LA LITURGIA CATTOLICA
ANTICIPAZIONE E PREGUSTAZIONE DELLA LITURGIA CELESTE
(1/94)
Il 18 dicembre scorso i fedeli che seguono la Santa Messa tradizionale
presso la chiesa della Misericordia, hanno avuto modo di incontrare, insieme
a tanti amici appositamente convenuti, il padre Gérard o. s. b.,
Priore dell'Abbazia benedettina di Sainte Madeleine, a Le Barroux. Il padre
è venuto appositamente a Torino per tenere una conversazione su
un tema che ci sta particolarmente a cuore: La liturgia cattolica,
anticipazione e pregustazione della liturgia celeste.
Si comprenderà facilmente l'interesse con cui è stata
accolta una tale iniziativa e l'attenzione che ha contraddistinto i convenuti,
che hanno seguito l'esposizione di padre Gérard, prima, ed hanno
partecipato, poi, alla successiva celebrazione dei Vespri solenni seguiti
dalla Benedizione Eucaristica.
I limiti di questo nostro foglio ci impediscono di riportare per intero
il testo della conversazione, abbiamo allora pensato di presentare qui
i passi piú salienti di essa, certi che incontreranno l'intendimento
e l'aspettativa di tutti.
Il padre ha cominciato col richiamare alcuni aspetti della liturgia
in uso nel suo monastero:
La notte non è ancora terminata, allorquando i monaci
si affrettano a raggiungere la chiesa per cantare la lode a Dio, e lungo
tutta la giornata vi ritorneranno per celebrare il loro Re, fino a sera,
quando vi si raduneranno per cantare l'Ufficio di Compieta, che si concluderà
con il Salve Regina in onore della Santissima Vergine Maria.
Sono le 9,45, le campane suonano a distesa. In silenzio, i monaci
si schierano su due file lungo il chiostro, rivolti verso la porta della
chiesa abbaziale:
Lætatus sum in his qui dicta
sunt mihi:
in domus Domini ibimus
Indugiano un istante, quindi il turiferario dà inizio
alla processione, mentre nubi di incenso salgono nella navata. La Croce
avanza, e tutti seguono, profondamente raccolti, in un ordine perfetto:
Introibo ad altare Dei,
ad Deum qui litificat iuventutem meam
Ognuno al proprio posto, in ordine di anzianità: i cantori,
i ministri sacri, il diacono, il suddiacono, il prete assistente, il Padre
Abate, con il mano il pastorale e con un profondo inchino salutano l'Altare,
che rappresenta Cristo, pietra angolare, roccia di salvezza:
Rorate cœli desuper, et nubes
pluant iustum.
Quanta concentrazione e quanta partecipazione nei fedeli che assitono
- continua il padre - quanto spirito di contrizione e di inadequatezza,
altro che le moderne Messe "good morning!", come dicono gli
Americani; e non si può che convenire che richiami del genere ci
ricordano quanto si sia ben lontani dalle moderne "assemblee dei fedeli"
ove si stenta a comprendere di trovarsi di fronte allo svolgersi di una
"liturgia". E giustamente padre Gérard ricorda che non si tratta
di un semplice incontro fra uomini, sia pure animati dalla migliore buona
volontà e sia pure stimolati dal migliore senso della fraternità,
poiché:
…la liturgia è la riconciliazione dell'universo con Dio,
per mezzo di Dio e in Dio, che solo poteva, con il suo sacrificio totale,
purificarci e farci accedere alla vita intima della Santissima e Adorabile
Trinità.
Il padre precisa che la liturgia antica può giustamente chiamarsi
"gregoriana", poiché, pur se abitualmente la si fa risalire a San
Pio V, essa
…è stata codificata da papa San Damaso, nel IV secolo
(366-384), e da papa San Gregorio, nel VI secolo (590-604), che non intervennero
sull'essenziale dell'antica liturgia. Essi erano, infatti, in perfetta
continuità con la Chiesa primitiva, della quale custodivano gelosamente
il senso liturgico. Nella Chiesa primitiva la liturgia era, prima di tutto,
un sacro servizio compiuto dinanzi a Dio, come scrisse papa San Gregorio
Magno: “Nel momento del sacrificio, il cielo si apre alla voce del sacerdote;
è in questo mistero di Gesú Cristo che i cori degli angeli
sono presenti, che ciò che sta in alto raggiunge ciò che
è qui in basso, che il cielo e la terra si uniscono, che il visibile
e l'invisibile divengono un'unica realtà”.
Ecco la grande ricchezza della liturgia gregoriana. Essa celebra
con magnificenza questi riti che esprimono tutta la ricchezza dei sentimenti
che la Sposa di Cristo, la Santa Chiesa, rivolge al suo Sposo celeste.
Si comprende come tutto ciò non abbia niente a che vedere con
teorie assembleari, ricerche esegétiche, supposti "ritorni alle
origini" e ogni altro tipo di opinioni che hanno preteso di fondare la
nuova liturgia. Anzi, padre Gérard fa notare come la nuova teologia
della Messa, in contrasto con lo stesso Concilio Vaticano II, ha
finito con l'offuscarne il senso vero, che risiede nel suo carattere "sacrificale".
