La prematura scomparsa
dell'Ing. Franco Manassero
L'incredibile comportamento dell'Arcivescovo
di Torino
Cardinale Severino Poletto
La morte prematura del caro amico e fratello
Franco Manassero
La lettera di protesta
inviata ad alcuni cardinali e monss. in Vaticano
La particolarità
dello Statuto dell'Arciconfraternita della Misericordia di
Torino
La lettera di protesta inviata
al Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino
L'interesse della stampa nazionale
Il Giornale
Il Giornale del Piemonte
LA MORTE PREMATURA DELL'ING. FRANCO MANASSERO
Mercoledí 26 giugno, nel Suo imperscrutabile disegno, il
Signore ha chiamato a Sé, immaturamente, l’Ing. Franco Manassero,
già Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia di Torino,
fervente cattolico, Socio Fondatore della nostra Associazione, strenuo
difensore della Liturgia Tradizionale della Santa Chiesa, promotore e animatore
della S. Messa tradizionale a Torino, valente imprenditore e apprezzato
dirigente.
Per espressa volontà del defunto i confratelli hanno chiesto
che i funerali si svolgessero presso la chiesa della Misericordia a Torino,
col Rito tradizionale, com’è d’uso nella stessa chiesa.
La stessa sera del 26 giugno, alle ore 21, i parenti, i confratelli
e gli amici hanno recitato il Santo Rosario in suffragio del caro defunto,
nella chiesa della Misericordia. Il Santo Rosario è stato diretto
dal Rettore Spirituale dell’Arciconfraternita, mons. Oreste Bunino.
Alla fine della recita del Santo Rosario, mons. Bunino ha annunciato
che i funerali si sarebbero svolti sabato 29 giugno, alle ore 11, nella
stessa chiesa della Misericordia.
Tutti i confratelli erano a conoscenza della sopraggiunta autorizzazione
della Curia a celebrare le esequie secondo il Rito tradizionale.
I numerosissimi convenuti di quella sera hanno tutti inteso l’annuncio
in questo senso, sia perché era stata sparsa la voce dai confratelli,
sia perché nella chiesa della Misericordia si officia abitualmente
col Rito tradizionale.
Venerdí 28 giugno giunge notizia che il Cardinale Severino
Poletto, Arcivescovo di Torino, aveva richiamato duramente mons. Bunino
vietandogli categoricamente di officiare la S. Messa di esequie col Rito
tradizionale.
La stessa mattina del 28 giugno il quotidiano La Stampa di
Torino aveva pubblicato l’annuncio dei funerali alla chiesa della Misericordia,
e quindi il Cardinale Arcivescovo non ha potuto negare, come avrebbe voluto,
lo stesso uso della chiesa perché costretto da detto annuncio.
La vicenda ha dell’incredibile. Si sa per certo che l’autorizzazione
è venuta dalla Curia, e non si è trattato di una iniziativa
personale, ancorché legittima, di mons. Bunino; eppure la stessa
Curia, meno di quarantott’ore dopo, per bocca del Cardinale, si rimangia
tutto.
Si sa dell’ostilità del Cardinale Poletto nei confronti della
liturgia tradizionale, ma fino ad ora non si sapeva che potesse essere
capace di tanto acredine e di tanta mancanza di carità cristiana.
La mattina del 29 si è svolto il funerale, alle 11, con la
partecipazione dei parenti, dei confratelli, degli amici e della rappresentanza
ufficiale dell’Autorità cittadina.
Grande stupore tra i molti convenuti che si aspettavano l’uso del
Rito tradizionale, grande indignazione dei tanti fedeli amici del defunto
che con lui avevano condotto la rivendicazione dell’uso del Rito tradizionale
accordato nel 1989 dall’allora Arcivescovo di Torino S. Em.za Rev.ma
il Card. Giovanni Saldarini.
Alla fine della liturgia uno dei confratelli, molto amico del defunto,
l'Ing. Ugo Tozzini lo ha brevemente ricordato.
Ecco il testo dell’indirizzo di saluto.
Caro Franco, tocca a me, il più immeritevole dei tuoi amici,
vincere la commozione che ci gonfia il cuore e tentare di sigillare questa
nostra lunga amicizia terrena con poche, purtroppo inadeguate, parole di
addio.
