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Seconda lettera inviata da Padre Gérentet de Saluneaux al Padre Denis le Pivain, assistente del Superiore generale della Fraternità San Pietro, e superiore della casa Saint-Dominique Savio, a Versailles.
La lettera è stata inviata in occasione della vicenda che ha interessato la Fraternità San Pietro nel luglio 1999.
 
 

Padre Guy Gérentet de Saluneaux
Paroisse Ste Trinité
111, Avenue Jean Mermoz
69008 Lyon

11 ottobre 1999

Ai firmatari espliciti ed impliciti del “Ricorso alla Sede Apostolica” del 29-6-99

Monsieur l’abbé
Ecco dunque una seconda lettera, non, come speravano alcuni, per scusarmi della prima o per attenuarne l’impatto, ma per analizzare e commentare la vostra lettera. In effetti non posso permettere che sussistano equivoci, in particolare quello per il quale in fondo io sarei d’accordo con voi: per il fatto che io abbia ascoltato - talvolta lungamente - alcuni di voi o letto qualche breve considerazione scritta, non significa che sono d’accordo con voi. Se nel corso di questi incontri o in seguito alla lettura delle vostre lettere, ho potuto comprendere meglio alcune vostre difficoltà, non di meno devo confermare la mia totale disapprovazione per il vostro ricorso.

Prima di analizzarlo, è opportuno ricordare alcune delle vostre reazioni alla mia lettera del 30 agosto:
1) Io avrei gettato dell’ “olio sul fuoco”: me ne dispiaccio, ma siete stato voi ad appiccare l’incendio, ed i fedeli, al pari di voi, 
    hanno il diritto di conoscere la mia reazione, tanto piú che alla data della mia prima lettera il testo del vostro ricorso era già 
    stato ampiamente diffuso e conosciuto…
2) “Ma - dite voi - questo ricorso non era destinato al pubblico e coloro che l’hanno diffuso hanno la responsabilità di aver 
    seminato lo scompiglio tra i fedeli…”. Ma siete davvero ingenuo? Come potevate sperare che la vostra lettera restasse 
    segreta? Come pensavate di impedire o di evitare che coloro stessi che mettevate esplicitamente in stato di accusa (e cioè i 
    vostri confratelli) non reagissero vigorosamente a quelle accuse che ritenevano profondamente ingiuste?
    Ed allora, ecco dei fedeli che dopo aver scelto di frequentare i vostri priorati ove avevano trovato - finalmente! - un solido 
    nutrimento dottrinale e la pace di una venerabile liturgia che conduce al sacro (quella stessa che Jean Madiran riassumeva 
    nella triplice espressione “La Sacra Scrittura, il Catechismo e la Messa…”), ecco dunque questi fedeli che un bel giorno, 
    rientrando dalle vacanze, apprendono che questa comunità nella quale avevano riposto la loro fiducia attraversa delle 
    difficoltà interne cosí gravi che l’autorità romana è indotta a bloccare il governo del suo Superiore Generale e lo svolgimento 
    del Capitolo generale previsto per agosto: come potete pretendere che di fronte a queste novità i fedeli non cercassero di 
    informarsi e piuttosto che affidarsi agli scalpori del momento, a dei “si dice” o a dei pettegolezzi, cercassero di conoscere il 
    documento esatto che riassumeva quelle difficoltà? Ed ecco che scoprono (sicuramente con grande facilità…) e leggono la 
    vostra lettera di cinque pagine. Subito è lo scandalo, inevitabile nei due sensi:
    - o le accuse sollevate nella lettera sono vere, e allora perché frequentare ancora una Fraternità che conosce tali deviazioni…
    - o le accuse sono false o quanto meno smisuratamente esagerate, ed allora onta agli accusatori! E siccome la maggior parte 
      dei fedeli che frequentano i vostri priorati non riconoscono la Fraternità San Pietro in quel quadro fosco da voi disegnato, 
      ecco che sono contro di voi e vi accusano di sabotaggio…
3) Io vi ho accusato di “vera fellonia”. La cosa vi colpisce? Certo, riconosco che l’aggettivo è parecchio pesante: avrei potuto 
    scrivere “una sorta di…”, e mi si fa notare che fellonia è uguale a tradimento a favore del nemico, e che Roma, alla quale vi 
    siete rivolti, non è il nemico: certo, sicuramente, ma chi può negare che noi si abbia dei nemici a Roma? Non è mia 
    l’espressione “i fumi di Satana” nel cuore stesso della Chiesa… Non avete la sensazione di aver tradito la fiducia dei vostri 
    Superiori, i quali vi avevano detto spesso che le difficoltà da voi sollevate - ricondotte alle loro giuste proporzioni - 
    potevano essere risolte “ad intra”…