…l'uso del termine "sacrificio" sembra essere evitato nel testo
della Istitutio generalis missalis romani.(in essa) non si
parla che di Eucharistia o di celebratio eucharistica. Ed
è per questo che non si può non invocare intensamente una
revisione completa della Istitutio generalis, che potrà essere
fatta alla luce degli stessi discorsi del Sovrano Pontefice
Il sacrificio della Messa non è soltanto "eucaristico",
(rendimento di grazie) è altresì "latreutico" (onore
reso a Dio secondo quanto Gli è dovuto) e anche "propiziatorio",
cioè mira a renderci propizio Dio, offrendogli riparazioni per i
nostri peccati; quest'ultimo aspetto è aspramente criticato dai
teologi progressisti, mentre invece è un dato certo di fede
Essendo unico il sacrificio compiuto da Cristo sul Calvario,
la celebrazione del sacramento dell'Eucaristia, istituito da Cristo stesso
lo "ripresenta" misteriosamente "attraverso il ministero del sacerdote"
in un modo assolutamente nuovo, che è il modo sacramentale, e cosí
lo "offre", lo "immola" effettivamente; tutto ciò conferisce un
valore propiziatorio per tutti i fedeli e per tutta la Chiesa
Sulla scorta di queste considerazioni, si comprende bene come ogni elemento
facente parte dell'insieme della liturgia non possa minimamente essere
legato a qualsivoglia contingenza o, ancor peggio, alla soggettività
del celebrante o dei suoi aiutanti. Trattandosi di qualcosa che attiene
alla stessa volontà divina, nella liturgia si richiede necessariamente
la massima rispondenza fra abbigliamento, orientamento, parole, gesti,
movimenti: acciocché tutto si svolga Ad Maiorem Dei Gloriam.
Questo movimento spirituale dei fedeli che affidano al sacerdote
le loro offerte perché questi le offra a sua volta al Padre Celeste,
risulta chiaramente nella nostra liturgia gregoriana. Il sacerdote che
si è rivolto verso i fedeli per il canto dell'Epistola e del Vangelo…
si rivolge ora verso il Padre, seguito da tutto il popolo, per offrire
il sacrificio di tutti; …Non è che egli voglia volgere le spalle
ai fedeli! Ma egli si rivolge verso il Padre. Egli appare in tale circostanza
come mediatore tra Dio e gli uomini.
Dare l'impressione che il sacerdote si rivolga al popolo al momento
stesso del sacrificio, cambia …il senso delle parole che sono pronunciate.
Esse divengono una narrazione pura e semplice… Orbene, è massimamente
conveniente che, attraverso il rito, si esprima che si tratta di parole
sacrificali che trascendono la semplice narrazione… Il sacrificio è
rivolto al nostro Padre celeste e non ai fedeli riuniti, è quindi
conveniente che ci si rivolga verso il Signore per esprimere tale realtà.
…Se l'uomo è abituato a volgersi verso Dio con il suo
corpo e la sua anima durante le cerimonie liturgiche, sarà portato
a volgersi verso di Lui in ogni occasione della vita.
Non v'è dubbio che la Santa Messa dovrebbe svolgere effettivamente
anche una funzione "didattica", soprattutto in ordine alla imprescindibile
necessità umana di rivolgersi "in adorazione" al Padre nostro che
è nei cieli; e giustamente padre Gérard sottolinea alcuni
degli atteggiamenti che debbono esser fatti propri dai fedeli che si rivolgono
a Dio onnipotente nella preghiera e quindi, a maggior ragione, nel corso
della Santa Messa.
Il silenzio del Canone è stato abbandonato, ed è
un'immensa perdita. In effetti lo stesso silenzio indica che il Canone
è il momento piú solenne della Messa, il momento in cui la
maniera di partecipare alla celebrazione è la piú elevata,
non bastano piú parole o canti, solo il silenzio può esprimere,
in qualche maniera, un po' del mistero ineffabile che si compie e delle
meraviglie che opera nei nostri cuori…
Il silenzio del Canone è una educazione concreta all'adorazione
ed una "partecipatio actuosa", secondo l'espressione usata dal Concilio
Vaticano II…
…La liturgia educa al senso del mistero, del sacro. Essa è
pure educatrice del sentimento di devozione. Considerate attentamente come
il sacerdote, nell'antica liturgia, presta attenzione ai gesti da compiere…
(Qui il padre fa tutta una serie di esempi, dalle genuflessioni del
sacerdote alle dita che egli usa in maniera esclusiva per tenere in mano
le sacre speci, dalle continue attenzioni dei ministranti alla massima
cura che neanche una particella dell'Ostia cada a terra o vi rimanga senza
essere disciolta)
Un fedele, vedendo tutto ciò, non ha bisogno che gli si
faccia un discorso sulla presenza reale e sulla devozione dovuta al Santissimo
Sacramento; un non credente comprenderà immediatamente che si tratta
della cosa piú sacra di tutte! E cosí nostro Signore sarà
onorato…
…Non è possibile sostituire i riti con i discorsi, per
quanto essi siano efficaci! Perché, in tal caso, ciò va a
detrimento dell'insegnamento dei piú piccoli, degli umili, dei poveri
di Yahvè. Il popolo guarda molto piú di quanto non ascolti.
…Come non desiderare che le ricchezze della nostra antica liturgia
divengano il fondamento per un autentico rinnovamento liturgico, che serva,
come ha detto il Card. Ratzinger, di riferimento per una riforma della
riforma?
(Il testo completo di questa conferenza è disponibile presso
la nostra segreteria)
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