Qualcuno dovrà pur dirlo
di G. L. G.
 

Il Bambino Gesù e il Giubileo            

È cosa conveniente che all’inizio e alla fine del Giubileo si trovi il Santo Natale.

Pentirsi dei peccati con cui si è offeso Dio, mostrare sincerità di ravvedimento con quel poco di penitenza di cui lascia capaci la debolezza spirituale che segue la colpa, chiedere a Dio misericordia, e, infine, ottenere il suo amoroso perdono: questo significa Giubileo, e questi sono sentimenti ed affetti appropriati per accogliere il Bambino Gesù che viene per offrire “pace in terra agli uomini di buona volontà” .

Ma in questo fine millennio si sta celebrando un ben strano Giubileo.

Uomini che si propongono a modelli di “buona volontà” chiedono, ad alta voce, perdono sì, ma al mondo, non a Dio.
Chiedono perdono sì, ma perché i nostri padri, (“nel mondo” ma non “del mondo”), si sono comportati in maniera da non piacere al mondo, ma a Dio.

Dimostrano il loro ravvedimento sì, ma distruggendo zelanti ciò che non piace al mondo, perché i nostri padri, (“nel mondo” ma non “del mondo”), lo hanno costruito in modo che piaccia a Dio.

Elemosinano, e non ottengono, un cenno di approvazione dal mondo, ma non si preoccupano della approvazione di Dio.

Proviamo pena per il Bambino Gesù.
Quando quest’anno arriverà e sentirà il clamore e capirà le parole del Giubileo che gli è stato preparato per accoglierlo, allora si stringerà spaventato al petto della Madonna e di San Giuseppe, come se Erode fosse riuscito a trovarlo e fosse già lì per ucciderlo.

A Natale, per farci felici fanciulli, il Bambino Gesù tante volte ci ha portato regali, per mezzo dei nostri genitori.
In questo Natale speciale consoliamo il Bambino Gesù in pericolo preparando, invece, ciascuno di noi un piccolo regalo per lui.

Torniamo bambini e scegliamoci per l’Avvento un piccolo “fioretto”, un “fioretto” tanto piccolo da essere certi di mantenerlo, e, fattone un mazzetto, portiamolo a Betlemme.
 

(12/99)

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