Qualcuno dovrà pur
dirlo
di G. L. G.
A PROPOSITO DI "UNIRE LE FORZE"
Nel campo tradizionalista, cui apparteniamo, le associazioni di laici
sono numerose.
In genere esse sono intellettualmente vivaci, dotate di spiccata individualità,
ciascuna con un suo ambito di azione, un suo pubblico, un suo stile.
Questa varietà è una ricchezza, specie perché
esse sono sostanzialmente amiche fra loro.
I soci di ogni associazione non sono molto numerosi e sono in
parte localizzati in una zona ristretta, là dove l'associazione
è nata, e in parte dispersi su tutto il territorio nazionale.
Non pochi dei soci di una appartengono anche ad un'altra, cosí
che ci si conosce a vicenda.
Tutti i gruppi soffrono di scarsità di mezzi e si reggono sul
sacrificio di alcuni che dedicano ad esse il poco tempo libero dal lavoro
e le scarse economie che riescono a fare.
Per questi motivi è diffusa la convinzione che un qualche coordinamento
gioverebbe a tutti perché "l"unione fa la forza".
Contatti in tal senso ce ne sono stati e hanno confermata una generica
disponibilità.
Prima di predisporre la struttura organizzativa, (che è un mezzo),
è necessario individuare il fine specifico a cui tale struttura
deve servire ed essere adatta.
Il fine dev'essere di volta in volta concreto, ben definito, commisurato
alle forze disponibili, ragionevolmente realizzabile in un tempo determinato,
(il che lo renderà anche piú facilmente condiviso).
La individuazione e la scelta del fine devono essere fatte all'interno
di un progetto o di una strategia piú generale che tenga conto che
i laici possono supplire ma non sostituirsi al clero e alla gerarchia dalle
cui deficienze nascono tutti i nostri mali di oggi.
Su queste basi si può costruire, di volta in volta, un coordinamento
specifico che, col tempo e con l'esperienza, potrà dare origine
a una sostanziale unità, rispettosa delle individualità e
resa efficace da una organizzazione comune solida e efficiente.
A Dio piacendo proveremo ad applicare questi nostri suggerimenti.
(9/97)
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