ENRICO MARIA RADAELLI, Dio è pro o contro il Novus Ordo Missae?

Si tratta di un libretto di 56 pagine edito e distribuito dall'Autore,
dal costo di € 15,00 più € 5,00 di spese postali in formato A4; e di € 10 più € 5,00 di spese postali in formato A5.

Il libretto si può richiedere a: aureadomus.emr@gmail.com







Questo breve saggio di Enrico Maria Radaelli si colloca nel contesto delle opere dell’Autore volte a focalizzare i punti cruciali che caratterizzano la crisi che da alcuni decenni grava nella Chiesa cattolica.

Il breve saggio approfondisce uno degli elementi di detta crisi: il nuovo rito della Messa promulgato da Papa Paolo VI il 3 aprile 1969, che è tuttora in vigore pur con le variazioni che da allora vi sono state apportate.

Secondo Radaelli, i frutti prodotti dall’uso del nuovo rito della Messa sono da collegarsi a quanto ci ha insegnato nostro Signore: «Ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi» (Mt 7,17).

L’albero cattivo non è altro che il concilio Vaticano II e i diversi rami che da esso so-no derivati. Tuttavia, nonostante tali frutti, sono pochi i componenti della gerarchia che dimostrano di aver capito il problema: tranne tre Vescovi: René Henry Gracida, Jan Pawel Lenga e Carlo Maria Viganò, non c’è un Pastore della Chiesa che oggi voglia riconoscere la realtà, e la realtà è che la quasi unanimità della Chiesa è di fatto solo un’antichiesa governata da un antipapa, e da un antipapa che non vuole riconoscere di esserlo.

Il fedele cattolico non può evitare di chiedersi cosa Dio pensi di tali frutti, e in particolare del nuovo rito della Messa; ed è la domanda che formula Radaelli: Dio è contento o scontento di questo nuovo rito? Da lui espressa nella forma che costituisce il titolo del saggio: Ma dio è pro o contro il Novus Ordo Missæ?

Radaelli risponde distinguendo, nella neomessa in uso oggi, da una parte la sua grave peccaminosità oggettiva (circoscritta alla realtà oggettiva del rito), dall’altra la possibile alta sublimità soggettiva (cioè il valore che essa può assumere per la singola anima, di celebrante o di fedele), e se, e come e quando questi due aspetti possano coesistere.

Qui ci limitiamo ad esaminare il primo aspetto (l’oggettivo), che è il necessario pre-supposto, mentre rimandiamo il lettore all’importantissimo secondo aspetto (il soggettivo), ben approfondito nel saggio.

Il primo motivo di peccaminosità oggettiva del nuovo rito della Messa è che esso è manchevole del primo dei quattro fini per cui è celebrata una Messa: il propiziatorio, tranne nella versione latina della Preghiera eucaristica 1°, l’unica delle quattro che nell’orazione Hanc igitur invoca Dio di placare la Sua giusta ira.

Il secondo motivo di peccaminosità oggettiva del nuovo rito della Messa è che essa è presentata dappertutto unicamente come “Cena del Signore” e non invece come “Sa-crificio di olocausto”.

Il terzo motivo di peccaminosità oggettiva del nuovo rito della Messa, tranne nella versione latina della Preghiera eucaristica 1°, è che esso, al momento della consacra-zione del vino, non utilizza la giusta formula: «qui pro vobis et pro multis effundetur», ma utilizza l’erronea formula resa nelle diverse lingue volgari nel «per tutti».

A proposito dell’obbligo del pro multis e della sua eventuale obbligatoria, fedele e letterale traduzione in volgare, Radaelli riporta integralmente tre documenti: uno di Paolo VI, un secondo del cardinale Arinze e un terzo di Benedetto XVI.

A fronte di tutti questi rilievi, estremamente ereticali e quindi senz’altro decisamente peccaminosi, Radaelli suggerisce a tutti i sacerdoti che si trovano costretti a celebrare il Novus Ordo Missae, e che vogliono celebrare come Dio si attende da loro, di farlo utilizzando unicamente la versione latina della Preghiera eucaristica 1°, così da salvare la propria serenità e specialmente la propria anima.

Nel caso pratico di indebito divieto di un Superiore, Radaelli spiega che il non osservarlo non costituisce disobbedienza, come previsto dalla «epicheia» e dai tre documenti citati.

Come ultimo punto, Radaelli suggerisce quello che ritiene essere l’aureo percorso da compiere per far uscire al più presto la Chiesa dallo “stato di necessità estrema” e agonizzante in cui essa si trova a partire dal Vaticano II, sia a causa della celebrazione di Messe portatrici della triplice peccaminosità già indicata; sia per il trovarsi ad obbedire da dieci anni, nella quasi unanime maggioranza dei suoi Pastori e fedeli che hanno accettato supinamente l’errata Rinuncia di Benedetto XVI del 2013, al cardinale Jorge Mario Bergoglio, cioè un antipapa.

Radaelli sottolinea poi che non c’è da temere su questi dati: anche al momento della crocifissione di Cristo tutti gli Apostoli scapparono, tranne uno. La Chiesa deve seguire il proprio divino Modello, solo così risorgerà anch’essa, se farà anche ora come ha fatto Lui.

La cosa che rimane comunque da fare è di pregare il Signore con fiducia e fervore perché non tardi ad intervenire.



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Prof. Enrico Maria Radaelli

Enrico Maria Radaelli, docente di Filosofia dell’estetica, e Direttore del Department of Æsthetic Phylosophy of International Science and Commonsense Association (Roma ), ha collaborato per tre anni alla cattedra di Filosofia della Conoscenza di Antonio Livi (sezione Conoscenza estetica) della Pontificia Università Lateranense. È curatore unico dell’Opera omnia di Romano Amerio.

International Science and Commonsense Association (ISCA)
Department of Metaphysics of Beauty and Philosophy of Arts,
Research Director and Professor of Formal Gnoseology












ottobre 2023