È per me struggente rievocare gli anni del tuo fecondissimo
servizio prestato qui, alla Misericordia di Torino, e testimoniare l’alto
senso di responsabilità con cui hai accettato di governare per lunghi
anni questa nostra venerabile Arciconfraternita. Da uomo efficiente e probo
hai retto l’incarico di Governatore, anzi, di sentinella vigile e attenta,
che ha profuso tesori di tempo e dedizione, affinché nulla venisse
disperso di questa mirabile eredità. È significativo che
proprio alla Misericordia tu abbia regalato le tue ormai ansimanti energie
estreme. I tuoi ultimi generosi tentativi per dare nuova vitalità
alla Confraternita sono stati presentati e ripresentati al nostro Arcivescovo,
al quale da mesi facevi garbatamente la ronda per prospettargli d’intervenire
con urgenza e battere sul tempo l’inesorabile clessidra del tuo male. Me
ne parlasti con un filo di voce anche sul letto di morte.
Quando assumesti la guida della Misericordia, la Confraternita era
ormai sull’orlo dell’estinzione. Questa nostra preziosa chiesa settecentesca,
in cui oggi siamo riuniti, grazie alla sensibilità del rettore Mons.
Bunino, vent’anni fa correva il rischio di chiudere i battenti per sempre,
dopo essere stata il plurisecolare faro di conforto spirituale e materiale
dei poveri, non ultimi i processati e i condannati a morte, i famosi “santi
impiccati” del Cafasso.
Grazie, caro Franco, per aver seguito con onore le orme dei Governatori
tuoi grandi predecessori. Praesint et inserviant, raccomanda il Concilio
ai pastori d’anime.
Ma questa è sempre stata la tua vocazione istintiva: servire
i tuoi confratelli e le tue consorelle guidandoli, non facendoti trainare,
per quieto vivere, da loro.
Un grazie speciale te lo dobbiamo, caro Franco, per quello che noi
consideriamo il tuo capolavoro di pietà e devozione, costruito giorno
per giorno per lunghi anni con ostinazione e pazienza: il ritorno a Torino,
dopo ben trent’anni, della santa Messa tradizionale di sempre, in latino
e gregoriano.
L’allora vescovo card. Saldarini, che qui ringraziamo con affetto filiale,
fu letteralmente conquistato dal tuo fervore e dalle tue ragioni, dopo
che avevi lungamente sperimentato mortificazioni e dinieghi. Chi in questa
chiesa la domenica può ora gustare la suprema bellezza e l’intrinseca
bontà dell’antica liturgia eucaristica dei nostri padri, strappata
all’oblio cui sembrava condannata, saprà a chi dir grazie e per
chi dire una preghiera………
Grazie di cuore, incomparabile amico, per quest’opera di carità
verso i tuoi fratelli e le generazioni future: difendere la Messa antica
è stato il tuo più bel modo di amare il prossimo per amor
di Dio.
Preghiamo dunque che finalmente tu possa essere pienamente deliziato,
e per sempre, dalla liturgia celeste, qui così a lungo sospirata,
avversata e solo pregustata, insieme con i Mons. Vaudagnotti, gli Olivero,
gli Amerio, i Merlo, i Fantini, i Durando, i don Pace, gli Argan, i Falamischia
e tutti gli altri indimenticabili amici. Grazie, per il coraggio
con cui ti sei opposto ai pericoli di falsificazione della liturgia.
Che Dio te ne renda merito in eterno!
Davanti a nostro Signore Gesù non ti presenti certo a mani vuote.
Porti i frutti delle prove, delle fatiche, delle umiliazioni, delle sofferenze
fisiche e morali che la Provvidenza ha seminato lungo il tuo cammino, porti
i talenti di cuore e d’intelletto di chi sa perdonare ai cattivi e usare
indulgenza verso i prevaricatori e gli stolti, porti la dote della tua
filiale devozione alla Mamma celeste. Porti, infine, anche la nostra solitudine
e le nostre lacrime. Voglia il Signore, per intercessione di Maria
madre di misericordia, perdonare le reliquie dei tuoi peccati e accoglierti
presto fra i suoi figli più buoni e fedeli.
Deo gratias!
LA LETTERA DI PROTESTA INVIATA AD ALCUNI CARDINALI E MONSIGNORI IN
VATICANO
Em.za Rev.ma
ci permettiamo sottoporLe la seguente informativa per rendere noto
a Vs. Em.za lo stato di disagio in cui si vengono a trovare i cattolici
dell’Arcidiocesi di Torino “legati alla tradizione liturgica latina” .
