SPIRITO È BELLO
(6/97)
ovvero le equivoche consolazioni dell'uomo moderno
A sentire certe pubblicità, sembra proprio che si possa sapere
di tutto con poche migliaia di lire. Per quattro soldi si offrono dei fascicoli
da rilegare in cui si parla del mondo di qua e del mondo di là,
dei fenomeni ordinari e di quelli straordinari, dei vivi e dei morti, della
vita terrena e di quella celeste, e chi piú ne ha piú ne
metta.
Un affare!
Si tratta di uno di quei perniciosi fenomeni moderni per cui si pretende
di poter conoscere le cose piú sconosciute semplicemente leggendone
qualcosa su un giornaletto o su un articolo "divulgativo".
Come dire: la sapienza a buon mercato.
Se si riflette, anche solo un po', su questo fenomeno, si comprende
che ci si trova al cospetto di una delle chiavi che permettono di capire
come possano diffondersi certe suggestioni oltremodo pericolose quali la
reincarnazione e lo spiritismo.
Beninteso, lo stesso discorso potrebbe farsi per qualunque altro argomento,
poiché la mentalità corrente si serve ormai solo della divulgazione
"da quattro soldi" per tenersi informata su "tutto" e per ritenersi soddisfatta
dell'informazione ricevuta.
Tra l'altro, molto spesso, si tratta di informazioni non richieste,
ma offerte in maniera tale da stimolare la curiosità, se non addirittura
la morbosità, e da offrire nel contempo supposti rimedi alle manie
di onnipotenza o ai bisogni di consolazione della gente comune; ove per
"gente comune" bisogna intendere un po' tutti noi: ignoranti o colti, miscredenti
o fedeli, immaturi o maturi.
Visto che in questi ultimi tempi si è ulteriormente parlato degli
"spiriti" e dei loro portenti, e se ne è parlato, con condiscendenza,
anche su qualche giornaletto che disgraziatamente si spaccia per "cattolico"
(… si, proprio quello diretto dai Paolini "d'assalto"!), non ci sembra
inutile soffermarci su questa mania sempre piú diffusa dello spiritismo.
Sia ben chiaro, per prima cosa, che non intendiamo riferirci minimamente
al giornaletto citato prima, né ad altre cose simili. Entrare in
polemica con certi preti, su argomenti come questi, non ci interessa minimamente:
ognuno è padrone di scegliersi liberamente il suo bel posticino
in questo o in quell'angolo dell'Inferno. Pensiamo solo che sia opportuno
ricordare certe cose perché coloro che possono intenderle abbiano
la possibilità di guardarsi da certi pericoli.
Per il resto, sarà la Misericordia di Dio ad operare secondo
la sua Giustizia.
Che gli uomini possano entrare in contatto con gli "spiriti" è
cosa del tutto possibile e perfettamente plausibile, poiché, in
effetti, l'insieme della realtà in cui viviamo non è certo
limitata alle sole cose che cadono sotto i nostri sensi. Vi sono cosí
tante cose in seno a questa realtà, da non poter essere esaurite
neanche dalla piú sfrenata immaginazione. Solo che, come suggerisce
anche il piú elementare buon senso, è necessario che ci si
intenda sulle cose di cui si parla o di cui si fa esperienza.
Cosa sono gli spiriti?
Con questo termine si potrebbero intendere le cose piú diverse,
e basta dare uno sguardo ai Vangeli per rendersene conto. Vi è lo
Spirito di Dio, vi è lo Spirito Santo, vi è lo spirito del
male, vi sono gli spiriti immondi, e cosí via in un elenco che potrebbe
essere molto lungo. Ciò significa che col termine "spirito" si suole
indicare quell'elemento che, pur reale, non è suscettibile di essere
percepito dai nostri sensi, se non, a volte, per gli effetti sensibili
che esso può produrre; anzi, neanche per tutti quelli possibili,
ma solo per quelli di cui ci accorgiamo.
A rigore di logica, quindi, lo spiritismo dovrebbe corrispondere all'approccio
col mondo non-sensibile; e diciamo "non-sensibile" per sottolineare che
ci si dovrebbe riferire sia al mondo sovra-sensibile sia al mondo infra-sensibile,
visto che quando si parla di "oltre il sensibile" non si può certo
dare per scontato che esista solo il sovra-sensibile, poiché è
implicito che ad esso debba corrispondere specularmente l'infra-sensibile,
e cosí è infatti.
