La prematura scomparsa
dell'Ing. Franco Manassero

L'incredibile comportamento dell'Arcivescovo di Torino
Cardinale Severino Poletto
 



La morte prematura del caro amico e fratello Franco Manassero

La lettera di protesta inviata ad alcuni cardinali e monss. in Vaticano

La particolarità dello Statuto dell'Arciconfraternita della Misericordia di Torino

La lettera di protesta inviata al Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino

L'interesse della stampa nazionale
Il Giornale
Il Giornale del Piemonte




 
 

LA MORTE PREMATURA DELL'ING. FRANCO MANASSERO

 
Mercoledí 26 giugno, nel Suo imperscrutabile disegno, il Signore ha chiamato a Sé, immaturamente, l’Ing. Franco Manassero, già Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia di Torino, fervente cattolico, Socio Fondatore della nostra Associazione, strenuo difensore della Liturgia Tradizionale della Santa Chiesa, promotore e animatore della S. Messa tradizionale a Torino, valente imprenditore e apprezzato dirigente.

Per espressa volontà del defunto i confratelli hanno chiesto che i funerali si svolgessero presso la chiesa della Misericordia a Torino, col Rito tradizionale, com’è d’uso nella stessa chiesa.

La stessa sera del 26 giugno, alle ore 21, i parenti, i confratelli e gli amici hanno recitato il Santo Rosario in suffragio del caro defunto, nella chiesa della Misericordia. Il Santo Rosario è stato diretto dal Rettore Spirituale dell’Arciconfraternita, mons. Oreste Bunino. 
Alla fine della recita del Santo Rosario, mons. Bunino ha annunciato che i funerali si sarebbero svolti sabato 29 giugno, alle ore 11, nella stessa chiesa della Misericordia. 
Tutti i confratelli erano a conoscenza della sopraggiunta autorizzazione della Curia a celebrare le esequie secondo il Rito tradizionale. 
I numerosissimi convenuti di quella sera hanno tutti inteso l’annuncio in questo senso, sia perché era stata sparsa la voce dai confratelli, sia perché nella chiesa della Misericordia si officia abitualmente  col Rito tradizionale.

Venerdí 28 giugno giunge notizia che il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, aveva richiamato duramente mons. Bunino vietandogli categoricamente di officiare la S. Messa di esequie col Rito tradizionale.
La stessa mattina del 28 giugno il quotidiano La Stampa di Torino aveva pubblicato l’annuncio dei funerali alla chiesa della Misericordia, e quindi il Cardinale Arcivescovo non ha potuto negare, come avrebbe voluto, lo stesso uso della chiesa perché costretto da detto annuncio.

La vicenda ha dell’incredibile. Si sa per certo che l’autorizzazione è venuta dalla Curia, e non si è trattato di una iniziativa personale, ancorché legittima, di mons. Bunino; eppure la stessa Curia, meno di quarantott’ore dopo, per bocca del Cardinale, si rimangia tutto.

Si sa dell’ostilità del Cardinale Poletto nei confronti della liturgia tradizionale, ma fino ad ora non si sapeva che potesse essere capace di tanto acredine e di tanta mancanza di carità cristiana.

La mattina del 29 si è svolto il funerale, alle 11, con la partecipazione dei parenti, dei confratelli, degli amici e della rappresentanza ufficiale dell’Autorità cittadina.
Grande stupore tra i molti convenuti che si aspettavano l’uso del Rito tradizionale, grande indignazione dei tanti fedeli amici del defunto che con lui avevano condotto la rivendicazione dell’uso del Rito tradizionale accordato nel  1989 dall’allora Arcivescovo di Torino S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni Saldarini.

Alla fine della liturgia uno dei confratelli, molto amico del defunto, l'Ing. Ugo Tozzini lo ha brevemente ricordato.
Ecco il testo dell’indirizzo di saluto.

