Il libro postumo di Romano Amerio

STAT  VERITAS

Lo si aspettava nel 1997, poco dopo la morte dell'Autore; è stato approntato a gennaio il nuovo libro del compianto prof. Romano Amerio: STAT VERITAS. Questo il titolo del libro, composto, stavolta, in maniera diversa da Iota Unum
Si tratta di «55 chiose da noi radunate a commento di alcune proposizioni della Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, uscito dalle tipografie vaticane l'11 novemebre del 1994.» (nota dell'Autore, pag. 14). 

Chi conosce il famoso Iota Unum, conosce anche lo stile e il rigore di Romano Amerio, che, fino alla fine, si è sempre preoccupato di mantenersi «…nei modi in cui siamo meno incapaci e in spirito di carità, al servizio del venerabile Magistero della Chiesa. La venerabilità di questo Magistero, che è venerabile anche quando sembre disdire in parte le parole da dire, richiede anche da noi suoi semplici ed ultimi fedeli la donazione di ogni intelligenza affinché, con il servizio ordinato di tutte le intelligenze obbedienti il Signore, le parole create e divenienti proferite dalla Chiesa corrispondano sempre in ogni loro parte al vero che esse devono rivelare.» (Conclusione della Premessa dell'Autore, pag. 12). 

Per coloro che non conoscessero l'Autore vale piú che mai la raccomandazione di leggere i suoi scritti. 
Essi si commentano da soli, per la loro chiarezza, cosí che il modo migliore per presentare anche questo libro postumo, riteniamo sia quello di riportarne qui alcuni brani. 





Chiosa 8: Commento al § 18, p. 24
[…] Il Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale, attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo Millennio.

Crediamo che la parola Giubileo, nei testi del Vaticano II, non sia neanche una volta adoperata. Il Giubileo non è mai stato oggetto di attenzione particolare da parte dei Padri sinodali e quindi non può esservi stata, durante quel Concilio, la preparazione al Giubileo, perché non si può dare che il Concilio Vaticano II prepari una cosa che nei Documenti da esso promulgati non viene nominata nemmeno una volta. 
 

Chiosa 9: Di seguito.
Si tratta infatti di un Concilio simile ai precedenti, eppure tanto diverso; un Concilio concentrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa ed insieme aperto al mondo.

L'uso di termini non convergenti, in teologia, è ormai un uso caratteristico. 
Concentrato, si presume, nella sua attenzione, ma insieme anche aperto; ora, l'apertura qui svolge funzione di metafora per dire ancora attenzione. Quindi il Concilio sarebbe attentissimo e tutto concentrato al mistero di Cristo e della sua Chiesa; contemporaneamente offre la medesima intellezione al mondano. 
Ma qui si impone una scelta: o il Concilio è concentrato, cioè è rivolto al centro, o è aperto, cioè proiettato al di fuori (cfr. anche la Chiosa 14). 
 

Chiosa 15: Commento al § 20, p. 27.
Nel messaggio conciliare Dio è presentato nella sua assoluta signoria su tutte le cose, ma anche come garante dell'autentica autonomia delle realtà temporali. 

Qui abbiamo l'associazione di due motivi incompatibili: la «signoria di Dio» ma, nello stesso tempo, il riconoscimento «dell'autonomia delle realtà temporali». Queste sono due cose che non coeriscono tra loro. 
Inoltre si vede, nello svolgimento reale della storia moderna, che è uno dei due motivi quello che prevale: quello dell'autonomia dell'uomo. La signoria di Dio diventa secondaria. Il motivo dominante, quello sentito da tutti e sempre progrediente, è quello dell'autonomia dell'uomo. 
Del resto, Paolo VI l'aveva detto: «Questa è la civiltà dell'uomo». 
L'uomo cosí è misura di sé stesso e di tutte le cose. Difatti Dio, in realtà, diviene irrilevante: le forme della vita umana non sono quasi piú informate alla Legge divina. 
[…] 
 

Chiosa 25: Commento al § 34, p. 43.
Bisogna proseguire nel dialogo dottrinale, ma soprattutto impegnarsi di piú nella preghiera ecumenica

In Iota Unum, noi abbiamo dedicato un intero capitolo al dialogo (cfr. Iota Unum, XVI); qui vogliamo solo ricordare che il dialogo deve mirare a cambiare le opinioni errate del collocutore. Invece, secondo i moderni, non si deve mirare al proselitismo ma soltanto a una reciproca confidenza perché le due parti vengano a conoscersi. 
[…] 
Certo, riguardo alla preghiera ecumenica, bisogna dire che questa preghiera è importantissima. Ma deve avere un'intenzione retta, e questa intenzione è retta solo quando chiede la conversione dei fratelli erranti. 
Poi bisogna vedere se per «preghiera ecumenica» non si intenda la communicatio in sacris: una comunione di preghiere e di atti sacri che, una volta, nella Chiesa era proibitissima: nelle cose sacre non si può avere nessuna comunione con quelli che sono al di fuori della Chiesa. 
 

Chiosa 32: Commento al § 36, p. 45. 
Non si può infatti negare che la vita spirituale attraversi, in molti cristiani, un momento di incertezza… 

«Un momento di incertezza»: questo ci sembra un eufemismo. Sarebbe oggi meglio dire: un momento di decadenza. La crisi del mondo cattolico non è una crisi sulla quale si può essere incerti. È una crisi certissima. Bisogna sigillare gli occhi per non vederla. 
 

Chiosa 35: Commento al § 36, p. 46. 
In che misura la Parola di Dio è divenuta piú pienamente anima della teologia e ispiratrice di tutta l'esistenza cristiana, come chiedeva la Dei Verbum?

Di questa domanda se ne vede il desolante effetto osservando quanto poco le chiese siano frequentate e come siano irriverenti quelli che le frequentano. È diminuita la frequenza ma, soprattutto, è diminuito l'atteggiamento religioso e riverente: adesso, andando a ricevere la Santa Comunione, si va non con l'attitudine di devozione ma con le braccia conserte, come fanno i giovani, o all'indietro come quando si va a spasso, o portando con sé cartelle, borse, ombrelli: questo è il progresso che la Chiesa ha fatto con la riforma liturgica. 
E qui il Documento pontificio parrebbe a noi ingenuo, affermando cose che sussistono soltanto in apparenza. 
 

Chiosa 51: Di seguito.
[…] Ben vigilando sul rischio del sincretismo e di un facile e ingannevole irenismo. 

Questo è puro parlato: perché, dopo le parole dette alle CHIOSE precedenti, non si può piú scrivere queste: non si può promuovere questo sincretismo e poi avvertire che bisognerà badare a evitare il sincretismo. 
[…]
Una volta di piú qui ci troviamo davanti al solito procedimento: di fare una metà ex corde e l'altra metà di puro parlato, di convenienza. 

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