Prima precisazione, quindi: il mondo sensibile è come una sorta
di "mondo intermedio", sopra di esso vi è il mondo degli spiriti
che possiamo chiamare celesti, sotto di esso quello degli spiriti che possiamo
chiamare infernali; terminologia questa che può anche dispiacere
a qualcuno, ma che è l'unica che ci offre la nostra cultura sia
religiosa sia laica e, per ciò stesso, la piú adatta a rendere
l'idea di ciò che qui ci interessa.
Ora, cosa si intende oggi per spiritismo?
Al di là delle sottigliezze, con questo termine si designa una
piú o meno vaga propensione a credere che si possa comunicare con
gli "spiriti" delle persone morte, fino al punto che vi sono certuni che
sono convinti di aver parlato col proprio zio o col proprio marito morto
da anni.
Un convincimento del genere intende dare per scontato che si è
stati perfettamente in grado di discernere fra tutte le possibili manifestazioni
degli "spiriti": e cioè che si è stati in grado di distinguere
fra le manifestazioni degli "spiriti" sovra-sensibili e quelle degli "spiriti"
infra-sensibili, fra le manifestazioni degli "spiriti" angelici e quelle
degli "spiriti" infernali; e cosí via.
Ora, fino a prova contraria, l'unica cosa seria che siano riusciti
a fare gli spiritisti è la provocazione di fenomeni diversi, dei
quali non sanno assolutamente nulla: né cosa sono, né da
cosa sono causati, né come sono causati. Prova ne è il fatto,
tra l'altro, che tutti i fenomeni di cui si parla avvengono sempre in presenza
di una condizione di incoscienza di una o piú persone, la cosidetta
trance;
condizione di incoscienza che è, per l'appunto, non solo richiesta
come indispensabile per la manifestazione dei fenomeni, ma alla quale ci
si deve "ben allenare" perché i fenomeni si manifestino.
Chiunque abbia un minimo di semplice raziocinio comprende bene che,
detto in altri termini, ci si trova di fronte all'assurdo che delle persone
che si allenano per porsi in una condizione di totale incoscienza, cioè
in condizione di non sapere neanche ciò che accade (figuriamoci
di capirlo!), si permettano poi di affermare che il tal fenomeno corrisponde
a quella tale realtà.
Se si prende un bambino inconsapevole di cosa sia il gelo, lo si addormenta
e lo si risveglia poi di soprassalto ponendogli un pacco di giaccio su
una spalla, sicuramente il bambino si sveglierà piangendo. Se alle
nostre domande rispondesse di essere stato morso da un cane, saremmo tanto
sciocchi da ricavarne la credenza che un pacco gelato e il morso di un
cane sono la stessa cosa?
Ammettiamo che il paragone, a prima vista, possa apparire astruso,
e chiunque lo rigetterebbe con ilarità, persino uno spiritista;
ma basta riflettere appena un po' per rendersi conto che non abbiamo esagerato
affatto.
Com'è possibile, allora, che migliaia di persone si lascino
indurre in errore tanto facilmente?
Semplice (si fa per dire!): la sentimentalità e la passionalità
degli Occidentali moderni è ormai spinta al punto tale che, come
scambiano la religiosità per religione, cosí scambiano la
consolazione e la sensazione per verità.
Tutto ciò che fa effetto è bello, quindi… è vero!
Tutto ciò che piace è "appagante", quindi… è giusto!
Il demonio ha fatto proprio un buon lavoro!
Qualcuno dirà forse che, come al solito, si vuol fare intervenire
ad ogni costo il demonio, quasi che da parte nostra si trattasse come di
una forma di fissazione maniacale.
Può anche darsi che le cose stiano cosí, ma sta di fatto
che non riusciamo a comprendere come certa gente possa parlare seriamente
di "morti che parlano", dopo essersi allenata ad abbandonarsi completamente
alle influenze piú incontrollabili e piú incontrollate. Non
solo. Ma non riusciamo ancor piú a comprendere come certi preti,
che si debba ritenere abbiano letto almeno il Vangelo, possano compiacersi
di fare da cassa di risonanza di assurdità cosí macroscopiche.
Non si è autorizzati a pensare che solo il demonio può
produrre suggestioni cosí scomposte?
Ma veniamo ad un altro aspetto non meno importante della questione.
Si dice che le anime dei morti parlino ai vivi: ora, ammesso e non
concesso che sia cosí, ciò significa che tra il mondo dei
morti e quello dei vivi esistono dei fattori in comune che permettono tale
"comunicazione". Intendiamo dire che perché i morti parlino ai vivi
è indispensabile che entrambi abbiano in comune degli elementi che
permettano ai primi di esprimersi nei termini dei vivi e a questi ultimi
di intendere nei termini dei morti. Il che significa, in parole povere,
che, almeno per certi aspetti peraltro di non poco conto (la volontà,
l'intelligenza, la parola, il sentimento, il dolore, la gioia, ecc.), il
mondo dei morti è "identico" e "coincidente" con quello dei vivi.