Caro Franco, tocca a me, il più immeritevole dei tuoi amici, vincere la commozione che ci gonfia il cuore e tentare di sigillare questa nostra lunga amicizia terrena con poche, purtroppo inadeguate, parole di addio. 
È per me struggente rievocare gli anni del tuo fecondissimo servizio prestato qui, alla Misericordia di Torino, e testimoniare l’alto senso di responsabilità con cui hai accettato di governare per lunghi anni questa nostra venerabile Arciconfraternita. Da uomo efficiente e probo hai retto l’incarico di Governatore, anzi, di sentinella vigile e attenta, che ha profuso tesori di tempo e dedizione, affinché nulla venisse disperso di questa mirabile eredità. È significativo che proprio alla Misericordia tu abbia regalato le tue ormai ansimanti energie estreme. I tuoi ultimi generosi tentativi per dare nuova vitalità alla Confraternita sono stati presentati e ripresentati al nostro Arcivescovo, al quale da mesi facevi garbatamente la ronda per prospettargli d’intervenire con urgenza e battere sul tempo l’inesorabile clessidra del tuo male. Me ne parlasti con un filo di voce anche sul letto di morte. 
Quando assumesti la guida della Misericordia, la Confraternita era ormai sull’orlo dell’estinzione. Questa nostra preziosa chiesa settecentesca, in cui oggi siamo riuniti, grazie alla sensibilità del rettore Mons. Bunino, vent’anni fa correva il rischio di chiudere i battenti per sempre, dopo essere stata il plurisecolare faro di conforto spirituale e materiale dei poveri, non ultimi i processati e i condannati a morte, i famosi “santi impiccati” del Cafasso. 
Grazie, caro Franco, per aver seguito con onore le orme dei Governatori tuoi grandi predecessori. Praesint et inserviant, raccomanda il Concilio ai pastori d’anime. 
Ma questa è sempre stata la tua vocazione istintiva: servire i tuoi confratelli e le tue consorelle guidandoli, non facendoti trainare, per quieto vivere, da loro. 
Un grazie speciale te lo dobbiamo, caro Franco, per quello che noi consideriamo il tuo capolavoro di pietà e devozione, costruito giorno per giorno per lunghi anni con ostinazione e pazienza: il ritorno a Torino, dopo ben trent’anni, della santa Messa tradizionale di sempre, in latino e gregoriano. 
L’allora vescovo card. Saldarini, che qui ringraziamo con affetto filiale, fu letteralmente conquistato dal tuo fervore e dalle tue ragioni, dopo che avevi lungamente sperimentato mortificazioni e dinieghi. Chi in questa chiesa la domenica può ora gustare la suprema bellezza e l’intrinseca bontà dell’antica liturgia eucaristica dei nostri padri, strappata all’oblio cui sembrava condannata, saprà a chi dir grazie e per chi dire una preghiera………
Grazie di cuore, incomparabile amico, per quest’opera di carità verso i tuoi fratelli e le generazioni future: difendere la Messa antica è stato il tuo più bel modo di amare il prossimo per amor di Dio. 
Preghiamo dunque che finalmente tu possa essere pienamente deliziato, e per sempre, dalla liturgia celeste, qui così a lungo sospirata, avversata e solo pregustata, insieme con i Mons. Vaudagnotti, gli Olivero, gli Amerio, i Merlo, i Fantini, i Durando, i don Pace, gli Argan, i Falamischia e tutti gli altri indimenticabili amici.   Grazie, per il coraggio con cui ti sei opposto ai pericoli di falsificazione della liturgia. 
Che Dio te ne renda merito in eterno! 
Davanti a nostro Signore Gesù non ti presenti certo a mani vuote. Porti i frutti delle prove, delle fatiche, delle umiliazioni, delle sofferenze fisiche e morali che la Provvidenza ha seminato lungo il tuo cammino, porti i talenti di cuore e d’intelletto di chi sa perdonare ai cattivi e usare indulgenza verso i prevaricatori e gli stolti, porti la dote della tua filiale devozione alla Mamma celeste. Porti, infine, anche la nostra solitudine e le nostre lacrime.  Voglia il Signore, per intercessione di Maria madre di misericordia, perdonare le reliquie dei tuoi peccati e accoglierti presto fra i suoi figli più buoni e fedeli. 
Deo gratias!





 
 

LA LETTERA DI PROTESTA INVIATA AD ALCUNI CARDINALI E MONSIGNORI IN VATICANO

Em.za Rev.ma
ci permettiamo sottoporLe la seguente informativa per rendere noto a Vs. Em.za lo stato di disagio in cui si vengono a trovare i cattolici dell’Arcidiocesi di Torino “legati alla tradizione liturgica latina” .