Veniamo adesso all’analisi del vostro ricorso. Ho sentito dire che avete avuto bisogno di almeno due ore di spiegazioni per commentare e delucidare la vostra lettera! Spero che non ci metterete due ore per leggermi, e i miei commenti vi dimostreranno come un prete esterno alla vostra comunità, ma ad essa amico, possa apprendere (= cogliere e paventare) la vostra iniziativa…
Nella versione che è in mio possesso (che è, ne sono sicuro, conforme all’originale…) il vostro testo è composto di cinque pagine (la sesta essendo composta solo dai nomi dei firmatari): seguirò dunque questa impaginazione:
pagina 1: due affermazioni aprono il vostro ricorso:
1) Avete “coscienza di aver commesso un grave atto”, giustificato dall’ “urgenza della situazione”. Per far questo “vi siete 
    consigliati e avete pregato”: chissà quale risultato avremmo avuto se non l’aveste fatto! Nei vostri commenti diretti avete 
    ricordato i consigli di certi Padri Abati: mi piacerebbe conoscere:
    - se hanno approvato la vostra lettera nella sua redazione definitiva…
    - la loro reazione di fronte ad una iniziativa simile assunta da alcuni membri della loro comunità…
2) “La situazione urgente” consiste - dite voi riferendovi alle considerazioni del Cardinale Ratzinger - nell’ “obbedienza alla 
    costituzione ‘de Sacra Liturgia’” per quanto riguarda “l’adattamento del rito del 1962 agli auspici dei Padri conciliari”, e 
    l’accettazione “di un concreto segno liturgico di unità col vescovo del luogo”. Secondo voi, “la totalità dei membri eletti al 
    Capitolo generale sono ‘fermamente opposti’ a queste due riforme” perché intendono salvaguardare strettamente “una 
    posizione ecclesiale parallela e marginale”: in sostanza voi considerate come “paralleli e marginali” i vostri Statuti e il rito del 
    1962, approvati da Roma nel 1988. Curioso… Pretendete anche che la vostra riforma liturgica non è altro che “un giusto 
    adattamento” conciliare “delle norme del Messale del 1962” e che questa riforma è sostenuta da “circa un terzo dei membri 
    della FSP”: 16/95 non è certo un terzo! Ma ammettiamo pure questi firmatari “impliciti” che vi permetterebbero di 
    raggiungere il terzo, resta il fatto, mi sembra evidente, che queste riforme sostenute da “un terzo” non richiedono certo un 
    appello per l’urgente intervento dell’autorità romana…
Detto per inciso, sarebbe interessante sapere perché questi firmatari “impliciti” non hanno firmato: per paura? Di che? Di chi? Su quali punti della vostra lettera essi sono d’accordo? Sarebbe una opportuna chiarificazione…
Infine, ultima considerazione su questa prima pagina: la concelebrazione è considerata da voi come il solo e decisivo “concreto segno liturgico di unità col vescovo”? Solo questo meriterebbe un corposo sviluppo… che è stato tentato, molto felicemente, dal Padre de Blignières e le cui conclusioni sono da prendere in considerazione…