Se la cosa non fosse ridicola, ci sarebbe veramente da piangere! Perché
è come se avessimo appena detto che i morti non sono morti o i vivi
non sono vivi, cosa che anche il piú sprovveduto degli spiritisti
rigetterebbe come impossibile.
Si tratta infatti proprio di una impossibilità: il mondo dei
morti, per definizione, non può avere nulla in comune col mondo
dei vivi, e viceversa, poiché, diversamente, si tratterebbe di un
solo ed identico mondo.
Diciamolo ancora in un altro modo.
Se il mondo dei vivi è il mondo sensibile e quello dei morti
è il mondo ultra-sensibile (cioé al di là del sensibile),
ciò è possibile affermarlo perché i vivi possiedono
i sensi, a differenza dei morti che non possiedono piú i sensi.
Come fa dunque un morto a parlare? Ma come fa, soprattutto, a provare
dolore o piacere?
Gli spiritisti ci dicono che le "anime" dei morti "utilizzano" i sensi
umani per comunicare con i vivi: e questo spiegherebbe l'indispensabile
uso dei soggetti passivi (dei medium).
Ammesso e non concesso anche questo: resta da spiegare come dei soggetti
passivi (e incoscienti) possano "evocare" quel tal morto o quel tal'altro
per la consolazione e la soddisfazione dei presenti. Sarebbe inevitabile
supporre che, a fronte di una predisposizione passiva di un qualsiasi medium,
dovesse corrispondere la manifestazione di un morto qualsiasi, con una
probabilità infinitesimale che si possa trattare di un morto parente
o amico di uno degli evocatori presenti. Invece, guarda caso, appena il
medium "cade in trance" eccoti bello e servito il nonno:
tutto zucchero e miele, magari affiancato dalla dolce e amorevole nonnina.
In quanto a puerilità si potrebbe fare di meglio!
A dire il vero, gli spiritisti fanno anche di meglio: oltre ai "cari
defunti" riescono ad evocare (guarda caso!) degli "spiriti" sapienti, colti
e prodighi di buoni consigli.
Si tratta di un altro degli aspetti esilaranti di questo fenomeno.
Napoleoni, Cesari, Cleopatre, ecc., che parlano contemporaneamente
in centinaia di posti diversi, nelle lingue piú diverse, delle cose
piú diverse, con le persone piú diverse: quasi sempre per
dire le stesse insulsaggini, le stesse sciocchezzuole da bar, le stesse
banalità, che magari non avrebbero mai neanche pensate da vivi,
ma che sono tanto care agli spiritisti, i quali riescono a trarre da queste
"comunicazioni" le piú patologiche delle conclusioni.
In realtà, la disposizione passiva degli spiritisti permette
alle influenze inferiori di accedere nel mondo dei vivi (si vedano i diversi
passi dei Vangeli in cui si fa riferimento all'"ingresso" degli spiriti
negli uomini, che se ne liberano solo per la loro fede), utilizzando le
pulsioni, i sentimenti, le sensazioni, i desideri e le memorie dei presenti:
è questo che spiega la tipologia delle manifestazioni e il compiacimento
relativo degli ingenui partecipanti.
Non è un caso che in una gran parte di questi "consessi evocatorii",
i partecipanti vivano frementi le piú strambe "esperienze" sensoriali,
fino alle piú morbose e alle piú incofessabili; e tralasciamo,
per mancanza di spazio, le patologie e i danni psichici, le malattie mentali
e quant'altro lo spiritismo ha procurato ai suoi aderenti in questo ultimo
secolo e mezzo.
Ma allora… i fenomeni?
I fenomeni hanno sicuramente una loro realtà, fatte salve le
messe in scena dei soliti furbastri di turno, ivi compresi coloro che vivono
di queste cose e che, poverini, sono costretti a sbarcare il lunario!
Occorre tenere presente che i fenomeni vanno considerati per quello
che sono, e cioé delle reali manifestazioni "sensibili"; senza scadere
nella supponenza dei tanti "scientifici" che credono di spiegare tutto
con i trucchi e con la suggestione. Cercare di ricondurre tutto all'inganno
significa fare il giuoco dello spiritismo e di ciò che sta dietro
a questo e ad altri "movimenti" moderni che sempre piú prendono
piede in questo nostro mondo.