Mercoledí 26 giugno, nel Suo imperscrutabile disegno, il Signore ha chiamato a Sé, immaturamente, l’Ing. Franco Manassero, già Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia di Torino, fervente cattolico, Socio Fondatore della nostra Associazione, strenuo difensore della Liturgia Tradizionale della Santa Chiesa, promotore e animatore della S. Messa tradizionale a Torino.
Per espressa volontà del defunto i confratelli hanno chiesto che i funerali si svolgessero presso la chiesa della Misericordia a Torino, col Rito tradizionale, com’è d’uso nella stessa chiesa.
La stessa sera del 26 giungo, alle ore 21, nella chiesa della Misericordia, i parenti, i confratelli e gli amici hanno recitato il Santo Rosario in suffragio del caro defunto. Il Santo Rosario è stato diretto dal Rettore Spirituale dell’Arciconfraternita, mons. Oreste Bunino. Alla fine della recita del Santo Rosario, mons. Bunino ha annunciato che i funerali si sarebbero svolti sabato 29 giugno, alle ore 11, nella stessa chiesa della Misericordia. Tutti i confratelli erano a conoscenza della sopraggiunta autorizzazione della Curia a celebrare le esequie secondo il Rito tradizionale. I numerosissimi convenuti di quella sera hanno tutti inteso l’annuncio in questo senso.
Venerdí 28 giugno giunge notizia che il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, aveva richiamato duramente mons. Bunino vietandogli categoricamente di officiare la S. Messa di esequie col Rito tradizionale. La stessa mattina del 28 giugno il quotidiano La Stampa di Torino aveva pubblicato l’annuncio dei funerali alla chiesa della Misericordia, e quindi il Cardinale Arcivescovo non ha potuto negare, come avrebbe voluto, lo stesso uso della chiesa perché costretto da detto annuncio.
La mattina del 29 si è svolto il funerale, alle 11, con la partecipazione dei parenti, dei confratelli, degli amici e della rappresentanza ufficiale dell’Autorità cittadina. Grande stupore tra i molti convenuti che si aspettavano l’uso del Rito tradizionale, grande indignazione dei tanti fedeli amici del defunto che con lui avevano condotto la rivendicazione dell’uso del Rito tradizionale poi graziosamente accordato nel 1989 dall’allora Arcivescovo di Torino S. Em.za Rev.ma Card. Giovanni Saldarini.

Em.za Rev.ma, a nome di tutti i cattolici di Torino “legati alla tradizione liturgica latina”, noi esprimiamo la nostra indignazione e la nostra ferma protesta per tanto ingiusto trattamento, che denota nel Cardinale Arcivescovo di Torino una mancanza di sensibilità e di carità cristiana che lo rende inidoneo a sedere sulla Cattedra Episcopale di questa importante Arcidiocesi della Chiesa.
Già altre volte il Cardinale Poletto ha dato prova di insensibilità e di estrema ingiustificata durezza, negando l’amministrazione dei Sacramenti del Battesimo e del Matrimonio col Rito tradizionale, a suo dire: “per il bene della Chiesa”.
Questa volta ha inteso ignorare anche lo Statuto dell’Arciconfraternita della Misericordia, approvato nel 1992 da S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni Saldarini, il cui art. 1 assegna alla Confraternita l’impegno e la specifica cura della “Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione della S. Messa, secondo la tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto gregoriano, che esprimono l’unità e l’universalità della S. Chiesa; negando al suo Governatore la possibilità di usufruire da morto di quella S. Messa a cui, da vivo, aveva dedicato le sue energie di uomo e la sua dedizione di cattolico romano.

Noi paventiamo un ulteriore maltrattamento da questo nostro Pastore al quale tuttavia abbiamo piú volte dichiarato la nostra devozione: in relazione alla firme che abbiamo presentato perché voglia concedere l’amministrazione di tutti i Sacramenti secondo il Rito tradizionale (alleghiamo la petizione presentata e una nota ad essa relativa), e temiamo che possa continuare a rispondere che “la Chiesa non lo vuole”, sottolineando che “la Chiesa sono io”.

