Maria contempla il Ss. Bambinello
che dorme
Fermarono i cieli
la loro armonia
cantando Maria
la nanna a Gesú.
Con voce divina
la Vergine bella,
piú vaga che stella,
diceva cosí:
Mio Figlio, mio Dio,
mio caro tesoro,
tu dormi, ed io moro
per tanta beltà.
Dormendo, mio bene,
tua Madre non miri,
ma l'aura che spiri
è fuoco per me.
O bei occhi serrati,
voi pur mi ferite:
or quando v'aprite,
per me che sarà?
Le guance di rose
mi rubano il core;
o Dio, che si more
quest'alma per te!
Mi sforz'a baciarti
un labbro sí raro;
perdonami, caro,
non posso piú, no.
Si tacque ed al petto
stringendo il Bambino,
al volto divino
un bacio donò.
Si desta il diletto
e tutto amoroso
con occhio vezzoso
la Madre guardò.
Ah Dio, ch'alla Madre
quegli occhi, quel guardo
fu strale, fu dardo
che l'alma ferí!
E tu non languisci,
o dur'alma mia,
vedendo Maria
languir per Gesú?
Che aspetti, che pensi?
Ogn'altra bellezza
è fango, è bruttezza;
risolviti su.
Sí, sí che trionfa
amor nel mio seno:
sí, sí vengo meno
per doppia beltà.
Se tardi v'amai,
bellezze divine,
or mai senza fine
per voi arderò.
Il Figlio e la Madre,
la Madre col Figlio
la rosa col giglio
quest'alma vorrà.
La pianta col frutto,
il frutto col fiore
saranno il mio amore,
né altro amerò.
Non cerco diletti,
mercede non bramo;
mi basta, se t'amo,
l'amarti è mercé.
Canzoncina composta da SANT'ALFONSO M. DE' LIGUORI nel 1738 (vedi Canzoniere
Alfonsiano, pp. 271-272)
(12/93)
Torna a: MEDITAZIONI
|