APPUNTI
ATTUALITÁ, POLITICA, CULTURA, Redazione e Direzione, via Cagnoni, 51, Voghera


Sommario nn° segnalati:
luglio-settembre 1995
gennaio-giugno 1996
luglio-novembre 1996


Abbiamo sotto mano alcuni numeri della rivista APPUNTI, pubblicata a Voghera, che presenta un ventaglio culturale ampio e articolato in maniera certamente interessante.
Gli articoli spaziano dall'attualità alla politica, dalla rivisitazione storica di certi eventi salienti dell'Occidente alla considerazione di molti aspetti della vita sociale italiana. La dichiarata collocazione in un'ottica cristiana, rende il taglio della rivista decisamente “contro corrente”, e non si può che apprezzare lo sforzo condotto dalla redazione, sia per gli argomenti trattati sia per il modo con cui li si esamina.
Non potendo elencare tutti gli articoli, ci limiteremo a segnalarne solo alcuni, bastanti a far comprendere l'indole complessiva della pubblicazione. 
 


Nel numero di luglio-settembre 1995
Alberto Amedeo tratta brevemente della leggenda della traslazionedellestatuedellaMadonna operata da sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, che ne portò una a Oropa, una a Crea e una a Cagliari, suo paese d'origine. Le statue vennero ritrovate dal santo per rivelazione e sono attribuite a Nicodemo e a San Luca.

Del destino della famiglia cristiana in Italia si occupa Alessandro Morosini, che giustamente segnala “il processo di disgregazione” subito da questa istituzione sull'onda delle tendenze “progressiste” e “catto-comuniste”, ultimamente tradottesi in precise norme di legge, cosí da trasformare la famiglia tradizionale in un àmbito in cui si coltiva l'egoismo piuttosto che l'amore cristiano.
 


Nel numero di gennaio-giugno 1996
Marina Carrese si occupa della rivisitazione storica del fenomeno del brigantaggio seguito all'annessione piemontese del Regno delle Due Sicilie. Certo è impossibile trovare nella storiografia ufficiale il contrasto tra la popolazione del Sud, cattolica e fedele al suo Re, e i nuovi arrivati in camicia rossa, repubblicani, giacobini e areligiosi. Chi ricorda, per esempio, che tra i “briganti” passati per le armi c'erano nobili, borghesi e religiosi?

Piero Chiappano si sofferma sul valore del Canto Gregoriano come elemento intrinseco della liturgia cattolica; avvertendo circa i rischi delle moderne volgarizzazioni, operate anche col concorso ingenuo di alcuni religiosi. Ricorda giustamente che “ascoltare il gregoriano non significa percepire, né pensare, ma contemplare”, tale che “chi volesse ascoltare, vivere il canto gregoriano, non lo faccia con l'idea di compiere qualcosa di alternativo o peggio ancora di nuovo, ma con la convinzione di battere l'unica strada che porta dritta alla Scala di Giacobbe: la Tradizione.”
 


Nel numero di luglio-novembre 1996
Massimo Granata e Alberto Amedeo trattano della ancora misconosciuta vicenda della guerra civile spagnola. Tolti gli aspetti politici e le informazioni interessate di certa ideologia progressista, anche di stampo cristiano, le vicende che scaturirono nella terribile guerra civile spagnola aspettano ancora di essere messe in luce. Ben vengano studi come questi che aiutano a comprendere come l'Europa cristiana abbia resistito in vario modo al pesante processo di scristianizzazione messo in moto dalla rivoluzione francese. Le giovani generazioni dovrebbero avere il diritto di sapere che i loro nonni hanno dato financo la vita per rimanere fedeli a Cristo e al re.

Forse non a caso Francesco Mastrantonio, nello stesso numero, si occupa della Vandea italiana, perché si sappia che i nostri antenati (qui si tratta della zona del Piacentino) vissero con spontaneo rigetto l'invasione giacobina, realizzando “la spontanea reazione armata di una popolazione cattolica offesa nei propri sentimenti religiosi da leggi empie”. “I valligiani [delle vallate appenniniche] non erano abituati a sottigliezze e a sofismi e non sembra lontano dal vero ritenere che, da parte loro, non si comprendesse come fosse possibile adattarsi alle novità rivoluzionarie, contrarie alla religione, alle leggi antiche e ai costumi.

Un articolo di Marina Carrese sull'Associazione francese del Puy de Fou, insiste ancora sulla rinascente volontà di molti cattolici di riappropriarsi della propria storia e del proprio retaggio culturale. Questa volta si tratta dell'iniziativa della gente della Vandea che ogni anno rievoca, col volontario lavoro di molti, l'eroica resistenza opposta dal popolo cristiano alle orde barbariche dei senza Dio partorite dalla rivoluzione.

Interessante la messa a punto di Fabio Pretari sul senso vero della guerra civile americana, condotta dall'invadente società industriale del Nord contro la società rurale del Sud. “La retorica di certa storiografia - dice l'autore - che volle presentare questo mondo [quello rurale del Sud] unicamente come razzista e schiavista, venne smentita dagli stessi schiavi neri…”. Non tutti sanno, infatti, che costoro, unitamente ai pellerossa del posto, parteciparono volutamente alla guerra contro i Nordisti, “a difendere quella terra che aveva loro sempre garantito, pur nella durezza e sovente nell'ingiustizia, una vita decorosa.” Finita la guerra “questa massa di neri liberati andrà a marcire nelle fabbriche del Nord, lavorando 15 ore al giorno in condizioni disumane, decimati dagli stenti e dalle malattie”. 
La moderna società industriale ha mosso le cose nello stesso modo anche in Europa, fino ai giorni nostri; e se la storia servisse davvero a insegnare qualcosa, non dovrebbe essere difficile comprendere come la cosiddetta emancipazione del terzo mondo venga svolta con gli stessi criteri utilitaristici, generando i tanti discussi flussi migratori che fanno palpitare il cuore ingenuo di certo “cattolicesimo sociale”, usato per la definitiva schiavizzazione del resto del mondo.

(11/97) 


Ritorna al:  SOMMARIO  SEGNALAZIONI