MEDITAZIONI
Si celebra oggi nella santa cristianità una triplice nascita,
in cui ogni cristiano dovrebbe trovare cosí grande gaudio e diletto
da andare fuori di sé dalla gioia, in giubilo e amore, in gratitudine
e allegrezza interiore; e un uomo che non sperimentasse in sé nulla
di ciò, dovrebbe spaventarsene.
La prima e piú sublime nascita avviene quando il Padre celeste
genera il Figlio unigenito nell'essenza divina e nella distinzione delle
Persone.
La seconda nascita, che oggi si celebra, è la fecondità
materna che in assoluta purezza toccò in sorte alla castità
della Vergine.
La terza nascita avviene quando Dio ogni giorno ed ogni ora nasce veramente
e spiritualmente in un'anima buona mediante la grazia e l'amore.
Queste tre nascite si celebrano oggi nelle tre Messe.
La prima si canta nella buia notte e comincia: Dóminus díxit
ad me, fílius meus es tu, ego hódie génui te.
Questa Messa si riferisce alla nascita nascosta che avvenne nel segreto
della misteriosa, sconosciuta divinità.
La seconda Messa comincia: Lux fulgébit hódie super
nos; essa indica lo splendore della natura umana divinizzata e si celebra
parte nell'oscurità e parte durante il giorno: questa nascita infatti
fu in parte conosciuta e in parte sconosciuta.
La terza Messa si canta a giorno pieno e comincia: Puer natus est
nobis et fílius datus est nobis, e si riferisce all'amabile
nascita che ad ogni giorno e ad ogni istante deve avvenire e avviene in
ogni anima buona e santa, se essa vi si rivolge con attenzione e amore;
perché, se vuol sperimentare in sé e accorgersi di questa
nascita, le sono necessari un raccoglimento e una conversione di tutte
le sue potenze. […]
Per giungere al punto che questa nobile nascita avvenga in noi nobilmente
e fruttuosamente, dobbiamo apprendere la proprietà della prima nascita
paterna, quando il Padre genera il suo Figlio nell'eternità. … Il
Padre nel suo modo di essere si rivolge in sé stesso con la sua
divina intelligenza: penetra in sé stesso, in chiara comprensione,
il fondo essenziale del suo essere eterno e per la nuda comprensione di
sé stesso si esprime totalmente; e questa parola è il Figlio
suo, e la conoscenza di sé stesso è la generazione del suo
Figlio nell'eternità. Egli resta in sé stesso in unità
essenziale e si effonde in distinzione personale. Cosí egli entra
in sé stesso e si conosce, esce poi da sé stesso nella generazione
della sua immagine che in sé ha riconosciuto e compreso, e rientra
infine in sé in una perfetta compiacenza di sé stesso. Questa
compiacenza si effonde in un amore ineffabile che è lo Spirito Santo:
cosí Dio resta in sé stesso, esce da sé e vi rientra.
Ora la proprietà che il Padre ha di rientrare in sé e
di uscirne, la deve avere in sé anche l'uomo che vuol diventare
una madre spirituale di questa nascita divina: egli deve entrare completamente
in sé e poi uscirne. […]
In verità ci vuole necessariamente un ritorno in sé perché
questa nascita avvenga; deve avvenire un energico rientro, un raccoglimento
interiore di tutte le facoltà, le superiori e le inferiori, e deve
esserci una concentrazione da ogni dispersione, cosí come tutte
le cose unite sono piú forti, come un tiratore che vuol colpire
precisamente il suo bersaglio chiude un occhio affinché l'altro
veda meglio … questo è il ritorno in sé.
Se dev'esserci allora un'uscita, un'elevazione al di fuori e al di sopra
di sé stessi, noi dobbiamo rinunciare ad ogni nostro volere, desiderio
ed agire, non deve restarci che una nuda e pura intenzione di Dio e assolutamente
nulla del nostro essere, divenire, desiderare, ma solamente un appartenergli,
un fargli posto nella parte piú elevata e piú intima, affinché
egli possa realizzare la sua opera e la sua nascita e non venga ostacolato.
… Sant'Agostino in proposito diceva: … «O tu, nobile anima, o nobile
creatura, perché vai a cercare fuori di te Colui che è interamente,
in tutta verità e nudamente in te; e dal momento che sei partecipe
della natura divina, cosa ti importa di tutte le creature o cosa hai da
fare con esse?».
Se l'uomo preparasse cosí il posto, il fondo, non c'è
alcun dubbio che Dio dovrebbe riempirlo completamente, pure se dovesse
rompersi il cielo per ricolmare il vuoto. E tanto meno Dio lascia le cose
vuote, sarebbe contrario a tutta la sua natura e alla sua giustizia.
Perciò devi tacere: cosí il verbo di questa nascita potrà
parlare in te ed essere sentito in te. Ma sii certo che se tu vuoi parlare,
egli deve tacere. Non si può servire meglio il Verbo che tacendo
e ascoltando. […]
Quando nel mezzo di questo silenzio tutte le cose tacciono profondamente
e c'è un vero silenzio, allora si sente veramente il Verbo: perché,
se Dio deve parlare, tu devi tacere; se Dio deve entrare, tutte le cose
devono uscire. …
Che tutti possiamo preparare un posto in noi per questa nobile nascita,
cosí da diventare una vera madre spirituale. In ciò Dio ci
aiuti. Amen.
[GIOVANNI TAULERO, Sermoni, La triplica nascita, tratto
dalla raccolta Il fondo dell'anima, ed. Piemme, Casale Monferrato,
1997. ]
(12/98)
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