DISINFORMAZIONE E SPIRITO DEL CONCILIO
(3/98)
In un articolo di un settimanale cattolico modernista, che faremmo volentieri
a meno di citare (Famiglia Cristiana, n° 42/1996, p. 15), abbiamo
trovato le tipiche inesattezze e superficialità che sembrano ormai
essere divenute l'imperativo costante di certa pubblicistica neo-clericale.
In esso si parla anche della Fraternità San Pio X, che sa benissimo
rintuzzare da sé ogni provocazione e non ha quindi bisogno che alcuno
la difenda; ma essendo lo scopo dell'autore quello di condannare tutto
il mondo tradizionalista ci sembra opportuno fare qualche precisazione.
L'autore, che è sempre il solito prete avanguardista, incomincia
con una inesattezza chiaramente voluta: Il movimento tradizionalista
di Lefebvre
.
Ora, il Lefebvre di cui si parla non è altri che mons. Marcel
Lefèbvre, Arcivescovo di Dakar, Delegato Apostolico per l'Africa
Occidentale, poi Vescovo di Tulle, Arcivescovo di Synnada, Nunzio Apostolico
in Francia, Superiore Generale della Congregazione dei Padri dello Spirito
Santo, Fondatore della Fraternità sacerdotale San Pio X.
A tutto questo l'estensore dell'articolo non accenna neanche, cosí
che mons. Lefèbvre diviene un certo Lefebvre, capo del movimento
tradizionalista. Non solo cattiva informazione, ma pura invenzione, poiché
mons. Lefèbvre non era a capo di alcun movimento.
Comprendiamo l'imbarazzo che ancora affligge certi preti modernisti,
ma ormai non ci sarebbe niente di strano a riconoscere che il movimento
tradizionalista fu ed è qualcosa del tutto spontaneo, e che mons.
Lefèbvre non fece altro che dare voce autorevole a tutti coloro
che altrimenti sarebbero stati zittiti dalla combriccola modernista.
L'autore continua affermando che ormai tale movimento sembra
entrato in una zona di silenzio. Il che è frutto della
pura fantasia sua e di certi altri.
Per quanto riguarda il movimento tradizionalista nel suo complesso,
senza stare ad elencare i diversi gruppi esistenti nel mondo e indipendentemente
da mons. Lefèbvre, noi stessi siamo la prova evidente della sua
vitalità, se non altro perché siamo tra quelli nati piú
recentemente.
Per ciò che attiene alla Fraternità San Pio X, guarda
caso proprio a gennaio dell'anno scorso il Superiore Generale mons. Fellay
ha benedetto solennemente la cappella Santa Caterina da Siena, sita nientemeno
che a Roma, in via Urbana 85, nei pressi di Santa Maria Maggiore. Come
zona di silenzio non c'è che dire!
Ma la cosa piú strana è che l'autore dimostra di non sapere
che l'indulto che permette la celebrazione della S. Messa col Messale tradizionale,
non riguarda i tradizionalisti di Lefebvre rientrati sotto
la giurisdizione del Vescovo ordinario, bensí tutti i tradizionalisti,
senza alcuna etichetta, che non si sono mai staccati dalla comunione col
proprio Vescovo.
Insomma, l'articolista non vuol far sapere ai suoi lettori che in Europa
e nel mondo vi sono migliaia e migliaia di fedeli che chiedono e a volte
ottengono, col cosiddetto indulto, di assistere alla S. Messa tradizionale.
Altro che "zona di silenzio".
Esistono diecine di chiese in cui si celebra la S. Messa col Messale
tradizionale, conventi e istituti in cui si celebra "solo" col Messale
tradizionale, con l'assistenza di Vescovi e di Cardinali di Santa Romana
Chiesa, e con l'imprimatur del Pontefice.
Com'è possibile che tutto questo l'articolista, che è
un prete, non lo sappia?
In realtà si dissimula, si minimizza, si disinforma. Meglio
non far sapere!
Intendiamoci, è anche possibile che il nostro prelato non sia
sufficientemente informato, ma in questo caso la cosa sarebbe ancora piú
grave poiché egli si permetterebbe di scrivere "autorevolmente",
vista la sede e la sua qualifica di "teologo", di cose che non conosce.
Comunque sia, una buona dose di malafede è pur sempre ben presente,
visto che, per esempio, egli continua a chiamare il Messale tradizionale
"Messale di San Pio V"; malafede piú che evidente
quando si pensi che si tratta del Messale rivisto e promulgato da Giovanni
XXIII, quello stesso Papa proposto come l'iniziatore dello "spirito del
concilio".
Meglio non far sapere!
La perla di questa opera di disinformazione è l'affermazione
che lo stesso rientro dei seguaci di Lefebvre favorirebbe il sentimento
di insofferenza e insoddisfazione. Tralasciamo il fatto che si
ammette l'esistenza di un "sentimento di insofferenza e di insoddisfazione",
di cui non si spiega minimamente il motivo, ma è veramente scandaloso
che un prete possa affermare che il rientro dei cattolici della Fraternità
San Pio X debba essere riprovata perché pericolosa.
L'articolo insiste parecchio sul valore del "rinnovamento conciliare",
dando per scontato che esso debba considerarsi un bene per la Chiesa, e
quindi condannando coloro che lo rifiutano. Di grazia, ma come non rifiutarlo
quando esso sfocia, come in questo caso, nel rigetto dei cattolici fedeli
alla Tradizione, mentre sulla base di esso si sollecita per ogni dove la
comunione con gli eretici, l'intesa con gli infedeli, e si rinnovano e
si moltiplicano gli abbracci perfino con i senza Dio?
Non è poi vero che l'etichetta di "teologo" serve ai modernisti
per rivestire di bella apparenza le loro interessate o inconscie "ideologie"
anticattoliche?
ALLA PRIMA PAGINA (Home)
AL SOMMARIO GENERALE
AL SOMMARIO PER ARGOMENTI |