La partecipazione attiva
dei fedeli alla Santa Messa


Come assistere alla Santa Messa
secondo la
Tradizione della Santa Chiesa

(seconda edizione 2011)

Parte introduttiva
Indicazioni generali
Nella S. Messa

 

 

Parte introduttiva



Recarsi in chiesa

È bene arrivare in chiesa con un congruo anticipo, al fine di prepararsi, con la preghiera, ad assistere alla Santa Messa nelle migliori condizioni di spirito.
Condursi in chiesa per assistere alla celebrazione della Santa Messa significa anche pellegrinare dall’esterno verso l’interno: significa provare a staccarsi dal fluire ordinario del vivere quotidiano per cercare di concentrarsi su ciò che è piú prossimo all’eterno presente, senza piú spazio né tempo: il luogo e il tempo dell’incontro possibile con Dio.


Entrare in chiesa


Entrando nel tempio del Signore è bene non affrettarsi: predisporsi con calma ad accedere compostamente e sobriamente, negli atteggiamenti e negli abiti.
Gli uomini si scoprano il capo, le donne se lo coprano: le vergini usino il colore bianco o chiaro, le altre il colore nero o scuro.
Entrando in chiesa, si intinge la mano destra nell’acqua benedetta e si fa il Segno della Croce rivolti all’altare maggiore, se non c’è il SS. Sacramento si fa un inchino di capo profondo verso la Croce, se c’è il SS. Sacramento si esegue la genuflessione doppia (entrambe le ginocchia a terra).
Prendere posto senza affrettarsi e senza ricercare i primi posti.
Se si attraversa la parte centrale della navata ci si comporta come all’ingresso: eseguendo un inchino o la genuflessione, rivolti all’Altare.


Al proprio posto

Giunti al posto scelto ci si inginocchia e si recitano delle preghiere per chiedere a Dio, oltre alle diverse cose personali, di aiutarci ad assistere degnamente al Santo Sacrificio dell’Altare.
Se si ha intenzione di assumere la Santa Ostia è bene prepararsi, fare un esame di coscienza e recitare l’Atto di Dolore. Non ci si può comunicare se si è in peccato mortale, occorre prima confessarsi. La Comunione dev’essere preceduta da un congruo tempo di digiuno.
(su)


Indicazioni generali


Le indicazioni che seguono riguardano la celebrazione della S. Messa cantata (senza Diacono e Suddiacono), la più comune nelle Domeniche e nelle Feste, ma, con un minimo di attenzione, possono essere usate anche per la  Santa Messa solenne (con Diacono e Suddiacono) e per la Santa Messa letta, celebrata negli altri giorni, con o senza assistente.
Per opportuna informazione ricordiamo che a quest’ultima dizione corrisponde in genere la Santa Messa detta “privata”, cioè celebrata dal sacerdote con una particolare motivazione, in realtà questa non è mai esistita, né mai potrebbe esistere una celebrazione della Santa Messa che non sia aperta alla partecipazione di ogni fedele cattolico.

I gesti più importanti

I fedeli partecipano alla celebrazione della Santa Messa con l’intenzione, l’attenzione, le risposte al sacerdote, i gesti, le preghiere, i canti.
I gesti si distinguono come segue:
- Inchino profondo di corpo: si inclina il busto a circa 45°
- Inchino di capo profondo: si china il capo in maniera accentuata
- Inchino di capo semplice: si china il capo
- Genuflessione doppia: con entrambi le ginocchia a terra
- Genuflessione semplice: col solo ginocchio destro a terra
- Mani giunte: si congiungono le palme, facendo corrispondere le dita e sovrapponendo il pollice destro al pollice sinistro. Si tengono all’altezza del petto. Si possono abbassare le mani, con le dita intrecciate, tranne i pollici.

Il silenzio

Il silenzio è norma per tutta la durata della celebrazione, ma è obbligo e atto rituale essenziale nel corso del Cánone: dalla fine del Sanctus alla Dossologia e all’Amen. Esso si accompagna con una postura raccolta e con una disposizione interiore rivolta al Signore.

