A PROPOSITO DI MASSONERIA E DI SEGRETE COSE 
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Quando si affronta la questione della “massoneria”, in ambienti cattolici e non, si corre i rischio di essere indicati come “agenti provocatori”, tranne che non si parli della massoneria ripetendo, quasi pedissequamente, le cose che ormai ci si tramanda da due secoli. In realtà, nonostante le apparenze, la questione massonica è molto piú complessa di quanto sembrano credere in molti, che sono convinti di poterla liquidare sulla base dell'equazione massoneria = gnosticismo = lotta alla Chiesa. 
I termini di questa equazione, peraltro, sono del tutto fondati, sia che ci si voglia riferire alle proposizioni intellettuali dei massoni moderni, sia che si prendano come riferimento le attività da loro svolte. 
Ciò posto, a scanso di ogni equivoco teniamo a precisare che, per quanto ci riguarda, ogni convincimento e ogni attività antireligiosa, e quindi anticristiana, è di per sé assolutamente inaccettabile, non solo perché innanzi tutto è lesiva della Fede e della Chiesa, ma perché è anche un chiaro sintomo della imbecillità inguaribile di chi se ne fa propugnatore: chi ritiene di poter fare a meno di Dio e delle sue leggi, o chi ritiene di potersi modellare un Dio a suo piacimento, prescindendo dalla  Rivelazione, è innanzi tutto un poveretto estremamente bisognoso di cure e di attenzioni corretive. 
Supporre di poter "dialogare" con l'ateismo o col deismo massonico o di qualsiasi altra marca è come pretendere di discorrere con un sordomuto guercio, zoppo e monco.

Ciò non toglie, però, che la questione della massoneria è qualcosa di piú complicato, almeno in linea di principio, poiché, per esempio, non si capisce quale rapporto ci possa essere tra le moderne elucubrazioni massoniche e il fatto che si tratta di un organismo che si definisce “libera muratoria” (massoneria è un francesismo che sta per "muratoria "). Di un organismo cioè che, per lungo tempo, è stato nient'altro che l'insieme dei "muratori" che godevano di certe "franchigie" (da qui "liberi" o "franchi" muratori; "libera" o "franca" muratoria), e che giravano per i vari paesi europei soprattutto per costruire chiese ed  edifici pubblici. Anche il piú prevenuto si rende conto che in qualche angolo della questione ci dev'essere qualcosa che non quadra. I "liberi muratori" sono stati per secoli al servizio dei Papi e dei príncipi e non è mai accaduto che venissero condannati dagli uni o dagli altri, anzi la loro "arte muratoria" (che comprendeva dall'architettura alla raffigurazione sacra), veniva richiesta ed apprezzata da tutti, senza che si possa dir nulla di strano, ancora oggi, del colonnato di san Pietro, per esempio, o delle vetrate di Notre-Dame. 
Com'è che questa organizzazione, che un tempo dava inizio ai propri lavori in nome della Santissima e Indivisibile Trinità, ha finito col trasformarsi in un'accozzaglia di "liberi pensatori" che hanno in dispregio Dio e la Sua Chiesa?
Quando si parla di massoneria bisognerebbe tener presente questo interrogativo, se non ci si vuole attardare e perdere nel groviglio delle apparenze, le quali si sa bene che hanno un valore molto relativo e talvolta fuorviante. 
Per gli amanti dei "fatti" e dei "documenti storici" è opportuno ricordare che la prima bolla di condanna della massoneria è datata 28 aprile 1738 (In eminenti, di S. S. Clemente XII), reiterata nel 1751 (Providas, di  S. S. Benedetto XIV), e seguita da nove successivi richiami (l'ultimo l'Humanus Genus, di S. S. Leone XIII, del 1902), culminanti nei canoni 684 e 2335 del Codex Iuris Canonici promulgato da S. S. Benedetto XV il 27 maggio 1917. Il nuovo Codice di Diritto Canonico (26 Novembre 1983) non contiene piú i detti Canoni, come non contiene piú i diversi richiami di condanna a "sette" e "ideologie" diverse, ma è del 26 novembre 1983 la Declaratio de Associationibus Massonicis del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Ratzinger, seguita da un articolo sull'Osservatore Romano (Inconciliabilità tra fede cattolica e massoneria) del 23 febbraio1985. Ne consegue che la condanna della Chiesa è netta e non vi può essere comune misura tra la professione di Fede e l'adesione alla massoneria.

