INVITO ALLA LETTURA

MAURICE PINAY
Complotto contro la Chiesa

di Don Curzio Nitoglia

L’Editore Effedieffe ha ristampato finalmente (luglio 2015) e meritoriamente l’interessantissimo libro di Maurice Pinay Complotto contro la Chiesa” (1) (I ed., Roma, 1962).

Invito caldamente allo studio di questo libro tutti coloro i quali vogliono capire lo “tsunami” che è si è abbattuto nell’ambiente ecclesiale a partire dal pontificato di Giovanni XXIII e come ciò sia stato possibile.

Il libro di Pinay completa (aggiornandolo) quello di mons. Henry Delassus (Il Problema dell’ora presente, I ed., 1907; II ed., Proceno, Effedieffe, 2 voll., 2014-2015) che spiegava - già nel 1907-  il piano ordito dalla massoneria per distruggere la Cristianità e la Chiesa stessa (si fieri potest). Pinay, infatti, mostra ciò che stava avvenendo e si stava avverando in ambiente ecclesiale all’inizio del Concilio Vaticano II (1960-1962).

La congiura contro la Chiesa

La teoria della congiura contro la Chiesa di Cristo, sostenuta dal libro in questione, è divinamente Rivelata nel Vangelo di Giovanni (IX, 22): “I giudei cospiravano (2) di espellere dalla Sinagoga chiunque riconoscesse che Gesù era il Cristo”.

Poco prima che iniziasse il Concilio un gruppo di alti prelati e laici diedero alle stampe, sotto lo pseudonimo di Maurice Pinay, un libro veramente profetico, che allora fece molto rumore e che fu anche citato da Renzo de Felice nella prefazione al libro di Renzo Piperno L’antisemitismo moderno (ed. Cappelli, Rocca San Casciano, 1964, p. 75).

La più perversa cospirazione contro la Chiesa

Maurice Pinay scriveva nel 1962: “si sta compiendo [con il Concilio Vaticano II] la più perversa cospirazione contro la santa Chiesa. ...Sembrerà ...incredibile a coloro che ignorano questa cospirazione che tali forze anticristiane contino di avere, dentro le gerarchie della Chiesa, una vera “quinta colonna” di agenti controllati dalla Massoneria, dal Comunismo e dal potere occulto che li governa. Tali agenti sarebbero tra quei Cardinali, Arcivescovi e Vescovi che formano una specie di ala progressista entro il Concilio” (3).

«Già nel 1824 il capo ‘Vendita Suprema’ Nubius così scriveva al Volpe: ‘…noi dobbiamo giungere con piccoli mezzi graduati... al trionfo dell’idea rivoluzionaria per mezzo di un Papa’... Quello che la setta desiderava non era un Papa frammassone. ...Che cosa voleva essa? Lo dicono le Istruzioni: ‘...un Papa secondo i nostri bisogni’» (4).

Che cosa significa esattamente l’espressione “un Papa per i nostri bisogni”?  È semplice: un Papa che non è iscritto alla Massoneria, ma che appartenga alla setta per le idee che ha accolto iniziaticamente nel suo intelletto, e cioè il panteismo, il naturalismo, il razionalismo, il liberalismo, il pluralismo, la tolleranza per principio, il non esclusivismo: in breve il complesso di idee emanate dalla Massoneria.

Tale Papa non apparterrebbe per iscrizione al corpo della Massoneria, ma per iniziazione alla sua anima. Infatti, come nella Chiesa di Cristo si distingue il corpo dall’anima, e si sa che uno può appartenere al corpo senza appartenere all’anima e viceversa, così è per la Massoneria: il corpo sono le logge, e vi appartengono coloro che vi sono iscritti, l’anima sono l’iniziazione dottrinale, le idee, il liberalismo e la tolleranza. Tutti coloro che le professano appartengono all’anima della setta.

Un Papa siffatto farà sì che il clero cammini sotto la bandiera massonica, credendo di camminare sotto quella del Vicario di Cristo e la setta vedrà così realizzato il suo sogno di fare la Rivoluzione “in cappa e tiara” (5).