Gli Orémus

All’invito del Sacerdote a pregare: Orémus, ci si alza, si fa un inchino di capo profondo rivolto al centro dell’Altare, e si congiungono le mani.
Nelle conclusioni di tutte le orazioni, recitate o cantate, alla menzione del Nome di Gesù: (per Dóminum nostrum Iesum Christum…) si fa l’inchino di capo profondo e si risponde: Amen.
(su)


Nella S. Messa


Inizio della Santa Messa


Al suono della campanella, che annuncia l’ingresso del Sacerdote nel presbiterio, ci si alza in piedi.
Se il Sacerdote entra in processione lungo la navata, si fa un inchino di corpo al passaggio della Croce, e un inchino di capo semplice al passaggio del Sacerdote.


Aspersione

Il Sacerdote si inginocchia in piano e inizia la recita o intona l’antifona.
I fedeli si inginocchiano (genuflessione doppia).
Il Sacerdote asperge l’Altare e si alza.
I fedeli si alzano e recitano o cantano insieme al coro: l’antifona e il salmo.
Al Glória si fa un inchino di capo profondo alla menzione delle Tre Persone (Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancti).
I fedeli si segnano quando il Sacerdote asperge con l’acqua benedetta.
Finita l’antifona e il salmo, i fedeli, facendo un inchino di capo semplice, rispondono alle invocazioni del Sacerdote.
All’orémus del Sacerdote, i fedeli fanno un inchino di capo profondo e congiungono le mani (col pollice destro sopra il pollice sinistro).
Alla conclusione dell’orazione (Per Christum Dóminum nostrum), i fedeli fanno un inchino di capo profondo e rispondono Amen.


Parte istruttiva della Santa Messa o Messa dei Catecúmeni

Preghiere ai piedi dell’altare

In ginocchio

Il Sacerdote indossa i paramenti e si ferma ai piedi dell’altare, dove, inchinato, inizia la celebrazione dei Santi Misteri.
I fedeli si inginocchiano.

- Si fa il Segno di Croce insieme col Sacerdote.
- Si recita, dialogando col Sacerdote, il Salmo 42 (Iúdica me…)
- Al Glória si fa un inchino di capo profondo alla menzione delle Tre Persone (Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancti).
- Dopo il Salmo, all’invocazione del nome del Signore (Adiutórum nostrum…) si fa il Segno di Croce.
- Il Sacerdote inizia la recita del Confíteor, i fedeli congiungono le mani (col pollice destro sopra il pollice sinistro), fanno l’inchino di capo semplice e rimangono cosí fino alla fine, poi, alzato il capo,  invocano sul Sacerdote la misericordia di Dio, dicendo: Misereátur tui omnípotens Deus, et dimíssis peccátis tuis perdúcat te ad vitam aetérnam.
- Il Sacerdote risponde Amen.
- I fedeli fanno l’inchino di capo profondo, tengono le mani giunte, e recitano il Confíteor; al Mea culpa si battono tre volte il petto; rimangono chinati fino a che il Sacerdote invoca su di essi la misericordia di Dio (Misereátur vestri…), a cui rispondono Amen.
- Quando il Sacerdote chiede l’indulgenza di Dio per i nostri peccati (Indulgéntiam…) i fedeli, ancora chinati, si segnano e rispondono Amen.
- Quindi i fedeli, facendo l’inchino di capo semplice, dialogano col Sacerdote le invocazioni a Dio.
Al saluto del Sacerdote (Dóminus vobiscum), i fedeli si alzano e rispondono Et cum Spíritu tuo.

In piedi

Il Sacerdote invita i fedeli a pregare (orémus)
I fedeli congiungono le mani, fanno un inchino di capo profondo e rimangono in piedi con le mani giunte.
Il Sacerdote inizia la recita dell’Intróito, i fedeli si segnano.

Quando la S. Messa ha inizio col canto dell’Intróito, il Sacerdote esegue le stesse preghiere, manca la recita dialogata del Salmo 42 e del Confíteor.


Kyrie

Dopo che il Sacerdote ha recitato l’Intróito, i fedeli dialogano con lui o cantano le nove invocazioni del Kyrie.

