La Tradizione Cattolica
Bollettino ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X
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La rivista viene inviata gratuitamente a coloro che ne fanno richiesta.
Sommario dei nn° segnalati:
4 del 1996
37 del 1988
43 del 2000
55 del 2004
Nel numero 4/1996 viene presentato un articolo di carattere
dottrinale di don Davide Pagliarani, in cui viene trattato, in maniera
attenta e ponderata, il problema della “demolizione della liturgia cattolica”,
in atto a partire dal dopo Concilio.
Don Giuseppe Rottoli, in una esposizione pregevole, ricorda il senso
del sacramento della Estrema Unzione.
Il dott. Massimo de Leonardis presenta una nota storico-documentaria
sulla vicenda del Cardinale Mindszenty, primate d'Ungheria al tempo
della ormai dimenticata rivolta anticomunista del 1956. L'articolo, importante
dal punto di vista della verità storica, ricorda come il post Concilio
abbia scelto di sacrificare perfino i piú fedeli servitori della
Santa Chiesa, per inaugurare la nuova tendenza che privilegia l'apertura
agli atei, ai miscredenti e agli infedeli. Cosí che dopo le persecuzioni
e la galera comuniste, il Primate d'Ungheria dovette subire le angherie
della curia romana di Paolo VI e l'ostracismo e la censura della gerarchia
impegnata nel “dialogo” con i “senza Dio”.
Ci permettiamo ricordare che se è vero che Nostro Signore non
è venuto per i santi, ma per i peccatori, come da Lui stesso dichiarato,
la sua azione misericordiosa, però, fu tutta incentrata sulla “conversione”
dei peccatori stessi, non certo sulla accettazione della loro persistenza
nel peccato. Cristo non è venuto per “aprire un dibattito” con i
peccatori, ma per condannare e sconfiggere il peccato e per indurre i peccatori
a non peccare piú. La Chiesa post-conciliare sembra aver dimenticato
tutto questo, e sembra non avere la minima remora per il rischio che corre
di tradire la missione affidatale da Nostro Signore Gesú Cristo.
Seguono gli articoli sulla Certezza sull'esistenza di Dio,
di Tobia;
la quarta parte dello studio su Il Sodalitium Pianum
di mons. Benigni, di don Ugo Carandino;
Il Congresso antimassonicodi Trento, di Simonino;
Dalla Chiesa di Cristo alla religione dell'arcobaleno;
Omelia di S. E. Mons Salvador Lazo nella cappella del
Priorato di Albano Laziale;
una Lettera agli amici e benefattori del Superiore generale della Fraternità
S. E. Mons. Bernard Fellay;
e le diverse rubriche che completano la rivista.
Interessante il resoconto dell'ottava edizione del pellegrinaggio
nazionale della Tradizione Cattolica, da Bevagna ad Assisi, tenutosi
il 7 e l'8 settembre 1996, con una folta partecipazione di fedeli, tra
cui parecchi giovani.
(6/97)
La Tradizione Cattolica ha dedicato il n° 37 del 1988
alle LL. EE. RR. mons. Marcel Lefèbvre e mons. Antonio
de Castro Mayer, nel decennale delle consacrazioni episcopali
da
loro effettuate al seminario di Ecône il 30 giugno 1988.
Il numero è ricco di informazioni e di documenti circa la nota
vicenda che si concluse con la clamorosa e ingiustificata “scomunica”.
Si trovano anche molti chiarimenti circa la portata stessa della vicenda
e il suo intrinseco ed essenziale significato.
Il tutto viene presentato diviso in tre sezioni: nella 1a sono contenute
le prime dichiarazioni di mons. Lefèbvre; nella 2a le prese di posizione
rispetto ad alcuni importanti eventi della Chiesa; nella 3a le dichiarazioni
relative alle consacrazioni episcopali.
A conclusione viene riportata l'ultima intervista concessa da mons.
Lefèbvre alla rivista francese Fideliter.
(3/99)
Il n° 43/2000 de La Tradizione Cattolica è
interamente dedicato alla figura e all’opera di Giovanni XXIII.
Il Rev. Padre Michele Simoulin ha composto un “Dossier”
che ha intitolato: Il papa buono: un buon papa?, nel quale
ha raccolto tutta una serie di documenti dai quali si comprende come le
parole e i gesti di questo Papa, «che hanno cosí colpito
la gente… non sono stati… movimenti spontanei e improvvisati della “bontà”
di papa Giovanni: anzi sono stati manifestazioni di una volontà
deliberata di imporre alla Chiesa un nuovo corso, di cambiare qualcosa
nell’atteggiamento, nel linguaggio e, soprattutto, nel pensiero dei cattolici.»
