A PROPOSITO DEGLI UOMINI IN FOTOCOPIA
(6/97)
Gli amici, ormai abituati ai nostri paradossi, ci perdoneranno sicuramente
la leggerezza con cui ci accingiamo ad affrontare un argomento cosí
delicato e cosí serio come quello della cosiddetta clonazione degli
esseri viventi.
Siamo convinti che, ai giorni nostri, sia meglio lasciare la serietà
rigorosa ai tanti pensatori e scienziati, cosí che possa risaltare
meglio la loro debolezza e la loro leggerezza, riservandoci, da parte nostra,
di scherzare con serietà sulla pericolosa puerilità di questo
mondo impazzito e votato all'autodistruzione.
Per prima cosa, dobbiamo subito confessare che siamo stupefatti della
indignazione che da tante parti si leva contro gli esperimenti di clonazione
di esseri viventi. Stupefatti e anche un po' offesi: perché impedire
il progresso scientifico che è in grado di fornirci dei bei vitelloni
tutti sani e ricchi di proteine? Perché?
Perché contrastare le conquiste della scienza che possono farci
avere da una spiga di grano centinaia di chicchi magari da un etto ciascuno?
Perché?
Perché ci si dimostra cosí ciechi da condannare la possibile
creazione di una riserva di corpi umani tutti esenti da malattie e perciò
in grado di fornire quanti organi sani si vuole per i poveri malati? Perché?
Gente senza cuore!
Ecco: per quanto possa sembrare paradossale, chi oserebbe contestare
che tutti questi interrogativi sono perfettamente legittimi alla luce di
quanto ci è stato insegnato in questi ultimi decenni?
Quando i nostri bisnonni videro sfrecciare per la prima volta le automobili,
ne rimasero cosí atterriti da correre subito con la mente al demonio
e alle sue opere malvagie. Si racconta che i nostri contadini si facevano
subito il segno della croce alla vista di cose cosí strane!
Eppure oggi non v'è contadino che non abbia la sua bella automobile!
Il progresso: è questo il punto.
Qualcuno sarà certamente tentato di accusarci di eccessivo semplicismo
e di nutrire un pregiudiziale e ingiustificato odio contro il progresso.
Il fatto è che per progresso non si intende lo sviluppo di certe
tecniche atte a facilitare l'operare umano, bensí una sorta di continua
e incontrollata crescita delle elaborazioni meramente umane in tutti i
campi: dalla manualità alla filosofia, e perfino alla teologia.
Beh! Questo progresso, non solo non ci piace, lo confessiamo, ma ci
incute un sacrosanto timore, poiché ci accorgiamo ogni giorno di
piú che, nonostante ogni sforzo per resistere, continua a proporci
mille deviazioni e mille tentazioni: quasi il suo fine ultimo fosse quello
di condurci alla dannazione eterna!
Un esempio clamoroso di progresso fine a sé stesso, e cioè
basato solo sulla presunzione umana dimentica delle leggi di Dio, lo troviamo
nella famosa sfida tra i maghi del faraone e Mosè.
Il testo (Esodo, 7) narra dei prodigi che i maghi erano in grado
di operare, prodigi operati dallo stesso Mosè: la differenza consisteva
tutta nel piccolo particolare che i maghi operavano per contraddire la
volontà di Dio, mentre Mosè operava per seguire la volontà
di Dio.
Questo esempio ci aiuta a comprendere come gli uomini possano anche
fare delle cose prodigiose, in perfetta liceità, ma solo se questo
avviene nel rispetto della volontà divina; diversamente, ferma restando
la loro capacità di operare prodigi, le loro opere saranno opere
del demonio e li condurranno alla perdizione.
D'altronde, è implicito in questo ragionamento il fatto che
gli uomini, operando in maniera difforme dalla volontà divina, non
potranno che andare incontro a delle realizzazioni incontrollate e pericolose
per la loro stessa esistenza.
Ovviamente, resta il problema di come attenersi costantemente alla
volontà divina.
Proprio questo problema, che a prima vista sembra di una complessità
enorme, è quello che ci rende cosí avversi al mondo moderno,
al suo illusorio progresso ed ai suoi dogmi evoluzionisti.
In realtà si tratta solo di un falso problema, posto come tale
in maniera artificiosa da chi, da secoli, ha in vista solo la perdizione
dell'uomo. Le cose sarebbero molto piú semplici se ci si attenesse
all'evidenza della realtà umana: l'uomo non nasce da sé,
la sua esistenza dipende dalla volontà di Dio, quindi… solo vivendo
secondo i dettami della Rivelazione Divina può compiere lecitamente
il suo destino terreno.
In altre parole, solo la religione, e cioè quanto scaturisce
dalla Rivelazione Divina, è maestra e regolatrice della condotta
umana.
Orbene, questo mondo moderno, questa scienza moderna, questo progresso,
questa evoluzione, dipendono realmente dagli insegnamenti religiosi?
Il primo che dicesse: Si!, sarebbe un mentitore.
C'è stato un tempo, in Occidente, in cui si credeva sinceramente
nel valore del detto: Scientia sine theologia nihil, ma sono
secoli che questo detto viene misconosciuto, anzi sempre di piú
condannato come errato, anche nelle facoltà teologiche: e sta tutta
qui la demoniaca perniciosità del progresso.
Purtroppo, anche la Chiesa sembra essere caduta nella trappola della
demagogia progressista, ma questo non ci esime dal dire le cose come stanno:
se ci sono fior di cattolici che si dedicano alle pratiche negromantiche
della vivisezione umana, se ci sono fior di prelati che si battono per
le "conquiste sociali" scambiandole per la realizzazione del Regno di Dio
in terra, se ci sono fior di laici e di religiosi che hanno fatto della
dignità umana un nuovo dogma, tanto da confondersi fra i Dieci Comandamenti
e la Carta dell'ONU, tutto ciò non ci può impedire di ribellarci
di fronte ad un mondo sempre piú dimentico di ogni dottrina e di
ogni morale; e quando diciamo dottrina e morale intendiamo solo la dottrina
e la morale religiosa, poiché tutto il resto non merita tali nomi.
Tornando adesso alla clonazione, forse si comprende meglio il nostro
paradosso iniziale, poiché se la coerenza non è una sciocchezza
bisogna riconoscere che la clonazione è perfettamente coerente con
questo mondo moderno e con i suoi dogmi progressisti. Cosí come
domani sarà altrettanto coerente la soppressione dei malati, perché
la cura dei loro mali si rivela troppo costosa; quella dei vecchi, perché
improduttivi, quella degli "asociali", perché non in linea con la
mentalità corrente.
Lo sappiamo bene, siamo tra i primi a correre il rischio di essere
classificati tra gli "asociali", ma non ci possiamo fare niente: noi siamo
affetti dal morbo dell'"intolleranza religiosa", e ci rassegniamo bellamente
di fronte al fatto che questo mondo cosí tollerante, ivi compresa
la novella Chiesa post-conciliare, NON TOLLERA nessuno che tenga fermi
i principi della religione.
ALLA PRIMA PAGINA
(Home)
AL SOMMARIO GENERALE
AL SOMMARIO PER ARGOMENTI |