Glória

Al Glória, sempre in piedi, con le mani giunte:
- si fa l’inchino di capo profondo:
alla menzione di Dio (…in excélsis Deo)
all’Adorámus te / Grátias ágimus tibi / Iesu Christe
    Súscipe deprecatiónem nostram / Iesu Christe
- si fa il Segno della Croce: al Cum Sancto Spíritu

Colletta o Orátio

Il Sacerdote si accinge a recitare la Colletta e si rivolge ai fedeli dicendo: - Dóminus vobíscum - i fedeli rispondono: Et cum spíritu tuo, e restano in piedi, con le mani giunte.
Il Sacerdore: - Orémus - i fedeli fanno l’inchino di capo profondo.
Alla conclusione dell’orazione, alla menzione del Nome di Gesù: (per Dóminum nostrum Iesum Christum…) si fa l’inchino di capo profondo.
Conclusa l’orazione si risponde: Amen.
Dopo la recita o il canto della Colletta: i fedeli si siedono.


Seduti

Epístola

Lettura dell’Epístola
Alla fine della lettura o del canto dell’Epístola i fedeli rispondono: Deo Grátias
L’Epístola viene letta o cantata sull’Altare in cornu epistolae, sull’angolo dell’epistola, cioè sul lato sinistro dell’Altare = a destra per il celebrante e per i fedeli che guardano.
Nelle SS. Messe in cui sono presenti il Diacono e il Suddiacono, è quest’ultimo che legge o canta l’Epístola, non all’Altare, ma nel presbiterio, in piano, rivolto alla navata.
 
Graduale e Alleluia

Si recitano o si cantano il Graduale, l’Alleluia, o il Tratto o la Sequenza.
Queste parti del Proprio della S. Messa in genere sono recitate dal Sacerdote e cantate dal Coro.
I fedeli possono partecipare alla recita seguendo sottovoce il testo del Proprio.
Nel caso del canto eseguito dal Coro, i fedeli che sono in grado di seguire il Coro lo facciano, a voce normale, gli altri accompagnino sottovoce il canto del Coro.

Vangelo

Il sacerdote introduce la lettura del Vangelo dicendo: Dóminus vobíscum
I fedeli si alzano in piedi e rispondono: et cum spíritu tuo.


In piedi

All’annuncio del brano del Vangelo che verrà letto, i fedeli fanno un inchino di capo semplice e fanno tre Segni di Croce con il pollice destro: sulla fronte, sulla bocca e sul cuore.
Durante la lettura o il canto del Vangelo, i fedeli rimangono in piedi con le mani giunte.  Alla fine del Vangelo si acclama Gesù Cristo: Laus tibi Christe.
Dopo la lettura o il canto del Vangelo, il Sacerdote dice: Per evangélica dicta deleántur nostra delícta, i fedeli si segnano.

Il Vangelo viene letto o cantato sull’Altare in cornu Evangelii, sull’angolo del Vangelo, cioè sul lato destro dell’Altare = a sinistra per il celebrante e per i fedeli che guardano.
Nelle SS. Messe in cui sono presenti il Suddiacono e il Diacono, è quest’ultimo che legge o canta il Vangelo, non all’Altare, ma nel presbiterio, in piano, rivolto a Nord.

Alla fine della lettura o del canto del Vangelo i fedeli si siedono per ascoltare l’Omelía del Sacerdote.

Seduti

Omelia


Il Sacerdote fa l’omelia dal pulpito.
Oggi molte chiese non hanno più il pulpito e l’omelia si fa da fuori il presbiterio o dal limite del presbiterio, sempre sul lato del Vangelo.
Il Sacerdote, che si è tolto la Pianeta e il Manipolo, prima di iniziare l’omelia si segna e rende lode a Gesù Cristo: Laudétur Iesus Christus
                   oppure Sia lodato Gesù Cristo
I fedeli si segnano e rispondono:
                   Hodie et semper laudétur
       oppure Oggi e sempre sia lodato.
Lo stesso si fa alla fine dell’omelia.