L’infiltrazione ebraica nella Chiesa

«Se la Santa Chiesa - scriveva “profeticamente” il Pinay poco prima che iniziassero i lavori del Concilio Vaticano II - giungesse alla stipulazione di un patto col Giudaismo, contraddirà se stessa e perderà la sua autorità sui fedeli … Non può essere escluso che agenti ebrei, introdottisi nella gerarchia della Chiesa, sottopongano all’esame del Concilio Vaticano II ...un progetto di convenzione col quale sperano di riuscire a crearsi un alone di simpatia e di comprensione» (6). Purtroppo è ciò che è avvenuto con la Dichiarazione pastorale e non-infallibile Nostra aetate (28 ottobre 1965), ripresa quale cavallo di battaglia da Giovanni Paolo II durante tutto il suo lungo pontificato dal 1979 al 2005.

Molte informazioni sull’elaborazione di Nostra aetate le troviamo nel libro autobiografico del dr. Nahum Goldmann, libro intitolato Staatmann ohne Staat. Autobiographie, (Koln-Berlin, 1970 (7)), in cui l’autore si vanta di essere stato tra i primi ad aver ideato la campagna di boicottaggio - nel 1933 - della Germania e poi ad aver lanciato (nel 1942) in prima persona l’idea di una corte di giudizio destinata a punire i militari tedeschi come criminali, fondandosi sull’idea di responsabilità collettiva di tutti i tedeschi nelle decisioni del loro Capo.

Occorre sapere che Nahum Goldmann (1895-1983) è stato l’Editore della Enzyclopedia Judaica (Berlino, 10 voll., 1928-1934, incompleta, solo A-L (8)). Inoltre sin dal 1927 è stato Dirigente del Movimento Sionista; dal 1935 al 1940 Rappresentante dell’Agenzia Ebraica della Società delle Nazioni a Ginevra e in Usa; dal 1939 al 1945 Direttore del Servizio di Spionaggio Ebraico; dal 1951 al 1978 Presidente del Congresso Ebraico Mondiale; dal 1956 al 1968 Presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale (9).

Si noti che il medesimo Nahum Goldmann ha potuto far negare, con Nostra aetate, la responsabilità collettiva dell’ebraismo rabbinico nell’uccisione di Gesù decretata dal suo Sommo Sacerdote Caifa e ratificata dalla folla presso il pretorio di Pilato col grido: “che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt., XXVII, 25).

Egli narra che incontrò a Roma il 26 ottobre 1960 il card. Agostino Bea (Staatmann ohne Staat. Autobiographie, Koln-Berlin, 1970, pagg. 378 ss.), il quale gli chiese una bozza per il futuro documento del Concilio sui rapporti cogli ebrei (Nostra aetate) e sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae). Il 27 febbraio 1962 il memorandum fu presentato a Bea da Nahum Goldmann a nome della Conferenza Mondiale delle Organizzazioni Ebraiche (10).

Ora noi sappiamo che, proprio perché divina, la Chiesa non può contraddire dogmaticamente se stessa, mentre le sue membra, anche le principali (i Vescovi), in quanto umane, possono contraddire pastoralmente l’insegnamento di Cristo (come fece per primo l’Apostolo Giuda Iscariote (11)), ed abbiamo assistito sgomenti alla realizzazione del piano ordito dai modernisti durante il Vaticano II ed il pontificato di Giovanni Paolo II. Ma è con Giovanni XXIII e con Paolo VI che ha inizio, in modo talora subdolo ed occulto, la rivoluzione all’interno della Chiesa.