Mercoledí 26 giugno, nel Suo imperscrutabile disegno, il Signore
ha chiamato a Sé, immaturamente, l’Ing. Franco Manassero, già
Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia di Torino, fervente
cattolico, Socio Fondatore della nostra Associazione, strenuo difensore
della Liturgia Tradizionale della Santa Chiesa, promotore e animatore della
S. Messa tradizionale a Torino.
Per espressa volontà del defunto i confratelli hanno chiesto
che i funerali si svolgessero presso la chiesa della Misericordia a Torino,
col Rito tradizionale, com’è d’uso nella stessa chiesa.
La stessa sera del 26 giungo, alle ore 21, nella chiesa della Misericordia,
i parenti, i confratelli e gli amici hanno recitato il Santo Rosario in
suffragio del caro defunto. Il Santo Rosario è stato diretto dal
Rettore Spirituale dell’Arciconfraternita, mons. Oreste Bunino. Alla fine
della recita del Santo Rosario, mons. Bunino ha annunciato che i funerali
si sarebbero svolti sabato 29 giugno, alle ore 11, nella stessa chiesa
della Misericordia. Tutti i confratelli erano a conoscenza della sopraggiunta
autorizzazione della Curia a celebrare le esequie secondo il Rito tradizionale.
I numerosissimi convenuti di quella sera hanno tutti inteso l’annuncio
in questo senso.
Venerdí 28 giugno giunge notizia che il Cardinale Severino Poletto,
Arcivescovo di Torino, aveva richiamato duramente mons. Bunino vietandogli
categoricamente di officiare la S. Messa di esequie col Rito tradizionale.
La stessa mattina del 28 giugno il quotidiano La Stampa di
Torino aveva pubblicato l’annuncio dei funerali alla chiesa della Misericordia,
e quindi il Cardinale Arcivescovo non ha potuto negare, come avrebbe voluto,
lo stesso uso della chiesa perché costretto da detto annuncio.
La mattina del 29 si è svolto il funerale, alle 11, con
la partecipazione dei parenti, dei confratelli, degli amici e della rappresentanza
ufficiale dell’Autorità cittadina. Grande stupore tra i molti convenuti
che si aspettavano l’uso del Rito tradizionale, grande indignazione dei
tanti fedeli amici del defunto che con lui avevano condotto la rivendicazione
dell’uso del Rito tradizionale poi graziosamente accordato nel 1989 dall’allora
Arcivescovo di Torino S. Em.za Rev.ma Card. Giovanni Saldarini.
Em.za Rev.ma, a nome di tutti i cattolici di Torino “legati alla tradizione
liturgica latina”, noi esprimiamo la nostra indignazione e la nostra ferma
protesta per tanto ingiusto trattamento, che denota nel Cardinale Arcivescovo
di Torino una mancanza di sensibilità e di carità cristiana
che lo rende inidoneo a sedere sulla Cattedra Episcopale di questa importante
Arcidiocesi della Chiesa.
Già altre volte il Cardinale Poletto ha dato prova di insensibilità
e di estrema ingiustificata durezza, negando l’amministrazione dei Sacramenti
del Battesimo e del Matrimonio col Rito tradizionale, a suo dire: “per
il bene della Chiesa”.
Questa volta ha inteso ignorare anche lo Statuto dell’Arciconfraternita
della Misericordia, approvato nel 1992 da S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni
Saldarini, il cui art. 1 assegna alla Confraternita l’impegno e la specifica
cura della “Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione della S. Messa,
secondo la tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto
gregoriano, che esprimono l’unità e l’universalità della
S. Chiesa”; negando al suo Governatore la possibilità
di usufruire da morto di quella S. Messa a cui, da vivo, aveva dedicato
le sue energie di uomo e la sua dedizione di cattolico romano.
Noi paventiamo un ulteriore maltrattamento da questo nostro Pastore
al quale tuttavia abbiamo piú volte dichiarato la nostra devozione:
in relazione alla firme che abbiamo presentato perché voglia concedere
l’amministrazione di tutti i Sacramenti secondo il Rito tradizionale (alleghiamo
la petizione presentata e una nota ad essa relativa), e temiamo che
possa continuare a rispondere che “la Chiesa non lo vuole”, sottolineando
che “la Chiesa sono io”.
