Dall’ecumenismo all’apostasia silenziosa. Venticinque
anni di Pontificato.
DALL’ECUMENISMO ALL’APOSTASIA SILENZIOSA
Questo il titolo dello studio che la FRATERNITÀ SACERDOTALE
SAN PIO X ha inviato a tutti i Cardinali di Santa Romana Chiesa il 6 gennaio
scorso. Il 2 febbraio successivo, il Superiore della Fraternità,
S. Ecc. Mons. Bernard Fellay, ha tenuto una conferenza stampa, a Roma,
in un albergo di via della Conciliazione, nel corso della quale ha spiegato
le motivazioni che hanno spinto la Fraternità a formulare il documento
e ha presentato i contenuti del documento stesso.
Il “problema dell’ecumenismo” è uno dei piú importanti
fra quelli posti dal Concilio Vaticano II, e ancor piú ha acquistato
importanza per il fatto che il Pontefice regnante ne ha fatto uno dei capisaldi
del suo pontificato.
In verità, dopo quarant’anni dall’avvio del “dialogo” intercristiano
e di quello interreligioso, dopo la costituzione dei tanti organismi interconfessionali,
e dei due Pontifici Consigli, quello per la Promozione dell’Unità
dei Cristiani e quello per il Dialogo Interreligioso, l’atmosfera che aleggia
in seno alla Chiesa è improntata alla delusione e al senso di impotenza.
Questa quarantennale iniziativa non ha prodotto quanto sperato, anzi continua
a produrre una serie di equivoci e di cedimenti che, giorno dopo giorno,
rischiano di far perdere alla Chiesa la sua identità.
La pericolosità di questo processo ecumenico attiene sia alla
perdita di identità della Chiesa nei confronti degli altri organismi
sedicenti religiosi e del mondo, sia e soprattutto, presso i fedeli, alla
perdita di credibilità dello stesso insegnamento cattolico.
Nella lettera con cui accompagnava il documento inviato ai cardinali,
Mons. Fellay precisava: "Al di là dell’ottimismo che aleggiava
intorno alle celebrazioni di questo venticinquesimo anniversario [della
elevazione al Soglio Pontificio di Giovanni Paolo II], a nessuno sfugge
che sia il mondo sia la Chiesa cattolica attraversano una situazione estremamente
grave. … Tra le cause principali di questo tragico bilancio, come
non mettere in primo piano l’ecumenismo, ufficialmente iniziato dal Vaticano
II e promosso da Giovanni Paolo II? Nello scopo dichiarato di realizzare
una nuova unità, in nome di una volontà di “guardare piuttosto
a ciò che ci unisce che a ciò che ci divide”, si pretende
di sublimare, reinterpretare o mettere da parte gli elementi specificamente
cattolici che appaiono come motivi di divisione. Sicché, disprezzando
l’insegnamento costante ed unanime della Tradizione secondo il quale il
Corpo mistico di Cristo è la Chiesa cattolica e che al di fuori
di essa non c’è salvezza, tale ecumenismo ha come distrutto i più
bei tesori della Chiesa, perché invece di accettare l’Unità
fondata sulla verità integra, ha voluto costruire un’unità
adattata a una verità sposata all’errore."
Questa la sintesi della motivazione che ha mosso la redazione del documento.
Esso si articola in tre capitoli, preceduti da una Introduzione
e seguiti da una Conclusione.
Nel primo capitolo si analizza il pensiero ecumenico, partendo
dalla Gaudium et Spes e dalle dichiarazioni di Giovanni Paolo II.
"Una simile concezione universalistica della Redenzione trova la
sua applicazione immediata nel modo in cui Giovanni Paolo II mette la Chiesa
cattolica in rapporto con le altre religioni. … Questa convinzione spiega
le riunioni interreligiose del tipo di quella di Assisi, del 27 ottobre
1986, durante la quale il Papa ha voluto svelare “in maniera visibile,
l’unità nascosta ma radicale che il Verbo divino […] ha
stabilito tra gli uomini e le donne di questo mondo”." (n. 5)
Questa convinzione conduce inevitabilmente a dichiarazioni come quelle
del Cardinale Kasper (Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’Unità dei Cristiani), il quale sostiene: "Il vecchio concetto
dell’ecumenismo inteso al ritorno dei dissidenti, è stato sostituito
oggi da quello di un itinerario comune, che dirige i cristiani verso il
fine della comunione ecclesiale intesa come unità nella diversità
riconciliata." (n. 9, nota 42).
Nel secondo capitolo si espongono i problemi dottrinali posti
dall’ecumenismo.
"La prassi ecumenica di questo pontificato riposa interamente
sulla distinzione tra Chiesa di Cristo e Chiesa cattolica, distinzione
che permette l’ipotesi secondo la quale, se la comunione visibile è
stata ferita dalle divisioni ecclesiali, la comunione dei santi, considerata
come attribuzione dei beni spirituali nella comune unione con Cristo, non
è stata distrutta. Ebbene, questa affermazione è incompatibile
con la fede cattolica." (n. 17).