Supplichiamo Vs. Em.za di voler intervenire perché si interrompa questo ciclo vessatorio e discriminatorio, perché il Cardinale di Torino si convinca finalmente che noi non siamo dei malfattori e lo abbiamo dimostrato in questi anni non creando alcun problema alla Chiesa particolare di Torino da quando S. Em.za Rev.ma il Cardinale Saldarini, nel 1989, autorizzò la celebrazione della S. Messa tradizionale; perché finalmente veniamo trattati dal nostro Pastore secondo i “buoni costumi” e le “virtú umane”, con “pietà”, con “zelo per le nostre ànime”, con “saggezza”, con “prudenza” (cfr. Can. 378).

Rispettosamente porgiamo le nostre scuse per il disturbo arrecato, ci professiamo figli devoti di Santa Madre Chiesa e sudditi fedeli del Santo Padre, e supplichiamo Vs. Em.za di volerci concedere la sua paterna benedizione.

Rispettosamente e devotamente in Cristo e Maria.





 
 

LA PARTICOLARITÀ DELLO STATUTO DELL'ARCICONFRATERNITA DELLA MISERICODIA DI TORINO




Quando, il 29 settembre del 1989, S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni Saldarini, allora Arcivescovo di Torino, autorizzò la celebrazione della S. Messa tradizionale, presso la chiesa della Misericordia, restrinse tale autorizzazione alla sola S. Messa domenicale e festiva, vietando l’amministrazione degli altri Sacramenti, ad eccezione del Sacramento della Confessione.
La petizione, corredata da circa mille firme, venne presentata allora dall’Ing. Franco Manassero, Governatore dell’Arciconfraternita di San Giovanni Battista Decollato, detta “della Misericordia”, fondata a Torino nel 1578.

Successivamente, il 21 ottobre del 1992, S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni Saldarini, nella sua veste di Arcivescovo di Torino, approvò il nuovo Statuto dell’Arciconfraternita della Misericordia, che, all’art. 1, cosí recita:

§ 2 Le finalità della Misericordia, come di ogni Confraternita, si possono riassumere in tre aspetti: 
        culto, beneficenza, penitenza.
§ 3 Verso Dio il culto, verso il prossimo la beneficenza, verso se stessi la penitenza.
§ 4 Conformemente a tali finalità, la Misericordia di Torino dedica particolare impegno e specifica 
       cura rispettivamente:
       - quanto al Culto: alla Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione della S. Messa, secondo la 
                  tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto gregoriano, che esprimono 
                  l’unità e l’universalità della S. Chiesa (Paolo VI, Lettera Apostolica Sacrificium Laudis
                  Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dominicae Coenae);
       - quanto alla Beneficenza: dedicandosi particolarmente alla meditazione del tema della morte e 
                  all’assistenza e conforto dei moribondi e delle vittime di atti di violenza;
       - quanto alla Penitenza: promuovendo in modo speciale la valorizzazione del Sacramento della 
                  Confessione, secondo l’esempio luminoso dei venerati nostri Confratelli San Giuseppe 
                  Cafasso, San Giovanni Bosco, beato Sebastiano Valfré, con l’esercizio assiduo 
                  dell’umiltà e della mortificazione, delle quali vuol essere simbolo ed espressione la nera 
                  divisa dell’Arcifonfraternita.


Come enunciato nel § 4 (quanto al Culto), una delle finalità dell’Arciconfraternita è costituita dal “particolare impegno e dalla specifica cura” nei confronti della “Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione della S. Messa, secondo la tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto gregoriano, che esprimono l’unità e l’universalità della S. Chiesa”.

Sembra incredibile che col cambiare dell’Arcivescovo, nell’Arcidiocesi di Torino possa cambiare ogni legge.

Il nuovo Arcivescovo ha ignorato completamente questo articolo dello Statuto dell’Arcifonfraternita della Misericordia, negando al suo ex Governatore la possibilità di usufruire da morto di quella S. Messa a cui, da vivo, aveva dedicato le sue energie di uomo e la sua dedizione di cattolico romano.

Il Pastore della Chiesa particolare di Torino avrà avuto le sue ragioni, senza dubbio, ma è altrettanto indubbio che queste sue ragioni si dimostrano incuranti delle leggi della sua Diocesi, prive di spirito di saggezza e di prudenza, non informate da alcuna pietà, orbe di ogni zelo per le ànime dei fedeli e infine lontane dai buoni costumi e dalle virtú umane.






