Il Reverendo don LUIGI VILLA ha pubblicato un interessante volume
sulla figura del Papa Paolo VI (Paolo VI, beato?), tenuto
conto delle iniziative che vorrebbero condurre questo Pontefice alle glorie
dell'altare.
In questi tempi in cui le beatificazioni abbondano, non stupisce che
ci possano essere delle divergenze circa l'opportunità e la correttezza
della beatificazione di qualcuno. Ci viene in mente l'esempio clamoroso
della pratica di beatificazione di Isabella di Castiglia, ancora bloccata
dalle pressioni contrarie esercitate dagli Ebrei e dai loro amici in seno
alla Chiesa. Se le pressioni dei non cristiani possono influire sulla beatificazione
di una regina cattolicissima morta alcuni secoli fa, le divergenze dei
cristiani sulla beatificazione di un Papa contemporaneo ci sembrano piú
che legittime; solo che in questo caso la questione è molto piú
complessa, visto che Paolo VI fu il Papa del Concilio e delle conseguenze
da questo generate.
Se l'albero si riconosce dai suoi frutti, chi potrebbe negare i veneficii
del postconcilio? E di chi la colpa se non di colui che ha coltivato l'albero
venefico?
Chi vorrebbe beatificare Paolo VI si appella alle sue presunte qualità
morali, illudendosi di distogliere l'attenzione dalle sue reali intenzioni,
che don Luigi Villa ben individua dicendo che si tratta di una «manovra
di portare sugli altari i due Papi del Vaticano II, affinché, cosí,
sarebbe risultato evidente la "soprannaturalità" del Vaticano II
e, conseguentemente, di questa "Nuova Chiesa" con le sue "Riforme"…».
L'Autore delinea la figura di Paolo VI presentando una mole considerevole
di sue dichiarazioni, dalle quali si evince ampiamente che questo Papa
fu mosso da istanze di ordine mondano, secondo un orientamento in cui i
presunti diritti umani tenevano il primo posto rispetto ai legittimi diritti
divini.
La buona fede, la sincerità o l'onestà intellettuale
di Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, possono anche ritenersi
indiscusse, e che si sia trattato di una brava persona è anche ben
possibile, ma non si beatifica qualcuno solo perché è una
brava persona, soprattutto trattandosi di un Papa che ha retto le sorti
temporali della Santa Chiesa con tanta determinazione e con le conseguenze
che sono sotto gli occhi di tutti.
Semmai, occorre valutare con profonda attenzione se la sua buona fede
non sfociasse nell'incoscienza, se la sua sincerità non attenesse
alla faciloneria e se la sua onestà intellettuale non si fondasse
su una formazione culturale tutta umana e tutta volta ai richiami di "questo
mondo", come testimonia il famoso aneddoto delle novanta casse di libri
che lo seguivano ovunque.
D'altronde, non è risaputo che le strade dell'Inferno sono lastricate
di buone intenzioni?
Negli otto capitoli che compongono il libro, don Luigi Villa presenta
i convincimenti di questo Papa circa: La Sua "Nuova Religione"; La
Sua "apertura al Mondo"; la Sua "apertura al Modernismo"; La Sua
"apertura alla Massoneria"; La Sua "apertura" alla "Democrazia Universale";
La Sua "tolleranza e complicità"; La Sua "apertura al Comunismo";
La Sua "Messa Ecumenica"; delineando la figura di un uomo che aveva
piú fiducia negli errori degli uomini che nella Onniscienza di Dio.
Si potrebbe obiettare che le dichiarazioni siano state scelte con lo
scopo preciso di comporre un quadro negativo, ma molte di esse sono cosí
chiaramente indicative di una concezione errata della Religione e della
Dottrina che non basterebbero interi libri a favore per capovolgere il
giudizio negativo che si può portare su questo Papa e sul suo pontificato;
e lo stesso don Luigi Villa precisa che non ha preteso «…di
aver fatto una analisi esaustiva di tutta l'opera di Paolo VI. Ma le Sue
citazioni che presento non possono avere certamente un significato differente
da quello che contengono; per cui, il presentare altri suoi testi differenti,
non possono che convalidare la "mens" di questo "Amleto", ossia della "doppia
faccia" di Paolo VI! Comunque, il lettore onesto troverà che i nostri
scritti riproducono la Sua vera "mentalità" dominante, e cosí
profondamente radicata in Lui da avere disastrosamente ispirato tutta la
Sua pastorale e il Suo Magistero!»
Fra le tante dichiarazioni riportate ne segnaliamo alcune particolarmente
indicative.
