PIETRA D'INCIAMPO PER LA S. MESSA TRADIZIONALE
(6/96)
Il commissariamento della Misericordia di Torino
A proposito dell'Arciconfraternita della Misericordia
di Torino, a tutt'oggi non si ha notizia della definizione della triste
vicenda che l'ha colpita e che continua a turbare il normale svolgimento
della sua vita associativa. Dopo l'avvenuto commissariamento, tanto improvviso
quanto inopinato, si pensava che in breve tempo si potesse giungere all'archiviazione
di una questione che ha già fatto molti piú danni di quanti
problemi intendesse risolvere.
Da parte nostra dichiariamo subito che intendiamo tenerci lontani dalla
querelle,
sia perché non ci riguarda direttamente, sia, e soprattutto, perché
sappiamo bene che dispute e controversie sono sempre foriere di divisioni,
di discordie e di ogni sorta di conseguenze negative; e questo nonostante
riteniamo di avere ben presenti i termini della vicenda, sulla quale disponiamo
di sufficienti informazioni circa l'insistente e capziosa attività
di alcuni isolati e ben noti personaggi.
Tuttavia, non possiamo esimerci, a un anno dal commissariamento, dall'esprimere
le nostre preoccupazioni per il perdurare di una situazione che potrebbe
condurre a ben gravi conseguenze.
Come tutti sanno, l'Arciconfraternita della Misericordia
ha il compito statutario di curare la "celebrazione della S. Messa,
secondo la tradizione romana, specialmente in lingua latina e col canto
gregoriano, che esprimono l'unità e l'universalità della
S. Chiesa"; oltre all'assistenza e al conforto dei moribondi e
delle vittime di atti di violenza (Statuto, art. 1, 1992, approvato
e promulgato da S. E. R.ma il Cardinale Giovanni Saldarini, Arcivescovo
di Torino, il 21 ottobre del 1992). Questo spirito di servizio nei confronti
della liturgia tradizionale della Chiesa Cattolica, ha condotto l'Arciconfraternita,
fin dal 1989, alla cura della celebrazione della S. Messa secondo il Rito
Tradizionale con l'uso del Missale Romanum promulgato nel
1962 da S. S. Giovanni XXIII.
Contro le aspettative di molti, in questi anni la celebrazione della
S. Messa secondo il Rito Tradizionale ha richiamato un numero sempre maggiore
di fedeli, provenienti da ogni parte del Piemonte e dell'Italia. In particolare
molti giovani hanno scoperto e manifestamente apprezzato la liturgia tradizionale
della Chiesa Cattolica, esprimendo i propri voti perché l'iniziativa
potesse sempre piú consolidarsi ed ampliarsi. Alcuni di essi hanno
deciso di unirsi ai Confratelli della Misericordia per offrire la loro
collaborazione, e molti, soprattutto provenienti da fuori Torino, hanno
espresso il loro rammarico per la mancanza di una iniziativa simile nel
loro paese, dispiacendosi per il fatto di non poter assistere regolarmente
alla S. Messa Tradizionale.
Tralasciamo le attestazioni di solidarietà e le migliaia di
firme raccolte in occasione della petizione che i benedettini di Le Barroux
hanno inviato a S. S. Giovanni Paolo II, e ci limitiamo a sottolineare
che ormai anche diversi sacerdoti hanno espresso il desiderio di poter
celebrare la S. Messa secondo il Rito Tradizionale.
La cosa non può essere considerata come un fatto trascurabile,
poiché è evidente che il desiderio di questi sacerdoti riflette
il bisogno dei loro fedeli. Si pone allora un "piccolo" problema di opportunità.
La celebrazione della S. Messa secondo il Rito Tradizionale non può
piú considerarsi come una sorta di residuo liturgico legato a delle
"vecchie abitudini" e come tale eccezionalmente sottoposta ad "indulto";
né può bastare il considerarla come una sorta di testimonianza
che, in qualche modo, è bene non lasciare che vada perduta.
Oggi la Chiesa Cattolica Romana ha acquisito un carattere di multiformità
talmente incontrollabile che nel suo seno si muove di tutto, fino… all'eterodossia.
In una siffatta situazione non si tratta tanto di soddisfare qualche gruppo
di "nostalgici", né di mantenere passivamente una forma di testimonianza:
quanto piuttosto di raccogliere e di rafforzare i fedeli animati da uno
spirito che possiamo definire "centripeto" al fine di giungere ad un migliore
equilibrio rispetto alle sempre piú diffuse tendenze "centrifughe".
La celebrazione eucaristica è sicuramente l'elemento centrale
intorno al quale si muove tutta la liturgia della Chiesa ed è quindi
partendo da una maggiore attenzione nei suoi confronti che possono determinarsi
le migliori condizioni per rinvigorire e consolidare la pratica religiosa
del popolo cristiano, oggi da tutti considerata in crisi. L'esperienza
effettuata in questi anni dall'Arciconfraternita della Misericordia
ha ampiamente dimostrato come la liturgia tradizionale sia un punto di
forza della complessiva Tradizione della Chiesa, e una tale esperienza
sottolinea la necessità del potenziamento e della definitiva normalizzazione
della liturgia tradizionale stessa in seno all'odierno contesto liturgico:
sia superando definitivamente lo scoglio incomprensibile dell'"indulto",
sia ripristinando interamente i mai aboliti e centenari libri liturgici
ante riforma.
Il nostro auspicio, allora, è che l'àmbito dedito alla
celebrazione della S. Messa secondo il Rito Tradizionale, ed in particolare
l'Arciconfraternita della Misericordia, possa liberarsi,
a Torino, nel piú breve tempo possibile, dagli impedimenti che ne
ostacolano il lavoro devoto, la lodevole iniziativa e il normale sviluppo,
cosí da evitare che si protragga l'attuale stato di disagio, il
quale di fatto ricade solo sul mantenimento della S. Messa e sulla serenità
dei fedeli.
Auspichiamo, altresí, che si presti la dovuta considerazione
alla necessità di ampliare l'esperienza condotta fin qui, estendendo
ad altre chiese la celebrazione secondo il Missale Romanum
di S. S. Giovanni XXIII; e che si superino con decisione certe tendenze
che, approfittando di vicende come quelle della Misericordia di Torino,
spingono perché si arrivi a credere che ove si celebra col Rito
Tradizionale si determinano situazioni spiacevoli: quindi meglio evitare
tali celebrazioni!
Non vogliamo dar credito a chi guarda al perdurare del commissariamento
dell'Arciconfraternita come ad un mezzo per ostacolare la celebrazione
della S. Messa col Rito Tradizionale, ma non possiamo fare a meno di considerare
che anche in mancanza di una qualche precisa subdola volontà, di
fatto è proprio questo che si viene a determinare.
Dio non voglia che un giorno dovessimo arrenderci di fronte alla constatazione
che abbia operato una qualche mala volontà, anche se fin d'ora sappiamo
che ci sono di quelli che da un anno godono per questa situazione e sperano
in cuor loro che la S. Messa Tradizionale venga soppressa.
Da queste colonne, quali figli devoti di Santa Madre Chiesa, rivolgiamo
formalmente una accorata supplica a S. E. R.ma il Cardinale Arcivescovo
perché ponga fine ad una anomalia che fa solo comodo a coloro che
vogliono ridurre la Chiesa ai minimi termini; e ci permettiamo di sollecitare
il suo autorevole e deciso intervento perché si giunga al piú
presto ad una piú diffusa celebrazione della S. Messa secondo il
Rito Tradizionale, incoraggiando i parroci e gli altri religiosi che sono
disponibili in tal senso.
Può venirne solo del bene.
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