Qualcuno dovrà pur dirlo
di G. L. G.

SUI TRAPIANTI

La difesa della persona da cui si vorrebbero prelevare gli organi è spesso fraintesa, quasi fosse una guerra a chi è in attesa di trapianto, guerra per di piú mossa da un egoismo inutile, ma non si tratta di una preoccupazione infondata.

[A quanto ci risulta l'unica organizzazione che si occupa della difesa del cittadino per quanto riguarda il prelievo di organi è la Lega Nazionale Contro La Predazione Di Organi E La Morte A Cuore Battente, Pass. Canonici Lateranensi 22, 24121 Bergamo, (Tel. 035 - 21.92.55, Fax 035 - 23.56.60). Il Comitato Torinese è raggiungibile telefonando allo 011 - 562.44.60 (pomeriggio e sera)].
Ascoltiamo le parole del Cardinale Ratzinger, pronunciate al Concistoro del 4 aprile 1991, (riportate da La Stampa del giorno successivo),: «Siamo testimoni di una autentica guerra dei potenti contro i deboli…  …Con la complicità degli Stati, mezzi colossali sono impiegati contro le persone… quando la loro vita è resa vulnerabile da un incidente o da una malattia e quando essa è prossima alla fine… …Quelli che la malattia o un incidente faranno cadere in un coma  "irreversibile", saranno spesso messi a morte per rispondere alle domande di trapianti d'organo, o serviranno, anch'essi, alla sperimentazione medica ("cadaveri caldi")…». 

Si rifletta : ogni vita che si spera di prolungare con un trapianto d'organo quale il cuore, necessariamente richiede una morte: quella della persona da cui il nuovo organo proviene. 
Siccome non è lecito uccidere un innocente la morte deve essere naturale, (non provocata ad hoc o anticipata), deve essere precedente l'espianto, (non conseguenza di esso), e deve essere certa, (non solo presunta o probabile). 

Per chi crede, (e anche per chi non crede), la morte è la separazione dell'anima dal corpo, evento metafisico che sfugge all'analisi dei soli fatti fisici. 
L'anima è spirituale e non materiale, perciò non potrà mai essere oggetto dello studio diretto della scienza fisica sperimentale. 
Essendoci inconoscibile il modo con cui lo spirito informa la materia e ad essa si unisce, non ci è nemmeno possibile una conoscenza indiretta ma esatta dei modi e dei tempi della separazione, (si pensi anche ai casi di morte apparente). 
Con certezza possiamo solo constatare che il distacco è "già" avvenuto completamente e da tutto il corpo quando inizia la putrefazione. Non possiamo invece conoscere quanto tempo intercorra fra l'evento metafisico della separazione dell'anima e l'evento fisico dell'inizio della corruzione del corpo. 

Per chi crede, (e anche per chi non crede), la sorte eterna, inferno o paradiso, è decisa dallo stato dell'anima al momento della morte. 
Fino all'ultimo istante di vita la Misericordia Divina agisce invitando il peccatore al pentimento e accettandone l'eventuale sincera conversione, ma dopo la morte subentra la Giustizia Divina che non ha appello. 
Per queste gravi ragioni, quando le apparenze facciano supporre la morte ma non ve ne sia la certezza, (o quando essa sembri avvenuta da poco), allora la Chiesa, in alcuni casi, privilegia la presunzione di vita latente e prescrive di somministrare ugualmente alcuni sacramenti, sia pur "sotto condizione". 

Per chi crede, (e anche per chi non crede), in base a quanto detto precedentemente, non è la "scienza" che deve spiegare alla religione cosa debba intendersi per morte, (secondo le teorie e le esigenze, scientifiche e non, del momento), ma è la religione che deve spiegare, una volta per sempre, anche alla "scienza" cosa anch'essa debba intendere per morte dell'uomo, evento metafisico e non solo fisico.