Il manifestarsi di certi fenomeni non spiega niente circa la loro causa:
anche il piú impreparato liceale sa bene che uno stesso effetto
ed un medesimo fenomeno possono essere, volta per volta, il risultato di
cause del tutto differenti e spesso contrastanti ed esclusive tra loro.
Ritenere che un fenomeno possa essere generato solo da una data causa,
e solo da essa, è indice, come minimo, di semplicismo e di pressappochismo.
Ora, un qualsiasi fenomeno, per essere tale in relazione alla percezione
umana, dev'essere essenzialmente di tipo sensibile, tale cioè da
interessare le facoltà sensoriali umane, ivi compresa la facoltà
sottile della "sensazione". Il che significa che esso, in quanto fenomeno
è semplicemente facente parte del mondo sensibile, e non ha niente
a che vedere con un qualsiasi altro mondo "non-sensibile", reale o supposto
che sia.
Ne deriva che la quasi totalità dei fenomeni, per definizione,
possono solo essere delle manifestazioni di "questo mondo", cioè
del mondo umano. Nulla di trascendentale, quindi, e tanto meno nulla di
"spirituale".
Che gli spiritisti non si rendano conto di questa verità elementare,
passi, visto che richiedono ai loro aderenti una totale disposizione ed
un solido allenamento all'ignoranza; stupisce che la cosa ammorbi anche
quelli che si piccano di "saperne di piú". Lasciamo stare gli "scientisti":
quelli credono solo a loro stessi, e tanto basta per far capire come siano
impossibilitati a comprendere alcunché.
Se i fenomeni sono manifestazioni del mondo sensibile, e se i morti
non appartengono piú a questo mondo sensibile, qual'è la
loro causa piú probabile?
Sappiamo, dalla dottrina cristiana, che l'intero creato è ordinato
al ricongiungimento con Dio, il che significa che il mondo sensibile è
ordinato a risolversi nel sovra-sensibile, al pari dello stesso infra-sensibile.
Solo che quest'ultimo, per portarsi oltre il suo stato, dovrà necessariamente
interferire col mondo sensibile stesso: dovrà come passargli attraverso,
vista la gerarchizzazione dell'intera creazione. Queste interferenze del
mondo infra-sensibile nel mondo sensibile, in una situazione normale, e
cioè in una Civiltà Tradizionale, sono sempre state tenute
a bada dalla pratica religiosa, che è in grado di impedire che producano
degli effetti nocivi nei confronti degli uomini e degli altri esseri viventi.
Quando tale pratica incomincia ad indebolirsi, le interferenze delle forze
infere producono gli effetti piú deleteri e i fenomeni piú
stravaganti, i quali vengono percepiti dagli uomini indeboliti dalla mancanza
di vera religione, come delle cose meravigliose e affascinanti, che si
compiacciono di accostare o di far coincidere con le loro piú nascoste
morbosità: dal sentimentalismo affettivo al piacere carnale, dall'orgoglio
intellettuale all'autocompiacimento razionale.
In sostanza, da quando questo nostro mondo occidentale ha incominciato
a disconoscere Dio, nella teoria e nella pratica, e ad esaltare l'umanesimo,
fino a farne una sorta di nuova religione, le influenze infere hanno potuto
affermarsi in seno al mondo degli esseri viventi e a manifestarsi nei modi
e con gli effetti piú diversi.
Per far ciò esse si servono della debolezza umana, che diventa
il veicolo col quale introducono nel mondo dei viventi suggestioni e pulsioni.
Queste ultime, che sono di vario tipo (e di cui se ne ha il prototipo nel
serpente della Genesi), servono essenzialmente a confermare gli
uomini nel loro protervo e innaturale attaccamento alla vita terrena e
ai beni materiali, perché solo cosí esse possono servire
alla proliferazione nel mondo di quelle stesse influenze che le hanno generate.
Si instaura cosí una sorta di circolo vizioso, in base al quale
piú gli uomini si indeboliscono spiritualmente e religiosamente,
piú diventano facile preda delle influenze infere: col risultato
che la spiritualità umana tende sempre piú ad annullarsi
e le potenze infere sempre piú ad affermarsi.
Il limite è già stato indicato nel Vangelo, dallo stesso
Nostro Signore Gesú Cristo, che non permetterà alcun trionfo
degli inferi, poiché con la Parusia ogni cosa sarà
restituita alla Potestà di Dio, e Satana sarà ricacciato
nell'Inferno.
Nel frattempo, però, se ne vedranno delle belle! E gli illusori
trionfi del Maligno andranno di pari passo con l'infatuazione umana per
il dominio del mondo.