In vista della prossima beatificazione di Giovanni XXIII è quanto
mai opportuno informarsi sul vero pensiero di questo Pontefice che si è
dedicato ad erigere ponti verso il mondo profano e ateo, piuttosto che
ponti verso il cielo e il divino, tanto che «Oggi la Chiesa “conciliare”
si nutre di questi frutti amari prodotti dal Concilio, al quale papa Giovanni
impose con fermezza, anzi con violenza, il suo spirito: viviamo ogni giorno
questa apertura a tutti e a tutto, questo rispetto per tutti e per tutto,
quest’amore per tutti e per tutto… tranne che per il passato della Chiesa
e la sua Tradizione, nei quali non si vodeno piú che “peccati” da
confessare davanti a tutta la gente, umiliando cosí la Chiesa, i
suoi santi e il suo fondatore, Gesú Cristo, che non avrebbe saputo
ispirare una vera carità alla Chiesa prima della “benedetta” venuta
del “papa buono”!»
(9/2000)
Nell’ultimo numero (n° 1 (55), gennaio-maro 2004) de LA TRADIZIONE
CATTOLICA, è riportata l’Omelia tenuta a Ecône da Mons. Bernard
Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, nella festa
della Pentecoste 2003. In essa il presule affronta ancora il problema dello
stato attale della Chiesa, la cui grave crisi non accenna a venir meno,
anzi sembra accentuarsi col passare del tempo.
Dopo aver ricordato che: "È lo Spirito Santo che comunica
la vita soprannaturale, la vita della Grazia, a quel Corpo Mistico e soprannaturale
che è la Chiesa…", Mons. Fellay, richiamandosi alle posizioni
del Card. Kasper, secondo cui “Lo Spirito Santo, … pioniere del movimento
ecumenico, … è dinamico, è vita, è libertà.
… è sempre pronto per qualche sorpresa.”, ribadisce che vi è
una chiara incompatibilità tra il Corpo Mistico di Cristo e questa
nuova “chiesa”; tra "la Roma eterna, la Chiesa cattolica, a cui siamo
attaccati e nella quale vogliamo morire, e un’altra, una Roma modernista
di tipo protestante, che demolisce tutto ciò che trova sul suo cammino."
"Quando si parla di un sedicente accordo - che peraltro non esiste
- tra la Fraternità e Roma che cosa si intende, che cosa si vuol
dire? Noi diciamo “Siamo cattolici, vogliamo restare cattolici”. E diciamo
inoltre che ci sarà accordo, cioè unione di cuori, solo quando
Roma, la Testa, dirà di nuovo ciò che la Chiesa ha sempre
detto e sarà ritornata a quella Roma eterna. Finché non c’è
questo un accordo è impossibile."
"Nella Chiesa, a partire dal Concilio, si è dato uno scopo,
una corrente nuova, chiamata “spirito del Vaticano II”: tutto ciò
che è stato fatto, tutte le riforme - che hanno toccato veramente
tutti i campi - è stato fatto in nome e in questo spirito del Vaticano
II. È come se con il Concilio si fosse instaurato un nuovo fiume
nella Chiesa: si è voluto disseccare il vero fiume e se ne è
creato uno nuovo, un nuovo corso. Tutto ciò che si fa oggi nella
Chiesa si fa secondo questo nuovo corso. Fare un accordo con Roma significherebbe
più o meno questo: Roma ci dice: ‘Vi diamo una barca, all’interno
della quale fate ciò che vi pare, ma la barca la mettiamo nella
corrente’. Il solo modo per una barca in un fiume di restare sul posto
è di remare controcorrente. È proprio ciò che facciamo
da quasi quarant’anni! Siamo sempre controcorrente. Se ci fosse un accordo,
oggi, sarebbe proprio questo che ci sarebbe impedito di fare: remare controcorrente."
"Ecco perché, cari Fratelli, facciamo i testardi e non ci
muoviamo. Ciò che noi vogliamo è tutt’altra cosa di ciò
che vuole Roma. Ciò che noi vogliamo è, di fatto, il miracolo
di Gerico (cf. Giosuè 3): che il fiume arresti il suo corso, che
scorra di nuovo nella buona direzione, quella cattolica. Ci rendiamo ben
conto che questo è ben al di sopra di noi. Ma, per l’appunto, noi
siamo in una crisi della Chiesa enorme: sono in gioco i fondamenti della
Chiesa."
" … lo spirito del Vaticano II è molto sottile. Quando si
leggono queste encicliche [papali] lo si vuole fare con occhi cattolici,
e certe frasi suonano, in effetti, come cattoliche: ci si rallegra. Ve
ne sono altre che non si capiscono: allora le si salta, senza riflettere
che sono proprio quelle le chiavi di lettura. Vi sono due letture: ecco
il genio malefico del Vaticano II. Vi è qualcosa di terribilmente
geniale: “Un pensiero di tipo non-cattolico è entrato nella Chiesa…
È possibile che esso prevalga, ma non sarà mai la Chiesa”
[Paolo VI]. Ecco la crisi. E la soluzione, cioè il nostro atteggiamento,
è che di questo pensiero non-cattolico non ne vogliamo sapere! Paolo
VI continua: “Bisogna che resti un piccolo gregge, per piccolo che sia.”
Non siamo noi a dirlo, è Paolo VI. Chiediamo alla Spirito Santo
questa grazia di forza, di perseveranza, luce di vero amore, di vera carità,
di amor di Dio, innanzitutto, della Fede; e poi delle anime; certo che
desideriamo che tutte le anime si salvino, ma non ci sono trentasei strade!"