Supplichiamo Vs. Em.za di voler intervenire perché si interrompa
questo ciclo vessatorio e discriminatorio, perché il Cardinale di
Torino si convinca finalmente che noi non siamo dei malfattori e lo abbiamo
dimostrato in questi anni non creando alcun problema alla Chiesa particolare
di Torino da quando S. Em.za Rev.ma il Cardinale Saldarini, nel 1989, autorizzò
la celebrazione della S. Messa tradizionale; perché finalmente veniamo
trattati dal nostro Pastore secondo i “buoni costumi” e le “virtú
umane”, con “pietà”, con “zelo per le nostre ànime”, con
“saggezza”, con “prudenza” (cfr. Can. 378).
Rispettosamente porgiamo le nostre scuse per il disturbo arrecato, ci
professiamo figli devoti di Santa Madre Chiesa e sudditi fedeli del Santo
Padre, e supplichiamo Vs. Em.za di volerci concedere la sua paterna benedizione.
Rispettosamente e devotamente in Cristo e Maria.
LA PARTICOLARITÀ DELLO STATUTO DELL'ARCICONFRATERNITA DELLA
MISERICODIA DI TORINO
Quando, il 29 settembre del 1989, S. Em.za Rev.ma il Card. Giovanni
Saldarini, allora Arcivescovo di Torino, autorizzò la celebrazione
della S. Messa tradizionale, presso la chiesa della Misericordia, restrinse
tale autorizzazione alla sola S. Messa domenicale e festiva, vietando l’amministrazione
degli altri Sacramenti, ad eccezione del Sacramento della Confessione.
La petizione, corredata da circa mille firme, venne presentata allora
dall’Ing. Franco Manassero, Governatore dell’Arciconfraternita di San Giovanni
Battista Decollato, detta “della Misericordia”, fondata a Torino nel 1578.
Successivamente, il 21 ottobre del 1992, S. Em.za Rev.ma il Card.
Giovanni Saldarini, nella sua veste di Arcivescovo di Torino, approvò
il nuovo Statuto dell’Arciconfraternita della Misericordia, che, all’art.
1, cosí recita:
§ 2 Le finalità della Misericordia,
come di ogni Confraternita, si possono riassumere in tre aspetti:
culto, beneficenza,
penitenza.
§ 3 Verso Dio il culto, verso il prossimo la beneficenza,
verso se stessi la penitenza.
§ 4 Conformemente a tali finalità, la Misericordia
di Torino dedica particolare impegno e specifica
cura rispettivamente:
- quanto al Culto:
alla Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione della S. Messa, secondo
la
tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto gregoriano,
che esprimono
l’unità e l’universalità della S. Chiesa (Paolo VI, Lettera
Apostolica Sacrificium Laudis;
Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dominicae Coenae);
- quanto alla Beneficenza:
dedicandosi particolarmente alla meditazione del tema della morte e
all’assistenza e conforto dei moribondi e delle vittime di atti di violenza;
- quanto alla Penitenza:
promuovendo in modo speciale la valorizzazione del Sacramento della
Confessione, secondo l’esempio luminoso dei venerati nostri Confratelli
San Giuseppe
Cafasso, San Giovanni Bosco, beato Sebastiano Valfré, con l’esercizio
assiduo
dell’umiltà e della mortificazione, delle quali vuol essere simbolo
ed espressione la nera
divisa dell’Arcifonfraternita.
Come enunciato nel § 4 (quanto al Culto), una delle finalità
dell’Arciconfraternita è costituita dal “particolare impegno e dalla
specifica cura” nei confronti della “Sacra Liturgia, culminante nella celebrazione
della S. Messa, secondo la tradizione romana, specialmente in lingua latina
e col canto gregoriano, che esprimono l’unità e l’universalità
della S. Chiesa”.
Sembra incredibile che col cambiare dell’Arcivescovo, nell’Arcidiocesi
di Torino possa cambiare ogni legge.
Il nuovo Arcivescovo ha ignorato completamente questo articolo dello
Statuto dell’Arcifonfraternita della Misericordia, negando al suo ex Governatore
la possibilità di usufruire da morto di quella S. Messa a cui, da
vivo, aveva dedicato le sue energie di uomo e la sua dedizione di cattolico
romano.
Il Pastore della Chiesa particolare di Torino avrà avuto le sue
ragioni, senza dubbio, ma è altrettanto indubbio che queste sue
ragioni si dimostrano incuranti delle leggi della sua Diocesi, prive di
spirito di saggezza e di prudenza, non informate da alcuna pietà,
orbe di ogni zelo per le ànime dei fedeli e infine lontane dai buoni
costumi e dalle virtú umane.