«…Noi, pure noi non piú di ogni altro, noi abbiamo
il culto dell'uomo! …La religione del Dio che si è fatto uomo si
è incontrata con la religione dell'uomo che si è fatto Dio.…»
«Una corrente d'amore e d'ammirazione ha debordato dal
Concilio sul mondo umano moderno… I suoi valori sono stati non solo rispettati,
ma onorati; i suoi sforzi sostenuti; le sue aspirazioni purificate e benedette.»
«Noi abbiamo fiducia nella ragione umana… bisognerà
che, un giorno, la ragione sia l'ultima parola!»
«Una pace che non risulta dal culto vero dell'uomo, non
è essa stessa una pace!»
«Cosa esprime, dunque, questa coscienza con tale energia?
I “Diritti dell'Uomo”! La coscienza dell'umanità diviene sempre
piú forte. Gli uomini ritrovano questa parte inalienabile di sé
stessi che li tiene uniti: l'umano nell'uomo!»
«Questo aspetto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
è il piú bello: è il suo vero umano piú autentico.
È l'ideale dell'umanità pellegrina del tempo; è la
speranza migliore del mondo; è il riflesso - osiamo dire! - del
disegno trascendente e amoroso di Dio circa il progresso del consorzio
umano sulla terra; un riflesso dove scorgiamo il messaggio evangelico da
celeste farsi terrestre.»
Ce n'é abbastanza per comprendere che ci troviamo al cospetto
di un Papa che era piú versato in sociologia politica che in religione;
un Papa che faceva confusione nel soprannaturale, scambiando le chimere
di Satana con le certezze di Dio: è da qui che si può facilmente
comprendere la sua continua "doppiezza", quasi un inevitabile riflesso
del conflitto interiore che lo possedeva: da un lato i suoi incontrollabili
richiami viscerali di tipo umanistico e vitalistico, dall'altro i suoi
freni intellettivi derivati dall'educazione religiosa; conflitto che non
trovava equilibrio in una intellettualità chiaramente informata
dalla sana dottrina, intellettualità che mancava a questo personaggio
tanto vincolato ai richiami delle passioni e della parte piú istintiva
della coscienza.
Don Luigi Villa, giustamente, sottolinea la enormità di un Papa
che dopo aver giurato solennemente, all'atto della sua incoronazione, di
nihil
de traditione quod a probatissimis prædecessoribus meis servandum
reperi, diminuere vel mutare, aut aliquam novitatem admittere; sed ferventer,
ut vere eorum discipulus sequipeda, totis viribus meis conatibusque tradita
conservare ac venerari, (non diminuire o cambiare niente di quanto
trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere
qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come
vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno,
ciò che fu tramandato), si sia scientemente e caparbiamente fatto
strumento dell'esatto contrario, attuando «una chiara e spudorata
ribellione alla dottrina della Chiesa cattolica precedente… Perciò,
c'è davvero da tremare per la salvezza dell'anima di Paolo VI… Un
Paolo VI, cioé, che ha tradito Cristo, la Chiesa, la Storia!».
Il libro, corredato da molte illustrazioni, costituisce un documento
che non dovrebbe mancare in casa di ogni buon cattolico e che meriterebbe
di essere letto, principalmente, da tutti coloro che ritengono che la Chiesa
postconciliare segua ancora il solco della Tradizione (se ne potrebbe regalare
una copia agli amici e al parroco, per esempio).
Il Reverendo don Luigi Villa ha condotto un lungo lavoro di ricerca
e di documentazione prima di giungere alla stesura definitiva del libro;
e questo suo lavoro avrebbe potuto permettergli di compilare molti volumi,
anziché uno solo; ma bene ha fatto a limitarsi a presentare un testo
conciso e scorrevole, di facile lettura, con i passi ben evidenziati, cosí
da permettere a tutti di seguirlo, e di cogliere soprattutto il reale volto
di Papa Montini.
C'è da augurarsi che nel corso della causa di beatificazione,
l'Avvocato del Diavolo tenga nel giusto conto le osservazioni addotte in
questo libro; sempre che, nel frattempo, i "fumi di Satana", come diceva
lo stesso Paolo VI, non abbiano già prodotto tanto danno da far
sí che la canonizzazione del Papa che, insieme al suo predecessore,
ha prodotto tanto danno alla Tradizione, alla Dottrina e alla vita della
Santa Chiesa, non si consumi anch'essa a gloria di "questo mondo".
[Sac. Luigi Villa, Paolo VI beato?, Editrice Civiltà,
Brescia, 1998; pp. 285, £ 20.000 - Il volume si può richiedere
a: Operaie di Maria Immacolata, Editrice Civiltà, via Galileo Galilei,
121 - 25123 Brescia - tel. e fax 030-3700003.]
(6/1998)
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