Qualcuno dovrà pur dirlo
di G. L. G.

A PROPOSITO DI INDULTO

L'Indulto "Quattuor abhinc annos" del 1984 e il motu proprio "Ecclesia Dei" del 1988, che ad esso rimanda, solo in apparenza sono intesi a venire incontro ai cattolici piú fedeli alla Tradizione. 
In sostanza, invece, emarginano tali cattolici, (ad esempio allontanandoli dalle chiese parrocchiali), e li rendono oggetto di sospetto ponendo in dubbio la loro ortodossia, (ad esempio subordinando la loro partecipazione alla celebrazione della S. Messa tradizionale ad una loro piena e pubblica approvazione della Nuova Messa). 
(E, se le cose fossero andate nel verso a quel tempo previsto, allora oggi non avrebbe avuto senso andare a Roma a festeggiare il decennale della propria ghettizzazione). 

Non potendo ora fare un esame particolareggiato dei due documenti mi limiterò a esporre alcune brevi considerazioni, a beneficio di quei cattolici fedeli alla Tradizione che, scoprendosi cosí descritti e considerati, provano un senso di disagio e di ingiustizia. 

A) Le scomuniche non vanno prese alla leggera, ma non sono coperte dalla infallibilità papale, quindi, senza per questo essere 
         cattivi cattolici, si può anche sperare che siano infondate. 
B) Il nuovo Codice di Diritto Canonico, al Canone 844, prevede che sia lecito per il cattolico ricevere certi sacramenti, tra cui 
         l'Eucarestia, da ministri non cattolici di chiese non cattoliche in cui tali sacramenti sono validi, (ad esempio gli 
         ortodossi). 
         Ne consegue che chi ritenesse irregolare la posizione di quei sacerdoti che celebrano la S. Messa tradizionale, non per 
         questo potrebbe censurare chi a tale S. Messa partecipasse. 
C) L'Indulto, (parola che indica una deroga a una legge esistente), è assurdo perché non esiste la corrispondente legge a cui 
         derogherebbe. 
         Nessun Papa ha formalmente ed esplicitamente abolite né la S. Messa tradizionale né la Costituzione Apostolica "Quo 
         Primum" con cui S. Pio V concedeva l'indulto perpetuo per la celebrazione di tale S. Messa, dichiarando, per di piú, 
         irrevocabile anche la Costituzione Apostolica medesima che concede l'indulto in questione. 
         Ne consegue che la S. Messa tradizionale può essere celebrata liberamente e lecitamente in qualunque chiesa, senza 
         scrupolo di coscienza e senza incorrere in alcuna pena o censura. 
D) L'Indulto, nonostante quanto sopra scritto in C), è importante perché, ammettendo ufficialmente la celebrazione della S. 
         Messa tradizionale, riconosce che, anche oggi, la teologia tradizionale, di cui tale rito è espressione, è valida ed è la 
         teologia della Chiesa. 
         Ne consegue che, là dove la Nuova Messa potrebbe sembrare equivoca, la interpretazione corretta da fare è quella che è 
         espressa dalla preesistente S. Messa tradizionale, e non la interpretazione di moda. 
         È questo il vero motivo, a parer mio, per cui l'indulto è concesso poco e a malincuore. 
E) La richiesta di applicazione dell'Indulto, (sia in quanto tale che relativamente alle condizioni richieste), pone qualche 
         problema ai cattolici piú addentro alla problematica circa la S. Messa tradizionale e la Nuova Messa; ci si preoccupa, 
         essenzialmente, di non cedere implicitamente, con ciò, su alcune irrinunciabili questioni di principio, (vedasi ad esempio 
         il punto C)). 

La questione non viene qui trattata perché non può essere condensata in poche righe ma, se la cosa interessa i lettori, si potrà approfondire questo punto, (e i precedenti), in uno dei prossimi bollettini. 

Il raduno di Roma sembra dimostrare che, comunque, l'Indulto ha contribuito a far amare la S. Messa tradizionale a molti giovani che probabilmente non la avrebbero, altrimenti, nemmeno conosciuta. 

(12/98)

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