IL POTERE TEMPORALE

deve essere SUBORDINATO

A QUELLO SPIRITUALE

Parte seconda


di Don Curzio Nitoglia


Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta


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Il Papa sul Soglio incorona il Re inginocchiato



IL “DE REGIMINE PRINCIPUM” COMMENTATO DAI TOMISTI DEL CINQUECENTO IN FUNZIONE ANTIMACHIAVELLICA


Nel De regimine principum (lib. I, cap. 15) di San Tommaso d’Aquino, commentato dai tomisti del Cinquecento (1) in funzione antimachiavellica, ci spiega che “la Società civile o politica è come una nave, la cui navigazione ha due aspetti: 1°) solcare il mare e 2°) portare i passeggeri in porto. Ossia, la politica e il bene comune o sociale hanno un duplice compito: 1°) immanente (navigare) e 2°) trascendente (giungere al porto/Cielo)”.


FINE PROSSIMO E ULTIMO DELLA SOCIETÀ CIVILE

La “Civiltà cristiana” ha come fine immediato il benessere comune temporale e sociale dei cittadini, ma il suo Fine ultimo è il Sommo Bene (De regimine principum, lib. I, cap. 16).
La politica rappresenta il fine intermedio; perciò va coltivata, ma non bisogna fermarsi a essa (S. Th., II-II, q. 58, a. 5). 

Il bene dell’uomo o il suo Fine ultimo personale e il bene comune sociale e temporale sono ordinati mutuamente tra di loro e, in un certo senso, vengono a coincidere (S. Th., I-II, q. 21, a. 4, ad 3). Il bene sociale, politico o comune non può non ordinarsi, come il fine prossimo a quello ultimo, al bene trascendente e infinito dell’uomo, che è Dio (2).



L’UOMO È ANIMALE RAZIONALE E SOCIALE

L’uomo non può vivere da solo o asocialmente (3), ma ha bisogno di altri esseri umani per formare prima una Società imperfetta (la famiglia) e poi una Società perfetta (lo Stato, che è l’unione di più famiglie e di più villaggi). Naturalmente l’uomo è animale razionale e sociale (ossia intelligente, libero e vivente in società o pòlis). Rifiutare l’elemento politico o sociale dell’uomo è innanzitutto un errore filosofico o antropologico, che ha una falsa concezione metafisica della natura dell’uomo. Infatti, se l’uomo in sé è intrinsecamente corrotto, la Società (familiare, sociale e religiosa), che risulta dall’unione di più uomini sotto un’autorità, è anch’essa intrinsecamente malvagia; inoltre, anche la Chiesa nel suo aspetto giuridico e gerarchico è perversa come lo è lo Stato.

Invece, l’uomo è composto di anima e di corpo. Essendo la sua anima, razionale; egli è fatto per vivere a contatto con gli altri, non è un animale solivago, come volevano gli umanisti, i luterani e i nominalisti confutati dai tomisti del Cinquecento. Egli deve avere Dio ‘al di sopra’, gli uomini ‘accanto’ e la terra ‘sotto i piedi’. Ossia deve essere realista (con i piedi per terra), religioso (Dio è il Fine ultimo trascendente) e socievole (vivere assieme agli altri uomini). La famiglia, per esempio, che è una Società imperfetta, suppone il corpo dell’uomo orientato alla generazione, fine primario del matrimonio, ma la generazione deve essere seguita dall’educazione, che sorpassa la vita animale e corporea in quanto riguarda quella razionale ed è ordinata ultimamente al fine spirituale.

Lo stesso si può dire della Società civile e dello Stato. San Tommaso d’Aquino spiega che “agli animali, la natura ha dato i peli, i denti, le corna, la velocità per fuggire. L’uomo, invece, dalla natura non è stato formato con nessuno di questi mezzi già pronti; ma al posto di quelli gli è stata data la ragione, per mezzo della quale può procurarsi tutte queste difese. Però, per far ciò non basta il lavoro di un solo uomo, perché il singolo non basta a sé per vivere. Perciò è naturale per l’uomo vivere in Società […] affinché uno aiuti l’altro, e diversi uomini siano occupati nella ricerca di cognizioni diverse” (4).


