LA MORTE, IL VIZIO E LA MANCANZA DI VIRTÙ
(11/97)
Ci sono accadimenti su cui sarebbe meglio stendere un pietoso velo di
silenzio, anche perché spesso si qualificano e si commentano da
soli; ma a volte si rende necessario cercare di comprendere fino che punto
si stia spingendo la smània di adesione a "questo mondo" di certa
parte della gerarchia cattolica.
Ci riferiamo a quella strana cerimonia cosiddetta "funebre" che si
è tenuta nel duomo di Milano in memoria di quell'imprenditore calabrese
della moda morto assassinato in America.
Non ci interessa entrare nei retroscena della vita del personaggio,
che il Signore giudicherà secondo i suoi meriti e suoi demeriti,
ma la rappresentazione che si è tenuta in duomo, quella sí
che ci interessa; se non altro perché si è voluto creare
appositamente un "caso"; si è voluto fare della morte di un pover'uomo
uno spettacolo indecoroso e blasfemo; si è voluto perfino speculare
sulla pietà cristiana, utilizzandola ad uso e consumo dell'esaltazione
dell'effimero, in spregio di ogni elementare preoccupazione di ordine morale
e dottrinale.
Il signor Arcivescovo di Milano non era presente, ma il clero del duomo
di sant'Ambrogio si è tutto prostrato ai piedi dei rappresentanti
di un mondo che con la Chiesa non ha nulla a che vedere, che della Chiesa
e dei suoi insegnamenti non gliene importa un bel niente, che non vive
in adorazione di Cristo, ma di mammona. Il tutto col beneplacito del Cardinale
Arcivescovo.
Se la cerimonia mondana si fosse svolta in un qualunque altro posto,
anche con la presenza di uno o piú prelati, la cosa non avrebbe
avuto la stessa attrattiva e la medesima risonanza; quindi bisognava farla
nel duomo di Milano, per forza, con la televisione, le macchine da presa,
le transenne, le forze dell'ordine, le guardie del corpo, centinaia di
fotografi e di cronisti, con tutti i personaggi truccati e preparati e
abbigliati per la bisogna del copione, secondo gli stili consueti delle
moderne rappresentazioni teatrali e cinematografiche: dove gli uomini si
presentano in abito scuro e occhiali neri, mentre le donne riesumano perfino
le nere velette per coprirsi il capo, il tutto ovviamente con tanto di
"firme", perché non si dimentichi di rendere omaggio ai nuovi dei
del modernismo consumista.
C'è da chiedersi se il Cardinale Arcivescovo di Milano, mentre
si svolgeva la rappresentazione teatrale, non si sia raccolto in preghiera
per implorare perdono a Dio di tanto scempio che veniva consumato nella
Sua Casa.
Li abbiamo visti tutti questi devoti in gramaglie che si struggevano
dal dolore per la morte violenta del loro caro amico: e vogliamo credere
a questo dolore, che pensiamo sincero e spontaneo. Ma come facciamo a far
finta di niente di fronte al fatto che anche i nostri figli siano stati
sottoposti all'induzione all'errore tramite i giornali e la televisione,
col beneplacito della Diocesi ambrosiana?
Chi erano e chi sono quei personaggi per essere proposti, quasi come
simboli, all'attenzione e alla considerazione nostra e dei nostri figli?
Martiri della Fede? Devoti fedeli della Santa Chiesa del Signore? Esempi
luminosi di abnegazione e di dedizione al prossimo? Uomini probi e donne
timorose di Dio?
Che qualcuno ce lo spieghi chi erano e chi sono quegli uomini e quelle
donne a cui è stato riservato il duomo di sant' Ambrogio perché
piangessero in esclusiva il caro estinto! Noi, dalla stessa televisione
e dagli stessi giornali, sappiamo che sono gli epigoni di tutto ciò
che la Chiesa condanna: effimero, moda, consumismo, lusso, lussuria, scandalo.
Questi sono i valori per cui si è pensato bene di riservare il duomo
di Milano ad uso esclusivo degli individui che li impersonano.
Manca solo che qualcuno proponga l'istruttoria della causa di beatificazione
del caro estinto: una perla di galantuomo, un esempio da imitare, di quelli
come non se ne trovano piú. Lo stesso che ha lasciato in eredità
al "suo amico" la modica somma di cinquanta milioni al mese vita natural
durante.
Come si pensa di poter conciliare tutto questo con le raccomandazioni
ai giovani di fuggire i facili guadagni? Come pensa il Cardinale Arcivescovo
di poter dire ai giovani che esempi del genere sono da rifuggire, salvo
poi riservare loro il duomo di Milano?
Di fronte alle legittime proteste che si sono levate da piú parti,
c'è stato qualcuno che si è permesso pure di scandalizzarsi,
sostenendo che si è trattato di un atto di pietà cristiana
col quale la Chiesa ha avuto la possibilità di accostarsi ad un
àmbito bisognoso delle sue cure.
Che Nostro Signore sia venuto per i peccatori e non per i giusti, lo
sappiamo benissimo, ma non ci risulta che per redimere i peccatori si sia
"adeguato" al peccato, facendo credere ai peccatori che potevano peccare
a piacimento, tanto la sua infinita misericordia avrebbe perdonato tutto.
Chi ancora si scandalizza e si indigna per le nostre invettive contro
lo "spirito del concilio", contro la gerarchia che avalla l'errore, contro
il clericalismo di nuova marca al servizio di "questo mondo", contro la
degenerazione del mondo moderno che non ha piú nemmeno il pudore
di dissimulare i suoi vizi, rifletta su accadimenti del genere, che si
vanno moltiplicando sempre piú, e ci dica come si fa a conciliarli
con l'insegnamento della Chiesa e con la dottrina tradizionale del Cristianesimo.
La tolleranza cristiana è un conto, tutt'altro erano invece
le case di tolleranza, forse l'ultimo posto pubblico in cui si praticava
in maniera riservata la tolleranza laica: oggi la si pratica in piazza,
e, alla gerarchia piacendo, in piazza Duomo.
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