pagina 2: questa pagina dà “alcuni esempi” di litigi atti ad “illustrare” la pagina 1.
Gli esempi dei §§ 1 e 2 sono relativi all’autorità ordinaria del Superiore generale e non richiedono l’intervento romano. Per contro, il § 3, contiene due accuse:
- “rimessa in questione dell’autorità della Commissione Ecclesia Dei sulla questione liturgica”, da parte di “numerosi preti 
   perfino tra i Superiori”
- dissimulazioni suggerite ai seminaristi in occasione della visita canonica a Wigratzbad.
Ecco delle accuse che a Roma colpiscono nel segno! Ma fortunatamente, tutto ciò è falso, e voi l’affermate distorcendo scientemente le intenzioni dei vostri confratelli! 
Quanto al § 4, l’avverbio “regolarmente” è una chiara esagerazione e la “disfunzione” (se esiste…) “nell’esercizio del potere del Superiore generale” dev’essere esaminato caso per caso: senza alcun bisogno, anche qui, dell’autorità romana!
Questa pagina si chiude con una affermazione decisiva: “l’essenziale non è questo”. Se il francese ha un senso, ciò significa che l’essenziale si trova nel seguito… non in quel che precede, ed è su questo “essenziale” che si basa il “ricorso alla Sede Apostolica”…

pagina 3: questo essenziale è inqualificabile = una bomba, corredata dal tiro di 7 obici mortali!
Analizziamo i colpi:
A) “L’irrigidimento liturgico” (che certo, da solo, non giustificherebbe affatto un ricorso a Roma…) “sembra essere la 
     manifestazione esteriore di una piú grave apposizione alla Chiesa visibile, al suo insegnamento e alla sua attuale gerarchia, 
     anche se le dichiarazioni ufficiali vogliono convincere del contrario”: una vera bomba dagli effetti devastanti; ma questo non 
     basta ai firmatari, vediamo adesso gli attacchi con gli obici!
B) “Le ragioni di questa opposizione di fondo (non si tratta piú, dunque, di un dettaglio liturgico…) alla gerarchia 
     ecclesiastica… sono piuttosto psicologici, e cioè sociologici, e a questo titolo incontrollabili”: un’auto che corre senza 
     autista, e si sa quali sono le conseguenze… la FSP non ha piú una guida: che Roma prenda il volante! (cf. pag. 5, alla fine).
C) La FSP manifesta una “costante progressione verso uno spirito di separazione”, come “lo slittamento inavvertito che 
     condusse la FSPX” allo scisma…
D) “Si può paventare la stessa evoluzione per la FSP” in ragione della sua “mancanza di fiducia nella Chiesa” …
E) “In pratica, questa insistenza smisurata su certi dettagli liturgici (questo “rubricalismo” tanto deprecato dagli oppositori alla 
     liturgia tradizionale) conduce a dimenticare, e poi a ignorare di fatto”…
F) “l’ascolto del magistero vivente” e
G) “l’evangelizzazione”…

Io affermo qui che l’accusa F) è una mezza menzogna:
- perché i seminaristi leggono nel refettorio e studiano, a seconda degli anni, molti dei principali documenti del Magistero di 
   Giovanni Paolo II…
- perché conosco pochi preti della diocesi che abbiano studiato, sviluppato e trasmesso ai fedeli questi documenti, tanto quanto 
   hanno fatto invece i preti della FSP (al pari di tutti gli altri appartenenti alle comunità dell’Ecclesia Dei…)
- perché il Pellegrinaggio di Pentecoste “Paris-Chartres”, al quale partecipano, in blocco, i seminaristi di Wigratzbad, e la 
   maggior parte dei vostro confratelli, ha sviluppato in questi ultimi tre anni i temi del Giubileo.

Quanto all’accusa G), da quando un solo rifiuto (ingiustificato ai vostri occhi) verrebbe ad occultare l’evangelizzazione reale assicurata dall’insieme della FSP?

