LA SPADA DI
FUOCO
dell'Arcistratega
Equidem nos vera rerum vocabula amisimus, dirò
con le parole di Catone al Senato Romano, scorgendo quanto stranamente
si abusa della parola moderazione. Virtú ella è certamente
se s'intende di quell'atto di volontà per cui vanno moderate le
passioni, ma è tutt'altro se si mostra in un amalgama di virtú
e di vizio, donde esce una sordida superfetazione che conserva molte brutture
del secondo, e una veste di apparenza di beltà tolta dalla virtú
ad imprestito. Si abusa egualmente della parola esagerazione quando si
suppone che questa possa sussistere nell'applicazione dei principii di
giustizia e di virtú, ed i moderati follemente si credono essere
degli eroi perfetti fra la virtú e il vizio. […] Or la giustizia
è tale che non si può mai troppo amare, né moderare
nell'applicazione, se con essa si governa, vi è certezza di non
fallire mai, di non esagerare mai. […]
Il moderantismo è un atto di solenne vigliaccheria;
son moderati i pusillanimi che tutto temono, e tentano salvarsi colle teorie
d'una falsa saviezza; gregge servile che non dà aiuto agli amici,
non combatte gli avversarii, non ha il coraggio di forti opinioni, non
osa reprimere i partiti; ne forma un terzo pallido ed impossente al bene;
adula i vincitori, accarezza i vinti, pronto a servire sempre chi prevalga.
Non essendo in buona fede mai, i moderati pregiudicano chi è al
potere, e coi loro errori ne preparano la rovina. Si credono abili, perché
calcolano tutte le eventualità di profitto personale, e sono la
vera significazione dell'egoismo che sagrifica a viste private gl'interessi
della cosa pubblica. […]
Il moderantismo vorrebbe co' suoi papaveri addormentar
perfino la Religione, di cui fa le viste di temere gli eccessi; a diminuirne
perciò la salutare influenza, inceppa l'autorità della Chiesa.
Taluni fra i moderati a scuola di migliori principii devoti, deplorano
la perversità delle massime che all'idea religiosa contrastano,
ma credono ormai non potersene evitare la diffusione e il contagio, né
esservi altro rimedio che il secondarle, per impedire che troppo oltre
trascorrano. Questa transazione fra il bene ed il male, non è meno
assurda di quello che lo sarebbe nei medici secondare le infermità
anziché guarire chi le soffre, e trattarle in modo che conducano
a morte lenta, ma non men sicura. […]
È tutto proprio dei moderati quel grande sfoggio
di sentimenti di umanità che si estendono, senza cambiarne il nome,
perfino alle bestie, compiangendosi le sferzate con cui affliggono i cavalli
dei cocchieri, o i colpi di bastone che riceve l'asino per ispingerlo al
molino. Ne abbiamo l'esempio in Inghilterra: colà, dove il pauperismo
si lascia senza pietà al suo squallore, ove il popolo dell'Irlanda,
florida parte del possente Impero, geme nella miseria; colà, guai
che si maltratti un animale! […] È l'istessa umanità, che
fa considerare la mendicità come incomoda ai non caritatevoli moderati,
per cui togliendola come si tolgono le immondizie dalle vie, condannano
al carcere ed al lavoro forzato chi ha la disgrazia di nascer povero.
(CLEMENTE SOLARO DELLA MARGARITA, Avvedimenti politici, Torino,
1853, pp. 95-102).
(6/96)
Torna al: SOMMARIO INSERTI
|