Dopo l’omelia, il Sacerdote ritorna al centro dell’altare e inizia la recita o il canto del Credo (nelle Domeniche e nelle feste).
I fedeli si alzano.

In piedi


Credo

I fedeli recitano (ad alta voce) o cantano il Credo, curando di seguire i seguenti gesti:
Inchino di capo profondo    
- alla prima strofa (Credo in unum Deum), a Deum
- alla terza strofa (et in unum Dóminum Iesum Christum), a Iesum Christum
Genuflessione doppia
- l’ottava strofa (Et incarnátus est…): si recita o canta inginocchiati (genuflessione doppia)
Inchino di capo profondo
- alla quattordicesima strofa (cum Patre et Fílio simul adorátur…), a simul adorátur
Segno di Croce
- all’ultima strofa (et vitam ventúri saéculi)


Parte sacrificale

In piedi

Offertorio

Ultimata la recita o il canto del Credo, il Sacerdote inizia la recita delle preghiere dell’Offertorio, si rivolge ai fedeli dicendo:
- Dóminus vobíscum - i fedeli rispondono: Et cum spíritu tuo
e rimangono in piedi e con le mani giunte.
Il Sacerdote: - Orémus - i fedeli fanno l’inchino di capo profondo.

Il Sacerdote recita l’antifona dell’Offertorio
I fedeli si siedono


A questo punto si intonano dei canti adatti al tempo liturgico o alla celebrazione.


Seduti

Questua

Si dà inizio alla questua, o raccolta delle elemosine.
Un tempo si raccoglievano le offerte per la chiesa e il clero, e ancora oggi è rimasto un significato similare, ma più propriamente: l’elemosina fatta nel corso della celebrazione della S. Messa ricorda che i fedeli di Cristo devono essere sempre pronti a sacrificare una parte dei loro averi per aiutare i bisognosi. Così, è buona cosa che tutti i fedeli facciano la loro elemosina singolarmente, compresi i ragazzi e i bambini.

Il Sacerdote completa sottovoce le diverse preghiere dell’Offertorio. Provvede ad incensare le Oblate, la Croce e l’Altare.
Vengono incensati anche i fedeli.
Il turiferario, che porta il turibolo con l’incenso, si porta al limite del presbiterio, saluta i fedeli e li incensa.
I fedeli si alzano, rispondono al saluto con un inchino di capo semplice e si siedono.


Orate fratres

Il Sacerdote, prima di recitare le ultime preghiere dell’Offertorio, invita i fedeli a pregare con lui:
Oráte, fratres: ut meum ac vestrum sacrifícium acceptábile fiat apud Deum Patrem omnipoténtem.
I fedeli rispondono:
Suscípiat Dóminus sacrifícium de mánibus tuis ad láudem et glóriam nóminis sui, ad utilitátem quoque nostram, totiúsque Ecclésiae suae sanctae.


Prefazio del Cánone

Terminate le preghiere dell’Offertorio, il Sacerdote si prepara a recitare il  Cánone, a partire dal Prefazio.
- Sacerdote: Dominus vobiscum
- I fedeli rispondono: Et cum spíritu tuo - e si alzano.


In piedi

- Sacerdote: Sursum corda
- I fedeli tengono le mani giunte all’altezza del petto e rispondono: Habémus ad Dóminum
- Sacerdote: Grátias agámus Dómino Deo nostro
- I fedeli fanno un inchino di capo profondo e rispondono: Dígnum et iústum est.


Sanctus

Il Sacerdote recita o canta il Prefazio del Cánone, che si conclude col Sanctus
I fedeli recitano o cantano il Sanctus, curando di seguire i seguenti gesti:
All’inizio del Sanctus: Inchino di capo semplice e Segno di Croce.
All’inizio del Benedíctus: Segno di Croce.

Ultimata la recita o il canto del Sanctus, i fedeli si inginocchiano (genuflessione doppia), congiungono le mani, chinano il capo e mantengono un totale silenzio.


In ginocchio



Cánone


Il Sacerdote recita tutto il Cánone sottovoce.
I fedeli rimangono in ginocchio fino alla fine delle preghiere del Cánone.