Tuttavia, sono proprio tutti questi pronunciamenti che mettono in risalto un dato che, a nostro avviso, non può essere trascurato se si vuole parlare seriamente della questione: la prima condanna è del 1738, e guarda caso la "massoneria moderna" era appena nata, nel 1717, in Inghilterra, ad opera di alcuni protestanti che ruppero con l'antica organizzazione cattolica dei "liberi muratori": come mai la Chiesa non ha sentito il bisogno di pronunciarsi contro questi ultimi prima di allora? Come mai corre di pari passo la novità dell'indifferentismo massonico e la speculazione illuminista? Che ne è stato dei "liberi muratori" cattofici: fedeli al Re e alla Santa Chiesa? Che ne è stato dei foro insegnamenti e delle loro pratiche fondate sulla dottrina cristiana?
Qualcuno potrebbe farci notare che, in fondo, non ci deve importare niente di ciò che sarebbe stata un tempo questa o quella cosa, perché ciò che conta è quello che essa è adesso, con i pericoli che ne derivano; tutto il resto sarebbe vana speculazione intellettuale, buona solo a distogliere dal compito urgente di lottare il male ove esso si presenta.
Cosa questa che ci trova del tutto d'accordo. 
Tuttavia, non bisogna dimenticare che quando si tratta dell'azione del male, si sa bene che il primo rischio che si corre è quello di sottovalutarne fa portata, fermandosi alle sue manifestazioni piú eclatanti e tralasciando il suo sottile e impercettibile insinuarsi: cosí che spesso accade che è lo stesso male a generare elementi apparentemente gravi e immediati da combattere, tanto palesamente gravi da richiedere il massimo impegno, col risultato che esso, il male, possa continuare indisturbato a lavorare lí dove la sua azione risulterà invece piú incisiva e irrimediabile. Prestare attenzione, quindi, ai significati meno apparenti di certi fenomeni moderni non significa perdere del tempo, ma implica la possibilità reale di poter combattere meglio l'azione di sovversione messa in atto dal demonio, ivi compresi quegli elementi che in un primo tempo sembrerebbero essere stati trascurati. 
Come esempio della possibilità reale di rimanere invischiati nelle spire delle sottili macchinazioni del maligno, basti ricordare il processo di demonizzazione a cui è stata indotta la Cristianità, soprattutto in questi ultimi due secoli, nei confronti del simbolismo cristiano; cosí che ci siamo ridotti a  considerare opera del maligno molta della simbologia usata da Cristo stesso, dai suoi Apostoli e dai Padri. 
Privandoci, in tal modo, di importanti elementi che erano stati provvidenzialmente predisposti a salvaguardia della fortezza della Fede. 

Oggi, per esempio, ci si preoccupa tanto del sovvertimento della liturgia, e non ci si accorge che molte delle diatribe si sono ridotte a mere speculazioni storico-esegetico-intellettuali per il semplice fatto che non si ha piú la minima idea del significato simbolico dell'iconostasi, per esempio, o della mano destra benedicente, o delle tre dita benedicenti, o dei colori rituali, o del triangolo raggiante con la punta in basso, o della risonanza acustica dell'abside, o dell'unzione di determinate parti del corpo, o dell'orientamento dell'altare e dell'orante, o della "centralità" della croce, o della cadenza "cosmica" della Pasqua, o della fiamma della candela, o del fumo dell'incenso, o dell'occhio della cupola, o della vocalità del gregoriano, o della "non territorialità" del battistero, o del "potere" del pastorale e delle chiavi, o della forma della tiara e della mitra, o del numero dei Salmi e dei grani del rosario, o della "ritmica" delle litanie, o della "renovatio" del Giubileo, etc., etc., etc.
Tutto si è ridotto a mera dialettica storico-documentaria, cosí che i richiami dell'uno possono equivalere ai richiami dell'altro, mentre continuiamo a perdere il senso profondo di tante cose importanti e finiamo con l'accontentarci dei pochi resti di un mondo in cui un tempo risuonava armoniosa la vibrazione divina e di cui oggi non abbiamo piú che un vago e incompreso sentore. 
Molta di questa simbologia, peraltro, è stata posta sotto accusa da molti cristiani (soprattutto a partire dall'800) per il semplice fatto che essa veniva usata "anche" negli ambienti occultistici, cosí che si è giunti al convincimnto che certi simboli potevano solo essere suggeriti dal demonio, adducendo "a posteriori" argomentazioni simili perfino per la simbologia ancora oggi presente nei nostri antichi edifici sacri, senza la minima remora per la cosí acclarata dichiarazione di ignoranza. In tal modo il maligno era riuscito nel suo intento: non solo i cristiani andavano perdendo il significato della loro simbologia tradizionale, ma dovevano arrivare fino al punto di considerarla anticristiana. 
Non bisogna mai sottovalutare l'astuzia del demonio, che si fa teologo per condurci alla perdizione. 

Belvecchio


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