Don ANTHONY CEDAKA, Non si prega piú come prima! 
 

Don Anthony Cedaka, con paziente lavoro di ricerca, ha effettuato una sorta di lettura sinottica delle preghiere della Santa Messa, mettendo a confronto il testo del Missale Romanum promulgato da S. S. Giovanni XXIII, nel 1962, e quello del nuovo Messale promulgato da S. S. Paolo VI, nel 1969. Il confronto, condotto sui due testi latini, ha dato modo a don Cedaka di riscontrare tutta una serie di incongruenze, come per esempio quella che delle 1182 orazioni contenute nel Missale Romanum «Circa 760 sono state totalmente abolite. Del rimanente 36% circa, i revisori ne alterarono piú della metà…», tanto che l'Autore è costretto a concludere che «…anche solo in termini di numeri e statistiche, il contenuto del Messale di Paolo VI rappresenta una frattura radicale con la tradizione liturgica della Chiesa». Affermazione invero pesante che, per bocca di un prete cattolico, lascerebbe perplessi, se non fosse che molti fedeli, ormai da anni, sono ben smaliziati. Le nuove celebrazioni domenicali sono molto istruttive a riguardo dell'introduzione del Novus Ordo Missæ
Don Cedaka ha distribuito le sue osservazioni in sei capitoli, ove, in linea di massima, vengono esamitate le differenze fra l'antico e il nuovo testo sulla base di grandi temi a forte contenuto dottrinario: dalla "Teologia negativa" (perché tale la considerano i "moderni"), al "Distacco dal mondo", all'"Ecumenismo". I riferimenti riportati sono numerosissimi, e parecchio significativi sono gli esempi, tutti in lingua volgare. 
L' antico “…sia un dono a Te gradito e un soccorso alla nostra debolezza”, è diventato “…sia un dono a Te gradito e un aumento di carità” (Offertorio della X Domenica del Tempo Ordinario: già secreta dell'XI Domenica dopo Pentecoste). «Ricordare all'uomo moderno la debolezza umana è fonte di scoraggiamento», dice don Cedaka, riferendosi alle motivazioni che hanno mosso il revisionismo dei nuovi liturgisti, cosicché con le nuove orazioni «la psiche del nostro uomo moderno incontrerà poche difficoltà… Dal momento che… non sente il bisogno di esprimere una mancanza di fiducia nella propria forza e giustizia…». 
Dall'antico “disprezzare le cose terrene” si è passati al nuovo “considerare saggiamente le cose terrene” (postcommunio della II Domenica d'Avvento). Come non dar ragione allo sgomento di questo sacerdote! Delle due l'una: o il senso del testo vuole essere lo stesso, con "il considerare saggiamente" che significa ancora "disprezzare", cosí che non si comprende il perché del cambiamento, oppure a fronte del nuovo "considerare saggiamente" si intende che stia l'antico "disprezzare" come sentimento non saggio, quindi ingiusto (provato dalla Chiesa per due millenni! ?). 
…e tutti i popoli conoscano Te solo Dio vero, e Colui che Tu mandasti, Gesú Cristo Figlio Tuo, Nostro Signore”, è diventato “…che il tuo popolo riunito dalla Parola di vita e rafforzato dal potere dei sacramenti possa avanzare sulla via della salvezza e della carità” (colletta per l'Evangelizzazione: già colletta per la Propagazione della Fede). Come dire che ai fini dell'Evangelizzazione non si chiede piú l'aiuto di Dio perché "tutti i popoli conoscano Te solo Dio vero", ma solamente perché "il Tuo popolo… possa avanzare sulla via della salvezza e della carità"; il che significa che in realtà l'Evangelizzazione dovrebbe indirizzarsi solo piú ai "cristiani" e non ai miscredenti, cosa vera purtroppo per la parte riguardante i "cristiani", ma che non giustifica affatto la rinuncia alla Propagazione della Fede. 
Il libretto in questione, di facilissima lettura, costituisce un valido strumento di ricerca per tutti coloro che sono realmente interessati ad una seria comprensione delle problematiche sollevate dalla nuova liturgia. 

Don ANTHONY CEDAKA, Non si prega piú come prima! Le preghiere della nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici, ed. Cooperativa Editrice Sodalitium, loc. Carbignano, 36, 10020 Verrua Savoia (To), 1994, formato 15 x 21, pp. 50. 

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