Il silenzio che il Sacerdote e i fedeli mantengono nel corso del Cánone evidenzia il momento più solenne della Santa Messa: parole e canti non sono più sufficienti, solo il silenzio permette di esprimere, in qualche maniera, un po’ del Mistero ineffabile che si compie sull’Altare.
Stando raccolti in ginocchio e col capo chino, i fedeli di oggi sono accomunati a quelli di un tempo che, al pari degli attuali fedeli in Oriente, assistevano alla celebrazione dei Santi Misteri col presbiterio chiuso dall’iconostási.



Alla Consacrazione del Pane, l’accolito suona per tre volte il campanello:
1a - quando il Sacerdote genuflette: i fedeli chinano profondamente il capo
2a - quando il Sacerdote fa l’elevazione: i fedeli alzano lo sguardo, contemplano la Santa Ostia e abbassano lo sguardo
3a - quando il Sacerdote genuflette e adora: i fedeli adorano in silenzio il Corpo di Gesù. (invocazione mentale: Dóminus meus et Deus meus)

Alla Consacrazione del Vino, l’accolito suona per tre volte il campanello: 
1a - quando il Sacerdote genuflette: i fedeli chinano profondamente il capo
2a - quando il Sacerdote fa l’elevazione: i fedeli alzano lo sguardo, contemplano il Santo Calice e abbassano lo sguardo
3a - quando il Sacerdote genuflette e adora: i fedeli adorano in silenzio il Sangue di Gesù. (invocazione mentale: Dóminus meus et Deus meus)

Completate le preghiere del Cánone, il Sacerdote dice a voce alta:
Per ómnia saécula saeculórum - I fedeli si alzano e rispondono: Amen


In piedi


Pater

Il Sacerdote inizia la recita o il canto del Pater noster
I fedeli congiungono le mani al petto e, insieme al sacerdote, concludono il Pater con l’ultima strofa: Sed líbera nos a malo

Comunione

Il Sacerdote, nell’unire l’Ostia al Sangue, nel Calice, augura la pace ai fedeli: Pax Dómini sit semper vobíscum
I fedeli rispondono: Et cum spíritu tuo.


Agnus Dei
(tra parentesi le variazioni nelle SS. Messe per i Defunti)

Il Sacerdote, unita l’Ostia al Sangue, invoca per tre volte l’Agnus Dei
I fedeli lo accompagnano in questa triplice invocazione (recitando o cantando) e, come lui, si battono tre volte il petto
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis (dona éis réquiem).
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis (dona éis réquiem).
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem (dona éis réquiem sempitérnam).

Ultimata la recita o il canto dell’Agnus Dei, i fedeli si inginocchiano (genuflessione doppia)


In ginocchio

Il Sacerdote assume il Corpo e il Sangue, e si segna; l’accolito suona il campanello: i fedeli si segnano.

Comunione dei fedeli

In molte celebrazioni, a questo punto il ministro inizia la recita del Confíteor.
I fedeli si comportano come all’inizio.

Nonostante il Messale del 1962 prevedesse l’abolizione della recita di questo Confíteor, riservata da sempre ai fedeli comunicandi, ma per pietà cristiana eseguita da tutti i fedeli presenti, tale nuova disposizione non trovò pacifica attuazione, anche per la devozione dei fedeli.
Molti celebranti mantennero l’uso antico, che si è conservato fino ad oggi in diverse Società di Vita Apostolica.


Ecce Agnus Dei

Dopo la recita del Confíteor e l’assoluzione data dal Sacerdote, questi leva la Santa Ostia e volto ai fedeli annuncia:
Ecce Agnus Dei: ecce qui tollit peccáta mundi.
Inginocchiati dinanzi al Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo,
i fedeli si battono il petto per tre volte dicendo per tre volte:
Dómine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo et sanábitur ánima mea.

Chi si deve comunicare si reca alla balaústra, chi non si deve comunicare resta al suo posto e può recitare una preghiera mentale che esprima il suo desiderio di comunione con Gesù (Es.: Signore mio Gesù Cristo, io desidero con tutto il cuore di unirmi a Voi adesso e per tutta l’eternità).