LA LETTERA DI PROTESTA INVIATA AL CARDINALE SEVERINO POLETTO, ARCIVESCOVO
DI TORINO
A S. Em.za Rev.ma
Card. Severino Poletto
via dell’Arcivescovado, 12
10121 Torino
Eminenza,
superato il trascinamento passionale delle prime ore, in tutta calma
e dopo lunga riflessione, intendiamo esprimerLe il nostro profondo dolore,
la nostra sofferta indignazione e la nostra vibrata protesta per quanto
accaduto per i funerali del nostro compianto fratello, amico e Socio fondatore:
l’Ing. Franco Manassero, che Dio l’abbia in gloria.
Siamo addolorati, indignati e costernati perché in questa particolare
e dolorosa occasione ci aspettavamo dal nostro Pastore un comportamento
di maggiore cura e zelo per le ànime dei fedeli, mosso da quella
pietà, quella prudenza e quella saggezza che sono le qualità
di ogni Vescovo di Santa Romana Chiesa (cfr. Can. 378).
Al pari di noi, Lei sa bene che l’uso ormai consolidato nella Santa
Chiesa, le direttive del Santo Padre e le disposizioni della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti hanno dato pieno vigore
alla liturgia tradizionale, tutta intera, cosí che sono ormai tanti
i Cardinali, i Vescovi e i sacerdoti che officiano regolarmente o saltuariamente
col venerabile Rito di San Pio V.
La sua ferma opposizione, invece, ci autorizza a pensare, stupefatti,
che Lei coltivi una inspiegabile, ingiustificata, profonda avversione per
la millenaria liturgia della Santa Chiesa, nonché un incredibile
disprezzo per i fedeli legati a questa liturgia, ivi compresi quegli stessi
sacerdoti che guardano ad essa con attenzione come raccomandato dallo stesso
Santo Padre.
Eminenza, Le assicuriamo che, come figli devoti della Santa Chiesa,
nostra Madre e Maestra, noi non smetteremo di pregare la Santa Vergine
Maria perché il Signore La illumini.
AugurandoLe ogni assistenza del Cielo, restiamo uniti alla Sposa di
Cristo in cordibus Iesu et Mariae.
Carmagnola, 3 luglio 2002 a. D.
Il Giornale, martedí 9 luglio 2002
- pagina 14
IL CASO
«Quei funerali in latino non si devono fare»
Le ultime volontà di un noto dirigente torinese:
esequie col rito antico
La Curia acconsente poi cambia idea
di ANDREA TORNIELLI
Sul letto di morte aveva espresso un desiderio: che le sue esequie fossero
celebrate con il rito preconciliare, secondo l’antico messale in latino.
Quando si è spento, i suoi amici hanno fatto chiedere dal rettore
della chiesa della Misericordia di Torino, il permesso alla Curia arcivescovile,
che inizialmente ha dato il via libera. Poi, con una decisione a sorpresa,
ci ha ripensato, il permesso è stato ritirato e le esequie sono
state celebrate con il nuovo rito in italiano.
Sta diventando un caso quello dei funerali dell’ingegner Franco Manassero,
ex presidente della Azienda Acque Metropolitane di Torino, dirigente della
Hydroaid, figura nota e stimata in città, già governatore
dell’antica Confraternita della Misericordia, morto a 57 anni mercoledì
26 giugno dopo una grave malattia. I fedeli tradizionalisti legati all’associazione
Una Vox stanno per inondare con le loro missive i tavoli di molti porporati
della Curia romana, tra i quali Joseph Ratzinger, Darío Castrillón
Hoyos, Giovanni Battista Re, Jorge Arturo Medina Estevez, responsabili
delle più importanti congregazioni vaticane: «Eminenza, a
nome di tutti i cattolici di Torino legati alla tradizione liturgica latina
noi esprimiamo la nostra indignazione e la nostra ferma protesta per tanto
ingiusto trattamento…».
Nel mirino delle proteste dei fedeli, che ogni domenica assistono alla
Messa antica regolarmente autorizzata dalla diocesi e non hanno niente
a che vedere con i lefebvriani, c’è una decisione attribuita al
cardinale Severino Poletto, arcivescovo del capoluogo piemontese.
«Il giorno della morte di Manassero - spiega Calogero Cammarata,
presidente di Una Vox - d’accordo con i suoi familiari, abbiamo chiesto
al rettore della Misericordia monsignor Oreste Bunino che le esequie fossero
celebrate con il rito antico. Quella stessa sera, dopo la recita del Rosario,
Bunino ci ha informati che la Curia aveva dato la sua autorizzazione».
