A PROPOSITO DEGLI UOMINI IN FOTOCOPIA 
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Gli amici, ormai abituati ai nostri paradossi, ci perdoneranno sicuramente la leggerezza con cui ci accingiamo ad affrontare un argomento cosí delicato e cosí serio come quello della cosiddetta clonazione degli esseri viventi.
Siamo convinti che, ai giorni nostri, sia meglio lasciare la serietà rigorosa ai tanti pensatori e scienziati, cosí che possa risaltare meglio la loro debolezza e la loro leggerezza, riservandoci, da parte nostra, di scherzare con serietà sulla pericolosa puerilità di questo mondo impazzito e votato all'autodistruzione.

Per prima cosa, dobbiamo subito confessare che siamo stupefatti della indignazione che da tante parti si leva contro gli esperimenti di clonazione di esseri viventi. Stupefatti e anche un po' offesi: perché impedire il progresso scientifico che è in grado di fornirci dei bei vitelloni tutti sani e ricchi di proteine? Perché?
Perché contrastare le conquiste della scienza che possono farci avere da una spiga di grano centinaia di chicchi magari da un etto ciascuno? Perché? 
Perché ci si dimostra cosí ciechi da condannare la possibile creazione di una riserva di corpi umani tutti esenti da malattie e perciò in grado di fornire quanti organi sani si vuole per i poveri malati? Perché?
Gente senza cuore! 

Ecco: per quanto possa sembrare paradossale, chi oserebbe contestare che tutti questi interrogativi sono perfettamente legittimi alla luce di quanto ci è stato insegnato in questi ultimi decenni?
Quando i nostri bisnonni videro sfrecciare per la prima volta le automobili, ne rimasero cosí atterriti da correre subito con la mente al demonio e alle sue opere malvagie. Si racconta che i nostri contadini si facevano subito il segno della croce alla vista di cose cosí strane! 
Eppure oggi non v'è contadino che non abbia la sua bella automobile!
Il progresso: è questo il punto. 
Qualcuno sarà certamente tentato di accusarci di eccessivo semplicismo e di nutrire un pregiudiziale e ingiustificato odio contro il progresso. 
Il fatto è che per progresso non si intende lo sviluppo di certe tecniche atte a facilitare l'operare umano, bensí una sorta di continua e incontrollata crescita delle elaborazioni meramente umane in tutti i campi: dalla manualità alla filosofia, e perfino alla teologia.
Beh! Questo progresso, non solo non ci piace, lo confessiamo, ma ci incute un sacrosanto timore, poiché ci accorgiamo ogni giorno di piú che, nonostante ogni sforzo per resistere, continua a proporci mille deviazioni e mille tentazioni: quasi il suo fine ultimo fosse quello di condurci alla dannazione eterna! 

Un esempio clamoroso di progresso fine a sé stesso, e cioè basato solo sulla presunzione umana dimentica delle leggi di Dio, lo troviamo nella famosa sfida tra i maghi del faraone e Mosè.
Il testo (Esodo, 7) narra dei prodigi che i maghi erano in grado di operare, prodigi operati dallo stesso Mosè: la differenza consisteva tutta nel piccolo particolare che i maghi operavano per contraddire la volontà di Dio, mentre Mosè operava per seguire la volontà di Dio.
Questo esempio ci aiuta a comprendere come gli uomini possano anche fare delle cose prodigiose, in perfetta liceità, ma solo se questo avviene nel rispetto della volontà divina; diversamente, ferma restando la loro capacità di operare prodigi, le loro opere saranno opere del demonio e li condurranno alla perdizione.
D'altronde, è implicito in questo ragionamento il fatto che gli uomini, operando in maniera difforme dalla volontà divina, non potranno che andare incontro a delle realizzazioni incontrollate e pericolose per la loro stessa esistenza.
Ovviamente, resta il problema di come attenersi costantemente alla volontà divina.
Proprio questo problema, che a prima vista sembra di una complessità enorme, è quello che ci rende cosí avversi al mondo moderno, al suo illusorio progresso ed ai suoi dogmi evoluzionisti. 

In realtà si tratta solo di un falso problema, posto come tale in maniera artificiosa da chi, da secoli, ha in vista solo la perdizione dell'uomo. Le cose sarebbero molto piú semplici se ci si attenesse all'evidenza della realtà umana: l'uomo non nasce da sé, la sua esistenza dipende dalla volontà di Dio, quindi… solo vivendo secondo i dettami della Rivelazione Divina può compiere lecitamente il suo destino terreno.
In altre parole, solo la religione, e cioè quanto scaturisce dalla Rivelazione Divina, è maestra e regolatrice della condotta umana.
Orbene, questo mondo moderno, questa scienza moderna, questo progresso, questa evoluzione, dipendono realmente dagli insegnamenti religiosi?
Il primo che dicesse: Si!, sarebbe un mentitore.

C'è stato un tempo, in Occidente, in cui si credeva sinceramente nel valore del detto: Scientia sine theologia nihil, ma sono secoli che questo detto viene misconosciuto, anzi sempre di piú condannato come errato, anche nelle facoltà teologiche: e sta tutta qui la demoniaca perniciosità del progresso.
Purtroppo, anche la Chiesa sembra essere caduta nella trappola della demagogia progressista, ma questo non ci esime dal dire le cose come stanno: se ci sono fior di cattolici che si dedicano alle pratiche negromantiche della vivisezione umana, se ci sono fior di prelati che si battono per le "conquiste sociali" scambiandole per la realizzazione del Regno di Dio in terra, se ci sono fior di laici e di religiosi che hanno fatto della dignità umana un nuovo dogma, tanto da confondersi fra i Dieci Comandamenti e la Carta dell'ONU, tutto ciò non ci può impedire di ribellarci di fronte ad un mondo sempre piú dimentico di ogni dottrina e di ogni morale; e quando diciamo dottrina e morale intendiamo solo la dottrina e la morale religiosa, poiché tutto il resto non merita tali nomi.

Tornando adesso alla clonazione, forse si comprende meglio il nostro paradosso iniziale, poiché se la coerenza non è una sciocchezza bisogna riconoscere che la clonazione è perfettamente coerente con questo mondo moderno e con i suoi dogmi progressisti. Cosí come domani sarà altrettanto coerente la soppressione dei malati, perché la cura dei loro mali si rivela troppo costosa; quella dei vecchi, perché improduttivi, quella degli "asociali", perché non in linea con la mentalità corrente.
Lo sappiamo bene, siamo tra i primi a correre il rischio di essere classificati tra gli "asociali", ma non ci possiamo fare niente: noi siamo affetti dal morbo dell'"intolleranza religiosa", e ci rassegniamo bellamente di fronte al fatto che questo mondo cosí tollerante, ivi compresa la novella Chiesa post-conciliare, NON TOLLERA nessuno che tenga fermi i principi della religione.

CC



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