LA SPADA DI
FUOCO dell'Arcistratega
[…] Ma dicendo che «del sesso non c’è da vergognarsi»,
si può intendere: «non c’è da vergognarsi dello stato
in cui si trova oggi l’istinto sessuale». Chi la intende cosí,
penso si sbagli. Penso che ci sia molto da vergognarsi. Non c’è
niente di vergognoso nel godere del cibo: ma sarebbe vergognoso che mezzo
mondo facesse del cibo l’interesse precipuo della propria vita, e passasse
il tempo a guardare immagini di cibo e a leccarsi baffi. Non dico che voi
e io siamo individualmente responsabili della situazione presente. I nostri
antenati ci hanno tramandato organismi viziati a questo riguardo; e noi
cresciamo circondati da una propaganda che favorisce la lussuria. C’è
gente che vuole eccitare di continuo il nostro istinto sessuale per guadagnarci
sopra. Perché, naturalmente, un uomo con un’ossessione è
un uomo che ha pochissima resistenza alle proposte d’acquisto.
[…] Infine, anche se ho dovuto parlare piuttosto a lungo del sesso,
voglio dire nel modo piú chiaro possibile che il centro della morale
cristiana non è qui. Se qualcuno pensa che i cristiani considerino
la lussuria come il vizio supremo, si sbaglia di grosso. I peccati della
carne sono certo gravi, ma meno di tutti gli altri. Tutti i piaceri peggiori
sono puramente spirituali: il piacere di mettere il prossimo dalla
parte del torto, di tiranneggiare e di guardare dall’alto in basso, di
fare il guastafeste e di calunniare; i piaceri del potere e dell’odio.
Perché dentro di me ci sono due cose, in gara con l’io umano che
devo cercare di diventare: l’io animale e l’io diabolico. L’io diabolico
è il peggiore dei due. Ragion per cui un freddo e borioso perbenista
che va regolarmente in chiesa può essere molto piú vicino
all’inferno di una prostituta. Ma è meglio, si capisce, non essere
né l’uno né l’altra.
(CLIVE STAPLES LEWIS [scrittore anglicano, 1898-1963], Il cristianesimo
cosí com’è, [trad., di F. Salvatorelli, di Mere Christianity,
1942], Milano, Adelphi, pp. 131 e 135-6).
(10/99)
Torna al: SOMMARIO INSERTI
|