LA SPADA DI
FUOCO dell'Arcistratega
Di fronte a Dio, siamo di fronte a qualcosa che è, sotto ogni
riguardo, incommensurabilmente superiore a noi. Chi non riconosce Dio come
tale - e quindi non riconosce sé stesso come un niente al Suo confronto
- non conosce affatto Dio. Finché sei superbo non puoi conoscere
Dio. Un uomo superbo guarda tutto e tutti dall'alto in basso, e se guardi
in basso non puoi vedere qualcosa che sta sopra di te.
Sorge qui un grave quesito. Come mai persone palesemente divorate dalla
superbia e dall'orgoglio possono dire di credere in Dio, e considerarsi
religiosissime? Il fatto è, temo, che costoro adorano un Dio immaginario.
Ammettono teoricamente di essere niente al cospetto di questo Dio fantomatico,
ma in realtà sono convinte che Egli le approvi e le ritenga molto
migliori della gente comune: pagano a Dio, cioè, un soldo di umiltà
immaginaria, e ne ricavano mille di superbia verso i loro simili. A questa
gente pensava Cristo, suppongo, annunciando che alcuni avrebbero predicato
e scacciato i demoni in Suo nome, ma alla fine del mondo si sarebbero sentiti
dire che Egli non li aveva mai conosciuti. E ognuno di noi può cadere
in ogni momento in questa trappola mortale. Fortunatamente c'è una
cosa che può metterci sull'avviso. Quando ci accorgiamo che la nostra
vita religiosa ci dà la sensazione di essere buoni - di essere,
soprattutto, migliori di qualcun altro - possiamo essere sicuri, penso,
che in noi non agisce Dio, ma il diavolo.
[…] Non di rado accade di vincere la propria pusillanimità,
lussuria o iracondia dicendo a sé stessi che queste sono cose indegne
di noi - ossia, per superbia. Il diavolo se la ride. È contentissimo
che tu diventi casto, coraggioso e capace di dominarti, purché egli
possa istituire dentro di te la dittatura della superbia; cosí come
sarebbe felicissimo che tu guarissi dai geloni, se in cambio gli fosse
consentito di farti venire il cancro. La superbia, infatti, è un
cancro spirituale: divora ogni possibilità di amore, di contentezza,
di semplice buonsenso.
(CLIVE STAPLES LEWIS [scrittore anglicano, 1898-1963], Il cristianesimo
cosí com'è [trad., di F. Salvatorelli, di MereChristianity,
1942], Milano, Adelphi, pp. 159-60 e 160-1).
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