LA  SPADA  DI  FUOCO
dell'Arcistratega


Il rispetto e la riverenza per il cadavere, che furono già legge e costume per lunghi secoli, hanno ceduto a ogni sorta di incuria e di profanazione.
Da Gazzetta Ticinese del 22 novembre ’85 si apprende che spesso le ceneri delle persone cremate non vengono ritirate dai parenti e che la Società ticinese per la cremazione ha acquistato una tomba del cimitero di Lugano, allo scopo di raccogliervi quelle urne cinerarie da tutti abbandonate. Il culto dei morti non si pratica piú con la memoria o con la preghiera, ma soltanto ormai con grandioso e dispendioso florilegio nel dí che la Chiesa consacra ai defunti. In una civiltà, che non crede la vita futura e che all’esistenza nel mondo non assegna altro fine che l’utilità, il cadavere cessa di essere oggetto di riverenza e di culto, e vien riguardato puramente come oggetto ancora utilizzabile. 
Il disprezzo del cadavere entra nella legislazione, e in Francia la legge Caillavet stabilisce che i cadaveri sono di proprietà dello Stato, autorizzandone il prelievo di organi nell’interesse della scienza e per l’utilità pubblica. Bisogna che tutto serva, si mobiliti, produca utilità: anche il cadavere deve diventare utile e redditizio. I sentimenti di rispetto e la cura dei morti sono contrari all’utilità pubblica, diventano espressione di egoismo. 
L’indizio piú mostruoso di questa degradazione è il decreto con cui un giudice del Texas ha ordinato di staccare la spina dell’apparecchio che teneva in vita una persona in coma, e questo affinché gli organi del paziente non si deteriorassero e potessero cosí essere usati per trapianti su altri pazienti. Non soltanto dunque si utilizzano per trapianti i morti, ma anche i vivi sono già inscritti in un programma di utilizzazione.

(ROMANO AMERIO, Zibaldone, Edizioni del Cantonetto, Lugano 1990, pp. 61-62, n. 110)

(4/2004)
 
 

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