La Tradizione Cattolica
Bollettino ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X - Distretto Italia. Redazione: Priorato Madonna di Loreto - via Mavoncello, 25 - 47037 Rimini - Tel e fax: 0541-72.67.77 - C/C postale n° 11935475 - e-mail rimini@sanpiox.it.
La rivista viene inviata gratuitamente a coloro che ne fanno richiesta.

Sommario dei nn° segnalati:
4 del 1996
37 del 1988
43 del 2000
55 del 2004




Nel numero 4/1996 viene presentato un articolo di carattere dottrinale di don Davide Pagliarani, in cui viene trattato, in maniera attenta e ponderata, il problema della “demolizione della liturgia cattolica”, in atto a partire dal dopo Concilio. 

Don Giuseppe Rottoli, in una esposizione pregevole, ricorda il senso del sacramento della Estrema Unzione

Il dott. Massimo de Leonardis presenta una nota storico-documentaria sulla vicenda del Cardinale Mindszenty, primate d'Ungheria al tempo della ormai dimenticata rivolta anticomunista del 1956. L'articolo, importante dal punto di vista della verità storica, ricorda come il post Concilio abbia scelto di sacrificare perfino i piú fedeli servitori della Santa Chiesa, per inaugurare la nuova tendenza che privilegia l'apertura agli atei, ai miscredenti e agli infedeli. Cosí che dopo le persecuzioni e la galera comuniste, il Primate d'Ungheria dovette subire le angherie della curia romana di Paolo VI e l'ostracismo e la censura della gerarchia impegnata nel “dialogo” con i “senza Dio”.
Ci permettiamo ricordare che se è vero che Nostro Signore non è venuto per i santi, ma per i peccatori, come da Lui stesso dichiarato, la sua azione misericordiosa, però, fu tutta incentrata sulla “conversione” dei peccatori stessi, non certo sulla accettazione della loro persistenza nel peccato. Cristo non è venuto per “aprire un dibattito” con i peccatori, ma per condannare e sconfiggere il peccato e per indurre i peccatori a non peccare piú. La Chiesa post-conciliare sembra aver dimenticato tutto questo, e sembra non avere la minima remora per il rischio che corre di tradire la missione affidatale da Nostro Signore Gesú Cristo. 

Seguono gli articoli sulla Certezza sull'esistenza di Dio, di Tobia; 
la quarta parte dello studio su Il Sodalitium Pianum di mons. Benigni, di don Ugo Carandino; 
Il Congresso antimassonicodi Trento, di Simonino; 
Dalla Chiesa di Cristo alla religione dell'arcobaleno
Omelia di S. E. Mons Salvador Lazo nella cappella del Priorato di Albano Laziale; 
una Lettera agli amici e benefattori del Superiore generale della Fraternità S. E. Mons. Bernard Fellay; 
e le diverse rubriche che completano la rivista. 

Interessante il resoconto dell'ottava edizione del pellegrinaggio nazionale della Tradizione Cattolica, da Bevagna ad Assisi, tenutosi il 7 e l'8 settembre 1996, con una folta partecipazione di fedeli, tra cui parecchi giovani.
 

(6/97) 


La Tradizione Cattolica ha dedicato il n° 37 del 1988 alle LL. EE. RR. mons. Marcel Lefèbvre e mons. Antonio de Castro Mayer, nel decennale delle consacrazioni episcopali da loro effettuate al seminario di Ecône il 30 giugno 1988.
Il numero è ricco di informazioni e di documenti circa la nota vicenda che si concluse con la clamorosa e ingiustificata “scomunica”. 

Si trovano anche molti chiarimenti circa la portata stessa della vicenda e il suo intrinseco ed essenziale significato. 
Il tutto viene presentato diviso in tre sezioni: nella 1a sono contenute le prime dichiarazioni di mons. Lefèbvre; nella 2a le prese di posizione rispetto ad alcuni importanti eventi della Chiesa; nella 3a le dichiarazioni relative alle consacrazioni episcopali. 
A conclusione viene riportata l'ultima intervista concessa da mons. Lefèbvre alla rivista francese Fideliter.

(3/99) 


Il n° 43/2000 de La Tradizione Cattolica è interamente dedicato alla figura e all’opera di Giovanni XXIII. 

Il Rev. Padre Michele Simoulin ha composto un “Dossier” che ha intitolato: Il papa buono: un buon papa?, nel quale ha raccolto tutta una serie di documenti dai quali si comprende come le parole e i gesti di questo Papa, «che hanno cosí colpito la gente… non sono stati… movimenti spontanei e improvvisati della “bontà” di papa Giovanni: anzi sono stati manifestazioni di una volontà deliberata di imporre alla Chiesa un nuovo corso, di cambiare qualcosa nell’atteggiamento, nel linguaggio e, soprattutto, nel pensiero dei cattolici.» 

