“Io no!…”

In memoria di Giovanni Durando

Ho provato piú volte a metter mano ad un ricordo del Prof. Giovanni Durando, richiestomi dalla redazione, senza riuscirci.
Ci ho provato con impegno. Ma tutto ciò che ho scritto non mi è piaciuto e l’ho cestinato.
È difficile, infatti, parlare di Durando. 
Per chi l’ha conosciuto, ogni pensiero appare insufficiente e inadeguato. Ma altrettanto vale per chi non ha avuto il privilegio e l’onore di conoscerlo. Un breve scritto non può certo dare la dimensione del personaggio.
Mi limiterò, dunque, a molto meno di una commemorazione, a pochi pensieri, che rivolgo al caro amico con affetto commosso e amaro rimpianto.
Giovanni Durando era l’ultimo esponente della vecchia generazione di coloro che ingaggiarono una vigorosa e santa battaglia, restando tenacemente (eroicamente, si potrebbe dire, senza esagerare) legati alla bimillenaria fedeltà cattolica.
Una generazione di guide e di maestri. Lo associo, nel ricordo e nel rimpianto, a Mons. Vaudagnotti, a Olivero, a Merlo, a Fantini e a tanti altri valorosi, indimenticabili amici.
Che Dio li rimeriti per la loro limpida e coraggiosa testimonianza di fedeltà.
Una fedeltà intrasigente, perché si può transigere sui propri diritti, ma quando in gioco sono i diritti di Dio, non si può essere accomodanti. “Ecumenici”, si direbbe oggi.
Ne è simbolo il titolo della straordinaria, preziosa autobiografia (7 volumi) del Prof. Durando: “…io no!
Un motto che l’autore, nella Prefazione, spiega cosí: 

“Complessa e tumultuosa è certamente stata la mia vita, peraltro tutta impostata su un vecchio motto latino: etiam si omnes, ego non! Anche se tutti pensano o agiscono in un certo modo, che io per giusti motivi non accetto, se pure dovessi rimanere solo, mi batterò contro quel pensiero, quell’idea, quell’azione. Questa è la mia struttura, che porterò avanti fino all’ultimo respiro.”
Fino all’ultimo respiro Giovanni Durando ha reso la sua integerrima testimonianza.

Anni fa, quando sia per ragioni di salute, sia per l’amarezza dell’infame trattamento subíto dagli organi nazionali (essendone responsabile un rinnegato torinese, che ha avuto l’impudenza di presentarsi alle esequie!), il Prof. Durando si dimise da Presidente della gloriosa sezione torinese di Una Voce, gli indirizzai, in qualità di Vice Presidente, un saluto inviato a tutti gli associati.
Vorrei riproporlo ai lettori, perché esso è ancora valido e attuale.
 
 


Grazie, Comandante!

Ci sono momenti della vita nei quali la stanchezza sembra avere il sopravvento, lo sconcerto ci assale e forte si fa sentire la tentazione di abbandonare la battaglia.
Sono i momenti nei quali si guarda a chi ci guida, come in guerra i soldati guardano al loro ufficiale.
Dalla sua serenità, dalla sua determinazione, dal suo esempio essi traggono coraggio e nuova forza per andare avanti.
Quante volte, con questi sentimenti, abbiamo guardato al Prof. Durando!
Non stupisce sapere che fu ufficiale degli Alpini, di quest’Arma tanto nobile e cara al cuore di tutti i Piemontesi.
Egli ci ha guidato, con intelligenza e passione, con tenacia e prudenza, nella lunga battaglia che Una Voce ha sostenuto da oltre venticinque anni per la difesa della fede tramandataci dai nostri padri, che intatta vogliamo trasmettere ai nostri figli.
È superfluo ricordare le principali tappe di questa battaglia ed il decisivo apporto dato da Giovanni Durando.
Tutti lo conoscono, a Torino e in Italia, perché la sua è una figura quasi leggendaria del tradizionalismo cattolico.
Per la nostra Sezione è stato un grande onore e un grande privilegio aver avuto un Fondatore e un Presidente cosí onorevole e con queste poche righe la Sezione di Una Voce Torino vuole esprimergli il suo fervido ringraziamento per l’opera svolta in tutti questi anni.
Sin tanto che il Signore gli concederà vita (e preghiamo di gran cuore che gliene conceda tanta) sarà sempre il “nostro” Presidente!
Per questo motivo la Riunione Generale dei Soci, con gesto semplice e spontaneo, lo ha acclamato Presidente Onorario a vita.
Cercheremo di imitarne l’esempio, nel ricordo tanto caro del compianto Mons. Attilio Vaudagnotti, la cui figura luminosa non possiamo disgiungere, nel nostro pensiero e nel nostro affetto, da quella del Prof. Durando.
Ho esordito con la similitudine dei soldati e del loro comandante, vorrei concludere con un pensiero tratto ancora dal mondo della armi.
In ogni battaglia nasce tra i combattenti un sentimento fortissimo, quello del cameratismo, che è amore, che è solidarietà, che è amicizia.
Un legame indistruttibile. 
Credo che tutti i Soci della Sezione di Torino, combattenti di una santa battaglia, nutrano per il loro Comandante questi sentimenti. 
Per cui con affetto e commozione, a nome di tutti loro, voglio dire al Prof. Durando: 

grazie Comandante!

Anche oggi, con ben maggiore commozione, voglio ripetere: grazie, Comandante!
Cercheremo di essere degni di te. 
Ti ricorderemo sempre con affetto fraterno, come un esempio da seguire. 
E speriamo, se Dio lo vorrà, di riabbracciarti un giorno nel regno dei giusti.

Franco Manassero


 
 

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