Appunti per la fine del millennio
(12/99)
- Il 2000: fine o principio?
- Indicazioni dalla “nuova pastorale”.
- Un nuovo Pater noster?
- Che il Giubilo ci venga dalle nostre preghiere.
Il 2000: fine o principio?
La fine del secondo millennio si annuncia, come prevedibile, ricca
di tante curiosità. I piú disparati “specialisti” hanno già
incominciato a mettere a fuoco le cose piú bizzarre: la parola d’ordine
è “sorprendere”: fare spettacolo, ricavare soldi, mettersi in mostra
e, se possibile, avere successo. Tra le tante curiosità ne segnaliamo
una che sembra presentarsi come un “segno dei tempi”.
Nel 2000 finirà il secondo millennio o avrà inizio il
terzo millennio?
Tra i piú attenti vi sono di quelli che hanno affermato che
non si può parlare di inizio millennio perché quando si riformò
il calendario, che ancora oggi usiamo, non si conosceva l’anno zero: cosí
che il conteggio degli anni, incominciando da uno, fa concludere il secondo
millennio alla fine del 2000.
Abbiamo ricordato questa piccola curiosità perché ci
permette di considerare quanto sia puerile la mentalità moderna:
accapigliarsi sul riferimento matematico dell’anno zero è chiaramente
indice di una grande confusione tra convenzione e realtà.
Quando si dice “anno zero” non v’è dubbio che si dice “anno
inesistente”, poiché lo zero non esiste. Semmai lo zero è
l’immaginario punto di partenza dal quale ha inizio qualcosa: il primo
anno, nel nostro caso; cosí che la conta degli anni non può
partire se non con l’anno “uno”, com’è logico e reale. L’uso dello
zero nella notazione matematica è solo una convenzione, dalla quale
non si ricava alcuna cosa realmente computabile.
In effetti il secondo millennio si completa con il computo dell’intero
anno 2000, cosí che il terzo millennio avrà inizio col 1°
gennaio del 2001; e non per “chiara scienza”, ma semplicemente perché
è cosí che si conta: 1, 2, 3, …
Ma qual è la curiosità che piú colpisce?
Si tratta del fatto che il mondo intero, o quantomeno quella gran parte
di esso dominata dalla cultura occidentale moderna, ha già stabilito,
in quella maniera occulta e inesplicabile che è tipica degli ultimi
secoli, che nel 2000 si festeggerà l’avvento del nuovo millennio.
Certo è difficile trovare un documento ufficiale che affermi
una cosa del genere, e ciò nonostante si sono già definiti
in questo senso i festeggiamenti che accompagneranno il capodanno del 2000.
Sarà pure la fretta di trovare una scusa per divertirsi, ma
certo è che si tratta di una grossa stranezza: ci si prepara a festeggiare
la fine del millennio, scambiandola per un inizio.
Ora, scambiare la fine con l’inizio non è certo cosa da poco,
ma festeggiare la fine è cosa ancora piú indicativa, poiché
sottolinea che oggi i valori di riferimento sono legati all’idea di fine,
piuttosto che all’idea di principio. In parole povere è come se
si festeggiasse la morte di un uomo invece che la sua nascita, cosa questa
che, in verità, nessuno neanche si sognerebbe di fare: eppure per
il nuovo millennio pare che le cose stiano cosí.
Certo, se la nostra cultura occidentale moderna avesse in vista la
fine della vita dell’uomo come momento di inizio della sua vita celeste,
la cosa potrebbe anche avere un senso, ma tenuto conto del fatto che oramai
neanche piú molti preti ci credono, a questa “vitam venturi sæculi”,
resta solo da considerare che le feste del 2000 sono un chiaro segno della
inversione dei valori che stiamo vivendo in questi tempi bui, ciechi e
sordi; un chiaro segno di un “mondo alla rovescia”. (su!)
Indicazioni dalla “nuova pastorale”.
In vista del nuovo millennio si moltiplicano le iniziative e i suggerimenti
“pastorali”.
Migliaia di chiese portano appesi striscioni o manifesti ove si ricorda
questo “passaggio” epocale: la Chiesa pensa di dover approfittare di questo
“passaggio” psicologicamente importante per riproporre con maggior forza,
se possibile, la sua predicazione e la sua presenza; almeno è questa
l’intenzione.
I segni di tale presenza, però, sono cosí complicati
e numerosi e imprevedibili che si ha l’impressione che stia ripetendosi
la solita storia dell’apprendista stregone.
Come tutti sappiamo la televisione è un formidabile mezzo di
intrattenimento (o di incanta-mento?), di informazione (o di disinformazio-ne?)
e di… persuasione occulta. Per suo tramite la gente si “diverte”, si “distrae”
(potenza delle parole: di-verte, dis-trae, sono termini che significano
letteralmente “si volge dall’altra parte”, “è attratta da altro”),
si informa (ma è piú giusto dire che “viene informata”) ed
è indotta a pensare, a fare, a preferire, a comprare, ad amare,
ad odiare, a credere in questa o in quella cosa.