In vista della prossima beatificazione di Giovanni XXIII è quanto mai opportuno informarsi sul vero pensiero di questo Pontefice che si è dedicato ad erigere ponti verso il mondo profano e ateo, piuttosto che ponti verso il cielo e il divino, tanto che «Oggi la Chiesa “conciliare” si nutre di questi frutti amari prodotti dal Concilio, al quale papa Giovanni impose con fermezza, anzi con violenza, il suo spirito: viviamo ogni giorno questa apertura a tutti e a tutto, questo rispetto per tutti e per tutto, quest’amore per tutti e per tutto… tranne che per il passato della Chiesa e la sua Tradizione, nei quali non si vodeno piú che “peccati” da confessare davanti a tutta la gente, umiliando cosí la Chiesa, i suoi santi e il suo fondatore, Gesú Cristo, che non avrebbe saputo ispirare una vera carità alla Chiesa prima della “benedetta” venuta del “papa buono”!»

(9/2000)



Nell’ultimo numero (n° 1 (55), gennaio-maro 2004) de LA TRADIZIONE CATTOLICA, è riportata l’Omelia tenuta a Ecône da Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, nella festa della Pentecoste 2003. In essa il presule affronta ancora il problema dello stato attale della Chiesa, la cui grave crisi non accenna a venir meno, anzi sembra accentuarsi col passare del tempo.
Dopo aver ricordato che: "È lo Spirito Santo che comunica la vita soprannaturale, la vita della Grazia, a quel Corpo Mistico e soprannaturale che è la Chiesa…", Mons. Fellay, richiamandosi alle posizioni del Card. Kasper, secondo cui “Lo Spirito Santo, … pioniere del movimento ecumenico, … è dinamico, è vita, è libertà. … è sempre pronto per qualche sorpresa.”, ribadisce che vi è una chiara incompatibilità tra il Corpo Mistico di Cristo e questa nuova “chiesa”; tra "la Roma eterna, la Chiesa cattolica, a cui siamo attaccati e nella quale vogliamo morire, e un’altra, una Roma modernista di tipo protestante, che demolisce tutto ciò che trova sul suo cammino."
"Quando si parla di un sedicente accordo - che peraltro non esiste - tra la Fraternità e Roma che cosa si intende, che cosa si vuol dire? Noi diciamo “Siamo cattolici, vogliamo restare cattolici”. E diciamo inoltre che ci sarà accordo, cioè unione di cuori, solo quando Roma, la Testa, dirà di nuovo ciò che la Chiesa ha sempre detto e sarà ritornata a quella Roma eterna. Finché non c’è questo un accordo è impossibile."
"Nella Chiesa, a partire dal Concilio, si è dato uno scopo, una corrente nuova, chiamata “spirito del Vaticano II”: tutto ciò che è stato fatto, tutte le riforme - che hanno toccato veramente tutti i campi - è stato fatto in nome e in questo spirito del Vaticano II. È come se con il Concilio si fosse instaurato un nuovo fiume nella Chiesa: si è voluto disseccare il vero fiume e se ne è creato uno nuovo, un nuovo corso. Tutto ciò che si fa oggi nella Chiesa si fa secondo questo nuovo corso. Fare un accordo con Roma significherebbe più o meno questo: Roma ci dice: ‘Vi diamo una barca, all’interno della quale fate ciò che vi pare, ma la barca la mettiamo nella corrente’. Il solo modo per una barca in un fiume di restare sul posto è di remare controcorrente. È proprio ciò che facciamo da quasi quarant’anni! Siamo sempre controcorrente. Se ci fosse un accordo, oggi, sarebbe proprio questo che ci sarebbe impedito di fare: remare controcorrente."
"Ecco perché, cari Fratelli, facciamo i testardi e non ci muoviamo. Ciò che noi vogliamo è tutt’altra cosa di ciò che vuole Roma. Ciò che noi vogliamo è, di fatto, il miracolo di Gerico (cf. Giosuè 3): che il fiume arresti il suo corso, che scorra di nuovo nella buona direzione, quella cattolica. Ci rendiamo ben conto che questo è ben al di sopra di noi. Ma, per l’appunto, noi siamo in una crisi della Chiesa enorme: sono in gioco i fondamenti della Chiesa."
" … lo spirito del Vaticano II è molto sottile. Quando si leggono queste encicliche [papali] lo si vuole fare con occhi cattolici, e certe frasi suonano, in effetti, come cattoliche: ci si rallegra. Ve ne sono altre che non si capiscono: allora le si salta, senza riflettere che sono proprio quelle le chiavi di lettura. Vi sono due letture: ecco il genio malefico del Vaticano II. Vi è qualcosa di terribilmente geniale: “Un pensiero di tipo non-cattolico è entrato nella Chiesa… È possibile che esso prevalga, ma non sarà mai la Chiesa” [Paolo VI]. Ecco la crisi. E la soluzione, cioè il nostro atteggiamento, è che di questo pensiero non-cattolico non ne vogliamo sapere! Paolo VI continua: “Bisogna che resti un piccolo gregge, per piccolo che sia.” Non siamo noi a dirlo, è Paolo VI. Chiediamo alla Spirito Santo questa grazia di forza, di perseveranza, luce di vero amore, di vera carità, di amor di Dio, innanzitutto, della Fede; e poi delle anime; certo che desideriamo che tutte le anime si salvino, ma non ci sono trentasei strade!"

