MEDITAZIONI
3 - In primo luogo l'anima abbia un costante desiderio di imitare
Cristo in ogni sua azione, conformandosi ai suoi esempii, sui quali méditi
per saperli imitare e per comportarsi in ogni sua azione come Egli si diporterebbe.
4 - In secondo luogo, per riuscire in questo è necessario
che ella rinunzi a qualunque piacere sensibile che non sia puramente a
onore e gloria di Dio e che rimanga vuota di ciò per amore di Gesú
Cristo il quale, in questa vita, non ebbe e non volle altro piacere che
quello di fare la volontà del Padre, la quale era per Lui suo cibo
e nutrimento. Se, per esempio, le si offre il piacere di ascoltare cose
che non hanno importanza per il servizio e la gloria di Dio, ella rinunzi
al gusto di ascoltarle; se le si porge il diletto di vedere cose che non
servono ad avvicinarla al Signore, reprima il desiderio di guardarle. Faccia
lo stesso quando le si presenta l'occasione di conversare, di compiere
qualche altra azione o di soddisfare qualche altro senso, purché
lo possa fare facilmente; se ciò non le sarà possibile, basta
che ella non assapori il gusto delle cose che non può evitare.
5 - Per mortificare e calmare le quattro passioni naturali: gioia,
tristezza, timore e speranza, dalla cui concordia e pace procedono questi
e tanti altri beni, come rimedio efficace, fonte di grandi meriti e causa
di grandi virtú serve quanto segue:
6 - L'anima cerchi sempre di inclinarsi:
non al piú facile, ma al piú difficile;
non al piú saporoso, ma al piú insipido;
non a quello che piace di piú, ma a quello che piace di meno;
non al riposo, ma alla fatica;
non al conforto, ma a quello che non è conforto;
non al piú, ma al meno;
non al piú alto e pregiato, ma al piú vile e disprezzato;
non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore
e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v'è
al mondo per amore di Gesú Cristo.
8 - La pratica scrupolosa di questi avvisi da parte di un'anima,
basta perché essa possa entrare nella notte del senso; tuttavia,
per spiegarmi ancora meglio, aggiungerò altre norme che insegnano
a mortificare la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi
e la superbia della vita, tre inclinazioni che, secondo San Giovanni, spadroneggiano
nel mondo e sono causa di tutti gli altri appetiti (I Gv., 2, 16).
11
Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche
cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non
godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per
dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non
sei.
12
Quando ti fermi su qualche cosa,
tralasci di slanciarti verso il tutto.
E quando tu giunga ad avere il tutto,
devi possederlo senza voler niente,
poiché se tu vuoi possedere qualche cosa del tutto,
non hai il tuo solo tesoro in Dio.
13 - In questa nudità lo spirito trova il suo riposo
poiché non desiderando niente, niente lo appesantisce nella sua
ascesa verso l'alto e niente lo spinge verso il basso, perché si
trova nel centro della sua umiltà. Quando invece desidera qualche
cosa, proprio in essa si affatica.
[SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Salita del Monte Carmelo,
libro I, cap. 13, Postulazione Generale dei Carmelitani scalzi, Roma, 1991.]
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