LA BIBBIA? VIETATA AI CRISTIANI 
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Cosí il libro sacro fu messo al rogo dal Sant'Uffizio




Il solito articolo contro la Chiesa? Non esattamente. 
L'8 giugno scorso, a pagina 27 del quotidiano La Stampa, dedicata a "Società e Cultura", si leggeva il curioso titolo che abbiamo riprodotto qui sopra. Due ulteriori espressioni introduttive, poste in bell'evidenza una a fianco dell'altra, rendevano chiara la chiave di lettura dell'articolo che ne seguiva: 
       Era proibito leggerla in traduzione e si poteva rischiare la vita
     Mentre l'infanticidio suscitava scarsissima attenzione ideologica

Leggendo il pezzo, ci siamo resi conto che si trattava solo di "pubblicità", cioè del fatto che dovendo istigare all'acquisto di due libretti da poco pubblicati da due note case editrici "laiche", bisognava pur colpire l'immaginazione della "gente" e quindi bisognava "spararle" piú grosse che mai. 
Non sappiamo quanto l'"operazione" pubblicitaria, camuffata da informazione culturale, sia riuscita, cosa che non ci interessa affatto, ma siamo certi che la disinformazione ha aggiunto un nuovo tassello al mosaico della variopinta ignoranza che è ormai da anni l'idolo a cui sacrificano i novelli sacerdoti della cultura di massa o della massificazione della cultura che dir si voglia. 
Il contenuto del pezzo rivelava infatti la solita "documentazione": estremamente superficiale e correntemente contraddittoria. 
Confessiamo che non ci importa un bel niente dei convincimenti autolesivi di certi "intellettuali": ognuno è padrone di scavarsi la fossa che vuole; riteniamo però che non sia inutile sfatare certe leggende care alla pubblicistica atea che da alcuni secoli ha in odio Dio, i Suoi Santi e la Sua Chiesa. 

«…per oltre due secoli, fino alla metà del Settecento, la lettura della Bibbia è stata proibita ai cattolici, ad eccezione di coloro che erano in grado di leggerla in latino, e cioè un'infima minoranza di laici.». 
La colpa è tutta del Concilio di Trento! Si comprende cosí che questo famoso Concilio sicuramente sarà stato una sorta di antro oscuro affollato da stranissimi personaggi affetti dalle piú deprecabili manie persecutorie. 
Un bel giorno, si riuniscono e decidono di dar fuoco alla Bibbia! 
In realtà, fino al 1500, per circa 15 secoli i cristiani hanno sempre e comunque avuto modo di leggere la Bibbia, gli scritti dei Padri, quelli dei religiosi, quelli dei laici, dei cristiani, dei non cristiani, dei burloni, dei filosofi, ecc.; e la cosa si è protratta anche dopo il 1500, e anche dopo il l700, e anche fino ad oggi: solo che, non per colpa della Chiesa, i libri si son potuti sempre leggere a condizione che fossero stati prima scritti, e soprattutto a condizione che si sapesse leggere.
A quanto ci risulta gli analfabeti non hanno mai avuto la possibilità di leggere i libri, per il semplice fatto  che non sanno leggere: e gli analfabeti, nel 1500, erano molto di piú del 90 per cento della popolazione italiana ed europea. 
Dire che la lettura della Bibbia è stata proibita ai cattolici, tranne a coloro che sapessero il latino, significa dire che non era proibita a nessuno: perché gli analfabeti non l'avrebbero comunque letta, sia in latino sia in ostrogoto, mentre tutti gli altri conoscevano benissimo il latino. 

L'articolista forse non lo sapeva: ma per un "intellettuale" l'ignoranza su ciò di cui tratta è sintomo di pochezza mentale. 
Quando si scrive:«ad eccezione… di un'infima minoranza di laici.», si deve presumere che chi lo scrive non sappia che quell'infima minoranza costituiva TUTTA l'intellighenzia laica del tempo, e cioè tutti i laici che in quel tempo erano in grado di leggere e di scrivere, compresi quelli che si potrebbero paragonare ai piú impreparati dei "volgarizzatori" moderni. Insomma, a rileggere il pezzo è piú che evidente, anche per il meno preparato, che la Chiesa non ha mai proibito, né ostacolato, la lettura, non solo della Bibbia, ma di qualsiasi altro scritto foss'anche "laico" e profano, salvo quelli, ovviamente, contrari alla fede e alla salute spirituale e materiale dei fedeli. 
La proibizione della diffusione, e non della lettura, della Bibbia in volgare (e cioè in tedesco, francese, italiano, ecc.) si fondava sul gravissimo precedente di Lutero che, traducendo, facendo stampare e diffondendo la Bibbia in tedesco, aveva utilizzato il tutto per far dire alla Bibbia ciò che lui e i suoi amici volevano e per condurre in porto l'azione clerico-politica del distacco della Germania dalla comunione con Roma; instaurando la cosiddetta Riforma, che divenne poi la madre dei lumi e del modernismo.
Qualunque prete di campagna, preoccupato per la sorte dei propri parrocchiani, sarebbe corso al riparo. Tanto piú che la Bibbia in volgare non si stampava, allora, per l'istruzione popolare, come credono certi sempliciotti che ultimamente sono diventati scrittori e giornalisti: al popolo, non solo non gliene importava un bel niente delle Scritture in volgare, ma non sapeva neanche che farsene perché non sapeva leggere e non aveva alcuna intenzione di imparare a farlo (come è stato fino al '900). Le bibbie tradotte in volgare furono fin dal primo loro apparire lo strumento dell'intellighentia omocentrica, sia laica sia chierica, per attaccare e scardinare l'autorità del Magistero della Chiesa, al fine di giungere al disconoscimento dell'autorità di Dio e all'illusorio trionfo della supremazia dell'uomo sul divino, della creatura sul Creatore.
Purtroppo bisogna riconoscere che, nonostante gli sforzi del Concilio di Trento e del Sant'Uffizio, l'azione di argine contro il dilagare del malcostume e dell'errore non ha prodotto i frutti sperati: e oggi ci ritroviamo con tanti ignorantelli che discettano di tutto, soprattutto di ciò di cui non sanno niente. 
Ne abbiamo un esempio quando leggiamo frasi come queste: «Concetti come la difesa della vita… erano del tutto ignorati dalla Chiesa trionfante della Controriforma. Problemi come l'aborto, che a quel tempo si presentava nella forma ancora piú grave dell'infanticidio, suscitavano scarsissima attenzione sul piano ideologico;…». 
Come dire che nel 1500 della vita non gliene importava niente a nessuno, e meno che meno ai preti, i quali, con la complicità dei loro parrocchiani, lasciavano ammazzare i bambini a piacimento, prima e dopo nati. 
Intendiamoci, mica tutti, solo quelli asserviti allo strapotere della Chiesa della Controriforma. 
Che tempi! Che gentaglia! 

