LUTERANI E CATTOLICI
(5/95)
Conversione o compromesso!
Lo scorso 17 dicembre 1994 una delegazione della chiesa evangelica luterana
tedesca è stata ricevuta in Vaticano da S. S. Giovanni Paolo II.
Scopo dell'incontro era la presentazione al Santo Padre di un documento
recentemente sottoscritto dagli evangelici tedeschi, nel quale si afferma
che le condanne dottrinali e le scomuniche espresse dai luterani nel clima
fortemente polemico della Riforma, nel XVI secolo, «non possono
piú essere applicate alla Chiesa Cattolica».
Il documento luterano, cui dovrebbe seguire un analogo pronunciamento
vaticano, è il frutto di anni di lavoro in cui si è tentato
di rivedere le basi dottrinarie fondamentali del luteranesimo, contenute
nella dichiarazione Augustana del 1530, in quella di Smalcalda
e nella formula di
Concordia del 1577.
La delegazione luterana, guidata dal Presidente del Consiglio delle
chiese evangeliche tedesche, il dr. Klaus Engelhardt, vescovo di Baden,
è stata poi ricevuta dal card. Edward Cassidy, presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, e, successivamente,
dal card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede.
Da tempo si registra un crescente dialogo ecumenico tra la chiesa cattolica
e la chiesa luterana, che tra quelle sorte dalla Riforma è quella
che conserva il maggior numero di affinità con la chiesa di Roma.
A tal proposito va ricordato che in occasione del suo viaggio in Germania,
nel novembre 1980, Giovanni Paolo II, visitando la basilica di Magonza,
rese omaggio a Lutero ed abbracciò, in segno di riconciliazione
e di pace, i massimi esponenti della Chiesa luterana.
Di fronte a queste notizie, il fedele cattolico è spesso tormentato
da due diversi sentimenti. Da un lato la giusta soddisfazione, poiché
in base all'insegnamento evangelico: Ita gaudium erit in cœlo super
uno peccatore penitentiam agente quam super nonaginta novem justis, qui
non indigent penitentia (Si fa piú festa in cielo per un
peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno
di conversione.
Luca, 15, 7): figuriamoci quanta festa per una comunità
intera di fratelli separati che ritorna alla Chiesa di Roma!
Contestualmente, però, sorge il dubbio che tali tipi di accordi
nascondano un qualche cedimento dal punto di vista della dottrina e della
tradizione cattolica. Il Papa Leone X sconfessò le 95 tesi sostenute
da Lutero a Wittenberg con la bolla Exurge Domine,
già nel 1520, cos'è cambiato nella teologia protestante di
cosí fondamentale da rendere possibile ora una riunificazione delle
due chiese? Inoltre, cosa si intende veramente quando nel documento luterano
si chiede una maggiore apertura per quanto riguarda «l'ospitalità
eucaristica, specialmente nel caso di coppie di confessione mista»?
La dottrina cattolica e quella luterana, in campo liturgico (sacramenti
ed eucarestia) e teologico (dottrina della grazia e della giustificazione,
libero esame, sacerdozio universale) sono cosí distanti per cui
un accordo può solo nascere dalla rinuncia di uno dei due alle proprie
convinzioni che, seppur pienamente legittime, si devono intendere per eretiche
quando non condividano il patrimonio di fede cattolico: chi dichiarerà
il suo torto, abiurando la fede dei padri? Con questo non si vuole assolutamente
negare l'importanza di un fenomeno quale l'ecumenismo. Le nostre riflessioni
vogliono solo cercare di valutare le possibili conseguenze in campo religioso
di un tale orientamento. Il dialogo tra le autorità religiose, cristiane
e non, è cosa sicuramente opportuna ed auspicabile, specialmente
se va nel senso di unificare gli sforzi per costruire un futuro di pace,
solidarietà e concordia tra i popoli, àuspici i rappresentanti
delle diverse forme del sacro. Ma quando dal campo della collaborazione
esterna, politica potremmo dire, si passa nel campo della collaborazione
interna, teologica, le cose cambiano, e di molto. Un conto è riconoscere
errori e sbagli di natura politica e, forse, religiosa da parte della Chiesa
Cattolica nel periodo antecedente il Concilio di Trento (come la vendita
delle indulgenze), su cui il giudizio è ormai affidato agli storici,
completamente altro è limare pretestuosamente le differenze e le
diversità: un avvicinamento in campo dottrinario può solo
venire dall'accettazione dell'insegnamento e della dottrina cattolica,
apostolica e romana da parte dei 29 milioni di fedeli che attualmente compongono
la Chiesa evangelica tedesca. Quale nuova (o vecchissima?) perniciosa eresia
sarà quella che pretenderà uniformare tutte le religioni
in un'unica credenza che tutti accoglie e nessuno rifiuta, in cui ciascuno
crede quel che vuole, in cui si annullano le differenze piú radicali?
«Preghiamo anche per gli eretici e gli scismatici, affinché
Dio nostro Signore li strappi ai loro errori e si degni di ricondurli alla
nostra santa madre, la Chiesa Cattolica e Apostolica», recitava
una delle grandi preghiere cattoliche della liturgia del Venerdí
Santo. Quale strada, ci si domanda allora, sarà scelta dalle gerarchie
da qui al Giubileo del 2000, che per qualcuno dovrebbe rappresentare la
data in cui far confluire in un unico contenitore tutte le forme del sacro,
senza andare tanto per il sottile, in una corsa al compelle intrare
assai discutibile che tiene piú agli aspetti scenografici che a
quelli di sostanza?
A questo proposito, giova ribadire l'insegnamento che ci viene da un
grande spirito laico, Benedetto Croce, che ammoniva con quello stile icastico
proprio della sua scrittura, come «accanto o di fronte agli uomini
che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l'ascoltare
o no una messa è cosa che vale infinitamente piú di Parigi,
perché è affare di coscienza».
ALLA PRIMA PAGINA
(Home)
AL SOMMARIO GENERALE
AL SOMMARIO PER ARGOMENTI |