LA SPADA DI
FUOCO
dell'Arcistratega
Non piú tradizioni, non piú istituzioni! Soltanto
persone!
La persona è oggi la base di tutto. Si sposa,
per esempio, la persona di propria scelta, senza tenere minimamente conto
dell’ambiente o della situazione; un regime politico si incarna in un uomo
e muore con lui, ecc. Tutto ciò conduce lontano: alla fine di tutte
le grandi continuità sociali, all’instabilità universale.
La persona umana non è un assoluto. Un tempo si
amavano gli uomini attraverso le istituzioni: il matrimonio, nell’anima
di una sposa del grande secolo, aveva maggior peso della persona di suo
marito; si tollerava il re per rispetto della monarchia, ecc. Adesso si
sopportano le istituzioni soltanto attraverso una persona idolatrata; si
considerano le istituzioni come cose astratte e morte. Ma non lo sono sempre
stati: lo sono diventati a misura che si accresceva il culto della persona.
Impersonale non è necessariamente sinonimo di
astratto e morto; anche ciò che non è persona può
essere altrettanto concreto e vivo. E le istituzioni che sostengono, difendono
e superano le persone possono anch’esse essere amate con calore! E poi,
dietro a queste istituzioni, a garantire e vivificare tutto, c’è
la persona di Dio - la sola che si possa adorare senza pericolo...
La tendenza di certi “personalisti” moderni, che vorrebbero
rigettare come puramente artificiale e decorativo tutto ciò che
non è personale, mi lascia assai perplesso. Immolare le persone
alle istituzioni (ed è questo il pericolo di tutti i climi forti
e classici) non è un bene, ma immolare le istituzioni alle persone
direi che è peggio ancora: da una parte si sterilizza, dall’altra
si fa imputridire.
Ancora qualche progresso di una tale religione della
persona, e non avremo piú “buone famiglie”, patria, spirito di corpo
o di casta - non avremo piú radici nel tempo e nello spazio. Cerchiamo
di non spingerci troppo oltre nelle rivendicazioni in favore della persona
umana: essa è relativa, effimera, illusoria e spesso ricolma dell’impersonale
piú vano. Io credo soltanto ad un personalismo: quello divino!
(GUSTAVE THIBON, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, trad.
di I. De Giorgi, G. Volpe Editore, Roma, 1973, pp. 123-124)
(4/2002)
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