Dobbiamo subito dire, però, che nella frase che abbiamo citata vi è una di quelle furberie che vengono usate ad arte per dire una cosa intendendone un'altra, cosí che se qualcuno si fermasse al solo significato immediato (e cioè la stragrande maggioranza dei lettori), in fondo è colpa sua che ha capito male! 
Il nostro acculturato divulgatore afferma letteralmente: «…suscitavano scarsissima attenzione sul piano ideologico; benché…». 
Che sottigliezza, ragazzi! Che cultura! «sul piano ideologico», vuoi mettere! e tutta un'altra cosa! 
Infatti subito si affretta a precisare che "sul piano pratico" quei bifolchi e quei mangiabambini dei preti controriformisti erano molto piú efficienti di quelli di oggi. 
Traduciamo noi, allora, la prosa criptica in questione: “Nel '500 la Chiesa si faceva carico, in maniera totale, dei problemi relativi alla vita, alle nascite, alla indigenza, alle necessità della gente, aiutando tutti nei modi e con i mezzi possibili; purtroppo questi problemi non li affrontava sul piano ideologico, cosa questa del tutto deprecabile.”
Pensate un po' che contorcimento mentale, non ci meraviglieremmo se l'estensore risentisse ancora di un forte mal di testa! 
Insomma, si vorrebbe sostenere che nel '500, quando non esistevano i partiti, le ideologie, le sociologie, ecc., la Chiesa aveva il grande torto di non occuparsene: è vero, era impegnata "sul piano pratico", ma non faceva convegni al "Circolo della Cultura", non organizzava incontri ai "Venerdí Letterarii",  non dibatteva sui giornali i grandi temi d'attualità, non si schierava con i partiti politici, non divulgava i testi marxisti, non si confrontava con il liberalismo e il radicalismo, “quindi” era da condannare! 
Sí, è vero, "sul piano pratico" la Chiesa del '500 era efficiente, aveva però una grande colpa: non la pensava come me! 
Belle pretese, non c'è che dire! Pretese che si spingono sino ad accusare l'attuale Sant'Uffizio (la Congregazione per la Dottrina della Fede) di inaudita e antistorica parzialità: «E forse, chissà, verrà un giorno in cui la sola idea di un archivio ecclesiastico vietato agli studiosi per ragioni ideologiche apparirà altrettanto assurda quanto quella che la Bibbia possa finire al rogo.» 
Per quanto ci riguarda ci auguriamo esattamente il contrario, anzi ci auguriamo che il moderno Sant'Uffizio si decida a mettere all'Indice tutti quei libelli, compresi quelli che osano presentarsi come dei trattati di teologia, scritti sia da laici sia da chierici, che sono contrari alla sana Dottrina e perniciosi per la salute spirituale dei credenti. 

Per quel che riguarda l'accesso agli archivi del Vaticano. Ci chiediamo con quale spudoratezza si pretenda di accedervi col preciso intento di trarne tutto il male possibile per la Chiesa, adducendo la solita inconsistente giustificazione dei "motivi di studio". Ammesso e non concesso che un senza Dio possa ancora chiamarsi legittimamente "uno studioso", per quale assurda concezione "ideologica" la Chiesa dovrebbe aprire i suoi archivi a chi la considera meno che niente, a chi odia la sua istituzione e il suo credo, a chi opera costantemente per la sua distruzione e per la perdizione dei suoi fedeli? 
Il fatto è che questi moderni tuttologi del nulla pretendono di poter dire tutto il male possibile di chiunque e di poterlo fare persino in casa dell'interessato. 
Potenza delle ideologie! 

CC


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