IL DIRITTO NATURALE

La Società civile è l’unione morale e stabile di più famiglie e di più villaggi, che tendono al benessere comune temporale subordinato a quello spirituale. Essa nasce dalla necessità per l’uomo di conseguire il fine prossimo e ultimo, che non potrebbe conseguire se vivesse isolato. Per cogliere il fine occorre un mezzo o una strada che conduca a esso: questa strada è il diritto naturale, che si può definire come il complesso di regole che si devono rispettare perché un uomo sia e resti autenticamente uomo, ossia “animale razionale e socievole” (Aristotele) e non “bestia istintiva e peccaminosa in sé” (Lutero).


IL NATURALISMO DI MACHIAVELLI

La politica moderna (ossia il machiavellismo) è segnata, come il luteranesimo, da un grave errore: la separazione o la confusione (giacché ogni eccesso è un difetto e gli estremi, nelle eresie, si toccano) tra natura e Grazia, ragione e Fede, fine prossimo e Fine ultimo dello Stato. Il mondo moderno politicamente, specialmente con Machiavelli, considera solo il piano naturale (peraltro senza rispettarne l’ordine), ignorando quello soprannaturale, mentre con Lutero considera solo quello soprannaturale, che sarebbe dovuto di per sé alla natura, e senza la grazia tutto sarebbe peccaminoso. 


GLI SCOLASTICI SPAGNOLI DEL CINQUECENTO

Gli scolastici spagnoli del Cinquecento alla luce della retta ragione insegnano con Aristotele (Politica, V) e San Tommaso D’Aquino (De regimine principum, lib. I, cap. 14) che l’uomo per natura è socievole o “animale sociale”, fatto per vivere non da solo, ma in Società.
Ora se per natura – creata da Dio – l’uomo è socievole, la Società familiare e civile sono creature e opere di Dio. Quindi, anch’esse devono adorarlo e prestargli il culto col quale Egli vuole essere adorato. Perciò la famiglia e lo Stato devono essere sottomesse alla Chiesa che rappresenta Dio in terra. La separazione tra Stato e Chiesa, dunque, è contraria non solo alla divina Rivelazione (Tradizione e Scrittura), ma anche alla sana filosofia e alla retta ragione.






NOTE

1 - F. DE VITORIA, De potestate civili, p. 177; R. BELLARMINO, De membris Ecclesiae, III, p. 10; F. SUAREZ, De legibus ac de legislatore, I, pp. 165-166.
2 - La dottrina politica tomistica e della seconda e terza scolastica è stata ripresa costantemente dal Magistero della Chiesa a partire da GREGORIO XVI nella condanna del cattolicesimo liberale (Enciclica Mirari vos, 1832) sino a PIO XII, che nel - 1941 - scriveva: “Dalla forma data alla Società, a seconda che sia in accordo o no con le Leggi divine, dipende il bene o il male delle anime. Dinanzi a questa considerazione e previsione, come potrebbe essere lecito per la Chiesa […] rimanere spettatrice indifferente davanti ai pericoli cui vanno incontro i suoi figli, tacere o fingere di non vedere situazioni che […] rendono difficile o praticamente impossibile una condotta di vita cristiana?” (PIO XII, RadiomessaggioLa solennità”, Pentecoste 1941).
3 - F. DE VITORIA, De potestate civili, p. 117; R. BELLARMINO, De membris Eccclesiae, III, p. 6 e 9; F. SUAREZ, De legibus ac de legislatore, I, p. 165; L. MOLINA, De justitia et de jure libri sex, p. 1075.
4 - De Regimine principum, lib. I, cap. 1.





 
febbraio 2024
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