[Non sembri insensato rivendicare per sè una certa indipendenza anche da quanto afferma la scienza del proprio tempo. Facciamo un esempio tratto dalla vita comune : quando andiamo dal sarto non è insensato dire "la giacca mi tira sotto le ascelle" anche se non siamo sarti, non sappiamo perché tira, e non sappiamo suggerire il rimedio. Il nostro diritto di giudizio, e di eventuale rifiuto della giacca, deve prevalere su affermazioni del sarto del tipo "cosa vuole saperne lei che non è del mestiere?" o "è cosí che va bene" o "non si può fare diversamente" o "lasci decidere a me che so" o "è suo dovere fare quello che le dicono gli esperti" e simili. Una società in cui fosse il sarto a decidere cosa debbo indossare, fosse il calzolaio a decidere la scarpa che debbo calzare, il sociologo a decidere le persone che devo frequentare, il filosofo a decidere cosa debbo pensare, il politico a decidere per chi devo votare, e, infine, il medico a decidere quanto e quando sono morto e quando e cosa fare del mio corpo,... una società, insomma, dove fossero gli esperti particolari a decidere per ogni attività particolare dell'individuo non sarebbe la piú perfetta possibile, ma un incubo totalitario a cui siamo già piú vicini di quanto comunemente non si creda. Paradossalmente sia la libertà sia la difesa da errori diffusi e rovinosi non possono all'atto pratico sussistere senza il riconoscimento e il rispetto del diritto di ciascuno a sbagliare da solo!]
Quasi tutti ignorano che la persona da cui vengono prelevati gli organi, (quella in cosiddetta "morte cerebrale"), respira, (sia pur con l'aiuto della ventilazione meccanica), ha il cuore che batte spontaneamente, facendo circolare il sangue in un corpo caldo, ha mani, piedi, tronco che si muovono sia spontaneamente che per effetto di riflessi.
[Moltissime delle persone che sono state convinte a dichiararsi disposte a donare gli organi "da morte" non credono a quanto  abbiamo appena scritto. Mettiamo a loro disposizione l'articolo "Il donatore multiorgano: aspetti tecnici e organizzativi", comparso su Leadership Medica, n° 8 del 1995 (via Olmetto, 5, Milano), in cui si parla, tra  l'altro della necessità di anestetizzare il "donatore", già dichiarato in cosiddetta "morte cerebrale", per controllarne le reazioni durante l'intervento, reazioni che si manifestano con tachicardia, (quindi è vero che il cuore batte!), ipotensione, (quindi è vero che il sangue circola!), sudorazione, (quindi è vero che il corpo è caldo!), e movimenti involontari, che comprendono movimenti delle braccia e delle mani verso il corpo che possono essere di ostacolo alla procedura chirurgica, (quindi è vero che il "morto" si muove!). Chiediamo a coloro che si sono fatti convincere a "donare" gli organi da "morte": prima di farvi firmare, queste cose ve le hanno spiegate?] 
Quasi tutti ignorano che una donna incinta in cosiddetta "morte cerebrale" è in grado di portare avanti la gravidanza, se opportunamente assistita.
[Diamo un esempio di caso reale facendo riferimento a quanto scritto su Il Giornale del 30/5/89, su Il Giorno del 15/6/1989 e su La Stampa del 19/7/89. Maria Grazia Rolino, di Vercelli, 32 anni, incinta da cinque mesi e mezzo, è colpita da emorragia cerebrale il 5 maggio 1989 e entra in coma. La donna fu dichiarata in "coma profondo irreversibile", (cioè, se abbiamo ben capito, giuridicamente "morta" e, quindi, "espiantabile"), all'Ospedale Maggiore di Novara, prognosi modificata in "coma profondo", (cioè giuridicamente "viva" e, quindi, non espiantabile), all'Ospedale di Pavia. Maria Grazia Rolino porta avanti la gravidanza e il 12/6/1989 dà alla luce con parto cesareo un bimbo vivo, Andrea. Madre e figlio vivranno ancora per un poco piú di un mese. La madre morirà per arresto cardiaco il 14/7/1989. Il figlio morirà cinque giorni dopo la madre, il 19/7/1989, per una crisi cardio-respiratoria.] 
Quasi tutti non si rendono conto che le tecniche attuali, (usate per i vivi), di fecondazione assistita, di nutrizione artificiale, di assistenza agli immaturi, permetterebbero anche a un uomo e a una donna, entrambi in cosiddetta "morte cerebrale", di avere, sia singolarmente che insieme, in questo stato, un figlio.
[Nello stato di cosiddetta "morte cerebrale" gli organi genitali continuano a produrre ovociti o spermatozoi in grado di generare. Nello stato di cosiddetta "morte cerebrale"  una donna può essere fecondata e restare incinta. Nello stato di cosiddetta "morte cerebrale"  una donna può portare avanti una gravidanza a lungo, se opportunamente assistita. Un feto giunto alla venticinquesima settimana di gestazione e ai 700 grammi di peso oggi, opportunamente assistito, si salva. Anche se non approviamo l'uso di certe forme di fecondazione assistita dobbiamo prendere atto che esiste la possibilità tecnica e biologica che persone in cosiddetta "morte cerebrale" possano avere prole vitale sia con un coniuge sano che con un coniuge anch'esso in cosiddetta "morte cerebrale", facendo sviluppare l'embrione sia nel proprio corpo che in un "utero affittato". Di questa possibilità tecnica e biologica dobbiamo tenere conto quando vogliamo definire cosa sia la morte, dato che né i morti si riproducono né i feti crescono nei cadaveri.] 
Il buon senso dice che persone magari con il cervello gravemente danneggiato ma con cuore battente spontaneamente, con corpo caldo e mobile, in grado di riprodursi, possono essere "destinate a morire" se non aiutate ma non sono "già morte": chi vorrebbe essere chiuso in una bara in questo stato ? 
Il buon senso dice: il "donatore" è un moribondo!
Cosa siano il giorno e la notte lo sappiamo tutti, anche se al crepuscolo è difficile stabilire se sia giorno o notte, ma a nessuno è lecito chiamare notte il crepuscolo per appropriarsi di quel poco di luce che esso ancora contiene. 
Il Cardinale Ratzinger ha ragione! 

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