Cammarata non vuole entrare nei particolari, né le lettere che ha
inviato in Vaticano lo specificano. Dagli ambienti curiali torinesi si
apprende però che l’iniziale «via libera» sarebbe stato
concesso da monsignor Giacomo Lanzetti, uno dei due vicari che fra qualche
giorno riceveranno l’ordinazione episcopale diventando vescovi ausiliari.
Quel 26 giugno Lanzetti era a Roma, sarebbe stato raggiunto telefonicamente
e avrebbe dato il suo assenso. I famigliari hanno potuto così indicare
nel necrologio, pubblicato sui quotidiani della città, la data e
l’ora dei funerali, previsti per sabato 29 giugno nella stessa chiesa della
Misericordia, alla quale Manassero era molto legato. venerdì 28
giugno, cioè 24 ore prima della celebrazione, «giunge notizia
- si legge nella lettera spedita in questi giorni ai porporati in Vaticano
- che il cardinale Severino Poletto aveva richiamato duramente monsignor
Bunino vietandogli categoricamente i officiare la Messa di esequie col
rito tradizionale». Alla cerimonia di sabato mattina, celebrata rigorosamente
in italiano, hanno partecipato diverse autorità cittadine, con i
gonfaloni, e anche il neodirettore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, amico
dello scomparso.
L’arcivescovo di Torino non intende per il momento replicare né
alimentare le polemiche. Monsignor Lanzetti sta facendo un ritiro spirituale
per la sua imminente consacrazione a vescovo. Il Giornale ha interpellato
allora il cancelliere della Curia torinese, monsignor Giacomo Maria Martinacci,
che spiega: «Gli interessati potevano chiedere, ma non pretendere.
Esistono delle disposizioni precise in diocesi, sancite nel 1989 dall’allora
cardinale Giovanni Saldarini. E prevedono esclusivamente la celebrazione
della Messa domenicale». Sul permesso prima concesso e poi ritirato,
il prelato non si sbilancia: «Non sono io che tratto queste cose».
L’episodio, segnalato anche sul sito Internet dell’associazione (www.unavox.it),
pur riguardando un gruppo minoritario di fedeli più o meno nostalgici,
sta facendo discutere i tradizionalisti di tutt’Italia e s’inserisce come
sabbia negli ingranaggi del già delicato colloquio tra la Santa
Sede e la Fraternità San Pio X, quella dei lefebvriani, che interpretano
il diniego torinese come una riprova delle difficoltà che incontrano
tra i vescovi le istanze dei cattolici rimasti affezionati all’antica liturgia.
Il Giornale del Piemonte,
martedí 9 luglio 2002 - prima pagina
GIALLO IN CURIA
IL LATINO NEGATO AI FUNERALI DI MANASSERO
di ANDREA TORNIELLI
Le lettere stanno per arrivare ai piú
importanti cardinali della Curia romana: contengono la protesta dell’associazione
torinese Una Vox, nata per salvaguardare la liturgia tradizionale in latino,
che esprime il suo rammarico e la sua protesta per un episodio accaduto
pochi giorni fa in città. L’ing. Franco Manassero, ex presidente
dell’Azienda Acque Metropolitane, già Governatore dell’Arciconfraternita
della Misericordia, morto lo scorso 26 giugno a 57 anni dopo una breve
malattia, aveva espresso il desiderio che i suoi funerali fossero celebrati
secondo l’antico messale latino, quello preconciliare. La Curia - secondo
il racconto di Calogero Cammarata, presidente di Una Vox, che ha spedito
le missive di protesta a molti porporati del Vaticano - aveva inizialmente
concesso l’autorizzazione a mons. Oreste Bunino di celebrare alla vecchia
maniera le esequie nella chiesa della Misericordia. Ma 24 ore prima, lo
stesso cardinale Severino Poletto avrebbe categoricamente negato il consenso.
I funerali di Manassero si sono infatti svolti, alla presenza delle autorità
cittadine, secondo il nuovo rito rigorosamente in italiano. Se c’è
stata quella prima autorizzazione, chi l’ha data? E perché poi è
stata ritirata? Da un sondaggio presso gli ambienti della Curia di Torino
risulta che il permesso sarebbe stato accordato da monsignor Giacomo Lanzetti,
vicario episcopale e prossimo vescovo ausiliare. Il cardinale Poletto,
evidentemente non ha gradito.
Luglio 2002 |