H) Infine (in cauda venenum) “molti… sono affascinati dalla figura di Mons. Lefèbvre (i cattolici dei nostri tempi, preti e 
     vescovi compresi, che affermano volentieri che Lutero era una “figura affascinante” sono forse scomunicati o anche solo 
     ammoniti?) e vogliono fare della FSP una esatta replica della FSPX, con in meno le consacrazioni episcopali ed in piú il 
     diritto pontificio”. Alt! È questo il logico punto d’arrivo  delle accuse precedenti (ma non finisce qui!).

Dopo una tale requisitoria, la causa è chiara: infatti è possibile formulare agli occhi di Roma delle accuse piú gravi di quelle da voi accumulate? In questa sola pagina 3 vi è di che giustificare, da parte di Roma, l’immediato scioglimento della FSP, se, ovviamente, queste accuse fossero giustificate. In realtà, io ritengo che queste accuse, quando non sono del tutto menzognere (cf. G), provengono solo da un insieme di interpretazioni gravemente tendenziose che sfiorano la calunnia. Ve lo dico a chiare lettere: una pagina di una tale violenza basta a squalificare i suoi autori e le stesse riforme eventualmente legittime e ragionevoli che vorrebbero promuovere…

Pagina 4: questa pagina non aggiunge niente di utile alla requisitoria precedente.
Il “rapido ragionamento” che attribuite ai vostri confratelli è talmente sommario che diviene una caricatura: stimate davvero poco i vostro confratelli! Ma anche qui l’argomentare supposto è calcolato per nuocere, e diventa fastidioso constatare una cosa siffatta…
Quanto all’ “inquietudine” dei fedeli e alla loro “confusione”, parliamone!
L’ultimo paragrafo è alquanto rivelatore… della vostra inquietudine: una volta che le vostre tesi e i vostri progetti saranno “esposti in pubblico”, temete per caso che i vostri Superiori e l’insieme dei fedeli vi preghino… di andare a fondare la Fraternità San Paolo, per esempio? È per questo che siete saltati avanti? Sí, è vero, adesso, grazie alla vostra lettera, “molti fedeli sanno che la FSP è ad una svolta e si chiedono che strada prenderà…”, con voi o a causa vostra! Siate certi che la maggior parte hanno già deciso: che la FSP continui per la sua strada secondo la sua originaria identità, ma senza di voi, a meno che voi non decidiate alla fine di divenire piú ragionevoli!

pagina 5: nel § 1 voi ritornate sui problemi liturgici con due petizioni di principio piuttosto vaghe e che vi compromettono non poco, e con una ridicola affermazione: che qualcuno si faccia “prete per un rito” piuttosto che primariamente “per la Chiesa e per le anime”. Ma si può legittimamente scegliere di essere prete in una comunità domenicana o benedettina di cui si seguirà fedelmente il rito!
Il § 2 non manca di sfrontatezza: siete soprattutto voi che “tendete a (promuovere una) evoluzione” che pretendete di imporre alla maggioranza, siete voi che avete creato a poco a poco “un’atmosfera irrespirabile”, siete voi infine che ponete la vostra Fraternità in “sicura difficoltà”…
E la vostra conclusione al § 3 appare quasi moderata a confronto della accuse avanzate a pagina 3. Il tutto non è meno di un vero sabotaggio, e, per adesso, un sabotaggio riuscito: per mezzo della folgorante risposta romana avete ottenuto dei vantaggi:
- il capitolo generale è stato rimandato…
- probabilmente verrà inviato un visitatore canonico…
- il governo del Superiore generale è quasi bloccato…
- resta solo da porre la FSP sotto “l’alta sorveglianza” romana…