I comunicandi si inginocchiano alla balaústra a capo chino e con le mani giunte, assumono la Santa Ostia sulla lingua, si alzano, si scostano dalla balaústra, fanno una genuflessione semplice, si segnano, e ritornano al loro posto con le mani giunte. Qui si inginocchiano e rendono grazie a Dio.

Mentre si distribuisce la Santa Comunione, e fino a quando il Sacerdote non ripone la Písside nel Tabernacolo, tutti i fedeli rimangono in ginocchio, o in piedi.
Per rispetto di Nostro Signore Sacramentato, manifestamente presente, nessun fedele sta seduto, tranne che non ne sia costretto per motivi di salute.
I fedeli intonano inni e canti a Gloria di Dio che nella Sua infinita Misericordia ci ha inviato il Figlio Suo Unigenito per la salvezza della nostra anima.

Il Sacerdote ripone la Písside nel Tabernacolo, si purifica e ringrazia Iddio.
I fedeli si possono sedere.
Il Sacerdote recita il Communio, quindi saluta i fedeli: Dóminus vobiscum.
I fedeli  rispondono: Et cum spíritu tuo, e si alzano.
Alla fine del Postcommunio, i fedeli rispondono: Amen

In piedi

Congedo

Il Sacerdote congeda i fedeli
- Dóminus vobíscum
- Et cum spíritu tuo
- Ite, missa est
- Deo grátias
oppure
(nelle SS. Messe precedute da una processione)
- Benedicámus Dómino
- Deo grátias

(nelle SS. Messe dei Defunti)
- Requiéscant in pace
- Amen

Benedizione

I fedeli si inginocchiano per ricevere la benedizione
Il Sacerdote imparte la benedizione
I fedeli rispondono: Amen e si alzano

Ultimo Vangelo

Il Sacerdote si porta al cornu Evangélii e recita il Prologo del Vangelo di San Giovanni (o altro, quando previsto)
- Dóminus vobíscum
- Et cum Spíritu tuo
- Inítium sancti Evangélii secúndum Ioánnem
- Gloria tibi Dómine
I fedeli seguono la lettura del Vangelo in piedi, le mani giunte,
al versetto Et Verbum caro factum est, si inginocchiano, e si rialzano,
Alla fine rispondono: Deo grátias.

Fine della S. Messa

Nelle SS. Messe solenni o cantate
I fedeli intonano un’antifona della Madonna, a seconda del tempo liturgico, poi aspettano che il Sacerdote torni in sacrestia, comportandosi come per il suo ingresso, e infine si preparano a lasciare la chiesa.
È questo il momento per rendere grazie a Dio e recitare un’ultima preghiera.
Nel lasciare il proprio posto, i fedeli, rivolti all’altare, fanno una genuflessione doppia se c’è il SS. Sacramento, un inchino di capo profondo se non c’è, lo stesso fanno, segnandosi, nel lasciare la chiesa.

Nelle SS. Messe non cantate

In ginocchio

Il Sacerdote, in piano ai piedi dell’Altare, e i fedeli, si inginocchiano (genuflessione doppia) e recitano insieme le seguenti preghiere:
Ave Maria
Sancta Maria (per tre volte)

Salve Regina (insieme al Sacerdote)

Ora pro nobis, sancta Dei Génetrix
Ut digni efficiámur promissiónibus Christi

Orémus
……
Amen

Sancte Míchael Archángele
Amen

Cor Iesu sacratíssimum
Miserére nobis (per tre volte)

I fedeli si alzano e aspettano che il Sacerdote torni in sacrestia, comportandosi come per il suo ingresso, e infine si preparano a lasciare la chiesa.
È questo il momento per rendere grazie a Dio e recitare un’ultima preghiera.
Nel lasciare il proprio posto, i fedeli, rivolti all’altare, fanno una genuflessione doppia se c’è il SS. Sacramento, un inchino di capo profondo se non c’è, lo stesso fanno, segnandosi, nel lasciare la chiesa.



 
(su)


 


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