In qualcuno potrebbe sorgere il dubbio che un quadro cosí ricco
di tinte fosche, mal si concilii con il crescere del cosiddetto benessere
moderno e con la diffusione universale dell'insegnamento e della cultura:
a che servirebbero allora benessere materiale e cultura diffusa, se non
ad affrancare gli uomini dalla schiavitú del bisogno e a renderli
piú consapevoli della realtà in cui vivono?
Confessiamo che vi è stato un tempo in cui anche noi ci siamo
posti la stessa domanda; sennonché ci siamo poi accorti che la risposta
appariva incoerente solo perché avevamo posto male la domanda.
Benessere e cultura, come valori degni del destino dell'uomo, senza
alcuna sottomissione di essi alla Rivelazione divina e alle sue leggi?
Ecco, questa è una di quelle suggestioni di cui parlavamo prima
e che indicavamo come generata dall'influenza delle forze infere.
Per gli appassionati di "riscontri storici", sarà interessante
ricordare che il fenomeno dello spiritismo, insieme alla maggior parte
dei fenomeni cosiddetti "occultistici", è nato nel bel mezzo del
XIX secolo, appena dopo il trionfo dei "Lumi", in Occidente, con punte
avanzate in America e in Francia (le due patrie della Rivoluzione).
All'"affrancamento" dalla dipendenza culturale dai preti e dalla religione,
si accompagnò la diffusione dell'evoluzionismo, dell'ateismo, del
progressismo, dello scientismo, del modernismo, dei miti ugualitari, della
istruzione obbligatoria e di tant'altro, compreso l'occultismo.
Per ultimo facciamo notare che mentre l'occultismo e lo spiritismo,
fino a qualche decennio fa, sembravano essere appannaggio di un certo tipo
di ambienti e personaggi, via via essi hanno acquistato una diffusione
indifferenziata (l'accenno che abbiamo fatto alla condiscendenza di certi
ambienti cattolici nei confronti dello spiritismo, ne è una prova).
Il bello è che tutte le manifestazioni di questo tipo (compresi
i fenomeni delle sette e delle pseduo-religioni), vengono regolarmente
scambiate per una sorta di reazione al già superato materialismo,
addirittura come una sorta di cattiva risposta ad un rinnovato bisogno
di spiritualità dell'uomo moderno.
Attenzione! Perché anche in questo caso le cose non sono cosí
semplici come sembrano. Mentre può considerarsi giusta l'analisi
che vede nel crescente diffondersi del neo-spiritualismo in genere, una
fisiologica reazione al gretto materialismo che lo ha preceduto, deve considerarsi
errata la deduzione che il neo-spiritualismo sia mosso da istanze di tipo
spirituale.
In realtà, il trionfo del materialismo ha prodotto i frutti
desiderati, e innanzi tutto ha fatto sí che l'uomo non credesse
piú nella realtà della sua componente spirituale; a questo
punto il materialismo non serviva piú, ed è essenzialmente
per questo che la fine del materialismo non poteva produrre alcuna seria
reazione "spirituale": per il semplice motivo che il trionfo del materialismo
consistette nella negazione dell'esistenza dello spirito, e che in tale
trionfo rimasero coinvolti perfino molti teologi.
Morto quindi lo spirito, ogni reazione al materialismo non poteva essere
che di tipo materiale, sia pure sublimata al massimo grado; come per esempio
accade nel caso di coloro che, rifiutando il materialismo, si compiacciono
di scambiare per "spirituale" lo spiritismo, ben aiutati peraltro dall'uso
improprio dello stesso termine "spirito".
In queste righe abbiamo cercato di spiegare come lo spiritismo non abbia
niente a che vedere col mondo dello spirito, e tutto a che vedere col mondo
sensibile, e cioè col mondo della materia. Pensare di dar credito
alle manifestazioni cosiddette di "nuova spiritualità", significa
concorrere al piano di sovversione messo in atto da sempre dal Maligno.
L'unica cosa seria che si possa affermare in relazione alla cosiddetta
"nuova spiritualità" è che essa, come logica conseguenza
del materialismo, è un elemento di dissoluzione e di disgregazione
del mondo, proprio l'elemento decisivo che doveva servire al Maligno per
portare a compimento i suoi piani.
La fase della materializzazione del mondo è servita per far
chiudere all'uomo la porta della vera spiritualità; la fase della
"nuova spiritualità" servirà a dissolvere e a distruggere
ciò che nell'uomo è rimasto ancora di sano!
Dio permettendo!
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