10° ANNIVERSARIO DEL "MOTU PROPRIO ECCLESIA DEI"

PELLEGRINAGGIO A ROMA: GLI INTERVENTI
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Alle ore 9, hanno parlato il card. Stickler e in vescovo Tilmin
Il primo ha sottolineato il fatto che i vescovi, non favorendo o ostacolando l'applicazione dell'indulto, di fatto disubbidiscono al Papa; cosí che sarebbe necessario attuare una piú insistente opera di sollecitazione per la celebrazione della S. Messa secondo il rito antico, tenendo presente che occorre convincere i vescovi che la sana dottrina e la sana liturgia vanno di pari passo. Il Cardinale ha tenuto a precisare anche che i tradizionalisti devono dimostrare di essere i piú ubbidienti tra i cattolici, poiché non si può pensare che possa esistere la Messa fuori dalla Chiesa. 

Da parte sua, il vescovo Tilmin si è dichiarato in disaccordo col cardinale, poiché, secondo lui, il vero problema è l'interpretazione del "motu proprio Ecclesia Dei", interpretazione che differisce da vescovo a vescovo. Non v'è quindi nessuna disubbidienza da parte dei vescovi, quanto una diversità di vedute. Secondo lui è necessario far comprendere che la Messa Tridentina, pur essendo un segno di diversità nella Chiesa, non dev'essere considerata come elemento di divisione. In questo senso si dichiara convinto che le cose vadano migliorando e si augura che un giorno il nuovo e l'antico rito possano godere di un pari statuto nella Chiesa. 

Alle 11,30 è arrivato il card. Ratzinger. Era questo il momento piú atteso dai pellegrini convenuti a Roma. Non v'è dubbio che l'aspettativa fosse grande: non pochi si attendevano delle dichiarazioni significative da parte del Prefetto dell'ex Sant'Uffizio. 

Non si è trattato di una vera conferenza, poiché vi sono stati diversi interventi tenuti dalle persone che sedevano al tavolo di presidenza. 

Introdotto da mons. Perl, segretario della Commissio Ecclesia Dei, che di fatto ha diretto i lavori, il card. Ratzinger ha ripetuto ciò che in piú occasioni ha avuto modo di dire: che la nuova Messa non è quella che volevano i Padri Conciliari, che dopo il Concilio avrebbero dovuti attuarsi dei cambiamenti graduali e ponderati che tenessero sempre presente la centralità di Dio e la natura sacrificale della Messa, che gli sviluppi diversi assunti dalla nuova Messa non aiutano a far intendere l'unità della Chiesa. In relazione al pellegrinaggio e quindi al "motu proprio" del Papa di dieci anni fa, il card. Ratzinger ha sottolineato che non è pensabile che la diffusione del rito antico possa affidarsi a dei provvedimenti di tipo giuridico, come l'"Ecclesia Dei", ma è necessario che si giunga ad un cambiamento di mentalità; soprattutto ad un cambiamento nel sentire dei vescovi; ed ha precisato che occorre aspettare che sopraggiunga una nuova generazione di prelati. 

Dom Gérard ha presentato gli elementi complessivi della situazione, ricordando le gravi lacune del Novus Ordo e la generale insoddisfazione per la perdita di fattori essenziali della Messa. È cosí che si spiega perché i fedeli frequentano sempre meno la Messa e perché calano le vocazioni; mentre aumenta il numero dei preti che sentono il bisogno di recarsi a Le Barroux per celebrare col rito antico. Con tono appassionato l'Abate ha ricordato che il problema è importante ed urgente, ed ha proposto l'istituzione di un ordinariato tradizionale e la nomina di un Delegato Apostolico; insomma la costituzione di una sorta di Rito a sé stante; come d'altronde ce ne sono in seno alla Chiesa cattolica. 

Il dott. Davies ha inteso sottolineare come gli elementi raccolti in questi ultimi dieci anni smentiscano le rassicuranti dichiarazioni dei prelati. Che quanto è scaturito dal Vaticano II non è stato né capito né seguito dai fedeli, che continuano ad allontanarsi dalla Chiesa. Ha contestato soprattutto la pretesa, tutta gratuita, che i fedeli abbiano accettato bene e con piacere la nuova liturgia: ricordando che in America si è verificato l'allontanamento dalla Messa di circa 25 milioni di fedeli, mentre in Inghilterra, in Scozia e in Australia la Chiesa si avvia a diventare una realtà numericamente insignificante. D'altronde, la presenza a Roma di tanti pellegrini è la prova che solo l'ámbito tradizionale può contare su cuori saldi e radicati convincimenti: è necessario quindi che la Chiesa prenda atto di questa realtà. Circa le iniziative auspicabili si è dichiarato, tra l'altro, d'accordo con le proposte avanzate da Dom Gérard. 

Il prof. Spaemann ha fatto notare che l'aspetto piú inaccettabile del Novus Ordo è costituito dal modo in cui esso viene eseguito, cosí che il problema non sta tanto nella nuova Messa quanto nella maniera in cui si violano costantemente le rubriche e l'ordinario. A questo proposito ha ricordato che i vescovi vogliono dare ad intendere di non conoscere tale situazione, e continuano a sostenere che la nuova Messa è detta secondo i canoni, ma senza azzardarsi a rispondere a quelli che chiedono loro un elenco di queste messe celebrate correttamente. Anch'egli avanza dei suggerimenti sul da farsi. Sottolinea come la richiesta della celebrazione della Messa Tridentina dovrebbe essere intesa come un diritto di ogni famiglia ad educare spiritualmente i propri figli, senza dover delegare a nessuno un tale compito primario. E suggerisce che sarebbe possibile giungere ad un compromesso tra il rito antico e il nuovo con l'adozione del messale del 1965, quello in cui si operarono i primi lievi cambiamenti, con le letture in volgare, l'ampliamento delle parti dialogate, ma con il canone latino, gli elementi sacrificali e i gesti liturgici rimasti intatti. 

Gli interventi dei diversi oratori sono stati intercalati dai calorosi applausi dei presenti. In particolare si è potuto notare un certo stupore nel viso del Cardinale al calore con cui Dom Gérard ha perorato la causa della liturgia tradizionale, stupore che certo lo ha spinto ad unirsi ai ripetuti applausi dei presenti. Particolarmente calorosa è stata la condivisione dei partecipanti di lingua inglese alla incalzante disamina del dott. Davies, che è stato interrotto ed appludito piú volte. 

Purtroppo non tutti hanno potuto seguire interamente i diversi interventi: non v'era traduzione simultanea in italiano e la ricezione della traduzione nelle altre lingue, soprattutto dal tedesco, lasciava a desiderare.


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