Attaccare la Chiesa dall’interno

«Ci si domanda come Paolo VI sia riuscito là dove tutti i nemici della Chiesa hanno fallito. La spiegazione è facile: questi ultimi hanno attaccato la Chiesa dal di fuori, mentre con Montini è stata corrosa, poco a poco, dal di dentro... Ma come mai davanti ad un tale risultato (“l’autodemolizione della Chiesa” come Paolo VI stesso l’ha definita) gli occhi non ci si sono aperti? Anche qui la spiegazione è facile: Il geniale doppio gioco di Paolo VI ha accecato tutti [e quello di Giovanni Paolo II ancora di più, ndr]. Per esempio andare all’ONU per confessare la sua fede nella Carta dei Diritti dell’uomo... e poi confessare la sua fede in Dio secondo il Credo cattolico. Alcuni pretendono che Paolo VI non governi la Chiesa (ma sia governato da una mafia di cattivi consiglieri che lo circonda). È falso! Egli governa con una mano ferma quando si tratta di rompere con la Tradizione, pur difendendola a parole. ... Nessun Papa ha avuto l’audacia di sopprimere il sant’Uffizio ...Nessun Papa ha imposto, con una tal forza, una riforma del Conclave, escludendo tutti i cardinali con più di ottant’anni! Nessun Papa ha avuto l’audacia straordinaria di imporre una “messa” rivoluzionaria... Ma perché - ci domandiamo - lo stesso Papa dei “motu proprio” energici quando si tratta di distruggere la Tradizione, perde la sua autorità quando si tratta di condannare le eresie? Mai una misura per difendere la Chiesa contro coloro che l’attaccano... Il piano progressista o modernista era stato preparato
con cura molto tempo prima... In breve noi ci troviamo in presenza di un piano letteralmente demoniaco di sovversione mondiale nel senso profondo del termine... Questo piano Paolo VI lo sta applicando alla lettera, nei minimi dettagli, conformandosi strettamente al piano dei modernisti esposto da S. Pio X nella “Pascendi” e lo ha applicato a velocità accelerata per porci irreversibilmente davanti al fatto compiuto, prima che una resistenza abbia potuto organizzarsi… Il Concilio Vaticano II segna il punto di passaggio dalla Tradizione al Modernismo... Col Vaticano II siamo passati da una religione cristiana tradizionale ad una pseudo-religione umanitaria... ripiena di concetti massonici” (12). 

Dio benedica l’opera intrapresa dall’editore Effediieffe di ridare ai cattolici libri di seria e solida formazione filosofica, teologica, esegetica e di politica antisovversiva.

