Il R. P. Nicola Giampietro, ha pubblicato per i tipi del Centro Studi
S. Anselmo, Roma, 1998, un considerevole escursus sugli sviluppi della
riforma liturgica moderna, incentrato sulla figura del card. F. Antonelli:
Il
Card. Ferdinando Antonelli e gli sviluppi della riforma liturgica dal 1948
al 1970.
Mons. F. Antonelli, divenuto cardinale nel 1973, è stato uno
degli artefici della riforma liturgica post-conciliare. Sulla base della
sua esperienza, maturata anche come membro della Pontificia Commissione
per la riforma liturgica (1948-1960) venne nominato Segretario della Commissione
Conciliare della S. Liturgia, del Concilio Vaticano II, e dal 1964 fu membro
del Consilium ad exsequandam Constitutionem de S. Liturgia, lo strumento
col quale mons. A. Bugnini e S. S. Paolo VI ridussero la S. Liturgia della
Chiesa allo stato confusionale in cui si trova oggi.
Il card. Antonelli fu uno strenuo sostenitore dell’attuale riforma,
convinto com’era della necessità pastorale di accostare la liturgia
alle esigenze dell’uomo moderno. Egli fu uno dei tanti che si convinsero
della bontà di invertire il rapporto tra preghiera della Chiesa
e fedeli: cosí che doveva essere la Chiesa ad adottare le mutate
“sensibilità” dell’uomo moderno, e non piú il fedele a seguire
gli ortodossi precetti della Chiesa. Nonostante ciò, il card. rimaneva
un attento studioso della storia della S. Liturgia, tanto da rimanere turbato
e anche fortemente scosso dalla piega che prese la nuova riforma dopo il
Concilio.
L’Autore ha potuto consultare i diari del card., conservati fino a poco
tempo fa nell’Archivio de La Verna, e tramite essi ci ha fornito la conferma
formale di quanto si continua a sostenere da parte tradizionalista: i lavori
di studio e di elaborazione che hanno condotto alla stesura dei nuovi libri
liturgici, comunque approvati da Paolo VI, sono stati eseguiti da degli
incompetenti, degli arruffoni, degli ignoranti in campo liturgico e teologico,
dei personaggi a tutto interessati tranne che al bene della S. Liturgia
e dei fedeli.
Queste cose le dice il card. Antonelli nei suoi diari:
«Mi dispiace del come è stata cambiata la Commissione:
un raggruppamento di persone, molte incompetenti… Discussioni molto affrettate.
Discussioni a base di impressioni: votazioni caotiche. … La Commissione
o il Consilium è composto di 42 membri: ieri sera eravamo 13, neanche
un terzo.» (pp. 228-229).
«…Ma lo spirito non mi piace. C’è uno spirito di critica
e di insofferenza verso la S. Sede che non può condurre a buon termine.
E poi tutto uno studio di razionalità nella liturgia e nessuna preoccupazione
per la vera pietà. Temo che un giorno si debba dire di tutta questa
riforma… accepit liturgia recessit devotio. Vorrei sbagliarmi.»
(p. 234)
[sulla formula dell’Ordinazione] «Non metto in dubbio che
i periti abbiano studiato a fondo la tradizione… Ho l’impressione però
che il corpo giudicante, che in questo caso erano i 35 Padri del Consilium
presenti, non fossero all’altezza. C’è poi un elemento negativo:
la fretta di andare avanti quia tempus urget.» (p. 237)
«… in una adunanza di detto Consilium… (19/4/67) …Paolo
VI vi intervenne personalmente… si disse amareggiato, perché si
facevano esperimenti capricciosi nella Liturgia e piú addolorato
ancora di certe tendenze verso una desacralizzazione della Liturgia. Però
ha riconfermato la sua fiducia al Consilium. E non si accorge il Papa che
tutti i guai vengono dal come sono state impostate le cose…»
(pp. 237-238)
«1. confusione. Nessuno ha piú il senso sacro
e vincolante della legge liturgica. … 4. negli studi di piú vasta
scala continua il lavoro di desacralizzazione, e che ora chiamano secolarizzazione;
… 6. la grande crisi perciò è la crisi della dottrina tradizionale
e del magistero.» (pp. 242-243)
«5. nel Consilium ci sono pochi Vescovi che abbiano una preparazione
liturgica specifica, pochissimi che siano veri teologi. La carenza piú
acuta in tutto il Consilium è quella dei teologi. Si direbbe che
siano stati esclusi.» (p. 257)
«Quello che però è triste […] è un dato
di fondo, un atteggiamento mentale, una posizione prestabilita, e cioè
che molti di coloro che hanno influsso nella riforma, […], ed altri, non
hanno alcun amore, alcuna venerazione per ciò che ci è stato
tramandato. Hanno in partenza disistima contro tutto ciò che c’è
attualmente. Una mentalità negativa ingiusta e dannosa. Purtroppo
anche il Papa Paolo VI è un po’ da quella parte. Avranno tutti le
migliori intenzioni, ma con questa mentalità sono portati a demolire
non a restaurare.» (p. 258)
«Potrei dire molte cose di questo uomo [mons. A.
Bugnini]. Devo aggiungere che è stato sempre sostenuto da Paolo
VI. Non vorrei sbagliarmi, ma la lacuna piú notevole in P. Bugnini
è la mancanza di formazione e di sensibilità teologica. …
Ho l’impressione che si sia concesso molto, soprattutto in materia di sacramenti,
alla mentalità protestante.» (p. 264).
È la prima volta che vengono divulgate informazioni di questo
genere: riconducibili ad un prelato di parte modernista che ha concorso
alla definizione della riforma da una posizione autorevole.
E forse sarà l’ultima volta, poiché, dopo la pubblicazione
di questo libro, qualcuno ha provveduto a fare sparire tutto il materiale
in archivio riguardante la riforma stessa. Pare, addirittura, che l’occultamento
del materiale, che dovrebbe ora trovarsi negli archivi segreti del Vaticano,
sia stato realizzato all’insaputa di tutti, perfino dei responsabili della
Congregazione per il Culto Divino che ne aveva la custodia.
Che sia stato il Diavolo travestito da prete?!
[NICOLA GIANPIETRO O. F. M. Cap., Il Card. Ferdinando Antonelli e gli
sviluppi della riforma liturgica dal 1948 al 1970, Studia Anselmiana, Roma,
1998, pp. 416, £ 70.000]
(12/99)
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