Ebbene, molti preti e molti religiosi, “co’ beneplacito delli Superiori”,
pare abbiano scoperto nella televisione il mezzo per predicare il Vangelo.
Ovviamente a modo loro e a modo della televisione stessa. Non certo a modo
del Vangelo.
Certe suore, monaci e preti, oltre che ad “appassionarsi” per la Passione
di Nostro Signore, si “appassionano” per la loro personale “passione”:
quella per una squadra di calcio, o per una ricetta di cucina, o per la
moda, o per le canzonette, o per qualche altra diavoleria che appaga la
loro sbrigliata fantasia. E si presentano in televisione a mostrare tutta
la loro foga, tutto il loro essere posseduti, tutto il loro essere oggetto
delle pulsioni incontrollate; e vi si presentano con tanto di etichetta
e di abito religioso: lí, a cantare, a ballare, a fare i tuttologhi,
ad avallare i piú sconvolgenti “divertimenti”, e poi a discettare
di drogati, di emarginati, di immigrati, di disoccupati, di invalidi, di
invertiti, di indemoniati: anch’io… ci sono anch’io…
Non giudicare! Ci è stato insegnato.
E noi non giudichiamo.
Consideriamo solamente.
Ci si dice che le cose vanno cosí perché la gente capisca
che anche i chierici sono gente del popolo, vivono come il popolo, sentono
come il popolo: essi non sono un mondo a parte, che si deve rifuggire o
che si può trascurare, sono anche loro il mondo, nel mondo: anzi
loro sono nel mondo cercando di esserci per il bene del mondo. La gente
deve capire che i preti, le suore, i monaci sono qui per aiutarci a vivere
meglio questa nostra vita nel mondo, con tutte le nostre manchevolezze,
ma anche con la gioia del viverla insieme, della condivisione, della fraternità,
dell’accoglienza, della comprensione dell’altro, della partecipazione alle
gioie ed anche ai dolori. No… - sembrano dire questi nuovi evangelizzatori
- non siete piú soli, ci siamo anche noi, non siamo “da parte”,
siamo come voi, con voi, per voi… in televisione, nelle discoteche, al
mare, nei parchi giochi, nelle gite, nelle case, nei posti di lavoro, nelle
piazze… nella gioia e nel dolore: quando divorziate e quando abortite,
quando mangiate e quando rubate, quando ballate e quando vi drogate, in
chiesa, per strada, negli stadi, ai concerti…
Ora, a noi che siamo ignoranti e integralisti, che viviamo con la testa
girata all’indietro, ci viene da pensare che per fare tutto questo non
ci sia affatto bisogno della Chiesa, dei vescovi, dei preti, dei religiosi.
Per fare ciò, come può constatare chiunque, bastano le persone
di buona lena e fantasia: dai cultori dell’etica laica ai massoni moderni,
dalle fondazioni umanitarie agli ecologisti, dai Lions all’ONU, dai sindacati
alle associazioni dei consumatori, dai partiti ai filosofi, dagli psicologi
ai sociologi, ecc. ecc. (e non finiremmo piú).
Non sarà allora il caso di chiedersi se non sia piú opportuno
chiudere la Chiesa e sciogliere gli ordini religiosi, cosí da rendere
ancora piú liberi tanti uomini e donne di “buona volontà”?
Per lo meno si eviterebbe di far confondere Nostro Signore e i suoi
insegnamenti con le banalità e le sciocchezze di questo mondo. Per
lo meno si eviterebbe che molta gente ancora convinta della differenza
tra la Chiesa e il mondo, cada preda delle lusinghe del demonio. Per lo
meno si eviterebbe che tanti giovani impreparati per colpa della scuola
pubblica e della televisione si convincano che fare il prete o fare l’agente
di borsa non faccia poi tanta differenza. Per lo meno si eviterebbe di
prendere in giro tanti ingenui che ancora credono nella Religione.
E soprattutto si eviterebbe di ferire a morte la sensibilità
religiosa di tanti buoni cristiani che si sforzano ogni giorno di fare
un piccolo passo verso la sequela di Cristo.
Ma si rende conto la Gerarchia che, facendo come fa, sta istigando
alla superbia e quindi alla perdizione quei bravi religiosi e quei poveri
fedeli che persistendo, in qualche modo, nell’insegnamento del Signore,
potrebbero essere indotti a pensare di essere “i primi”? Tiene sempre presente
il fatto che anche di questo dovrà rendere conto?
Nostro Signore è sceso in mezzo alla gente! Ci si obietta.