Dopo aver precisato che "È impossibile distinguere la
Chiesa di Cristo dalla Chiesa cattolica, così come fa la prassi
ecumenica." (n. 18), il documento conclude che "Da tutto
ciò consegue che la proposizione del cardinale Kasper secondo la
quale: “La vera natura della Chiesa ? la Chiesa in quanto corpo di Cristo
? è nascosta e può essere colta solo dalla fede” è
sicuramente eretica." (n. 20).
Questo concetto presuppone infatti l’idea che la vera Chiesa di Cristo
appartenga all’ordine delle cose invisibili, cosí che rimarrebbe
impossibile riconoscere la vera Chiesa dai suoi elementi visibili. In tal
modo si finisce col distruggere non solo la necessità della visibilità
della Chiesa, ma la stessa Incarnazione su cui essa è fondata, poiché
quest’ultima verrebbe sempre superata dalla presenza trascendente del Verbo.
È lungo questa strada che si è incamminato infatti l’ecumenismo
interreligioso, intravedendo un intervento continuo dello Spirito Santo
in ogni e qualsiasi forma religiosa esistente al mondo.
"L’affermazione secondo la quale “numerosi elementi di santificazione
e di verità” si trovano fuori della Chiesa, è equivoca."
(n. 27). Poiché, continua il documento, questi elementi possono
trovarsi fuori della Chiesa solo in senso materiale e non formalmente,
cosí che "… ne consegue che la proposizione secondo la quale
ciò che unisce i cattolici ai dissidenti è più forte
di ciò che li separa, è vera materialmente, nel senso che
tutti questi elementi sono come dei punti che possono servire di base a
delle discussioni miranti a ricondurli nell’unico ovile." (n. 29).
I problemi pastorali posti dall’ecumenismo vengono trattati nel terzo
capitolo. Ove viene presa in esame la ricaduta che le concezioni ecumeniche
hanno nei confronti dei fedeli. "Oltre ad appoggiarsi su tesi eterodosse,
l’ecumenismo è nocivo per le anime, nel senso che relativizza la
fede cattolica" (n. 31), “… oscura il peccato contro la fede
commesso dall’eretico" (n. 32). Le affermazioni che pretendono che la Chiesa
possa essere perfezionata con le ricchezze altrui "non sono conformi alla
dottrina tradizionale della Chiesa, se si basano sul presupposto secondo
il quale la Chiesa non possiede il deposito della fede in maniera definitiva
ed integrale" (n. 33).
Questo supposto arricchimento può trovare una seria applicazione
solo in un continuo aggiustamento degli insegnamenti della Chiesa, tale
che si realizzerà una sorta di “riforma permanente”, come espressamente
affermato dallo stesso Giovanni Paolo II: "La crescente comunione
in una continua riforma, realizzata alla luce della tradizione apostolica,
è senza dubbio, nell’attuale situazione del popolo cristiano, uno
dei tratti distintivi e più importanti dell’ecumenismo… (Ut
unum sint, 17)" (n. 35). Il che significa, non solo che si abbandona
il principio secondo cui la Chiesa possiede il deposito della fede, ma
che non v’è alcun deposito della fede, poiché la pienezza
dei dettami della fede è sempre di là da venire.
"Relativista, evoluzionista e ambiguo, questo ecumenismo provoca
direttamente la perdita della fede" (n. 38) e fa sì "che gli eretici,
gli scismatici e gli infedeli restino lontani dalla Chiesa" (n.
39), poiché esso "non persegue più la loro conversione
e il loro ritorno “all’unico ovile di Cristo” … Tutto ciò si oppone
radicalmente alla prassi costante dei papi attraverso i secoli, tesa costantemente
al ritorno dei dissidenti nell’unica Chiesa" (n. 40).
"Per quanto attraente possa apparire a prima vista, per quanto
spettacolare possano apparire in televisione le sue cerimonie, per quanto
numerose le folle che raduna, la realtà è ben triste: l’ecumenismo
ha trasformato la città santa che è la Chiesa in una città
in rovina.Inseguendo un’utopia ? l’unità del genere umano ? questo
Papa non si è reso conto di quanto fosse intrinsecamente e tristemente
rivoluzionario l’ecumenismo da lui perseguito: esso capovolge l’ordine
voluto da Dio." (n. 44).
FRATERNITÀ SACERDOTALE SAN PIO X, Dall’ecumenismo all’apostasia
silenziosa. Venticinque anni di Pontificato. Menzingen,
2004.
L’opuscolo è reperibile presso i Priorati della Fraternità:
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fax: 06.930.58.48, e-mail: albano@sanpiox.it;
Priorato San Carlo Borromeo, via Mazzini, 19, 10090 Montalenghe, tel: 011.983.92.72,
fax: 011.983.94.86, e-mail: montalenghe@sanpiox.it;
Priorato Madonna di Loreto, via Mavoncello, 25, 47828 Spadarolo di
Rimini, tel: 0541.72.77.67, fax: 0541.72.60.75, e-mail: rimini@sanpiox.it.
(4/2004)
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