma soprattutto la dissacrazione del tempio di Dio.



E, per dimostrarle quanto l’esempio sia più trainante che la parola, le riferisco un fatto: la scorsa domenica, 9 dicembre, sul sagrato della chiesa di San Giuseppe in Santa Marinella, – la mia parrocchia – un preteso artista ha esposto un presepe  ove, accanto al Bambino, a Maria,  a Giuseppe e agli angeli, figuravano un oste, una porchetta, salami e mortadelle, vino e clienti sbevazzanti attorno a un tavolo. Ma ciò che lo rendeva vile, squallido, blasfemo – una vera canagliata – era un cartiglio apposto sull’architrave dell’entrata dove si leggeva: “Qui se magna e se beve”, in stile romanesco, né più né meno  che in Santa Maria in Trastevere, rinomata trattoria della benemerita ditta  di S. Egidio.
Davanti a simil porcata, eccellenza, soltanto io ho sentito il dovere di “difendere” la divinità di Gesù, mentre altri fedeli, di fede “adulta”, rispettosi della “altrui cultura” restavano inerti e indifferenti, salvo poi, vilmente, congratularsi con me in seguito allo sbaraccamento del manufatto. Immagino, poi – e se mi sbaglio, come vorrei, lei mi smentirà – conoscendo le coordinate culturali che connotano, oggi, il sentire cattolico specie in siffatte iniziative, che per rispetto delle altrui fedi di alcuni dei poveri presenti, non si porga il saluto e il ringraziamento al Padrone di Casa. Non mi stupirei, dacchè è lo stesso “spirito di Assisi”, quello che, nel 1986,  permise di collocare sul tabernacolo della chiesa di San Pietro un  idoletto di budda  quale ecumenistico omaggio all’altrui “religione” vietando, invece, - vero Santità Giovanni Paolo II ? – l’ingresso della statua della Madonna di Fatima, quella Madonna che, il 13 maggio del 1981, aveva deviato la pallottola assassina mirata contro il pontefice.

E’ questo lo stato di degrado cui alludeva, profeticamente, la Vergine Maria a La Salette? Ed è questa la Nuova Pentecoste, l’aria fresca, che si augurava Giovanni XXIII? E’ questo uno dei tanti effetti dell’apertura della Chiesa allo “spirito dei tempi”?

Dai frutti conosceremo l’albero, eccellenza, e i frutti sono tossici.  Sono i frutti conciliari di Nostra Aetate, di Dignitatis Humanae, del Novus Ordo missae 1969 curato dallo gnostico mons. Bugnini.

Oremus pro Ecclesia nostra; Dominus Jesus custodiat eam ne portae inferi praevaleant adversus eam.
Questo mi sentivo di esternarLe.

Eccellenza: Le esprimo tutto il mio filiale affetto e la mia devozione, ma ho fatto mio  il dovere di ottemperare al comando di Dio, quello che Egli trasmise a Ezechiele 3, 17/21.

Lettera firmata

Santa Marinella, 25 dicembre 2012 - Natale del Signore Gesù.

 
 



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