Bel lavoro, in verità! 
E avreste voluto che gli autori di questa “esplosione” ed i loro motivi rimanessero sconosciuti ai fedeli? Voi sognate!
E adesso continuo a chiedermi quali sono le ragioni della vostra iniziativa…
Con tutta evidenza, voi siete convinti della necessità della vostra azione per la “salvezza” della Fraternità e avete bisogno dell’autorità romana per imporre a tutti i vostri confratelli delle riforme che pensate possano assicurare non solo la sopravvivenza, ma anche lo sviluppo del vostro Istituto.
Da dove vi viene questa “certezza”? 
Senza dubbio - ed è la spiegazione piú benevola che io possa trovare - dal vostro contatto col “terreno apostolico” nel corso dei ministeri che vi sono affidati.
In primo luogo, vi siete confrontati col clero diocesano “ufficiale”, secolare e regolare, che, in linea generale, si mostra gentile con voi, ma che, salvo qualche eccezione, tollera la vostra diversa identità senza accettarla veramente. Peraltro voi scoprite una “pastorale d’insieme” che talvolta sfiora una sorta di totalitarismo e di cui conoscete bene i limiti e gli insuccessi. Voi soffrite - come molti preti - per l’apatia, la sclerosi o l’indifferenza della maggioranza dei fedeli, e constatate anche il caporalismo delle “commissioni” e dei laici impegnati dalle “lettere di missione”. Nei confronti di questa situazione, ritenete che il vostro zelo pastorale sia troppo limitato alla cerchia dei fedeli che frequentano i vostri priorati, e vi piacerebbe che un maggior numero di fedeli scoprisse la “tradizione vivente” e ne beneficiasse. 
Per questo, pensate che alcuni adattamenti liturgici bastino a captare la benevolenza delle diocesi e ad attirare dei nuovi fedeli? Sarebbe davvero ingenuo! 
Voi dimostrate di opporre le esigenze della missione di riconquista dei fedeli a quelle del necessario mantenimento di una tradizione vivente. E tuttavia sapete che l’ “aggiornamento” richiesto dal Concilio Vaticano II, e realizzato febbrilmente sul piano della liturgia, della pastorale, del catechismo, ecc… non ha prodotto i frutti sperati: si è assistito piuttosto ad un cedimento generalizzato (e spesso si è buttato via “il bambino insieme all’acqua sporca”…!) da cui la Chiesa fa difficoltà a riprendersi… 
E allora, dunque, passeremmo all’ “aggiornamento” della FSP? Attenti a non perdere la vostra identità e i vostro contenuti!
Mi sembra piú ragionevole continuare a peregrinare dai vari vescovi, accontentandovi umilmente di ciò che essi accordano - con troppa parsimonia, certuni… - al vostro Istituto, cosí come esso è nei suoi statuti e nei suoi riti.

Certo potrete pensare che questa seconda lettera sia troppo severa: sappiate che essa è a misura dell’indignazione che ha suscitato in me la vostra temibile azione… Non ignoro tuttavia le difficoltà e i problemi che possono presentarsi entro la vostra Fraternità, ma continuo a pensare che tutto ciò debba essere regolato “ad intra”, intorno ad un tavolo… e sotto gli occhi di Dio! 
La vostra iniziativa sarebbe un male necessario? Il tempo ce lo dirà…

Concludendo questa sera questa lettera, apprendo che in questi giorni si svolge a Roma una “riunione di conciliazione” con la partecipazione delle due “tendenze” della vostra Fraternità. Vi prego di credere nei miei voti piú sentiti perché giungiate ad una necessaria riconciliazione, aprendo uno sbocco all’attuale difficoltà, affinché la vostra Fraternità ritrovi una vigorosa seconda giovinezza al termine di questa crisi terribile.

È con questa speranza - fidando in questo giorno e in questo mese nella Vergine Maria - che vi assicuro, signor abate, al di là delle nostre divergenze, la mia fedeltà e la mia preghiera sacerdotale.

Guy Gérentet
 

[Articolo pubblicato da Avvenir du Rit Traditionnelle]
 

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