d. Curzio Nitoglia

NOTE

1 - Pagine 450, euro 18.00, si può richiedere a www.effedieffeshop.com o info@effedieffe.com; tel. 0763. 71. 00. 69. 
2 -  “Conjuraverant Judaei” (Gv., IX, 22). Cospirare è sinonimo di congiurare, complottare, cfr. N. Zingarelli, Vocabolario della Lingua italiana, Bologna, Zanichelli, ed. X, 1970.
3 -  M. Pinay, Complotto contro la Chiesa, Roma, 1962, p. 1.
4 -  M. Pinay, cit., p. 279.
5 Ivi.
6 -  M. Pinay,  cit., p. 599.
7 -  Cfr. tr. ingl., Memories, Londra, Weidenfeld & Nicolson, 1970.
8 -  Ripresa e completata dalla Encyclopaedia Judaica, 16 voll., ed. Geoffrey Wigoder, Gerusalemme, 1971 ss., in lingua inglese.
9 -  Cfr. Enciclopedia Biografica Universale, Roma, Biblioteca Treccani, 2007, vol. VIII, p. 562, voce Goldmann  Nahum; cfr. anche J. Maier – P. Schafer, Piccola Enciclopedia dell’Ebraismo, Casale Monferrato, Marietti, 1985, pp. 267-268, voce Goldmann Nachum.
10 -  Per l’accordo di Bea con Nahum Goldmann cfr. anche Lazare Landau, in Tribune Juive n. 903, gennaio 1986 e n. 1001, dicembre 1987; E. Toaff, Perfidi giudei fratelli maggiori, Milano, Mondadori, 1987; Id. Essere ebreo, Milano, Longanesi, 1997; Nathan Ben Horim, Nuovi orizzonti tra ebrei e cristiani, Padova, Il Messaggero, 2011.
11 -  E noto il caso di papa Onorio I (625-628) che sottoscrisse (Epistula Scripta fraternitatis ad Sergium Patriarcam constantinopolitanum, anno 634, DS 487) la Dichiarazione preparata, in una Epistola volutamente ambigua, dal patriarca di Costantinopoli Sergio I (610-638), uomo più di corte imperiale che di Chiesa, nella quale si affermava una sola operazione in Gesù - pur nelle due nature (umana e divina) - e quindi implicitamente l’unicità della Sua volontà divina, negando praticamente la Sua volontà umana. Papa Onorio imprudentemente e bonariamente la approvò e la firmò senza definirla né obbligare a crederla, anzi l’attenuò aggiungendo ad essa l’espressione, troppo vaga, dell’esistenza in Cristo di “due nature (umana e divina) operanti secondo le loro diversità sostanziali” (Ep. Scripta dilectissimi filii ad eundem Sergium, anno 634, DS 488), cioè di una  unità morale e non fisica delle due volontà in Cristo, nel Quale vi sono realmente due volontà (umana e divina) e quella umana è moralmente uniformata a quella divina. Quindi implicitamente Onorio ammetteva l’esistenza di un agire e di una volontà (fisica o reale) umana in Cristo. Ora papa S. Martino I (649-655) in un Concilio romano particolare, riunito in Laterano nel 649, definì la dottrina delle due volontà e della duplice azione in Cristo. Nel III Concilio ecumenico di Costantinopoli (680-681) papa S. Agatone (678-681) il 28 marzo del 681 definì che in Cristo vi sono due volontà e due azioni (la divina e l’umana) e condannò papa Onorio per aver aderito imprudentemente all’eresia (DB 262 ss. / DS 550 ss.).  Infine il Decreto di ratifica del Concilio Costantinopolitano III di papa S. Leone II (682-683) specificò il 3 luglio 683 (DB 289 ss. / DS 561 ss.) i limiti della condanna di Onorio, che “non illuminò la Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica, ma permise che la Chiesa immacolata fosse macchiata da tradimento” (DS 563). Vale a dire, egli non è stato positivamente eretico, ma vittima dei raggiri di Sergio, cui imprudentemente e sbadatamente ha acconsentito senza sforzarsi nella difesa della dottrina cattolica ortodossa. Perciò S. Leone II condannò Onorio più per la sua negligenza che per una consapevole eterodossia. Inoltre Onorio non ha definito né obbligato a credere la tesi di una sola azione in Cristo, contenuta nell’ambigua Dichiarazione dell’Epistola di Sergio a lui inviata. Quindi Onorio non ha voluto essere assistito infallibilmente in tale atto, ma ha utilizzato una forma di magistero autentico e non infallibile. Perciò egli ha potuto sbagliare, anche se per ingenuità e mancanza di fortezza, ma senza infrangere il dogma (definito poi dal Concilio Vaticano I) della infallibilità pontificia, come invece sostennero i protestanti nel XVI secolo e i vecchi cattolici nel secolo XIX. Questo dimostra 1°) che il Papa nel magistero non infallibile può eccezionalmente errare (come è successo nel Concilio pastorale Vaticano II, il quale non ha voluto definire dogmaticamente); 2°) che esiste un magistero infallibile a quattro condizioni: se il Papa a) parla come Pastore universale; b) in materia di fede e di morale; c) definisce una dottrina; d) da credersi obbligatoriamente per salvarsi o sotto pena di dannazione; 3°) che non sempre il Papa è infallibile in ogni suo insegnamento ed infine 4°) che se il Papa erra nel magistero non infallibile non inficia l’infallibilità pontificia, la quale sussiste solo alle suddette quattro condizioni. Cfr. Pio XII, Enciclica Sempiternus Rex, 8 settembre 1951; G. Voisin, L’Apollinarisme, Lovanio, 1901; M. Jugie, in D. Th. C., voce Monothélisme; Id., in D. Th. C, voce Monophisisme; E. Amann, in D. Th. C, voce Honorius I; J. Lebon, Le monophisisme sévérien, Lovanio, 1909; P. Parente, L’Io di Cristo, III ed., Rovigo, Istituto Padano di Arti Grafiche, 1981.
12 -  L. de Poncins, Christianisme et Franc-Maçonnerie, D.P.F., Chiré-en-Montreuil, 1975, pp. 283-292.






(luglio 2015)