 
 

LA LETTERA DI PROTESTA INVIATA AL CARDINALE SEVERINO POLETTO, ARCIVESCOVO DI TORINO




A S. Em.za Rev.ma
Card. Severino Poletto
via dell’Arcivescovado, 12
10121 Torino

Eminenza,

superato il trascinamento passionale delle prime ore, in tutta calma e dopo lunga riflessione, intendiamo esprimerLe il nostro profondo dolore, la nostra sofferta indignazione e la nostra vibrata protesta per quanto accaduto per i funerali del nostro compianto fratello, amico e Socio fondatore: l’Ing. Franco Manassero, che Dio l’abbia in gloria.
Siamo addolorati, indignati e costernati perché in questa particolare e dolorosa occasione ci aspettavamo dal nostro Pastore un comportamento di maggiore cura e zelo per le ànime dei fedeli, mosso da quella pietà, quella prudenza e quella saggezza che sono le qualità di ogni Vescovo di Santa Romana Chiesa (cfr. Can. 378).

Al pari di noi, Lei sa bene che l’uso ormai consolidato nella Santa Chiesa, le direttive del Santo Padre e le disposizioni della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti hanno dato pieno vigore alla liturgia tradizionale, tutta intera, cosí che sono ormai tanti i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti che officiano regolarmente o saltuariamente col venerabile Rito di San Pio V.
La sua ferma opposizione, invece, ci autorizza a pensare, stupefatti, che Lei coltivi una inspiegabile, ingiustificata, profonda avversione per la millenaria liturgia della Santa Chiesa, nonché un incredibile disprezzo per i fedeli legati a questa liturgia, ivi compresi quegli stessi sacerdoti che guardano ad essa con attenzione come raccomandato dallo stesso Santo Padre.

Eminenza, Le assicuriamo che, come figli devoti della Santa Chiesa, nostra Madre e Maestra, noi non smetteremo di pregare la Santa Vergine Maria perché il Signore La illumini.

AugurandoLe ogni assistenza del Cielo, restiamo uniti alla Sposa di Cristo in cordibus Iesu et Mariae.

Carmagnola, 3 luglio 2002 a. D.





 

Il Giornale, martedí 9 luglio 2002 - pagina 14
 

IL CASO

«Quei funerali in latino non si devono fare»

Le ultime volontà di un noto dirigente torinese: esequie col rito antico
La Curia acconsente poi cambia idea