Di don Aldo Rossi è l’articolo San Pio X e l’insidia modernista: un comportamento da meditare. In esso don Aldo descrive la lotta intrapresa da questo santo Papa contro le forze che miravano alla demolizione della Chiesa. Forze soprattutto interne alla Chiesa, le quali si muovevano convinte di dover adattare gli insegnamenti cattolici al fluire del tempo, per cosí meglio avvicinarsi a coloro che stavano fuori della Chiesa. San Pio X, non solo condannava questo atteggiamento, ma confermava che “La verità non vuole orpelli, la nostra bandiera dev’essere dispiegata: e colla lealtà soltanto e colla franchezza potremmo fare qualche cosa di bene, combattuti sí dai nostri avversari, ma da loro rispettati, in guisa da conquistare la loro ammirazione…” (Sacra Rituum Congregatio, Romana Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Pii Papae X, Disquisitio, Pars altera, Cap. I, § 3, n. 5, p. 123).
"San Pio X è chiaro - dice don Aldo - la visione è dottrinale; prima di tutto bisogna guardare alla purezza della dottrina, ai sacri diritti di Dio, senza ambiguità, altrimenti adattandosi e senza difendersi si va incontro alla confusione, al modernismo pratico o teorico e alla rovina. Non è forse vero che i nuovi vescovi “tolleranti” con fogli e prediche “incolori”, hanno contribuito a formare questa massa di cattolici “noncuranti, apatici e indifferenti”? Che cosa significa divulgare una rivista mondana come “Famiglia Cristiana” in tutte le chiese? … Non forse che questa  nuova generazione non è più vera seguace di Gesù Cristo, che ci dice che il nostro “parlare sia sì sì no no, ciò che è in più viene dal maligno”, ma piuttosto di quelle persone “coscienti ed evolute del nostro tempo” che non solo con il silenzio ma con errori ed eresie infarcite di “buonismo” e “tollerantismo” distruggono la stessa religione?".

Questo numero de La Tradizione Cattolica ospita anche il testo dell’intervento di Donatella Zavelle de Louvigny su Domenico Giuliotti, “animoso cavaliere di Dio”, tenuto al XXX Convegno tradizionalista di Civitella del Tronto del 28 febbraio-2 marzo 2003; nonché un interessante articolo di don Michele Simoulin su Ernest Hello: il Giuliotti francese. 
In quest’ultimo sono riportati molti passi dello scrittore, che ben sintetizzano il suo pensiero e ancor piú il suo modo di sentire e di essere.
L’uomo ha sete del mistero perché ha sete dell’infinito. E questa sete dell’infinito è quella che spinge le anime superiori. Esse vanno alla scoperta con la sublime certezza di non scoprire mai tutto. Essendo infinito l’oggetto della ricerca, esso va oltre ogni scoperta ed aumenta la sete nello stesso tempo che la soddisfa”.
Per uno strano inganno, abbiamo molta superbia per le nostre persone, ma poca fierezza per la nostra fede. È l’ora di divenire umili perchè è l’ora di divenire fieri”.
Il delitto del secolo consiste nel non odiare il male e nel fargli delle proposte. Non c’è che una sola proposta da fargli: quella di scomparire. Ogni accomodamento con lui non è un suo trionfo parziale, ma un suo trionfo totale, perché il male non chiede sempre di cacciare il bene, ma chiede il permesso di coabitare con lui. Un istinto l’avverte che chiedendo qualche cosa, chiede tutto; appena non viene più odiato, si sente adorato.

Interessante l’articolo de "Il Refrattario" su Il vero volto della civiltà cristiana. Riflessioni sul valore insigne della corporeità nella civiltà altomedievale; ove si chiariscono alcuni aspetti controversi e male avvertiti circa il senso e il limite della componente corporea dell’uomo, da non contrapporsi all’ànima, ma da considerarsi nel suo giusto valore. "Il Cristianesimo - dice l’autore - intende evitare, riguardo alla corporeità, due errori opposti che conducono però allo stesso risultato: Da una parte il materialismo: non bisogna divinizzare o meglio idolatrare il corpo… Dall’altra lo spiritualismo: non bisogna neppure disprezzare eccessivamente il corpo (dono di Dio)…".

Con Invito alla lettura delle opere di Johannes Dörmann, si segnalano in particolare i quattro volumi su La teologia di Giovanni Paolo II e lo spirito di Assisi, che noi stessi abbiamo avuto modo di segnalare piú volte (si vedano i nn. del settembre 2000 e del marzo 2003). 

Il 1° novembre 2003 il Rev. Don Michele Simoulin ha benedetto la nuova cappella di Albino, in provincia di Bergamo. Con questa, le cappelle della Fraternità San Pio X in Italia salgono a 12, su 25 complessivi centri di Messa. Nella nuova cappella, dedicata al Gesú Bambino di Praga, la S. Messa verrà celebrata tutte le Domeniche e i giorni di precetto alle ore 17,30.
 



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