Sí, ma per riprovarne i peccati, e semmai per esortarla, perdonarla,
miracolarla, graziarla: mai per condividerne la pochezza, le passioni e
gli errori.
Il suo esempio fu la Croce, non la falsa gioia di questo mondo.
(su!)
Un nuovo Pater noster?
Ultimamente, in occasione della “giornata missionaria” (24.10.99),
in una parrocchia di Torino (che non nominiamo per carità cristiana,
ma il cui nome è a disposizione “delli Superiori”), si è
pensato bene di far recitare nel corso della Santa Messa, dopo la Consacrazione,
un nuovo Pater Noster (che riproduciamo a fianco). Evidentemente, per certi
preti quello che ci ha insegnato Nostro Signore non basta piú, occorre
integrarlo con le loro fantasie blasfeme e con la loro patologica immaginazione.
La cosa buffa è che nell’accostare i versetti del Pater a delle
banalità riprese qua e là, i compilatori si sono fatti prendere
dell’euforia “intellettualistica”. L’accostamento dei versetti del Pater
a delle recitazioni tratte dalle culture non cristiane di altri popoli,
che nella tòrbida immaginazione di costoro dovrebbe servire a collegare
“missionariamente” il Cristianesimo con i culti pagani esistenti (moderni
misteri missionari!), è stato spinto fino alla citazione di testi
in onore di Amon, che come si sa è il dio attualmente adorato in
Egitto; in onore di Giove, che come si sa è il dio attualmente adorato
in Grecia; in onore di Viracocia, che come si sa è il dio attualmente
adorato nelle Indie Occidentali (in quella che fra qualche tempo sarà
l’America del Sud); e in onore di Manitù, che come si sa è
il dio attualmente adorato nelle Colonie occidentali inglesi e francesi
(in quella che fra qualche tempo sarà l’America del Nord).
Ora, che la confusa mente di certi preti, afflitta dalle fisime moderne,
possa essere indotta a relativizzare e a banalizzare il Pater è
cosa che possiamo comprendere abituati come siamo alle confusioni eucumeniche
(anche se indubbiamente non possiamo che condannare e riprovare), ma è
del tutto incomprensibile che dei preti, che si dicono moderni (per loro
a loro vanto, per noi a loro demerito), possano finire col richiamarsi
ad Amon-Ra, cioè a qualcosa che è cosí lontana nel
tempo e nello spazio che nessuno ne sa veramente niente: e questo niente
accostarlo alla oratio dominicale che ci ha insegnato Nostro Signore.
Ci siamo subito indignati quando abbiamo saputo della cosa, ma poi,
a mente fredda, ci siamo ricordati che al peggio non c’è mai fine,
ed allora abbiamo pensato che sarebbe stato meglio, per carità cristiana,
raccomandare a Dio nelle nostre preghiere l’anima traviata di certi preti:
che il Signore misericordioso li aiuti a ritornare sulla retta via e salvi
la Chiesa dalle conseguenze delle loro opere nefaste.
In questo Giubileo del 2000 si dovrà penare alquanto per davvero
giubilare. (su!)
Che il giubilo ci venga dalle nostre preghiere
Preghiamo Iddio di volgere su di noi il suo sguardo misericordioso
e di perdonare i nostri peccati:
Omnípotens et mitíssime Deus, qui sitienti pópulo
fontem viventis aquæ de petra produxisti: educ de cordis nostri duritia
lácrimas compunctionis; ut peccata nostra plángere valeamus,
remissionémque eorum, te miserante, mereamur accípere. Per
Dominum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et
regnat, in unitate Spíritus Sancti, Deus, per omnia sæcula
sæculorum. Amen. |
O Dio onnipotente e mitissimo, che hai fatto scaturire dalla
roccia una fonte d’acqua viva per il popolo assetato, strappa dalla durezza
del nostro cuore lacrime di compunzione: affinché possiamo piangere
i nostri peccati e meritare, per la tua misericordia, la loro remissione.
Per nostro Signore Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e
vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli. Amen. |
(Oratio della S. Messa per ottenere il dono delle lacrime)
Deus, qui nullum réspuis, sed quantúmvis peccántibus,
per pœniéntiam pia miseratione placaris: réspice propítius
ad preces humilitatis nostræ, et illúmina corda nostra, ut
tua valeamus implére præcepta. Per Dominum nostrum Iesum Christum,
Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat, in unitate Spíritus
Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen. |
O Dio, che nessuno respingi, ma che ti lasci placare con pia misericordia
dalla nostra penitenza, quantunque siamo peccatori: guarda propizio alle
nostre umili preghiere e illumina i nostri cuori, affinché
possiamo adempiere i tuoi precetti. Per nostro Signore Gesú Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità
dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. |
(Oratio della S. Messa per ottenere la remissione dei peccati)
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