di ANDREA TORNIELLI

Sul letto di morte aveva espresso un desiderio: che le sue esequie fossero celebrate con il rito preconciliare, secondo l’antico messale in latino. Quando si è spento, i suoi amici hanno fatto chiedere dal rettore della chiesa della Misericordia di Torino, il permesso alla Curia arcivescovile, che inizialmente ha dato il via libera. Poi, con una decisione a sorpresa, ci ha ripensato, il permesso è stato ritirato e le esequie sono state celebrate con il nuovo rito in italiano.
Sta diventando un caso quello dei funerali dell’ingegner Franco Manassero, ex presidente della Azienda Acque Metropolitane di Torino, dirigente della Hydroaid, figura nota e stimata in città, già governatore dell’antica Confraternita della Misericordia, morto a 57 anni mercoledì 26 giugno dopo una grave malattia. I fedeli tradizionalisti legati all’associazione Una Vox stanno per inondare con le loro missive i tavoli di molti porporati della Curia romana, tra i quali Joseph Ratzinger, Darío Castrillón Hoyos, Giovanni Battista Re, Jorge Arturo Medina Estevez, responsabili delle più importanti congregazioni vaticane: «Eminenza, a nome di tutti i cattolici di Torino legati alla tradizione liturgica latina noi esprimiamo la nostra indignazione e la nostra ferma protesta per tanto ingiusto trattamento…».
Nel mirino delle proteste dei fedeli, che ogni domenica assistono alla Messa antica regolarmente autorizzata dalla diocesi e non hanno niente a che vedere con i lefebvriani, c’è una decisione attribuita al cardinale Severino Poletto, arcivescovo del capoluogo piemontese.
«Il giorno della morte di Manassero - spiega Calogero Cammarata, presidente di Una Vox - d’accordo con i suoi familiari, abbiamo chiesto al rettore della Misericordia monsignor Oreste Bunino che le esequie fossero celebrate con il rito antico. Quella stessa sera, dopo la recita del Rosario, Bunino ci ha informati che la Curia aveva dato la sua autorizzazione». Cammarata non vuole entrare nei particolari, né le lettere che ha inviato in Vaticano lo specificano. Dagli ambienti curiali torinesi si apprende però che l’iniziale «via libera» sarebbe stato concesso da monsignor Giacomo Lanzetti, uno dei due vicari che fra qualche giorno riceveranno l’ordinazione episcopale diventando vescovi ausiliari. Quel 26 giugno Lanzetti era a Roma, sarebbe stato raggiunto telefonicamente e avrebbe dato il suo assenso. I famigliari hanno potuto così indicare nel necrologio, pubblicato sui quotidiani della città, la data e l’ora dei funerali, previsti per sabato 29 giugno nella stessa chiesa della Misericordia, alla quale Manassero era molto legato. venerdì 28 giugno, cioè 24 ore prima della celebrazione, «giunge notizia - si legge nella lettera spedita in questi giorni ai porporati in Vaticano - che il cardinale Severino Poletto aveva richiamato duramente monsignor Bunino vietandogli categoricamente i officiare la Messa di esequie col rito tradizionale». Alla cerimonia di sabato mattina, celebrata rigorosamente in italiano, hanno partecipato diverse autorità cittadine, con i gonfaloni, e anche il neodirettore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, amico dello scomparso.
L’arcivescovo di Torino non intende per il momento replicare né alimentare le polemiche. Monsignor Lanzetti sta facendo un ritiro spirituale per la sua imminente consacrazione a vescovo. Il Giornale ha interpellato allora il cancelliere della Curia torinese, monsignor Giacomo Maria Martinacci, che spiega: «Gli interessati potevano chiedere, ma non pretendere. Esistono delle disposizioni precise in diocesi, sancite nel 1989 dall’allora cardinale Giovanni Saldarini. E prevedono esclusivamente la celebrazione della Messa domenicale». Sul permesso prima concesso e poi ritirato, il prelato non si sbilancia: «Non sono io che tratto queste cose».
L’episodio, segnalato anche sul sito Internet dell’associazione (www.unavox.it), pur riguardando un gruppo minoritario di fedeli più o meno nostalgici, sta facendo discutere i tradizionalisti di tutt’Italia e s’inserisce come sabbia negli ingranaggi del già delicato colloquio tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, quella dei lefebvriani, che interpretano il diniego torinese come una riprova delle difficoltà che incontrano tra i vescovi le istanze dei cattolici rimasti affezionati all’antica liturgia.
 




 

Il Giornale del Piemonte, martedí 9 luglio 2002 - prima pagina
 
 

GIALLO IN CURIA

IL LATINO NEGATO AI FUNERALI DI MANASSERO



di ANDREA TORNIELLI

Le lettere stanno per arrivare ai piú importanti cardinali della Curia romana: contengono la protesta dell’associazione torinese Una Vox, nata per salvaguardare la liturgia tradizionale in latino, che esprime il suo rammarico e la sua protesta per un episodio accaduto pochi giorni fa in città. L’ing. Franco Manassero, ex presidente dell’Azienda Acque Metropolitane, già Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia, morto lo scorso 26 giugno a 57 anni dopo una breve malattia, aveva espresso il desiderio che i suoi funerali fossero celebrati secondo l’antico messale latino, quello preconciliare. La Curia - secondo il racconto di Calogero Cammarata, presidente di Una Vox, che ha spedito le missive di protesta a molti porporati del Vaticano - aveva inizialmente concesso l’autorizzazione a mons. Oreste Bunino di celebrare alla vecchia maniera le esequie nella chiesa della Misericordia. Ma 24 ore prima, lo stesso cardinale Severino Poletto avrebbe categoricamente negato il consenso. I funerali di Manassero si sono infatti svolti, alla presenza delle autorità cittadine, secondo il nuovo rito rigorosamente in italiano. Se c’è stata quella prima autorizzazione, chi l’ha data? E perché poi è stata ritirata? Da un sondaggio presso gli ambienti della Curia di Torino risulta che il permesso sarebbe stato accordato da monsignor Giacomo Lanzetti, vicario episcopale e prossimo vescovo ausiliare. Il cardinale Poletto, evidentemente non ha gradito.
 




Luglio 2002