Di don Aldo Rossi è l’articolo San Pio X e l’insidia modernista:
un comportamento da meditare. In esso don Aldo descrive la lotta intrapresa
da questo santo Papa contro le forze che miravano alla demolizione della
Chiesa. Forze soprattutto interne alla Chiesa, le quali si muovevano convinte
di dover adattare gli insegnamenti cattolici al fluire del tempo, per cosí
meglio avvicinarsi a coloro che stavano fuori della Chiesa. San Pio X,
non solo condannava questo atteggiamento, ma confermava che “La verità
non vuole orpelli, la nostra bandiera dev’essere dispiegata: e colla lealtà
soltanto e colla franchezza potremmo fare qualche cosa di bene, combattuti
sí dai nostri avversari, ma da loro rispettati, in guisa da conquistare
la loro ammirazione…” (Sacra Rituum Congregatio, Romana Beatificationis
et Canonizationis Servi Dei Pii Papae X, Disquisitio, Pars altera, Cap.
I, § 3, n. 5, p. 123).
"San Pio X è chiaro - dice don Aldo - la visione è
dottrinale; prima di tutto bisogna guardare alla purezza della dottrina,
ai sacri diritti di Dio, senza ambiguità, altrimenti adattandosi
e senza difendersi si va incontro alla confusione, al modernismo pratico
o teorico e alla rovina. Non è forse vero che i nuovi vescovi “tolleranti”
con fogli e prediche “incolori”, hanno contribuito a formare questa massa
di cattolici “noncuranti, apatici e indifferenti”? Che cosa significa divulgare
una rivista mondana come “Famiglia Cristiana” in tutte le chiese? … Non
forse che questa nuova generazione non è più vera seguace
di Gesù Cristo, che ci dice che il nostro “parlare sia sì
sì no no, ciò che è in più viene dal maligno”,
ma piuttosto di quelle persone “coscienti ed evolute del nostro tempo”
che non solo con il silenzio ma con errori ed eresie infarcite di “buonismo”
e “tollerantismo” distruggono la stessa religione?".
Questo numero de La Tradizione Cattolica ospita anche il testo dell’intervento
di Donatella Zavelle de Louvigny su Domenico Giuliotti, “animoso cavaliere
di Dio”, tenuto al XXX Convegno tradizionalista di Civitella del
Tronto del 28 febbraio-2 marzo 2003; nonché un interessante
articolo di don Michele Simoulin su Ernest Hello: il Giuliotti francese.
In quest’ultimo sono riportati molti passi dello scrittore, che ben
sintetizzano il suo pensiero e ancor piú il suo modo di sentire
e di essere.
“L’uomo ha sete del mistero perché ha sete dell’infinito.
E questa sete dell’infinito è quella che spinge le anime superiori.
Esse vanno alla scoperta con la sublime certezza di non scoprire mai tutto.
Essendo infinito l’oggetto della ricerca, esso va oltre ogni scoperta ed
aumenta la sete nello stesso tempo che la soddisfa”.
“Per uno strano inganno, abbiamo molta superbia per le nostre persone,
ma poca fierezza per la nostra fede. È l’ora di divenire umili perchè
è l’ora di divenire fieri”.
“Il delitto del secolo consiste nel non odiare il male e nel fargli
delle proposte. Non c’è che una sola proposta da fargli: quella
di scomparire. Ogni accomodamento con lui non è un suo trionfo parziale,
ma un suo trionfo totale, perché il male non chiede sempre di cacciare
il bene, ma chiede il permesso di coabitare con lui. Un istinto l’avverte
che chiedendo qualche cosa, chiede tutto; appena non viene più odiato,
si sente adorato.”
Interessante l’articolo de "Il Refrattario" su Il vero volto della
civiltà cristiana. Riflessioni sul valore insigne della corporeità
nella civiltà altomedievale; ove si chiariscono alcuni aspetti
controversi e male avvertiti circa il senso e il limite della componente
corporea dell’uomo, da non contrapporsi all’ànima, ma da considerarsi
nel suo giusto valore. "Il Cristianesimo - dice l’autore - intende evitare,
riguardo alla corporeità, due errori opposti che conducono però
allo stesso risultato: Da una parte il materialismo: non bisogna divinizzare
o meglio idolatrare il corpo… Dall’altra lo spiritualismo: non bisogna
neppure disprezzare eccessivamente il corpo (dono di Dio)…".
Con Invito alla lettura delle opere di Johannes Dörmann,
si segnalano in particolare i quattro volumi su La teologia di Giovanni
Paolo II e lo spirito di Assisi, che noi stessi abbiamo avuto modo
di segnalare piú volte (si vedano i nn. del settembre
2000 e del marzo 2003).
Il 1° novembre 2003 il Rev. Don Michele Simoulin ha benedetto la
nuova cappella di Albino, in provincia di Bergamo. Con questa, le
cappelle della Fraternità San Pio X in Italia salgono a 12, su 25
complessivi centri di Messa. Nella nuova cappella, dedicata al Gesú
Bambino di Praga, la S. Messa verrà celebrata tutte le Domeniche
e i giorni di precetto alle ore 17,30.
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